La didattica dal testo fisso al non-lineare

L'entrata dell'ipermedia nel sistema scolastico apre nuove possibilità di concezione dell'apprendimento denominate "open-learning". Dovrebbero divenire realmente praticabili strategie di insegnamento-apprendimento di tipo aperto. Le attività didattiche infatti, possono rimanere "passive", con l'insegnamento definito in forma rigida, oppure divenire "attive", con lo studente libero di scegliere il proprio percorso di studio. L'ipermedia con la sua molteplicità di intrecci, cambia la filosofia d'impiego del computer spostando le responsabilità delle scelte nel processo formativo dall'insegnante allo studente. Nelson In Literary Machines immagina un futuro diverso per la scuola grazie agli ipertesti. Secondo lo studioso si potranno superare i due grandi problemi responsabili del fallimento e del generale disinteresse per la scuola: la "settorializzazione" della conoscenza e la detenzione del Sapere nelle mani di pochi "signori feudali", i professori. "Lo stesso problema del curriculum scolastico in cui i temi del mondo vengono fatti a pezzetti per adattarsi ad un programma fatto di ore alla settimana trasforma subito il mondo delle idee in una scaletta... Un curriculum promuove una falsa semplificazione di ogni soggetto, recidendone le molte interconnessioni e lasciando uno scheletro sequenziale che è solo la caricatura della sua originaria ricchezza e del suo fascino intrinseco.

Il mondo delle idee è ritagliato in territori, assegnati come feudi ad individui che rappresentano questi territori (detti materie), a loro volta questi sovrani e sovrane vi impongono il proprio stile e la propria personalità. L'allievo deve rendere omaggio alla Duchessa di Storia, al Conte di Matematica, e se voi e questi individui non nutrite reciproca simpatia, quasi certamente detesterete gli argomenti che essi controllano, e che portano il marchio della loro personalità. Ogni signore feudale ha il potere assoluto di annoiare, offendere e revocare il diritto di accesso." (Nelson 1990, 1/21) Nelson conclude osservando come le vecchie metodologie d'insegnamento finiscano per annientare lo spirito delle persone, di scoraggiarle dal lasciarsi coinvolgere dalle idee, dal pensare, dall'esplorare, dal coltivare degli interessi. L'aspetto peggiore di questo sistema è convincere ognuno della divisione in materie del mondo, della sua delimitazione in territori invalicabili. Inoltre si finirà per accettare come naturale una gerarchia delle nozioni, con certe da assimilare prima ed altre dopo, nel corso dello studio di una materia. La mente finirà così per riconoscere come necessaria un'impostazione sequenziale nell'ordinamento del pensiero. L'ipertesto dovrebbe liberare la mente da queste costrizioni, sfruttando la somiglianza del suo modo di operare rispetto alle forme proprie del pensiero. Molti filosofi e psicologi si sono trovati concordi nel ritrovare la stessa essenza del pensiero e della coscienza in un immenso collegamento di immagini e parole. Il reticolo ipertestuale di parole ed immagini può diventare una vera e propria metafora del pensiero umano. Per Calvani l'ipertesto rende visibile la fondamentale capacità di aprire relazioni caratteristiche della mente umana, rivela i processi mentali da sempre parte dell'esperienza totale di lettura, ma nascosti nella struttura fisica del testo stampato. Il testo elaborato nella mente del lettore era a differenza del testo stampato non lineare e senza rigide delimitazioni. Per questo nel corso di secoli si è sentita la necessità di creare vari strumenti per accompagnare il lettore nell'"esplorazione" di lettura, come indici, numeri di pagina, capitoli e note. (Calvani 1994, 53) Anche la struttura della conoscenza tradizionale viene posta in discussione con l'ipertesto: "La struttura fisica del testo ha condizionato le forme stesse della conoscenza. Dal momento in cui il testo si è congiunto con un medium fisico, hanno assunto particolare importanza alcune sue caratteristiche precise: esso è apparso lineare, circoscritto e fisso. Generazioni di studiosi hanno interiorizzato queste qualità fino al punto di attribuire ad esse le forme intrinseche dei modi del conoscere. La prosa espositiva con la sua struttura lineare e proposizionale è stata identificata con la forma privilegiata del sapere." (Ibidem, 53) I nuovi media si adeguano alle richieste della società contemporanea nel rifiuto di organizzazioni di tipo gerarchico. La conoscenza non segue più un'unica argomentazione, ma tende a presentarsi piuttosto come una varietà di opinioni diverse.

Pierre Lévy prevede notevoli vantaggi dall'utilizzo di un multimedia interattivo a fini educativi: "Si conosce da tempo il ruolo fondamentale dell'implicazione personale dello studente nell'apprendimento. Più attivamente una persona partecipa all'acquisizione di un sapere meglio essa integra quel che ha appreso. Ora, il multimedia interattivo, grazie alla sua dimensione reticolare e non lineare, favorisce un atteggiamento esploratorio, ludico, di fronte al materiale da assimilare. è dunque uno strumento ben adatto a una pedagogia attiva." (Lévy 1991, 50). Lévy ricorda come molti studi sulla psicologia cognitiva abbiano dimostrato come la padronanza da parte della mente umana di un qualsiasi campo tematico, implichi un'articolata rappresentazione schematica della materia. Noi comprendiamo e teniamo molto di più le informazioni organizzate secondo relazioni spaziali. Gli ipertesti possono rivelarsi utili in questo senso fornendo molteplici vie d'accesso alla materia e strumenti d'orientamento in forma di diagrammi manipolabili e dinamici. Le vie d'accesso si organizzano in forma reticolare e finiscono così per favorire una padronanza della materia più rapida ed agevole rispetto alla carta stampata o all'audiovisivo classico.

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