Quello che ci interessava mettere in evidenza procedendo nell'analisi di determinate opere, sono le analogie tra forme d'espressione artistica e ipertesto o, se vogliamo, cultura analogica. Concetti quali non linearità e rifiuto della centralità, ci portano verso un nuovo modo di intendere il rapporto autore-lettore e quindi lettore-testo. Il controllo del tema discusso passa almeno in parte dallo scrittore a chi legge, si instaura una collaborazione tra le due figure fino ad arrivare alla clamorosa rivelazione dell'ipertesto dove ognuno "deve" compiere delle scelte per procedere nella consultazione. Secondo Bolter, compito dei nuovi autori sarà la costruzione di una struttura d'opzioni al posto della vecchia argomentazione singola. Si dovranno offrire risposte diverse a ciascun lettore.
Umberto Eco però ci avverte dei rischi legati ad una narrativa
ipertestuale: il passaggio dalla forma stampata all'ipertesto impedirebbe
al lettore di provare il "brivido del destino", di cogliere i
momenti di sorpresa. Si passa dall'imprevedibilità alla prevedibilità.
"E tu pensi che il lettore voglia perdere questa tensione, questo
spasimo, per decidere lui come andrà a finire?...vuoi che la gente
paghi per decidere se Renzo sposerà Lucia? Magari una volta, per
gioco, come si va al tirassegno o al Tre Palle un Soldo. Ma leggere storie
è un'altra storia." (Cit. Eco da Lughi, 1993) Anche Lughi si
trova d'accordo nel mettere in dubbio un forte coinvolgimento nella narrativa
ipertestuale. La sua mancanza di linearità sequenziale difficilmente
trascinerà il lettore nel vortice dell'intreccio. Non si arriverà
al colpo di scena, al gran finale, alla scena madre. Si porrà più
attenzione all'introspezione psicologica, ogni episodio dovrà permettere
una molteplicità di letture, potrà essere visto da più
punti. La costruzione degli episodi ne verrà influenzata, ognuno
di essi dovrà essere accessibile da più parti, "dovrà
avere un carattere di autosufficienza, per essere pronto ad agganciarsi
a più valenze narrative." (Lughi, 1993) Garcia avverte invece
del rischio dell'"eccesso" nella compilazione dell'ipertesto:
"il rischio che si corre è il barocco, ossia accumulare effetti
e volere stupire con effetti speciali, dimenticando l'asciuttezza del relato
ben fatto, che, alla fine, adesso nell'ipertesto come prima nel testo normale,
costituisce sempre la carta vincente." (Garcia, 1996) L'autore approfittando
delle nuove possibilità di elaborazione del testo messe a disposizione
dalla tecnologia, potrebbe venir tentato nell'esagerare in collegamenti,
richiami e rimandi mettendo in pericolo la chiarezza espositiva, si dovrebbe
invece cercare di utilizzare gli strumenti ipertestuali per evitare un
calo della drammaticità nella narrazione. La molteplicità
delle scelte offerta dall'ipertesto potrebbe minacciare la tensione del
racconto, dipenderà quindi dall'autore introdurre delle soluzioni
con un proprio senso drammatico e con un proprio ritmo. Alcuni rimandi,
alcuni links, possono essere costruiti in modo da rafforzare il
pathos dell'azione. Il lettore potrebbe ad esempio essere colto
di sorpresa dal rimando da una nota ad un'altra, o ad un'altra parte del
testo.
Nel prossimo capitolo vedremo di immaginare quali trasformazioni in campo politico-sociale potranno venir attribuite alla probabile futura diffusione dell'ipertesto. Alcune caratteristiche quali non-linearità, perdita del ruolo dominante dell'autore, mancanza del concetto di opera compiuta, possono offrire interessanti spunti ad un'analisi socio-politica, in particolare se vogliamo accettare le previsioni di molti economisti convinti di una prossima affermazione dell'informatica non solo a livello produttivo ma anche in ambiti formativi.