Un cinema diverso dalla "causa-effetto"

Principi teorici vicini all'ipertesto si possono ritrovare anche nel cinema.

In "Rashomon" di Akira Kurosawa la sceneggiatura ruota attorno al tentativo di ricostruire un fatto di violenza attraverso le testimonianze di quattro personaggi. Quattro lunghe sequenze in flashback presentano altrettante versioni dell'accaduto. Lo spettatore deve cercare di ricostruire la realtà confrontando quattro punti di vista diversi. Più specificamente per la nostra analisi, nella ricerca della "verità" vengono costruiti dei percorsi diversi partendo dallo stesso materiale. Vi rileviamo la libertà d'interpretazione e di costruzione di un percorso.

"Prima della pioggia" di Milcho Manchevski ripercorre il dramma dell'ex Yugoslavia con una costruzione molto elaborata della sceneggiatura. Il film si chiude ripetendo la scena iniziale dopo aver svelato una fittissima rete di intrecci nelle storie dei protagonisti. L'opera si divide in tre parti ciascuna con un'azione indipendente dalle altre, ma con le vicende personali finemente correlate. Il primo episodio si concentra sulla fuga di una ragazza albanese accusata di aver ucciso un macedone. Verrà scoperta nel monastero dove aveva trovato rifugio ed in seguito uccisa dai suoi stessi parenti per impedirle una fuga con un giovane dell'altra etnia. Il terzo episodio chiarirà i retroscena dell'omicidio compiuto in precedenza dalla ragazza seguendo il ritorno in Macedonia di un famoso fotografo emigrato in Inghilterra sedici anni prima. L'uomo assassinato è suo cugino ed in una folle spirale di violenza anche lui finirà ucciso da un parente. L'opera si chiude appunto con la fuga della ragazza verso il monastero. "Prima della pioggia" è forse l'esempio più riuscito di successione non lineare dei fatti in una sceneggiatura cinematografica. Si crea una fittissima rete di intrecci tra le storie personali dei tre episodi, arricchiti da molti richiami metaforici sull'assurdità della guerra. Nel denunciare il conflitto, il regista costruisce una vasta rete di relazioni personali vissute in forma drammatica senza prendere le difese di nessuno. Tutto si confonde di fronte alla follia collettiva, nessuno riesce a sottrarsi al "virus" (come la definisce un protagonista) della guerra. Durante lo svolgimento del film si spiegano le sequenze viste in precedenza arricchendole di ulteriori particolari, lo spettatore è sollecitato a rivedere di continuo la sua ricostruzione mentale dei fatti. Viene richiesta una capacità di revisione e d'integrazione continua del materiale, per una storia sempre lontana dal potersi dire conclusa, aperta di continuo a nuove suggestioni offerte dalla sovrapposizione di molte vicende.

"America oggi" di Robert Altman, segue le vicende di una trentina di personaggi, le cui vite si intrecciano parzialmente. Il titolo originale "Short Cuts" è più significativo nello spiegare il taglio veloce di brevi episodi sul quale si costruisce la storia, episodi di continuo interrotti, ripresi e collegati tra loro. E' interessante come in questo film vengano ripresi i canoni tradizionali dell'informazione televisiva per adattarli al grande schermo in una storia dai toni spesso drammatici. In questo modo si ha un effetto di sdrammatizzazione anche delle scene più forti, il tutto viene ricondotto ad un'esposizione da telegiornale serale. "In una cultura dove il culto della serialità ha ormai compromesso la pratica della comunicazione, riuscire a narrare qualcosa degli uomini e della serialità, appunto in cui sono annegati, è già evento che, per il fatto solo di proporsi, esclude subito qualunque riferimento al tragico." (De Bernardinis 1995, 133). L'opinione del critico Flavio De Bernardinis evidenzia come questa costruzione affidata a "piccoli stacchi" sia la peculiarità del film, la rete si forma nell'aggregare gli spezzoni tratti dai vari episodi di quotidianità. Questo reticolo finisce col togliere il potenziale drammatico anche alla morte di un bambino investito da un'auto, lo spettatore ritrova il linguaggio familiare della televisione e finisce per seguire la storia in maniera acritica. In quest'ottica il regista, prendendo di sorpresa i commentatori, ha definito la pellicola una commedia

In "Mattatoio 5", George Roy Hill utilizza degli stacchi molto accurati per mettere in relazione episodi completamente diversi nella vita del protagonista. Si passa da una sequenza della doccia nel campo dei militari, all'immagine del personaggio bambino sotto la doccia della piscina, dalla scena della foto al prigioniero del campo di concentramento, alle pose durante il banchetto di nozze. Durante lo svolgimento del film, come in ogni ipertesto ben riuscito, si mantiene la curiosità nell'immaginare quale potrà essere la scena successiva, grazie ad un montaggio capace di combinare in maniera naturale episodi completamente diversi. Molto significativa in questo senso una battuta del protagonista verso il finale del film:" Il mondo è un solo succedersi di momenti tutti legati assieme da un bellissimo disordine....la vita non ha principio, né stato intermedio, né fine".

"Pulp Fiction" di Quentin Tarantino è più vicino all'ipertesto per la sua costruzione formale. Un montaggio azzardato combina le varie sequenze senza una precisa attenzione allo svolgimento temporale. In una scena ricompare un personaggio già ucciso in un'azione precedente. Allo spettatore è richiesta l'abilità di assemblare le varie sequenze per dare un significato compiuto allo svolgersi degli eventi.

Una disposizione casuale vera e propria del materiale filmico, e non solo, venne sperimentata attorno agli anni '20 dalle avanguardie. Come la concezione di ipertesto è fortemente dirompente uscendo dai limiti del testo, così l'avanguardia pittorica distrugge il quadro ed esce dai limiti della cornice. Nel manifesto "La cinematografia futurista" redatto dal gruppo di Marinetti nel 1920, si compie una trasposizione cinematografica delle provocazioni già portate dal movimento nella poesia e nel teatro. La fusione delle varie arti viene associata ad uno scontro caotico di materiale visivo preso dai più diversi contesti.

Nel surrealismo ed in particolare in "Un chien andalou" realizzato nel 1928 da Luis Buñuel in collaborazione con il pittore S. Dali, assistiamo ad un tentativo di trasposizione della "scrittura automatica" all'arte cinematografica. Quindi libero accostamento secondo i percorsi suggeriti dai sentimenti senza alcun controllo rigorosamente razionale.

Le avanguardie comunque raramente offriranno momenti di vero e proprio cinema visto il loro proposito di critica nei confronti di qualsiasi linguaggio artistico e quindi anche della teoria cinematografica. Il montaggio, elemento fondante dell'arte, è reso spesso senza alcuna attenzione alla composizione del linguaggio filmico. Noi invece dovremo partire proprio dal montaggio se cercheremo delle relazioni tra tecnica ipertestuale e costruzione di un film. Pudovkin, uno dei più grandi registi e teorici dell'epoca del muto, affermerà: "E' assurdo pensare che il montaggio debba essere sostituito con un metodo diverso e più significativo. Il montaggio inerisce a tutte le arti, e nel cinema ha trovato solo la forma più compiuta.". Quest'affermazione venne portata dal regista in occasione di una celebre critica contro il cinema sonoro colpevole di aver fatto passare in secondo piano la tecnica del montaggio cinematografico. Nello studio di Pudovkin ricorre sempre un esperimento noto come "effetto KuleŠov": il regista KuleŠov utilizzò la stessa inquadratura dell'attore Mozzuchin abbinandola ad altre tre inquadrature completamente diverse. Gli spettatori dettero una diversa interpretazione dell'espressione del volto dell'attore a seconda della sequenza. Il concetto di montaggio costruttivo di Pudovkin parte proprio dalla considerazione che il significato dell'opera filmica non sta nelle singole inquadrature, ma nelle relazioni tra inquadrature stabilite dal regista-montatore.

Anche nell'ipertesto il significato va costruito scegliendo un personale modo di successione delle varie unità. Ognuna di queste contribuirà alla costruzione di una sequenza significativa in relazione alla precedente ed alla successiva.

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