CAPITOLO PRIMO

Nascita dell'ipertesto

Nel 1945 veniva pubblicato, a vari anni dalla sua stesura, il saggio di Vannevar Bush "As We May Think" dove si immaginava un cambiamento radicale nella fruizione dei testi, più in generale nella fruizione delle informazioni fino ad arrivare ad una generale riorganizzazione di tutto il patrimonio culturale. I dati di qualsiasi genere sono sempre stati catalogati per ordini alfabetici o numerici seguendo regole spesso complesse. La proposta di Bush parte invece dalla considerazione di un funzionamento radicalmente diverso della mente umana nella consultazione delle informazioni in suo possesso, viene messa in discussione la dominante impostazione lineare: "La mente umana non funziona in questo modo. Essa funziona per associazione. Con una sola informazione in suo possesso, essa scatta immediatamente alla prossima che viene suggerita per associazione di idee, conformemente a un'intricata rete di percorsi sostenuta dalle cellule del cervello". (Bush 1945) Da queste considerazioni nasce il progetto del "Memex", una macchina studiata per simulare i naturali percorsi associativi del cervello. Bush, già prima della sua nomina a professore e quindi a dirigente del MIT, aveva concentrato la sua attenzione sui dispositivi analogici preferendoli a quelli digitali. La sua attenzione era attratta dalla capacità delle macchine analogiche di riflettere i fenomeni reali a differenza delle digitali operanti con elementi discreti non necessariamente correlati a ciò che rappresentano.

Il Memex non verrà mai realizzato. In pratica il progetto consisteva in una scrivania attrezzata con dei visori e delle leve. Sfruttando le tecniche del microfilm e della fotografia a secco, si poteva aggiungere del materiale a quello già registrato e scegliere dei percorsi personalizzati. Libri, fotografie, periodici e giornali dopo essere stati trasposti su microfilm, potevano venir richiamati battendo un codice sulla tastiera. Le leve ai lati della scrivania permettevano lo scorrimento in avanti o indietro dei testi visualizzati. Quando l'utente voleva immettere del materiale, lo posizionava su una lastra centrale, lo fotografava e quindi lo inseriva nell'archivio. Allo stesso modo era prevista l'aggiunta di commenti e note a margine. Il Memex registrava ogni percorso scelto dall'utente permettendo poi di riprenderlo o modificarlo in qualsiasi momento. Sfruttando la capacità della macchina era immaginabile una memorizzazione del materiale molto più stabile rispetto a quella garantita dalla mente umana. Evidente a questo punto la filosofia di fondo del lavoro di Bush: combinare un insieme di conoscenze tecnologiche per riprodurre un modello del pensiero umano. Obiettivo indirizzato non tanto alla simulazione dei processi cognitivi, come nei propositi dei teorici dell'Intelligenza Artificiale, quanto ad estenderne le loro potenzialità.

Figura 1 Il Memex di Vannevar Bush dal sito Internet dedicato allo studioso (indirizzo: http://www.cel.sfsu.edu/MSP/timeline/Bush1.html

Dalla pubblicazione del saggio "As We May Think", dovremo aspettare ancora una quindicina d'anni prima di arrivare ad una definizione compiuta del concetto di ipertesto: "...con ipertesto intendo scrittura non sequenziale". (Nelson 1990, 0/2) Con questa semplice definizione Theodor Holm Nelson riprendeva i suggerimenti del Memex per immaginare una rete planetaria di interscambio delle informazioni. Nasceva il progetto Xanadu.

Nelson progettò un software per la gestione di una rete di calcolatori estesa a tutto il pianeta e destinata all'archiviazione di ogni genere di documenti (vedi fig.1). La copia originale di ogni documento continua ad esistere, ma dopo l'intervento di un utente saranno disponibili anche le sue versioni modificate e tutti i collegamenti da quel punto al resto della rete. Chiunque potrà così contribuire alla crescita dell'archivio aggiungendo nuovo materiale o rivedendo quello già presente.

Secondo Nelson la sequenzialità non è necessaria, il pensiero umano non segue esclusivamente questo tipo di percorso. I lettori hanno preparazioni ed interessi differenti, è meglio quindi dare la possibilità di scelta, permettere un percorso personale. Inoltre i nostri stessi pensieri non procedono sequenzialmente ma, principalmente si intersecano seguendo ora un collegamento, ora un altro. Anche Nelson, come Bush, si propone di facilitare l'accesso alle informazioni, però con il concetto di rete, cercherà di estendere la sua attenzione alle problematiche riguardanti l'accesso globale al Sapere. Di ideali apertamente democratici e libertari, Nelson non si limitò alla definizione di ipertesto, ma cercò di tracciarne i contenuti anche dal punto di vista politico. O meglio, le implicazioni politiche immaginabili nel futuro di questo nuovo modo di organizzazione dei dati.

Anche il Xanadu rimarrà un progetto mai realizzato e dopo l'abbandono dell'Autodesk, per anni sua finanziatrice, il progetto decade nel 1994, proprio quando a parere di Nelson mancavano pochi mesi di lavoro per vederlo completato.

Nel frattempo altre software-house faranno propri i principi dell'ipertesto e altri studiosi si impegneranno nella progettazione.

Nel 1968 Douglas C. Engelbart inventa l'"OnLine System" (NLS). Engelbart è conosciuto tra gli informatici per l'ideazione del mouse e del word-processor. Ted Nelson gli dedicherà l'edizione del 1987 del suo "Literary Machines" affiancandolo nel tributo a George Orwell. Engelbart nella dedica viene definito come "un profeta di quello che lui stesso chiama l'Incremento dell'Intelletto Umano tramite Computer". Il rispetto di Nelson non appare esagerato quando si pensa all'attualità delle intuizioni di Engelbart: il mouse, i sistemi a finestre, il word-processor sono caratteristiche ormai irrinunciabili per chiunque lavori al computer.

L'NLS è sviluppato come un ambiente di lavoro completo dove le intercomunicazioni tra testo e testo sono compiute attraverso la console del computer. Tutte le informazioni vengono registrate in files ed ogni file, a sua volta, può essere diviso in sezioni. Le varie parti possono venir collegate attraverso dei links visualizzati da dei codici all'interno del testo, anche il monitor del computer viene diviso in più finestre per la visualizzazione dei dati.

Il sistema NLS nella sua prima versione non presentava dei pulsanti, ma solo le specificazioni dei links evidenziati da un codice di facile accesso mnemonico. Era prevista un'opzione di ricerca a carattere testuale e la possibilità di conoscere i vari collegamenti al capitolo visualizzato.

Tra il 1972 e il 1975 la Carnegie-Mellon University lavora al progetto ZOG, un ipertesto multi-utente più tardi proposto anche in versione commerciale (KMS).

ZOG consisteva in un database di frames di testo visualizzati uno alla volta sullo schermo del computer. Nella parte alta di ogni frame compare un titolo di identificazione dell'unità, con una breve descrizione degli argomenti trattati e con un menu di ricerca per il resto del database. Nella parte bassa dello schermo erano inoltre disponibili dei tasti per ritornare indietro o per procedere avanti di un frame, oltre ad un aiuto in linea. Le selezioni si effettuavano tramite mouse o tastiera. Il database ZOG fu strutturato "ad albero" e quindi ogni frame compilato in maniera tale da essere seguito nella lettura da un altro dello stesso ramo. Non erano previsti specifici strumenti di ricerca.

Il modello di ZOG è molto vicino agli ipertesti attuali.

Uno strumento molto usato, soprattutto in campo accademico, è stato Intermedia, software sviluppato alla metà degli anni '80 alla Brown University. La sua relativa complessità però finì per limitarne la diffusione.

Nel 1986 viene distribuito sul mercato "Guide", il primo programma per la realizzazione di ipertesti studiato per i personal computers. Ideato inizialmente da Peter Brown come progetto di ricerca presso l'Università del Kent per l'utilizzo su grandi workstation PERQ, venne in seguito commercializzato dalla "Office Workstations Limited" (OWL).

Caratteristica fondamentale del software è la sua estrema semplicità d'uso, Guide si presenta infatti come un normale programma di videoscrittura. I collegamenti ipertestuali possono riguardare parti della stessa pagina, altre pagine dello stesso documento oppure altri documenti. Non sono previsti specifici strumenti per la creazione di elementi grafici, è possibile comunque l'importazione di immagini. Un difetto potrebbe venir rilevato nelle limitate prestazioni dell'editor senza nessuna possibilità di formattazione del testo. Da evidenziare d'altra parte la notevole capacità di creare collegamenti ipertestuali con semplici operazioni. Interessante la funzionalità "bottone di espansione", per far apparire una parte del testo altrimenti nascosta, una specie di nota in mezzo al testo.

L'ipertesto si diffuse ulteriormente dal 1987 al 1992 con la distribuzione gratuita, a tutti gli acquirenti di computer Macintosh, del programma "HyperCard". Il software permetteva di creare dei link tra documenti in maniera molto semplice, raggruppando testi ed immagini. Il suo ideatore Bill Atkinson lo scrisse non pensando direttamente agli ipertesti, ma cercando di immaginare una forma intuitiva per organizzare i vari documenti. L'utente poteva creare i propri collegamenti e richiamare velocemente altre informazioni. HyperCard veniva accompagnato dal linguaggio di programmazione HyperTalk in grado di gestire in maniera completa l'interfaccia grafica del Macintosh.

Guide e Hypercard sono stati i primi programmi per la creazione di ipertesti ad essere proposti ad un'utenza non specializzata. Negli anni della loro uscita gli ipertesti non avevano ancora ricevuto una profonda attenzione come accadrà nei primi anni '90. Molte case di produzione videro nell'ipertesto, più in generale nelle applicazioni multimediali, la soluzione alla grave crisi del mercato informatico. Lo stesso Ted Nelson si dimostrò sorpreso dell'improvvisa attenzione riservata ai suoi progetti, mentre per anni si era trovato a lavorare in una condizione di assoluto disinteresse da parte delle grandi case produttrici.

In realtà un utilizzo su grande scala dell'ipertesto, è avvenuto senza una piena consapevolezza da parte dei suoi fruitori. La Microsoft, la più grande casa di produzione di software del mondo, iniziò ben presto a dotare i suoi programmi di "aiuti in linea". L'"help", ha lo scopo di aiutare l'utente nell'utilizzo del programma sostituendo (almeno in parte) le solite guide stampate. L'help non può essere modificato dall'utente, ma può essere soltanto consultato di solito in due maniere: o partendo dal sommario dell'ipertesto o compiendo una ricerca per parola.

ESEMPIO DI HELP: Program Manager


Figura 2 Nella figura un classico esempio dell'"help Microsoft", in questo caso del Program Manager di Windows. Nel "sommario della guida" possiamo selezionare una delle voci sottolineate e passare così alla trattazione dell'argomento specifico. Con il pulsante "Cerca" in alto dello schermo si accede ad una ricerca "per parola".

L'utilizzo di principi ipertestuali in un ambiente così diffuso, contribuì in maniera determinante a rendere familiare all'utenza informatica l'abitudine ad una consultazione aperta a personali percorsi di ricerca. Evidente come l'"help" abbia contribuito all'accettazione delle metodologie ipertestuali e a riconoscerle come il naturale metodo di reperimento delle informazioni attraverso il calcolatore. Difficilmente oggi accetteremmo la scansione di lunghe pagine di testo senza la possibilità di effettuare dei salti da un argomento all'altro. La lettura al monitor è per sua stessa natura più faticosa di quella a stampa e pertanto difficilmente si leggeranno direttamente al video testi di una certa dimensione.

Altro strumento messo a punto dalla Microsoft con alcune potenzialità ipertestuali è il Word, il programma per elaborazione testi più diffuso. Oltre alla possibilità di inserire immagini, suoni, tabelle, ecc...all'interno del testo, nei documenti word c'è la possibilità di creare dei collegamenti ad altri files o di creare dei riferimenti incrociati con note di rimando ad altre parti del documento.

La Microsoft con il lancio alla fine del 1995 della nuova versione del sistema operativo Windows, ha posto particolare attenzione allo sviluppo delle capacità di interscambio delle informazioni anche tra programmi diversi. La tecnologia Object Linking and Embedding (OLE) permette di inserire all'interno di un documento un indicatore per segnalare l'esistenza di un collegamento ad altro file. Il prodotto è particolarmente studiato per incoraggiare lo sviluppo delle capacità multimediali all'interno dei vari applicativi. La Microsoft inoltre ha messo in commercio il Viewer, un software specifico per la creazione di applicazioni multimediali. Recentemente però, la casa di produzione, sembra aver lasciato cadere il progetto a favore dello studio di programmi adatti all'ambiente Internet.

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