CAPITOLO QUARTO - NOTE


51.

Entrambi i sostantivi significano "bagno" e vengono usati rispettivamente nel Menabe e nel Boina (i due grandi territori sakalava) per indicare lo stesso rito.

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52.

Le reliquie reali sono deposte all'interno di figure di legno ornate con perline e consistono in alcune parti del corpo (solitamente un dente, la prima vertebra cervicale, un'unghia, una ciocca di capelli o qualche pelo della barba) prelevate dal cadavere del re. A queste viene aggiunta una moneta d'oro che permetterà l'incarnazione del re in un posseduto reale, e il tutto viene avvolto in un lamba, stoffa di seta naturale (E. Nérine Botokeky, 1983). La conservazione delle reliquie era certamente già in uso nella costa ovest di Madagascar molto prima dell'arrivo dei Maroserana, ma è all'interno di tale dinastia che questa pratica diviene privilegio dei re e la tecnica viene perfezionata (Estrade, 1977).

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53.

Questo regno si formò nel XVI secolo per scomparire alla fine del XIX secolo in seguito all'instaurazione del potere coloniale francese (Lombard, 1988).

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54.

Queste reliquie sono chiamate Andriamisara-efa-dany (lett.: i quattro uomini di Andriamisara) (Rusillon,1912).

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55.

Il venerdì (zoma), giorno del re, è un giorno sacro. Sono vietati, invece, per ogni celebrazione il mercoledì e la domenica (Nérine Botokeky, 1983).

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56.

I buoi volavita (col mantello dal colore dominante nero o rosso) sono i più rari e sono quelli richiesti per le cerimonie reali e quelle dinastiche (Lombard, 1988).

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57.

Tra i clan dominanti vi sono gli antichi gruppi tompon-tany (Lombard, 1988).

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58.

Le "caste" inferiori sono composte da clan di agricoltori e da coloro che vivono di predazione (Lombard, 1988).

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59.

In principio i trasportatori delle reliquie sono i discendenti delle comunità tompon-tany (autoctone), divenute gruppi clanici all'interno dell'organizzazione sakalava e che hanno fornito le donne ai re sakalava, assicurando lo sviluppo della dinastia (Nérine Botokeky, 1983; Lombard, 1988).

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60.

Ogni anno a Madagascar vengono trasmesse in televisione le immagini delle cerimonie Fanompoana di Majunga "per salvaguardare il patrimonio culturale dei Sakalava del cui valore si è preso coscienza" (Estrade, 1977).

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61.

Un tempo al momento del passaggio delle reliquie, che sono in testa alla processione, nessuno osava restare in piedi, voltare loro le spalle o levare lo sguardo (E. Nérine Botokeky, 1983).

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62.

La tradizione vuole che solo i mpibaby e il sovrano vivente accedano al santuario. Qui, prima di prendere le reliquie per il trasporto, siedono in posizione di umiltà davanti al sovrano defunto, a cui domandano protezione durante le funzioni cerimoniali (E. Nérine Botokeky, 1983).

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63.

I dady sono le reliquie dei re maschi defunti, non potendo essere infatti fabbricate le reliquie delle regine.

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64.

La dinastia regnante si era costituita attraverso gli scambi matrimoniali con le comunità tompontany per favorire i rapporti di alleanza con questi gruppi autoctoni (Lombard, 1988).

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65.

Il doany di Mahabo contiene la Chiave del Zomba-be ed i Manandria; è da qui che inizia il pellegrinaggio. La folla di fedeli si riunisce, fa preghiere e voti, canta, battendo le mani. Poi, dopo un segno dello spirito o di un guaritore, si mette in viaggio, accompagnando la Chiave ed i Manandria. Durante il viaggio, si avranno canti, allegria, manifestazione di possessioni. Il canto spetta alle donne, che devono rimanere talvolta, una parte della notte, agli ordini degli spiriti. Ad ogni fermata devono andare in cerca dell'acqua per i tromba, i quali pretendono che sia attinta in condizioni talvolta difficili da realizzare (luoghi speciali e prima che i volatili l'abbiano toccata). Essi sembrano temere, innanzitutto, il silenzio e la solitudine. Spesso sottomettono i propri servitori ed i portatori ad esercizi inattesi come urlare, correre e saltare. Questo viaggio è una visita ai vari sovrani ed una precauzione contro il malcontento di quegli spiriti reali ai quali abitualmente vengono resi culti secondari ed offerte differenti. Una volta terminate le cerimonie del bagno a Majunga, con lo stesso rituale, la Chiave ed i Manandria riprendono il loro posto abituale (Rusillon,1912).

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66.

Anche i Merina partecipano al culto sakalava per paura, per superstizione o perché sono completamente sakalavizzati (Rusillon, 1912).

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67.

La preparazione della cerimonia inizia nel mese di novembre dell'anno precedente e termina nel mese di giugno. A febbraio si rinnovano le operazioni di pulizia del doany, iniziate a novembre, sempre accompagnate da una festa. In aprile ha luogo la raccolta del miele nelle foreste sacre e la sua distribuzione tra tutti i principati sakalava. Il mese seguente si ritorna nella foresta per prelevare la resina che costituirà l'incenso reale. In giugno si raccolgono le conchiglie che verranno portate al doany come offerte; nello stesso periodo avrà luogo la cottura del miele, che dà luogo a nuove celebrazioni: processioni, possessioni, preghiere e sacrifici (Estrade, 1977, 172-173).

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68.

Agli inizi del '900,la fine della resistenza sakalava del Menabe all'invasione coloniale francese verrà sancita dalla cessione dei dady ai conquistatori da parte del principe Iangereza (Lombard, 1988).

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69.

La nobiltà Bemihisatra costituisce una delle sotto-dinastie derivate dal regno sakalava del Boina e ha controllato il nord dell'isola per più di un secolo (dal 1700 al 1822) fino alla conquista merina. I Bemihisatra si oppongono durante il XVIII secolo alla sotto-dinastia Bemazava per la conquista del potere nel Boina e il possesso delle reliquie sacre (Baré, 1980).

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