CAPITOLO III

LA FANTASCIENZA E LA CRITICA

I giudizi nel tempo

Come dobbiamo considerare o definire questo tipo di letteratura? È una letterature "di idee", di contenuti, divisa in filoni tematici? O possiede caratteri stilistici peculiari ed originali?

Sergio Solmi, nella già citata "Prefazione" si interroga su tutto ciò. E la definisce senza dubbio "letteratura popolare", caratterizzata da una produzione di carattere commerciale. Inoltre: "al suo inizio, la science-fiction si apparentò o addirittura s'incorporò strettamente (...) con le forme dell'ordinaria letteratura amena e anonima, coi romanzi d'avventure e quelli polizieschi, prendendo a prestito dagli uni e dagli altri fondamentali situazioni, effetti e intrecci tipici"(1).

Ma, se è certamente per alcuni versi una forma di "letteratura d'evasione" continua Solmi, "essa ama autoprospettarsi e vi ha qualche diritto come la letteratura più "realistica" e autenticamente "engagé" in quanto operante quale fermento incitativo sulla via più concreta oggi aperta al progresso, la costruzione tecnico-scientifica dell'avvenire".

E allora si pone il problema della critica. "È possibile giudicare la science-fiction coi metri dell'ordinaria letteratura, di fronte all'originalità storica e alla consistenza massiccia di un fenomeno che sembra reclamare, anzitutto, un'interpretazione complessiva sul piano sociale? (...). Il critico letterario suole in proposito assumere uno di questi due atteggiamenti fondamentali. Il primo, di netto rifiuto, come chi (...) vi scorge una contraddizione insanabile al necessario realismo o spontaneo simbolismo che informa la letteratura autentica (...). Il critico può viceversa assumere un più tollerante atteggiamento, a ricercare nella fantascienza (...) i valori stessi che suole riconoscere in altre forme di letteratura narrativa e della stessa poesia: una autenticità trasposta, esprimente le reazioni ideali ed emotive di un'esperienza intimamente attuale, anche se proiettata simbolicamente su mondi irreali e impressa da un'ansia del futuro"(2).

In effetti la critica letteraria italiana ha considerato per molto tempo la SF in modo negativo. Addirittura dice Inisero Cremaschi: "dominavano le posizioni conservatrici di alcuni critici che sistemavano la fantascienza nella categoria delle malattie mentali. Se qualcuno pensa che io stia scherzando, può andare a leggere quanto scriveva Elémire Zolla, a pag. 58-59 del suo libro Eclissi dell'intellettuale, in cui si parla esplicitamente di schizofrenia e di idiozia: "Sorgerà poi il racconto di fantascienza, dove ci si abitua a immagini dell'uomo contemporaneo inquadrato in équipes e alla mercé di macchine o mostri. L'infantilismo diventa la nota dell'eroe, la sua idiozia rassicura il lettore. Nella fantascienza sono i sentimenti dell'alienazione della realtà tipici della schizofrenia a formare il tema ossessivo"(3).

In seguito tali pregiudizi si modificarono. In un articolo sul "Corriere della sera" del 1963 capitò ad Umberto Eco di recensire alcuni volumi di fantascienza; egli la accreditava come "ala progressista" della cultura di massa; riconosceva la sua vocazione a "sfociare in una critica positiva", nonché "una funzione allegorica ed educativa". Eppure alla fine il giudizio di Eco si riassume in una forma riduttiva quale: "La fantascienza è letteratura di consumo, e quindi non va giudicata (se non per finzione snobistica) secondo i criteri applicabili alla letteratura di esperimento e di ricerca". Insomma, essa è sempre e comunque "letteratura allegorica a sfondo educativo"(4).

L'atteggiamento di U. Eco è molto cambiato nel corso del tempo; tanto che anch'egli ha scritto racconti che possiamo tranquillamente definire di SF. Comunque l'articolo citato è rappresentativo della considerazione tutto sommato negativa e piuttosto umiliante in cui la critica teneva tali opere. Finché arrivano due lucidissime e complesse analisi sul mondo della science fiction: la tante volte citata "Prefazione" di Sergio Solmi e il celebre saggio di Kingsley Amis(5) su una galleria di quadri infernali: inferni della cibernetica , della dittatura di tecnici, della propaganda televisiva della pubblicità subliminale o di creature extraterrestri.

Soltanto dopo il 1972-73 si hanno valutazioni più articolate , anche perché si iniziavano a distinguere i vari filoni della fantascienza: "Le variabili stilistiche, o le mille sfaccettature di un tipo di narrativa che comprendeva ipotesi biologiche, anticipazioni cibernetiche, intuizione sociale, preveggenze sull'ambiente naturale"(6). E così attualmente, anche a livello universitario, abbiamo critici come Carlo Pagetti o Ruggero Bianchi, in grado di cogliere con delicatezza e con competenza le varie espressioni artistico-culturali della science fiction, ritenute ormai fra quelle più adeguate all'era tecnologica e al mondo tragico e complesso di oggi.

L'esclusione della "fantasy"

Per definire che cosa è la fantascienza bisogna stabilire un primo punto fermo : chiarire se la "fantasy" faccia parte della science fiction.

Con il termine "fantasy" comunemente si intende un eterocosmo costruito secondo criteri di organicità e coerenza, nel cui interno trovano naturale spazio il Sacro e il Magico. Tale genere letterario, che risale anch'esso in parte al romanzo "nero" o "gotico" della seconda metà del Settecento, si ispira anche all'opera "The Wood beyond the World" di William Morris, pubblicato nel 1895, e ad altre opere di ambientazione medioevale.

Nel 1923 si ha la fase dei "pulp magazines" con la rivista made in U.S.A. "Weird Tales" a cui appartengono H.P. Lovecraft, ritenuto il maggiore narratore fantastico americano del secolo e i suoi "miti di Cthulhu"; inoltre Clark Ashton Smith e Robert E. Howard, creatore di Canon il Cimmero. Per quest'ultimo narratore si parla più specificamente di "Fantasia Eroica", altrimenti detta "sword and sorcery". Si tratta di vicende avventurose ambientate in qualche remoto passato o nel lontano futuro (sia un altro mondo o un'altra dimensione), con radici che affondano nella mitologia, nella saga, nell'epica, nei romanzi cavallereschi: tutto obbedisce alla magia o alle arti di stregoneria, e si incontrano esseri mostruosi, divinità da incubo. Il riconosciuto capolavoro di questa letteratura fantastica è Il signore degli anelli (1954 ) di J.R.R. Tolkien,(7) ove un intero mondo, La Terra di Mezzo, è accuratamente descritto con il suo alfabeto, la sua lingua, la sua storia, come un universo totalmente chiuso.

Isaac Asimov sostiene con vigore che questo tipo di letteratura dell'immaginario appartiene all'universo pre-scientifico e dunque deve essere considerato al di fuori della science fiction. La fantascienza è figlia degli ultimi due secoli, egli dice, ed è nata quando ci si è resi conto "che sono la scienza e la tecnologia (o perlomeno i loro cambiamenti) a rendere il futuro diverso dal presente e dal passato (...) Eppure, doveva ben esserci qualcosa prima della fantascienza,. qualcosa che soddisfacesse gli stessi bisogni emotivi. Dovevano pur esserci storie in cui si narrasse dello strano e del diverso, di forme di vita sconosciute e difficoltà superiori a quelle umane (...). Lo scopo di queste antiche storie era lo stesso della fantascienza: descrivere la vita così come non è. I bisogni emotivi appagati erano gli stessi;: veniva appagata la fame del meraviglioso.

La differenza sta nel fatto che i miti e le leggende antiche raggiungevano quello scopo sulla sfondo di un Universo dominato da dèi e demoni, che a loro volta potevano venire controllati per mezzo di formule magiche , sotto forma di incantesimi coercitivi o di preghiere suadenti. La fantascienza, invece, soddisfa gli stessi bisogni sullo sfondo di un Universo regolato da leggi impersonali ed inflessibili, che possono a loro volta essere controllate mediante una migliore comprensione della loro natura"(8).

Alcuni dissentono con le conclusioni di Asimov, e tra questi Philip Dick. Qui noi accettiamo, comunque, il parere di Asimov, in quanto ci pare che la fantasy non aggiunga nulla di nuovo all'analisi del mito e della fiaba, di cui è diretta discendente. Citiamo soltanto alcune opere di valore che però rientrano a pieno titolo nella fantasy e non nella science fiction: "Il fabbricante di Universi" (9) (1965) di Philip J. Farmer, ove interi universi sono giocattoli privati di esseri Creatori, i "Signori"; Il viandante in nero (10) (1960 ) di John Brunner, opera affascinante e intensa intrisa di magia; il racconto "La collana di Semley" (1979 ) di Ursula K., Le Guin, ambientato su un mondo che fa rivivere il Medio Evo.(11)  

Forma e contenuto

La questione principale su cui si discute, da parte dei critici, in questo autonomo genere moderno che è la SF., riguarda il rapporto tra "forma" e "contenuto". Così si esprime Ugo Malaguti: "Questa letteratura non viene definita "di idee" per capriccio o civetteria o semplicemente in sterile alternativa — o contestazione — al concetto estetico delle forme (...) ma proprio le idee ne formano l'ossatura (...) È intorno alle idee che ruotano gli scrittori, scrittori che non ignorano i problemi della forma, quando sono in grado di affrontarli (...Sturgeon, Aldiss, l'elegantissimo Williamson). Nella fantascienza spesso le idee originali sono presentate allo stato grezzo; mentre i concetti più scontati vengono rifiniti, abbelliti, superbamente trattati, da scrittori di ben più compiuto stile"(12).

Ed ecco le osservazioni simili di Ruggero Bianchi(13): "Si suole ormai, da tempo, classificare la narrativa fantascientifica in "filoni" (tecnologico, sociologico, catastrofico, fantastico, epico, ecc. ) secondo parametri essenzialmente tematici, cioè nella base di una sommaria definizione di "contenuti" (...) Di rado, tuttavia, si cerca di comprendere che cosa distingue un romanzo mediocre e ready-made da un'opera di buon livello che accetti le medesime premesse di fondo o sviluppi addirittura una medesima situazione (...). Si tratta di elaborare in maniera più articolata e complessa problemi che riguardano in qualche modo da vicino il nostro presente e il nostro futuro prossimo, oppure (...) di dedicare la propria attenzione e il proprio lavoro di scrittore a una serie di fattori eminentemente "formali" e "stilistici"? ».

Evidentemente è l'una e l'altra cosa: la SF. si basa su circa una dozzina di temi classici che, nelle più svariate combinazioni, formano la "trama" delle opere di fantascienza, come " le mosse fondamentali degli scacchi. Questi temi possono condurre a combinazioni vincenti d grande bellezza oppure disastrosi e banali clichés"(14).

Possiamo considerare le opere di SF. a diversi livelli, secondo l'abilità a costruire intrecci, la raffinatezza stilistica e in genere la capacità letteraria dei vari autori. Vale a dire come suggerisce Sergio Solmi: "accettare, (...), la science-fiction in questa sua costituzionale ambiguità"(15).

In primo luogo la SF è molto utile per le sue caratteristiche estrapolative che allargano le possibilità di giudizio e di conoscenza. Estrapolazione, ricordiamo, significa "la continuazione di una tendenza crescente, decrescente o stabile, fino al suo culmine nel futuro, secondo i limiti posti dalla logica dell'universo".

Dice Lino Aldani: "[La fantascienza è una] rappresentazione fantastica dell'universo, nello spazio e nel tempo, operata secondo una conseguenzialità di tipo logico-scientifico, capace di porre il lettore, attraverso l'eccezionalità o impossibilità della situazione, in un diverso rapporto con le cose"(16).

Il valore formativo della SF

Un argomento ricorrente nella critica èquello che attribuisce in valore formativo alla fantascienza.

Aggiunge Ugo Malaguti: "Non esistono certezze assolute o dogmi consacrati, ma (...) ogni cosa potrebbe avere un aspetto diverso da quello che comunemente riteniamo, se avessimo dati sufficienti, o una prospettiva diversa, per esaminarla. È quella componente ribelle, quasi rivoluzionaria che impedisce alla science fiction di accettare supinamente qualsiasi cosa, seminando sempre quell'incertezza che è il primo presupposto per un desiderio di autentica comprensione delle cose"(17)

Ferruccio Alessandri allo stesso modo parla di valore "didattico" e formativo della fantascienza, che susciterebbe uno spirito critico nei giovani: "Deve capire la logica di quelle piante fantastiche, altrimenti non capisce il racconto (...). Il nostro ragazzo legge anche di storie che nella maggior parte dei casi sono ambientate nel futuro e in cui quindi il nostro presente è il passato. Si abitua quindi a pensare al nostro "oggi" come un periodo storico qualsiasi, del quale lui casualmente fa parte (...) E incomincia così a notare tutte le incongruenze odierne (...) con l'occhio disincantato, o inorridito o divertito..."(18)

In questo la fantascienza non ha un ruolo di scoperta autonoma, individuale, bensì un vero e proprio ruolo sociale, come è appunto intitolato uno stimolante articolo di Brian Stableford. Egli invita a "studiare la fantascienza come fenomeno sociale" e osserva che "i critici letterari si occupano quasi esclusivamente dei testi. Qualche volta studiano il testo in isolamento totale, qualche volta lo considerano come il prodotto dell'intelletto dello scrittore. Quello che essi, per la maggior parte, non prendono in considerazione, è il pubblico. Non chiedono chi legge un libro, e perché..."(19)

Secondo Stableford: "Possiamo (...) concepire l'individuo come impegnato in un continuo processo di auto-riorientamento, nei confronti del suo ambiente [...].

La SF non tratta soltanto con il sostanzialmente reale, ma anche con il congetturalmente possibile, ed in virtù di ciò essa assume quella che può essere definita la "prospettiva cosmica", l'abilità di vedere gli avvenimenti individuali in un contesto molto ampio (...). La gamma di futuri e di mondi alternativi offerti dalla SF ci aiuta a diventare consapevoli della gamma di futuri alternativi che è implicita nel presente".

L'articolista si richiama poi ad Alvin Toffler e al cosiddetto "shock del futuro", cioè l'impatto psicologico dell'accelerazione del cambiamento, che fa sentire l'uomo di oggi instabile, su un mondo in transito. Cita inoltre Marshall Mc. Luhan, secondo cui il pensiero lineare non è più adatto al mondo odierno; dobbiamo adattarci al nuovo tipo di ambiente sensoriale che abbiamo creato.

"Toffler è forse il più costruttivo (...) suggerendo che corsi sul "futuro" dovrebbero essere tenute insieme ai corsi di storia (...). Egli suggerisce che la SF possa essere utile in questi corsi come "una forza estensiva dell'intelletto per creare l'abitudine all'anticipazione"(20).  

Si sono levate nel tempo numerose voci a chiedere che la scuola utilizzasse la fantascienza. Già nel 1980 Giuseppe Caimmi scriveva: "È un dato di fatto, e posso verificarlo quotidianamente nella mia esperienza scolastica, che la fantascienza gode una crescente fortuna tra i giovanissimi (di cui sta approfittando massicciamente il mercato pubblicitario e dei giocattoli). (...) Il giovane sente ancora dentro di sé una forte tensione a trasfigurare fantasticamente la realtà.

Due le componenti essenziali: quella escapista (...) e quella speculativa, ambedue sostanzialmente liberatorie , al limite eversive. Il motivo per cui tanti giovani leggono fantascienza: una carica estrapolativa che è allo stesso tempo di distruzione/denuncia e di costruzione/proposta. (...) essa appare dunque una letteratura per giovani"21)

Della stessa opinione del resto era Hugo Gernsback; il fondatore della moderna SF. Egli infatti proclamò in un discorso tenuto il 21 ottobre 1960 al Massachussets Institute of Tecnology,: "La fantascienza è il regno della gioventù. La giovane mente dotata ha spesso la facoltà di una immaginazione potente, intuitiva...".

La rivista "Cosmo Informatore" della Nord ha più volte sollecitato iniziative e tentativi per portare la fantascienza nelle scuole. Già nel 1984 Adalberto Cersosimo suscitò un dibattito sul tema Scuola e Fantascienza a Montegrotto Terme, illustrando esperienze personali e proposte di esperti. Tra l'altro egli propose un questionario a molti suoi colleghi: "ottenendo risultati totalmente deludenti sia sull'interesse della maggior parte degli insegnanti nei confronti della SF; sia riguardo ai molti pregiudizi che ancora circondano di sospetto la fantascienza e persino chi se ne occupa"(22)

C'è chi accusa di questa colpevole negligenza la cosiddetta "femminilizzazione" dell'ambiente scolastico, citando un recente sondaggio di "Cosmo Informatore" che delineava il ritratto del lettore abituale di SF: "età media tra i venti e i trent'anni, sesso maschile (le donne sono meno del dieci per cento) buona cultura, spesso universitaria". Ma incolpare le insegnanti non sembra corretto, in quanto anche i docenti maschi generalmente non sono molto preparati in tale campo.

Le somiglianze con il "racconto poliziesco"

Consideriamo allora l'intreccio di una tipica storia di fantascienza a livello della struttura superficiale. C'è chi coglie in essa una precisa parentela col romanzo poliziesco, la cosiddetta "detective" (detection) story". Così leggiamo in S. Solmi: "Se molte componenti sono comuni al "giallo" e alla fantasia scientifica - la proposizione e lo scoprimento di un enigma, l'ossessione, il mistero, l'orrore -, bisogna riconoscere che il più tipico romanzo poliziesco poggia soprattutto sul gioco di induzione e deduzione logica, apparentandosi magari, per questa strada, ai passatempi dell'enigmistica"(23)

Infatti, lo schema del "giallo" è invariabile. C'è una situazione iniziale di equilibrio, più o meno stabile, di cui ci vengono forniti i dati, il parallelogramma delle forze; poi questa situazione viene rotta dal crimine, che introduce il disordine e l'incertezza. Segue l'intervento delle forze della razionalità (il detective, il commissario) che ripristina il vecchio equilibrio.

È uno schema, ripetiamo, pressoché immutabile, e solo una piccola parte delle opere di SF vi si può accostare, sviluppando però le caratteristiche sociali e collettive di tale schema, non quelle individuali. Soprattutto Asimov scrive secondo tale struttura descrivendo una situazione e poi sviluppandola fino a una soluzione finale fulminea, determinata da una frase o da una parola. Asimov è un creatore geniale di intrecci, e il finale a sorpresa che egli adopera è tipico del genere "giallo", o poliziesco. Le sue opere "Abissi d'acciaio"(24) e "Il sole nudo"(25) sono tra i migliori gialli fantascientifici con esempi di "delitto perfetto" e di indagini poliziesche. Anche alcuni dei suoi racconti sui robot sono di questo tipo. Del resto egli ha detto: "I gialli sono esempi di come di risolve un problema: si pone il problema, si raccolgono le prove, si deduce la soluzione. Mi piace il modo in cui si arriva alle soluzioni"(26)

Un altro esempio celebre di "giallo fantascientifico" è "L'uomo disintegrato" di Alfred Bester, ove un assassinio telepate tiene in scacco la polizia(27)

Però, solitamente, anche Asimov più che l' "indagine" predilige il cosiddetto "puzzle scientifico", o rompicapo, cioè la risoluzione di un problema, più o meno complicato, di tipo scientifico. E la sua eccezionale versatilità ha prodotto un'enorme varietà di storie e di temi. È molto difficile scindere l'Asimov scrittore dall'Asimov scienziato, un uomo razionale e dalla mentalità positiva, che crede fermamente nel progresso e nelle buone sorti dell'umanità. Come altri scienziati (Arthur C. Clarke e Fred Hoyle, per esempio) egli considera la fantascienza il completamento e l'applicazione a livello narrativo delle conoscenze scientifiche.

Anche i suoi testi divulgativi hanno lo stile del narratore, tanto che Asimov è ritenuto il più meraviglioso divulgatore che vi sia mai stato, e presentano una tendenza all'anticipazione più che alla mera descrizione scientifica.

Egli presenta anche altri primati: è senza dubbio l'autore più semplice e più adatto ai ragazzi, e molti suoi racconti hanno largo spazio nelle antologie di letture anche dei bimbi più piccoli. Basti citare "Chissà come si divertivano!" su una scuola del futuro condotta da robot, in cui i bambini rimpiangono i vecchi maestri(28) e "Razza di deficienti!" il commento sprezzante per il modo insensato in cui gli abitanti della Terra hanno utilizzato le energie nucleari(29)

Asinov crede talmente nella funzione educativa e didattica della SF che ha pubblicato "Dove da qui? Antologia scolastica" con l'intenzione, come egli stesso dice: "di ispirare curiosità e suscitare interrogativi, stimolare linee di ricerca". E aggiunge: "Non basta infatti affermare con prosopopea che la letteratura fantascientifica è "un valido strumento" eccetera; bisogna anche mostrare come di questo strumento ci si possa servire all'atto pratico e fornire al lettore, per così dire le "istruzioni per l'uso"(30). Si tratta di racconti scelti tra quelli con una buona base scientifica, e seguiti da domande che suggeriscono approfondimenti e proposte di discussione: ad es. sulle varie biochimiche, sulla relatività, sulla possibile composizione delle atmosfere e della vita su altri mondi. L'esempio di Asimov ha ispirato in seguito altre opere simili. Risale al 1995 la pubblicazione del libro The Phisics of Star Trek, che si serve delle vicende fantascientifiche della serie televisiva omonima per presentare, con la massima precisione e serietà scientifica , le scoperte e le possibilità della fisica e della astronomia contemporanea.(31

L'effetto "straniamento"

Certo, è fuori discussione che la SF possa validamente accompagnare e completare lo studio di varie discipline scientifiche: ma soltanto questo? Asimov considera la SF sostanzialmente come un prezioso strumento di educazione scientifica e di "visione del futuro".

Altri, come Frederik Pohl, enfatizzano la sua funzione di critica sociologica al presente. Ma il critico che attribuisce il massimo valore, anche estetico, alla fantascienza e le dà un posto preciso nella storia della letteratura è il canadese Darko Suvin, autore di libri come "Metamorfosi della fantascienza" e di articoli come "La fantascienza e il "novum". Suvin è un convinto teorizzatore della SF come letteratura del "novum cognitivo" rifacendosi soprattutto allo "straniamento" di Bertold Brecht.

Egli osserva(32) che "mutanti o Marziani, formiche o nautiloidi intelligenti possono essere usati come significanti, ma possono significare solo relazioni umane, dal momento che - almeno finora - non ne possiamo immaginare altre.

La ricchezza di significanti che la fantascienza ha a disposizione per la rappresentazione dei rapporti umani garantisce, a livello di convenzioni narrative del genere, risultate emozionali ed estetici, nel lettore, più profondi.

Il procedimento di cui si serve la fantascienza - sostiene Suvin - è molto simile all'effetto di "straniamento" che secondo Sklovskij e i formalisti russi, e anche secondo Brecht, costituisce l'essenza del procedimento artistico. Sergio Solmi parlava di "ambiguità" della SF e diceva: "nelle narrazioni fantascientifiche, l'ambiguità è di regola: non più la certezza, ma un impasto di speranza e di terrore, di entusiasmo e di thrilling"(33).  

Essa - aggiunge - è "effetto proprio della contraddizione fra lo scenario, l'intreccio, gli elementi di novità scientifica (in senso lato) e le emozioni, i sentimenti di personaggi. I rapporti umani, in genere gli elementi della nostra esperienza sociale (...) vengono proiettati su uno sfondo insospettato, inedito, e così "straniati" risultano più nitidi, in modo che possiamo vederne i particolari che ci sarebbero altrimenti sfuggiti, interrogarne aspetti che ci sarebbero altrimenti sembrati irrilevanti". Che lo sfondo sia il futuro (un diverso tempo), le lontane galassie (un diverso spazio) o un mondo parallelo (un diverso spazio-tempo), lo straniamento opera fondamentalmente con lo stesso meccanismo. Nell'antologia "Sul leggio" per le scuole medie troviamo esempi concreti di questo cosiddetto "effetto straniamento". (34

E' quando un lettore legge in una storia una serie di avvenimenti , e coglie un serie di indizi. Questi indizi possono essere fuorvianti , e lo portano a determinate aspettative circa la soluzione finale. Ma questa soluzione può addirittura capovolgere il punto di vista del lettore creando appunto l'"effetto straniamento".

Ecco un brano scritto secondo tale tecnica : la descrizione di una comunità sconvolta da esseri mostruosi e giganteschi di provenienza ignota i quali formano una misteriosa "ombra assassina" che precede una orribile morte. Il loro enorme unico occhio è impressionante. La soluzione finale, imprevedibile e che capovolge del tutto le aspettative di chi legge è che si tratta di biologi chinati con la lente d'ingrandimento a osservare nella foresta amazzonica una nuova specie di insetti.

Confrontiamo quindi la possibile interpretazione del lettore e il significato vero degli indizi. Si tratta sicuramente di uomini (no, si tratta di insetti); quei giganti sono probabilmente extraterrestri (invece sono uomini che appaiono mostruosi agli insetti); l' "ombra assassina" che precede la morte deve essere un evento soprannaturale (invece è l'ombra di un piede umano che sta per schiacciare gli insetti); quell'enorme occhio appartiene ai mostruosi giganti (ma è solo una lente di ingrandimento degli scienziati).

Il lettore penserà che giganti dallo spazio stanno per sterminare gli uomini; la soluzione è invece che un gruppo di ricercatori ha scoperto un tipo di insetti creduti estinti.

Esempi tipici

I racconti di science fiction scritti mediante questa tecnica sono innumerevoli, e ciò dimostra come sia forse il procedimento più tipico e caratterizzante della fantascienza. Capovolge del tutto le nostre aspettative "Esilio sull'inferno" di Asimov che crediamo ambientato sulla Terra, e dove si discute di un pianeta selvaggio ove esiliare i criminali ("condannato in mezzo a una popolazione strana e ostile in un mondo dove le giornate erano insopportabilmente calde...l'aria polverosa si spostava.."). E invece si tratta di lasciare l'amichevole mondo (la Luna) per l'Inferno, che capiamo essere la Terra(35)

E così abbiamo un clamoroso ribaltamento finale nel racconto "Villaggio incantato" di Van Vogt, con l'esploratore che crede di aver piegato il villaggio destinato ai marziani alla propria natura umana; invece è lui che è mutato, che è diventato un essere alieno(36)

Anche U. Eco utilizza tale tecnica per "spiazzare il lettore"; la sua vicenda su una micidiale invenzione militare si rivela un racconto di fantascienza inventato da un aedo della preistoria, nel cerchio di ominidi intorno al fuoco(37).   

E infine, consideriamo un racconto come "Lo sterminatore" di A. Hyatt Verrill: il protagonista è "un magnifico esemplare della sua specie (...) assassino spietato e implacabile....che divora sempre la sua preda".

Solo alla fine comprendiamo di che si tratta; compare all'improvviso una voce umana che nel microscopio osserva una goccia di sangue e lì nel vetrino vi è l'eroico globulo bianco: lo sterminatore. (38

La condizione ottimale per arrivare a quella "ristrutturazione percettiva e cognitiva" dei dati, che la migliore fantascienza intende suscitare, è poi mettersi "nei panni" di esseri in vario grado alieni, vedere la realtà con i loro occhi. Anche qui, qualche esempio tra gli svariatissimi esistenti.

Il primo è "Sentinella" di Frederic Brown: forse il più celebre racconto di SF al mondo, un tipo classicissimo di "straniamento". Esso inizia con la frase "Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo ed era lontano cinquantamila anni luce da casa".

Lo spiazzante finale ce lo rivela un alieno, e vediamo noi umani attraverso i suoi occhi: "erano creature troppo schifose, con solo due braccia e due gambe, quella pelle di un bianco nauseante, e senza squame"(39). Ancora un simile "effetto straniamento" si ha in "I mostri" di Poul Anderson, quando in primo piano sono i pensieri e le percezioni del robot "Zero". Questi incontra dei bipedi ridicolarmente deboli, che mancano di ganasce trituratrici, che per comunicare via radio hanno bisogno di apporti ausiliari, per nulla "autofunzionanti": sono gli esseri umani. E si chiede: "I loro padroni, dove sono?"(40)

Ursula Le Guin ci mostra come possibilmente vede il mondo un grande albero: "la strada venne scavata e rivestita, allargata, rifinita tutta liscia e schifosa, come la traccia di una lumaca, senza solchi, pozzanghere, pietre, fiori o ombre. Una volta sulla strada c'erano tanti piccoli esseri sradicati: cavallette, formiche, rospi, topi, volpi, e così via..."(41)

In Hunati di Edmond Hamilton una particolare droga fa sì che alcuni uomini assumano il rallentato ritmo vitale degli alberi, e capiscano così per la prima volta il loro mondo. "La grande foresta che li circondava era uno spettacolo da incubo. Fremeva e ribolliva di vita ultraterrena; i grandi rami scattavano e s'afferravano gli uni agli altri in una incessante lotta per la luce"(42)

Ancora U. Le Guin nello sconvolgente "Labirinti" immagina come la realtà circostante sia percepita da una cavia rinchiusa in un laboratorio: "La crudeltà dell'alieno è raffinata, eppure irrazionale. Se aveva intenzione di farmi morire di fame, perché non ha semplicemente negato il cibo? (...)

All'inizio ero molto disorientato dopo essere stato preso in trappola, maneggiato da un gigante e gettato in una prigione (...) lo strano soffitto-parete, liscio e curvo, è di una sostanza aliena, e le sue linee non hanno per me nessun significato..."(43)

Allo stesso modo molto commovente è "Ruug" di Philip K. Dick; descrive come un cane vede la realtà, e assume il punto di vista del cane, che vede i netturbini come esseri strani, a cui i padroni portano un'urna con le offerte. Ecco l'interessantissima nota dell'autore: "Il tentativo di entrare nella testa di un'altra persona, o di un'altra creatura, e di vedere coi suoi occhi; e più quella persona è diversa dal resto di tutti noi, meglio è (...) Mi chiesi: come deve apparire il mondo a quel cane? È ovvio che non lo vede come noi. Ha sviluppato un sistema completo di convinzioni, una visione del mondo totalmente diversa dalla nostra, però logica, poste le premesse dalle quali parte.

Il racconto è apparso in un testo delle scuole superiori. Ho parlato con gli studenti di una classe che lo avevano letto per la scuola, e tutti avevano capito. (...) Il ragazzo che aveva meglio compreso il racconto era cieco (...). Sentiva la disperazione del cane, l'ira frustrata del cane, l'amaro senso di sconfitta che si ripete all'infinito (...). Quando mi sono trovato con quella classe (...) e abbiamo discusso di Roog (...) l'abbaiare e l'angoscia di Snooper, i suoi sforzi, erano ancora vivi, come lui meritava. Il racconto è il mio dono a un animale"(44)

La SF dunque è un sussidio valido ad ampliare la capacità percettive, mentali e speculative in genere. In essa l'immaginazione degli scrittori ha operato in svariate direzioni, e può costituire per i giovani una efficace ginnastica mentale, la quale ci presenta determinate situazioni che scaturiscono da opportune premesse: come sarebbe se...? Una delle caratteristiche più utili della specie umana è proprio la capacità di immaginare e prevedere delle situazioni prima che esse si verifichino nella realtà: ciò consente di "simulare", senza quindi esporre a rischi ambientali la propria vita (per l'individuo) o la propria cultura (per il gruppo sociale).

La SF nella scuola

Un eccellente studioso dell'educazione, Guido Petter , nel suo "Conversazioni psicologiche con gli insegnanti"(45) parla di "creare sistemi di conoscenze organiche" tra loro , cioè collegate da chiari rapporti e che perciò si approfondiscono reciprocamente ma anche collegate alla vita reale .Ciò che più importa è "insegnare un metodo , creare un atteggiamento " Abituare un bambino a considerare con spirito scientifico l'ambiente che lo circonda , rendersi conto delle situazioni problematiche , ad assumere un atteggiamento analitico , a scoprire rapporti di causa e di effetto , di analogie tra i fatti considerati .

Ciò al fine di acquisire in modo autonomo un grande numero di nuove conoscenze . Non solo nell'insegnamento della scienza vale un tale metodo , ma in ogni campo . Ad esempio nell'insegnare la storia occorre insistere sulla " storia del modo di vivere degli uomini, del modo col quale essi, in circostanze diverse , hanno affrontato e risolto certi problemi fondamentali ." Significa uscire dal proprio punto di vista ... rendersi conto che esistono anche punti di vista diversi dal proprio , altri modi di vedere il mondo "... periodi in cui la tecnologia non era presente , in cui i vestiti e le usanze erano ben differenti ... superare la difficoltà ad immaginare forme di vita diverse da quelle che un ragazzo conosce per esperienza diretta .

Anche per l'insegnamento della geografia vale lo stesso discorso: occorre insegnare a cogliere la relatività di certi aspetti del proprio ambiente geografico.

Tutto ciò significa "effettuare una ristrutturazione cognitiva". Non esistono " materie ", discipline staccate tra di loro , unico è " il processo formalizzato di conoscenza e di spiegazione del mondo come realtà organica". E ancora, "la realtà che indaghiamo è estremamente complessa (...) Per conoscerla , gli scienziati ne esaminano aspetti ben circoscritti con metodi appropriati: nascono così le " materie di studio ", come modi ben definiti di studiare aspetti particolari della realtà ".(46)   

Le "materie di studio" sono quindi artificiali. La realtà è un tutto organico , e dovrebbe essere esaminata allo stesso modo in cui la copia di un giornale può servire a ricostruire la realtà di quel giorno, così come si fa con un " puzzle " . Poiché le associazioni mentali sono il fondamento dell'intelligenza, è indispensabile acquisire tecniche svariate per stimolare analogie e paragoni , suscitare domande , cercare spiegazioni , formulare ipotesi , organizzare un quadro della realtà. Tutto ciò significa sviluppare l'intelligenza.

In parole più semplici, nelle lezioni occorre utilizzare tutto quello che è possibile: libri, riviste, illustrazioni d'arte , musiche, films in video , dépliants, cartoline, oggetti , vestiti; qualsiasi cosa si possa collegare con l'argomento in questione . I prodotti artistici soprattutto - come dice il Prof. Eco in Opera aperta (47) - attraverso l'originalità di organizzazione , hanno la maggiore capacità di " evocazione", di porre in risonanza diversi circuiti neuronici cerebrali : di conseguenza riescono a trasmettere una massa vertiginosa di informazione.

Nella SF è molto presente l'idea della conoscenza attraverso una tecnica di associazioni delle informazioni : basti pensare al " connettivismo " di Van Vogt e ai "sintetisti " di Brunner. Infatti in Crociera nell'infinito (48) il protagonista cerca di rimediare alla  divisione in compartimenti stagni delle cognizioni tecnico scientifiche e attraverso un apposito addestramento mentale , fornitogli dalla scienza del connettivismo, riesce a collegare i dati più svariati per ricavarne metodi di azione e di risoluzioni dei problemi: quattro pericolosissime entità aliene , in questo caso.

Jon Brunner allo stesso modo in Tutti a Zanzibar (49) descrive il lavoro dei "sintetisti", specialisti nel saper cogliere ogni possibile connessione o somiglianza tra i dati più svariati , mettendone al corrente gli scienziati e gli istituti di ricerca . Il loro lavoro è estrarre gli " schemi "dalle informazioni in vista di una pratica utilità. In effetti sono innumerevoli nei casi di invenzioni i " brevetti" , per così dire rubati alla natura , dopo attenta osservazione: pensiamo alle pale degli elicotteri , che imitano il volo di alcuni insetti o l'appiccicoso " velcro " ideato prendendo a modello i semi delle piante.

Ricordiamo il delizioso racconto di Asimov , di elogio per i maestri che sanno conservare una grande apertura mentale e riescono a collegare con facilità le varie discipline tra loro. Il titolo è Si prende un fiammifero(50)   . Il protagonista del racconto è un maestro di scuola elementare , in viaggio con altri passeggeri su un'astronave perdutasi dopo un salto nell'iperspazio . Egli è l'unico, compresi piloti ed equipaggio , a saper risolvere la situazione . Perché egli soltanto non è come gli specialisti che hanno un ambito mentale particolare .

Perché "insegnare ai ragazzi è una delle poche professioni rimaste in cui sia necessario sapere un po' di tutto "ed è il solo a sapere ancora usare tecnologie primitive , come generatori termo elettrici , o addirittura fuoco di legna, con i fiammiferi.

Anche nel racconto Nove volte sette ,(51) Asimov dimostra come sia necessario non far atrofizzare nessuna conoscenza e nessuna capacità. In mancanza di calcolatrici e computer, servono dita, tabelline , carta e penna. Del resto nel racconto Il bene più grande egli dice che " Il bene più grande del mondo è una mente speculativa ".(52)   

Una delle applicazioni più utili della science fiction è cercare di annullare la distanza mentale , presente in molte persone e anche molti docenti, fra "cultura umanistica " e " cultura scientifica""; dato che essa spesso presenta, in forma narrativa, le più diverse questioni scientifiche . Può far capire che non c'è separazione tra una supposta " razionalità " scientifica della visione del mondo e la fantasia , la " irrazionalità" letteraria . Infatti anche quest'ultima dipende da come il nostro cervello organizza una spiegazione del reale: anch'essa fa parte della natura.

Adoperare racconti e opere di SF nella scuola è oggi più facile , dato che esistono antologie che danno spazio a brani di fantascienza. Soprattutto le edizioni Mursia prestano particolare attenzione ai temi della science fiction e, di esse citiamo Sul leggio , Il futuro dietro l'angolo - La fantascienza e la civiltà del domani , nonché la vecchia Antenna sul mondo .

E poi secondo la propria esperienza e la propria sensibilità, un insegnante può ricercare racconti tematici : ad esempio da Le città che ci aspettano(53) , Ultima tappa(54) , la già citata Le meraviglie del possibile , la più recente Nove vite - La biologia nella fantascienza(55) . Può anche estrarre brani scelti di romanzi , ma solitamente i racconti sono più riusciti, più concentrati ed anche più comprensibili dai ragazzi. Essi costituiscono la dimensione ottimale della narrativa di fantascienza offerta ai giovani.

Anche Umberto Eco ha scritto fiabe di science fiction per le scuole ; la più famosa è " Una fiaba spaziale " o con altro titolo , " I tre cosmonauti " comune in libri di lettura per le scuole elementari . In precedenza aveva scritto " La bomba e il generale " , Più di recente nel 1992, ha pubblicato " Gli gnomi di Gnù " con protagonista un esploratore galattico (E.G. ): Si veda l'intervista a Umberto Eco su "Repubblica " del 28 Aprile del 1992, pag. 36.

Queste fiabe sono rivolte anche ai bambini più piccoli , e comunque i bambini sono molto presenti nella SF come vedremo in seguito , considerando ove la SF si occupi del " mondo interiore " dell'animo umano , con le sue meraviglie e i suoi abissi di orrore . Qui basti una citazione di Tutti gli smoali erano borogovi di Henry Kuttner , un racconto fantastico che richiama Alice quando passa attraverso lo specchio . " Senza remore un bambino può distruggere le simulazioni di un adulto . L'iconoclastia è una prerogativa dei    bambini "(56)   

Essi , i bambini sono più aperti e ricettivi ; ma , come considereremo più avanti , anche incomprensibili , persino " alieni ".

In molti racconti e romanzi di SF i bambini sono protagonisti: .citiamo " Ora Zero " di Ray Bradbury , in " Il futuro dietro l'angolo " dove si alleano con gli alieni contro il mondo degli adulti. " I bambini (...) facevano un gioco fantastico quello dell' invasione ". I grandi non si accorgono di nulla , mentre vediamo i " marziani che approdano attraverso il mondo dei fanciulli , aperto , colorato , e coraggioso".

I vari mondi della fantascienza

Asimov consigliava di usare la fantascienza nelle normali lezioni relative alla scienza e alla tecnologia, ma il campo di applicazione può essere molto più vasto. Essa, dice la scrittrice Gilda Musa: "agisce (...) orizzontalmente, in lungo e in largo, in tutti gli aspetti dell'esistenza: occupa le zone della sociologia, della politica, della progettazione scientifica, della psicologia individuale e di massa. Nella fantascienza, in breve, si rispecchia l'intero crogiolo del mondo"(57)   

Si spazia con essa dall'utopia negativa di Aldous Huxley alla satira politica di George Orwell, fino alla fantascienza tecnologica di Isaac Asimov o alla fiaba allucinante di Ray Bradbury.

Graziella Pagliano vi include: "L'esplorazione delle possibilità offerte all'uomo dalla conoscenze tecniche e scientifiche, ed insieme una riflessione sulle loro conseguenze. Sono inclusi dunque l'ampliamento delle nozioni di esperienza e libertà, anche derivante dai cosiddetti paradossi temporali (...), gli esperimenti di propaganda e dominio mediante le comunicazioni di massa (Fahrenheit 451) o gli esperimenti di controllo genetico. Ha intenti critici, satirici e direttamente cognitivi (Suvin, 1973) pur presentando di regola un quadro formale estraneo alla realtà quotidiana, o per spostamento nel tempo futuro, o nello spazio"(58

Le caratteristiche di estrapolazione della SF si estendono non solo nel campo delle teorie scientifiche e delle applicazioni tecnologiche, ma anche in quello degli studi storici e antropologici, delle scienze sociali e anche relativamente alle strutture politiche; inoltre in essa si esprimono le qualità particolari e fascinose del "fantastico", le teorizzazioni sulle possibilità infinite della mente umana e dei viaggi nell'universo.

Mentre gli altri generi (come ad es. il "giallo") si limitano a riscrivere variazioni dello stesso schema base, nella SF esiste una estrema varietà di situazioni, schemi narrativi, personaggi, scenari; una mobilità straordinaria di convenzioni e forme narrative, elaborate da artigiani di grandi abilità. Questo genere letterario ha raggiunto a volte elevate vette artistiche, fatto che è stato a lungo ingiustamente ignorato o almeno sottovalutato.

Lo riconosce anche S. Solmi nel 1971 e queste sono le sue parole: "In genere, si nota l'accentuarsi della tendenza, in molti autori, di superare l'originario livello "popolare" del genere (...) con prodotti più complessi, in cui lo schema tipico si intride coi modi di certe attuali correnti neoavanguardistiche, talvolta dando luogo a prodotti notevolmente " sophisticated " , magari anche con risultati personalissimi, così come avviene con Kurt Vonnegut jr, che, in romanzi come The Cat's Cradle, mescolando satira e utopia negativa, umanismo assurdo e impasti inediti, ci offre uno dei più feroci panorami di Apocalisse moderna (...). E impasti inediti mostra pure il suo tessuto stilistico, dai giochi ritmici delle inserzioni poetiche all'invenzione verbale".(59

Solmi cita anche il personalissimo stile di J.G. Ballard, e si possono anche aggiungere personalità vivide di autori come Philip Dick, come il polacco Stanislaw Lem e le sue fiabe cibernetiche, nonché il linguaggio poetico e raffinato di R. Bradbury e di U.K. Le Guin. In essi vi è tutto ciò che è richiesto alla grande letteratura: approfondimento psicologico, coerenza interna nella costruzione dell'opera, qualità dello stile.


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NOTE AL CAPITOLO III

1. Sergio Solmi, Prefazione a Le meraviglie del possibile, cit., pag. VIII e IX.

2. Idem, pag. XIII. 

3. Inisero Cremaschi (a cura di) Futuro, ed. Nord., Milano, 1979, pag. 224

4. Umberto Eco, Apocalittici e integrati, Bompiani, Milano, 1964, pag. 371-374.

5. Kingsley Amis, New Maps of Hell, New York, 1960, Ediz. ital. Nuove mappe dell'inferno, Bompiani, Milano, 1962.

6. Inisero Cremaschi, cit. 

7. J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli, (The lord of the Rings, 1954-55). Trad. it. di V. Alliata di Villafranca, Rusconi, Milano, 1977.

8. Isaac Asimov, L'universo prescientifico, in "Rivista di Isaac Asimov", Primavera 1980, n. 3.

9. Philip Farmer, Il fabbricante di universi, (The Maker of universes, 1965). Traduz. di Ugo Malaguti, Galassia la Tribuna, Piacenza, n. 74, 1967.

10. John Brunner, Il viandante in nero, (The Traveller in black, 1960). Trad. di Gabriele Tamburini, in Robot n. 22 Gennaio '78 Armenia ed., Milano.

11. Ursula K. Le Guin, La collana di Semley, in I dodici punti cardinali, traduz. di Roberta Rambelli, ed. Nord, Milano, 1979.

12. Ugo Malaguti, Fantascienza, mistero ed altre cose, Nova SF, dic. 1976, Libra editrice Bologna

13. Ruggero Bianchi, Prefazione a L'occhio insonne, di David Compton, ed. Nord, 1977.

14. B.N. Malzberg e R.L. Fermen, Prefazione a L'ultima tappa, cit.

15. Sergio Solmi, Prefazione a Le meraviglie del possibile, cit.

16. Lino Aldani, La fantascienza, ed. La Tribuna, 1962, p. 17.

17. Ugo Malaguti, Nova SF, n. 35, dicembre 1976, Libra editrice, pag. 198.

18. Ferruccio Alessandrini, Elogio della fantascienza, in Cosmo Informatore, n. 3-4, 1976, ed. Nord, Milano.

19. Brian Stableford, Il ruolo sociale della SF, (The social role of SF, 1975). Trad. di Abramo Luraschi, in Robot, n. 7 ottobre '76, Armenia ed., pag. 5-6.

20. idem, pag. 8.

21. Giuseppe Coimmi, in Aliens, febbraio 1980, Armenia editrice, pag. 84.

22. Adalberto Cersosimo, Scuola e fantascienza, in "Cosmo Informatore" n. 3 -1984, ed. nord, Milano.

23. Sergio Solmi, Osservazioni sulla science fiction, l'utopia e il tempo, in Saggi sul fantastico, Einaudi Torino, 1978.

24. Isaac Asimov, Abissi d'acciaio, (The caves of steel, 1953), Urania M. n. 464.

25. Isaac Asimov, Il sole nudo, (The Naked sun, Street & Smith Publication, Inc., tr. it di Beata della Frattina, A. Mondadori, Milano, 1957).

26. Isaac Asimov, Intervista, in "Robot" n. 10, 1976, Armenia Editore, Milano.

27. Alfred Bester, L'uomo disintegrato (The Demolished man, 1952). Tr. it. di M. Solmi, Urania, n. 312, 1963, Mondadori, Milano.

28. Isaac Asimov, Chissà come si divertivano!, (The fun they had,) 1951, tr. it. di Roberta Rambelli in Il meglio di Asimov, Mondadori, Milano, 1973.

29. Isaac Asimov, Razza di deficienti,  (Silly asses in "Future", 1958) Beata della Frattina, in "Testi e note" n. 2, cit.

30. Isaac Asimov, Dove da qui? Antologia scolastica, (Where do we go from here?, 1971) A. Mondadori, Milano, 1992.

31. Lawrence M . Krauss, La fisica di Star Trek (The Phisics of Star Trek, 1995 ), Longanesi, Milano, 1996.

32. Darko Suvin, Metamorphoses of Science Fiction, e La fantascienza e il "novum," in La fantascienza e la critica, Feltrinelli, Milano, 1980.

33. Sergio Solmi, Prefazione a Le meraviglie del possibile, cit.

34. AA.VV. Sul leggìo, Antologia per le scuole medie, Mursia, Milano.

35. Isaac Asimov, Esilio sull'inferno, (Exile to hell, 1958) in "Testi e note n. 2", cit., pag. 47.

36. A. Van Vogt, Villaggio incantato, (Enchanted Village) in Le meraviglie del possibile, cit.

37. U. Eco, La cosa, in Diario Minimo, cit.

38. A. Hyatt Verrill, Lo sterminatore, (The Exterminator, 1931) trad. Stefano Negrini, in "Nove vite. La biologia nella fantascienza" cit.

39. Frederik Brown, Sentinella, (Sentry) in "Le meraviglie del possibile", cit., pp. 71-72.

40. Poul Anderson, I mostri, (Epilogue, 1964) traduz. di Bianca Russo, Mondadori, Milano, 1965.

41. Ursula K. Le Guin, La direzione della strada, in I dodici punti cardinali, (The Wind twelve quartes, 1975), trad. di Roberta Rambelli, Ed. Nord, Milano, 1979, p. 259.

42. Edmond Hamilton, Hunati, ("Alien Earth", in "Nove vite", cit., pp. 205-232.

43. Ursula K. Le Guin, Labirinti ("Mazes") in "La rosa dei venti" (The Compass Rose, 1982), trad. di Roberta Rambelli, ed. Nord, Milano, 1987.

44. Philip K. Dick, Ruug, (Roog, 1953), in Le presenze invisibili, ("The collected stories of Philip Dick, 1987) volume I , traduz. di Vittorio Curtoni, A. Mondadori, Milano, 1994, pag. 134-139.

45. Guido Petter . Conversazioni psicologiche con gli insegnanti , Giunti-Barbera, Firenze, 1971.

46. Alfredo Giunti, La scuola come centro di ricerca, Ed. La Scuola, 1982, pp 20-35

47. Umberto Eco, Opera aperta, Bompiani, Milano, 1964

48. Van Vogt, Crociera nell'Infinito (The Voyage df the Space Beagle , 1951 ) trad. di S. Fusco , ed. Fanucci, Roma , 1973.

49. John Brunner, Tutti a Zanzibar, (Stand on Zanzibar , 1968 ) , trad. di Renato Prinzhofer, ed. Nord, Milano.

50. Isaac Asimov, Si prende un fiammifero, op. già citata .

51. Isaac Asimov, Nove volte sette (Feeling of Power), S. Solmi e C. Fruttero a cura di, " Le Meraviglie del Possibile ", Einaudi , Torino, 1959.

52. Isaac Asimov , Il bene più grande (The Greatest Asset ) in " Testi e note n2 cit.

53. AA VV , Le città che ci aspettano (" Future City ") , Oscar Mondadori , Milano , 1974

54. AA VV, Ultima tappa, Oscar Mondadori, Milano, 1972.

55. AA VV, Nove vite - La biologia nella fantascienza Ed. Riuniti, Roma , 1985.

56. Henry Kuttner, Tutti gli Smoali erano Borogovi (Mimsy were the borogoves ) trad. di Sandro Pergameno , Astounding Stories , 1943.

57. Gilda Musa, Perché scrivo SF, in " Robot " n.21, dic. 1977 , Armenia , Milano , p. 136

58. Graziella Pagliano, Profilo di sociologia della letteratura, La Nuova Italia, 1993.

59. Sergio Solmi, Saggi sul fantastico, op. cit., p. 111