Violante: seduta 66
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    PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
 AUDIZIONE DELL'ONOREVOLE RAFFAELE MASTRANTUONO
         E DEL SENATORE ALFREDO BARGI
                     indice
Audizione dell'onorevole Raffaele Mastrantuono:
Violante Luciano, Presidente            2889, 2891
                                  2895, 2896, 2897
D'Amato Carlo                                 2896
Frasca Salvatore                              2895
Mastrantuono Raffaele             2889, 2896, 2897
Robol Alberto                                 2896
Audizione del senatore Alfredo Bargi:
Violante Luciano, Presidente      2897, 2901, 2907
Bargi Alfredo               2897, 2901, 2904, 2906
D'Amato Carlo                           2901, 2906
Frasca Salvatore                        2901, 2904
Matteoli Altero                         2904, 2906
Robol Alberto                                 2903
Sui lavori della Commissione:
Violante Luciano, Presidente                  2907
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La seduta comincia alle 20,30.
 (La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
Audizione dell'onorevole Raffaele Mastrantuono.
PRESIDENTE. Procediamo all'audizione dell'onorevole
Raffaele Mastrantuono, che ha chiesto di essere
ascoltato dalla Commissione.
 RAFFAELE MASTRANTUONO. Signor presidente, colleghi,
vi ringrazio della possibilità che mi viene data
dalla
Commissione antimafia e da lei perché ho avvertito
l'esigenza, anche a seguito della lettura delle
dichiarazioni rese dal Galasso, di esplicitare la
mia posizione, alcuni punti di vista e alcuni
riferimenti sulla vicenda, rispetto alla quale non
posso nascondere il tormento e la difficoltà nelle
quali mi trovo, che non mi è facile superare.
  Partirei dall'amplificazione che della vicenda
hanno dato, all'epoca, stampa e televisione: ero
sostanzialmente accusato, secondo la stampa e
secondo la televisione, di aver fatto parte di una
cupola che distribuiva gli appalti del post
terremoto collegati alla vicenda Cirillo. Poiché
sapevo - e credo che alcuni commissari qui presenti
mi conoscano - quale fosse il mio potere, la
capacità di incidere, ovviamente mi sono sentito in
una condizione particolare che io stesso non so
descrivere. Poi ho ricevuto l'avviso di garanzia e
la richiesta di autorizzazione a procedere, che ha
sostanzialmente circoscritto i fatti, anche se nella
parte finale della richiesta in pratica si ritorna
su un capo di imputazione, come è facile leggere,
che comprende tutte le contestazioni contenute
nell'articolo 416- bis : favori elettorali, aver
contribuito a concedere appalti, concessioni,
autorizzazioni amministrative e quant'altro, come
dirò in seguito.
  Dalla lettura della richiesta di autorizzazione a
procedere non nascondo la mia preoccupazione ed
anche la mia paura per l'impostazione che viene data
dai magistrati napoletani; se ci si fosse limitati
alla rappresentazione dei fatti così come erano
stati esposti dal Galasso forse mi sarei limitato a
prendere atto della vicenda, però vedo un
recepimento cieco della tesi del Galasso senza
tentare di fare alcun riscontro - non dico di avere
un riscontro positivo o
negativo - ma senza tentare, pur nel limitato spazio
di tempo che è concesso per i parlamentari (i famosi
trenta giorni). Rispetto a ciò, ho anche un dubbio
sull'iscrizione del mio nome nel modello 21, come
dirò più avanti.
  Mi sono trovato a dovermi difendere da un'accusa
infamante, rispetto alla quale credo, nella mia vita
di politico in generale, di amministratore, di
sindaco di un comune e di parlamentare, di aver
fatto il mio dovere, niente di più; perlomeno ho
cercato e credo di esserci riuscito, di tener
lontano nel mio comune, che si trova nella provincia
di Napoli...
 PRESIDENTE. Qual è il comune?
 RAFFAELE MASTRANTUONO. Il comune di Villaricca in
provincia di Napoli, un comune a rischio. Mi è
capitato, quando sono stato rieletto sindaco nel
1990, che alcuni amministratori erano
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indagati o sospettati di aver avuto incontri con
alcuni delinquenti locali e quando è apparsa questa
vicenda mi sono dimesso ed ho preteso che quegli
amministratori non rientrassero più in giunta; se è
necessario posso anche esibire la documentazione
della stampa. Siccome tra le altre
cose il Galasso dice, all'inizio della sua
deposizione, che si sapeva da tempo che avevo
rapporti con Alfieri, per la verità la cosa che si
conosceva da tempo era la mia correttezza, tant'è
vero che un magistrato certamente insospettabile,
con il quale tra l'altro non ho rapporti di
conoscenza particolari, il dottor Raffaele Bertone,
sulla Voce della Campania pubblicata prima delle
elezioni del 1992, tra i candidati segnalati
nominava anche Raffaele Mastrantuono del partito
socialista.
  Rispetto a queste vicende e alle cose che ho letto
- il signor Galasso fa riferimento ad una serie di
politici fra amministratori e parlamentari eletti -
mi sono trovato in una difficoltà di valutazione di
questa situazione, rispetto alla quale debbo pensare
che nei confronti di molti, i magistrati, forse
giustamente, non hanno ritenuto che sussistessero
elementi per procedere nei loro confronti per il
reato che a me viene contestato.
  Il punto di partenza, secondo il Galasso, è
rappresentato proprio da questo rapporto elettorale.
Questa è la tesi su cui si fonda l'impostazione
accusatoria: un rapporto per appoggi elettorali
nelle elezioni particolarmente del 1992. Su tale
punto ho letto che alcuni commissari hanno già
contestato questa tesi con il sistema della
preferenza unica.
  Dalla lettura degli atti, sia degli interrogatori
sia dell'audizione che il Galasso ha reso innanzi a
questa Commissione, ci troviamo di fronte ad un
soggetto che avrebbe avuto la forza politica di
appoggiare, sia pure con diverse modalità,
graduazioni, correzioni, ben undici deputati e tre
senatori. Non posso non fare una valutazione: come è
possibile con il sistema della preferenza unica dare
l'appoggio a ben undici candidati alla Camera e tre
candidati al Senato?
Però, quello che io riscontro e rilevo è che delle
dichiarazioni rese dal Galasso non ci sia stato
alcun tentativo di verifica di circostanze che erano
di semplice e facile accertamento; questo perché si
parte dalla dimostrata capacità - come si legge
nella richiesta di autorizzazione a procedere -
dell'organizzazione mafiosa di assicurarsi il
collegamento con l'ambiente politico e quindi il
potere di avere questa capacità di collegamento non
soltanto con un partito ma anche con più partiti, il
che rende certamente
ancora più difficile quell'appoggio elettorale che
si avrebbe nei confronti di candidati non di un
partito, ma di più partiti.
        La prova del nove sarebbe data dalla carica che ho
                               avuto
di vicepresidente della Commissione giustizia, che
sarebbe stata tale da consentire di assicurare
benefici processuali e delinquenziali a mafiosi, a
delinquenti, a quant'altro, perché questa "alta
carica istituzionale" - come si legge nella
richiesta di autorizzazione a procedere - sarebbe
stata lo strumento, il mezzo che io avrei usato per
avere un potere nei confronti di questa cosca
mafiosa e questi poi avrebbero ovviamente avuto
fiducia in queste capacità; si tratta di una carica
che peraltro - debbo dire - ho acquisito solo il 21
ottobre 1988. Sono componente della Commissione
giustizia dal 14 luglio 1988; appena fui eletto nel
1987 io ero componente della Commissione affari
costituzionali della Camera, poi solo
successivamente, nelle date che ho detto, fui
nominato componente e poi vicepresidente della
Commissione giustizia.
Questa carica istituzionale credo che avrebbe dato
di per
sé la forza di risolvere problemi penitenziari e
problemi di carattere giudiziario, perché non si è
tentato nemmeno di individuare quei magistrati,
quelle persone nei confronti delle quali avrei
esercitato pressioni per ottenere i risultati cui fa
riferimento il Galasso.
        Il Galasso inizia col dire che "Si sapeva da tempo
                              che il
Mastrantuono aveva collegamenti con il clan Alfieri,
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perché aveva fatto in modo che Fabbrocino Mario
avesse gli arresti domiciliari".
  Ora, io non ho conosciuto mai né il Fabbrocino
Mario, né Alfieri, né Galasso, né Procida, né altri
che vengono indicati dal Galasso stesso e debbo
ribadire che in queste vicende che sono richiamate
dal Galasso - in particolare quelle di Fabbrocino
Mario e quella di Procida Giovanni - non ho svolto
alcuna attività; sono situazioni facilmente
accertabili.
L'unica cosa che ho potuto fare per la vicenda di
Fabbrocino è tramite il mio legale, che ha cercato
di sapere chi era il legale di questo Fabbrocino.
Dal legale dello stesso ha saputo che trattasi di
una vicenda giudiziaria che risale al 1987. Io ho
avuto un fax dal professor Stile, che vi leggo:
"Egregio onorevole, in relazione alla richiesta di
autorizzazione a procedere (...), le comunico i
risultati dell'indagine effettuata per suo conto in
relazione agli arresti domiciliari ottenuti da tale
Fabbrocino Mario, il quale - secondo le affermazioni
del ŠP'collaboratoreŠP' Galasso Pasquale - avrebbe
usufruito nella circostanza di un suo aiuto. Sia
pure in extremis , sono riuscito a
mettermi in contatto con l'avvocato Sergio Cola, che
all'epoca assisteva il Fabbrocino. Il collega Cola -
a memoria - mi ha fornito le seguenti indicazioni:
la concessione degli arresti domiciliari al
Fabbrocino avvenne in un periodo compreso tra il
settembre e l'ottobre 1987" - epoca nella quale non
ero né componente né vicepresidente della
Commissione giustizia - "la vicenda fu molto
ŠP'soffertaŠP' e impegnativa per la difesa (...). Il
processo era in grado di appello (II sezione corte
di appello di Napoli); il Fabbrocino, dopo un
periodo di ricovero presso una casa di cura
napoletana (pare Villa dei geranei), fu sottoposto a
perizia medica. L'avvocato Cola rammenta che perito
d'ufficio (...) era il professor Bruno Pannain;
all'esito della perizia, la Corte d'appello concesse
gli arresti domiciliari. Sono spiacente che, nei
tempi...".
Su questa vicenda i magistrati avrebbero avuto la
possibilità di esaminare il fascicolo, di chiamare i
magistrati (mi pare che il Galasso dica che io avrei
fatto pressioni nei confronti dei magistrati) e
quindi sapere dai magistrati quale fosse
innanzitutto la posizione processuale e quale fosse
il tipo di intervento che avrei fatto.
  Lo stesso vale per la vicenda di Procida Giovanni,
rispetto al quale in una parte delle audizioni
svolte dalla Commissione antimafia ho letto che era
detenuto a Campobasso.
Ora, io a Campobasso non conosco magistrati,
avvocati, cancellieri, non conosco nessuno. Ma anche
su questa vicenda la Commissione può chiedere il
fascicolo per vedere come stanno le cose.
  Onestamente, rispetto a situazioni di questo
genere non so come difendermi; mentre per l'episodio
Nocera posso dare un chiarimento, per questo
episodio non so come ci si possa difendere da fatti
completamente inesistenti. L'unico modo è esaminare
i fascicoli e se, come dice il Galasso e conferma
nelle ultime audizioni, avessi fatto interventi sui
magistrati, mi pare che la cosa migliore sarebbe
quella di interrogare i magistrati. Con i magistrati
non ho avuto mai nessun rapporto, né il potere di
incidere per qualcuno. Proprio l'episodio Nocera lo
conferma.
  Quando, in sede di audizione, il presidente,
onorevole Violante - quando lui dice "Mastrantuono
seguiva un nostro associato..." - gli domanda: "E'
avvocato?". Lui dice: "E' avvocato. Già seguiva
qualche nostro associato, tanto che fece uscire...",
una volta dice prima...
 PRESIDENTE. Non è una domanda, è un'affermazione.
 RAFFAELE MASTRANTUONO. L'interruzione era - credo -
anche per dire: voglio capire se lo segue come
avvocato o come politico. Lui afferma che non sa se
io ero o non il suo difensore. Allora non sa nulla:
evidentemente non sa che dal 1972 sono avvocato
interno del Banco di Napoli, iscritto all'albo dei
legali interni e quindi non potevo difendere
nessuno, questa posizione non l'ho potuta assumere.
Forse era meglio; se ero esterno
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avrei avuto questa veste formale e sostanzialmente è
un'attività... Non lo potevo difendere. Quando dice
che non sa se ero o non ero il difensore,
evidentemente non sa questa cosa.
  Poi dice - lo conferma nell'ultima audizione e lo
leggo dalla richiesta di autorizzazione a procedere
- che mi sarebbe stata imposta la liberazione di
Procida prima del Natale 1991. Debbo allora
raccontare un fatto tragico, non so se debbo farlo
verbalizzare, se lei lo ritiene. Purtroppo, l'11
novembre 1991 - credo che non lo sappia nemmeno, se
no non avrebbe... - io ho perduto un figlio... L'11
novembre 1991, mi è capitato questo evento tragico e
quindi come potevo preoccuparmi... Chi poteva venire
da me per una cosa del genere in quelle circostanze,
tant'è che io non volevo nemmeno più candidarmi, non
ero nelle condizioni ideali...
  Ora, di questi fatti... nella richiesta
dell'autorizzazione a procedere non c'è traccia.
Come è possibile insomma che non si chieda la copia
di un fascicolo... Io non sono in condizioni di dire
di più. Insomma, è mai possibile che rispetto ad
interventi... non gli chiedono che tipo di
interventi? Voglio precisare come sorge la mia
precisazione. Nell'interrogatorio del 17 marzo c'è
questa domanda: diteci dei rapporti sui politici
dell'area vesuviana e la camorra di questa zona. Si
fa tutto, si espleta questa... Ad un certo punto: va
bene, ora parlateci dell'appoggio dato all'onorevole
Mastrantuono. Certamente un magistrato od un
pubblico ministero lo può fare, però se quella
rientrava in un rapporto tra politici dell'area
vesuviana e camorra di quell'area... io non sono
dell'area vesuviana. Si parla di tutti i sindaci,
che sono tutti di quell'area. Io non lo so, ma i
sindaci democristiani votavano per me. Non so se
votavano gli altri, non vorrei... ma certamente non
appoggiavano parlamentari di altri partiti.
Quando gli si domanda come si operava, a parte il
fatto
che dice che nei confronti della gente, si aveva la
possibilità di controllo e i voti... Ma fa
riferimento ad una serie di sindaci dell'area che
sono tutti di un partito
diverso dal mio.
  L'altra questione, cioè la ragione di questo
rapporto sarebbe stata nell'appoggio elettorale: mi
sarei recato dall'Alfieri per trattare questo
appoggio elettorale. E' chiaro che nelle condizioni
in cui lui asserisce"circa un mese prima delle
elezioni... io l'ho visto un pomeriggio là".... Non
ho possibilità di alibi per date, luoghi... non
avendo la certezza della data sull'incontro. Ma pure
le modalità! E' possibile mai che ci si reca un
pomeriggio, accompagnato da due pregiudicati, nel
luogo di un pregiudicato famoso, poi a tutto questo
lui dice, o meglio Alfieri gli dice: va bene,
siccome io sono superlatitante e tu sei latitante, è
meglio che tu non partecipi, partecipo solo io?
  Francamente mi pare una ricostruzione davvero
folle... Sarebbe veramente folle che uno, in
campagna elettorale, di pomeriggio va là. Però lui
deve dire che mi conosce: mi ha visto in televisione
e sui giornali. Quindi ha avuto il riscontro quando
sarei andato di pomeriggio. Se diceva che andavo di
sera, non poteva dire che mi aveva visto?
            Ma il punto è la ricostruzione del rapporto
                            elettorale.
Galasso afferma che io sarei ricorso a questo
appoggio perché mi vedevo spacciato nel partito
socialista e che quindi avevo bisogno di un appoggio
determinante per ottenere questi voti.
Lui dà tre versioni. Io non ho capito bene se la
ragione
dell'appoggio sarebbe stata la liberazione di
Procida per il Natale 1991, o l'impegno nei suoi
confronti oppure se il rapporto esisteva da tempo.
  Nelle elezioni del 1992 la previsione del partito
socialista era di ottenere sette seggi. Fu
predisposta una lista che tenesse conto di questa
esigenza. Io non ho mai pensato di arrivare sesto.
Io ho pensato che per le persone che erano presenti
nella lista sostanzialmente la mia posizione non
poteva che essere quella. Ed il candidato che si
collocava successivamente non aveva alcuna
possibilità eventualmente di scavalcarmi. Infatti io
sono
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arrivato settimo (ho i risultati elettorali, ma
credo che li potete acquisire), distaccato dal sesto
di ben quattro mila voti e distaccando l'ultimo -
perché poi andammo al di là delle previsioni... - di
ben otto mila voti. Ero consapevole di ciò. Per
quanto riguarda poi l'incidenza nell'area nolana, su
circa 30 mila voti di lista riportati dal PSI, in
venti comuni del nolano, ho riportato 1.381 voti di
preferenza (su un totale di 22.493), risultando
sempre il settimo. Siccome ho letto da qualche parte
che io ero collegato con il senatore Russo Raffaele
e facevamo la campagna insieme: è una cosa di una
falsità assoluta... In tutti i comuni del collegio
di Russo (che sono 27-28, alcuni vicino al mio), la
situazione sostanzialmente non muta perché rispetto
a 38-39 mila voti, io ho preso complessivamente
2.644 voti. Dice che non sono conosciuto e che sarei
stato votato a San Paolo Belsito ove ho preso ben 30
voti. Trattasi di un comune confinante con Nola.
Tutti sanno che mi sono battuto per l'istituzione
dei tribunali di Nola e di Torre Annunziata. Ho
partecipato a convegni a Nola e quindi ho qui gli
elementi. Ho avuto adesioni di avvocati, di
magistrati e di operatori del diritto. A Nola, su
tre mila voti circa del partito, ho preso 220 voti
di preferenza.
        E' una situazione rispetto alla quale veramente non
                              riesco
a capacitarmi; non riesco neanche a capire perché
avvenga questo; non so darmi una spiegazione.
  Veniamo alla vicenda "Nocera". Mi pare sia la
conferma di tutto. Si dice: siccome nel 1987 si è
interessato di Fabbrocino; nel 1991 si è interessato
di... cerchiamo una conferma a questi fatti. Allora
la conferma viene da un altro fatto. Questo avrebbe
confermato i miei rapporti, la mia
partecipazione - dice la richiesta di autorizzazione
a procedere - "agli obiettivi tipicamente propri
dell'organizzazione mafiosa di assicurare ai propri
aderenti condizioni di privilegiato trattamento
processuale e carcerario".
  Non mi preoccupa troppo, anche se ho una curiosità
su come sia stato acquisito questo rapporto dei
giudici. Insomma, ad un certo punto esce questo
esposto che fa riferimento ad un mio interessamento.
Perché viene interrogato un solo giudice? Perché non
è stato interrogato pure Nocera Bruno il quale
avrebbe potuto confermare se si era rivolto a me?
  Vediamo chi è Nocera Bruno. Nocera Bruno è
presentato, nella richiesta di autorizzazione a
procedere, come un soggetto pericolosissimo, legato
al clan Bardellino, Alfieri... Si fa capire che io
mi sarei interessato per Nocera Bruno, perché questi
sarebbe stato un "ritorno" da parte di Alfieri,
collegato con il clan Bardellino. Siccome questo era
collegato al clan Bardellino, io avrei avuto questa
richiesta di interessamento. Nocera Bruno è di
Villaricca, già dipendente del comune allo stato in
servizio presso l'USL 23, e prestava servizio al
presidio sanitario di Villaricca diretto da mio
fratello.
        Una mattina, mio fratello mi dice che Nocera Bruno
                                gli
avrebbe detto di essere sottoposto ad una misura di
prevenzione. Mio fratello è un pauroso, preoccupato
si chiedeva: ma io che debbo fare? Debbo fare
qualcosa? Ti puoi informare? Perciò mi recai una
mattina... Quello che loro dicono... Io credo il 18
o un'altra mat-tina e mi sono portato nella
cancelleria, dove mi hanno detto che c'era udienza e
di rivolgermi direttamente al tribunale. Mi sono
rivolto all'usciere e questo mi ha annunciato al
presidente. Mi hanno fatto entrare nella camera di
Consiglio e ho detto che venivo per chiedere
informazioni sulla posizione di Nocera Bruno. Lo
dico con molta onestà; se fossi andato con l'intento
di raccomandare... Non mi hanno dato il tempo. Una
donna, che credo sia la Cirillo, componente del
collegio, mi ha preso per il braccio... Le ho detto
anche: lei sta equivocando! Come è possibile che si
va da un giudice che non si conosce per raccomandare
una persona, un pericoloso pregiudicato! Ma è una
cosa assurda! E' incredibile! Mi domanderete: che
interesse c'era a denunziare questi fatti? Questo
non lo so. Vi posso dare gli elementi che che ho
acquisito e che potete esaminare; voglio capire
anche io; poi un magistrato fa un
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esposto, io non so quando è stato fatto, se è stato
fatto, non ho elementi, però è un fatto che già
all'epoca mi lasciò perplesso; io avrei voluto
assumere delle iniziative, volevo fare una
interrogazione, poi francamente ci ripensai perché
avevo ritenuto che magari mi ero recato nella camera
di consiglio quando stavano decidendo e quindi avevo
pensato di essere entrato in un momento particolare
e mi sorse il dubbio; non conoscevo date, né avevo
altri elementi. Solo ora, dagli accertamenti che mi
ha fatto il professore Stile, è risultato quanto
segue: il collegio giudicante, che ha deciso, era
composto dal dottor Leonardo Colaminè, dal dottor
Ferdinando Giannelli e dal dottor Angela Cirillo. Mi
pare di aver letto sul giornale che anche Colaminè
sarebbe stato uno dei magistrati chiamati in causa
dal Galasso.
  Il procedimento inizia l'8 giugno 1988 e si
conclude con decreto del 22 dicembre 1989. Il
tribunale si era riservato la decisione il 18
settembre 1989; quindi, quando io sono andato -
quindici giorni dopo che si era riservato -
teoricamente avrebbero anche potuto decidere; oltre
tutto nella materia delle misure di prevenzione il
collegio giudica abbastanza rapidamente.
       Il collegio di quella mattina, di quando sono andato
                               io -
mi riferisce il mio difensore - era diverso dal
collegio che ha deciso, cioè c'era un diverso
presidente; solo così mi spiego, mi posso spiegare,
perché non lo comprendo, perché l'esposto viene
fatto da due giudici e non da tutti, anche dal
presidente che quella mattina era presente quando io
mi sono recato in quella sede.
  Questo esposto, che è stato fatto e di cui io -
ripeto non conosco niente, o è un atto irrilevante,
allora non so perché viene tirato in ballo in questo
momento, o era un atto penalmente rilevante e già
allora conteneva in sé gli estremi del reato e
allora non comprendo perché non si sia proceduto.
Tra l'altro debbo dire che mentre viene allegato
alla richiesta di autorizzazione - credo, per lo
meno così mi pare di leggere - il decreto del
tribunale di primo grado nel quale al Nocera viene
applicata la misura - mi pare - della libertà o
della sorveglianza di un anno o due, non si dice che
poi con provvedimento della corte d'appello è stata
revocata la misura del giudice: viene indicato
espressamente che questo è un incensurato, viene
detto nel provvedimento della corte d'appello e
viene anche fatto rilevare che questo è un vigile
sanitario; tutto questo per la verità non appariva;
stranamente, tant'è vero che la meraviglia di mio
fratello era sostanzialmente questa, che lo si
invitava a trovarsi un lavoro. Diceva: un vigile
sanitario quale lavoro deve trovarsi?
  Ora, l'intervento per Nocera, che pare sia
l'elemento di conferma, non viene ricollegato a
quella che è la natura, nei termini in cui l'ho
esposta, del mio interessamento, cioè di una
informativa sulla posizione di un mio compaesano, ma
viene ricollegato a tutta questa appartenenza ai
clan Bardellino, Ammaturo, Alfieri, Nuvoletta, ad
una riunione a Roma, di cui vi sono documenti
fotografici, ovviamente ove non c'entra niente. Non
si dice che Nocera era incensurato né che in sede di
appello gli è stata revocata la misura di
prevenzione applicata in primo grado.
  Queste sono le riflessioni che ho fatto sugli
episodi specifici e sugli elementi su cui si fonda
la contestazione. Solo un fatto voglio segnalare;
non so poi quanto questo mi potrà costare. Io sono
molto preoccupato dell'impostazione dell'accusa che
viene dalla richiesta di autorizzazione a procedere
perché, se è vero che i fatti sono solo quelli di
natura elettorale, tuttavia nella richiesta di
autorizzazione a procedere si chiede
l'autorizzazione nei confronti di Gava, Pomicino e
me per aver fatto parte di un'associazione per
delinquere di tipo mafioso promossa, diretta ed
organizzata da Carmine Alfieri e da altri,
contribuendo in modo non occasionale - io! - "al
raggiungimento degli scopi dell'associazione
mafiosa, ed in particolare al controllo di attività
economiche, al rilascio di concessioni e di
autorizzazioni, all'acquisizione di appalti e
servizi pubblici, al conseguimento di
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profitti e vantaggi ingiusti per sé e per altri ed,
inoltre, ad impedire ed ostacolare il libero
esercizio del voto ed a procurare voti in occasione
di consultazioni elettorali".
Vi è cioè quanto meno una discrasia, per usare un
eufemismo, tra il fatto indicato in premessa e la
contestazione, chiamiamola così per capire meglio,
del reato, che non è riferito solo al fatto
elettorale, ma anche a tutte le vicende degli
appalti.
  L'ultima questione è la seguente: non sono
riuscito a capire o a sapere quando il mio nome è
stato iscritto nel modello 21. Nella richiesta di
autorizzazione a procedere si fa riferimento
all'interrogatorio del 21 e 22 dicembre 1992: "nel
corso dell'interrogatorio il collaboratore Galasso
riferiva della capacità di diversificare il consenso
elettorale, controllandolo e riversandolo anche su
candidati appartenenti a varie formazioni politiche
e fra queste in particolare sul candidato socialista
Mastrantuono". "Riferisce sul punto il Galasso alla
domanda di chiarire precedenti accenni sul punto e
riporta...". Sembra che l'interrogatorio sia quello
del 22 dicembre; invece dagli atti che ho letto, è
l'interrogatorio del 17 marzo. Questo lo dico - non
per il problema dei trenta giorni, perché ho
l'esigenza di liberarmi dal merito delle questioni -
per sapere se dal 22 dicembre indagavano, se
potevano indagare, se è vero quanto pubblica un
giornale, che io però non ho, il Roma del 28 marzo,
che potete acquisire, che fa riferimento ad altri
nomi: fa riferimento alla data dell'iscrizione nel
registro, perché i giornali sono i più informati di
tutti; il pomeriggio del 28, dopo l'uscita del Roma
, che non faceva il mio nome, mi è stato recapitato
a casa l'avviso di garanzia.
  Non dico le modalità con le quali mi è stato
recapitato perché dovrei pensare che anche questo fa
parte di certa modalità di conduzione; se il codice
dice che deve essere mandato per posta e può non
essere inviato in questo modo quando vi sono ragioni
di urgenza, mi pare che non c'era alcuna ragione di
urgenza per comunicarmi l'avviso di garanzia il
pomeriggio del 28 alle ore 16,30, quando io non
stavo nemmeno a casa, mi hanno fatto rintracciare.
  Questo è quanto avevo da dire; se avete esigenze
di documenti... ma vi chiederei espressamente di
acquisire i fascicoli di Nocera, i fascicoli di
Fabbrocino, i fascicoli di Procida. Se potete
interrogare i magistrati, ma io non lo so, non so
come mi debbo difendere. Vi chiedo scusa e vi
ringrazio.
 PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mastrantuono. Vi sono
domande da parte dei colleghi presenti?
 SALVATORE FRASCA. Penso debba essere discettata
tutta la materia relativa ai pentiti. Mi suona
ancora nell'orecchio un'espressione del procuratore
Vigna durante il Forum antimafia quando questo
illustre magistrato italiano ci suggerì di fare in
modo che il pentito non venisse gestito dallo stesso
magistrato al quale ha fatto le prime confessioni.
Dobbiamo andare avanti in questa direzione e
soprattutto, anche alla stregua della legislazione
americana, dobbiamo fare qualcosa, suggerire al
Parlamento di fare qualcosa prima che i cannoni si
puntino anche sul nostro palazzo data la
"russificazione" di questo nostro Stato.
Vorrei dire all'onorevole Mastrantuono che, per la
parte
che ci riguarda, soprattutto nella seconda
audizione, grazie al collega Taradash, abbiamo
cercato di farci dire dal pentito Galasso tutto
quello che poteva dire su di lui. Ebbene, leggo
dagli atti, che credo siano a conoscenza sua e di
questa Commissione, del 17 settembre 1993. Galasso,
incalzato da Taradash, dice, rispondendo alla
domanda "Sì, ma l'onorevole Mastrantuono come ha
agito, come avvocato, come politico?": "Non lo so,
noi sappiamo, io lo so come politico, ma non so se
Mastrantuono era l'avvocato di Procida Giovanni".
Quindi se ho ben capito, su questo non lo so o lo so
si costruisce tutta ipotesi accusatoria nei suoi
confronti. Qui mi fermo perché dovrei fare delle
                             Pag.2896
considerazioni. In nome della libertà alla quale mi
ispiro devo soltanto dire, onorevole Mastrantuono,
che nella stessa audizione, come in quella
precedente, sono stati fatti anche i nomi di
magistrati che "aggiustavano" i processi per conto
della camorra: non mi risulta che, allo stato delle
cose, nei confronti dei magistrati menzionati in
quei verbali siano state promosse azioni penali.
 RAFFAELE MASTRANTUONO. Se la domanda verte sulla
discrezionalità dell'azione del pubblico
ministero...
 PRESIDENTE. Questo è un problema teorico!
 RAFFAELE MASTRANTUONO. ...non solo sui magistrati,
ma anche sugli altri politici. Io non lo dico, ma
sono noti in
quanto risultano dagli atti... Vi sono persone che
magari uno crede siano state arrestate per il 416-
bis , ma in realtà non è vero, in quanto sono state
arrestate con l'accusa di abuso d'atti d'ufficio.
          In ordine al pentito vorrei dire una sola cosa.
                             Sulla sua
situazione patrimoniale...
 ALBERTO ROBOL. Si dice che è nato ricco.
 RAFFAELE MASTRANTUONO. Siccome è nato ricco,
bisognerebbe poi accertare come ha acquisito tutte
quelle ricchezze a Poggiomarino. Bisognerebbe sapere
come ha esteso la sua proprietà per accessione;
bisognerebbe vedere se qualcuno a Poggiomarino è
deceduto per cause non naturali. Io posso solo
esibire l'articolo apparso su la Voce della Campania
nell'aprile di quest'anno (ma potrà essere più
opportuno esaminare i rapporti redatti dalla Guardia
di finanza) ove sostanzialmente si fa riferimento ad
un rapporto della commissione d'inchiesta sui mezzi
di lotta contro i tentativi di penetrazione della
mafia in Francia. Mi riferisco ovviamente alla
commissione d'inchiesta francese, non a quella
italiana. Nelle dettagliate pagine del dossier, si
parla di perquisizioni effettuate a Nizza, nel
quartiere di Beausoleil, in un immobile che si
chiama Villa la Rotonda. Qui, secondo gli inquirenti
francesi, sono stati trovati dei documenti che
permettono di identificare parecchi prestanome
dell'organizzazione, evidentemente dediti ad
operazioni di riciclaggio. In particolare
l'attenzione si è focalizzata sulle attività di una
sigla, Lomar, proprietaria di palazzi ed
appartamenti sparsi un po' ovunque, con quartier
generale a Montecarlo. Al timone di Lomar (affermano
gli investigatori) ci sono tre Galasso, ovvero
Pasquale, Martino e Giuseppe. E viene aggiunto che i
tre sono in stretto rapporto con Giancarlo Casaccia,
conosciuto dalle forze politiche italiane per aver
effettuato delle esportazioni illegali di capitali,
e membro di un consorzio finanziario che controlla
una trentina di società francesi, monegasche,
lussemburghesi e panamensi. Il collegamento tra i
Galasso e Casaccia, precisano gli 007 francesi,
avviene attraverso la società anonima Nici, che fa
capo a Giovanni Ghione e Antonio Gaudino. Insomma
una bella ragnatela di affari.
           ALBERTO ROBOL. Lei ha detto che Casaccia era
                            conosciuto
dalle forze politiche italiane.
 RAFFAELE MASTRANTUONO. No, dalle forze di polizia
italiane, non politiche.
 CARLO D'AMATO. Si è trattato di un lapsus .
 RAFFAELE MASTRANTUONO. Lui dice in pratica che si è
pentito perché vuole rifarsi una vita, io penso che
voglia invece salvare il patrimonio. Gli
accertamenti possono comunque essere fatti
tranquillamente.
 PRESIDENTE. Se non vi sono altre domande, ringrazio
l'onorevole Mastrantuono per la sua disponibilità.
Ha per caso documenti da lasciare alla Commissione?
                             Pag.2897
         RAFFAELE MASTRANTUONO. Siccome li ho anche per la
                              Giunta,
ora vedo...
 PRESIDENTE. Lei con calma...
 RAFFAELE MASTRANTUONO. Vorrei lasciare questo
documento della Corte d'appello relativo a Nocera
Bruno, dove è scritto che è un incensurato...
 PRESIDENTE. Lei può pensarci un attimo, non abbiamo
fretta, li può mandare con suo comodo, in modo che
può scegliere bene i documenti da inviare.
 (Il deputato Mastrantuono esce dall'aula della
Commissione).
                       Audizione
  del senatore Alfredo Bargi. (Il senatore Bargi
entra nell'aula della
Commissione) .
 PRESIDENTE. Il senatore Bargi ha chiesto di essere
ascoltato dalla Commissione; gli do subito la
parola.
ALFREDO BARGI. Innanzitutto vi ringrazio per la
possibilità offertami di avere un dialogo diretto,
oltre a
quello scritto, con voi. Mi sono preoccupato di
inviare delle note scritte rispetto alle notizie che
avevo appreso dalla stampa, anche se poi ho avuto
modo di leggere il testo delle dichiarazioni rese
dal Galasso. Siccome la stampa ha riportato quasi
integralmente quelle dichiarazioni, mi sono affidato
a delle considerazioni scritte e non tanto per
motivi polemici. Non credo, infatti, che la polemica
paghi molto in queste circostanze; non sono, dunque,
mosso da motivi polemici. Me li riservo in un
momento diverso, in un discorso un po' più ampio, e
sono qui questa sera con l'animo sgombro da
polemiche, ovviamente non verso di voi, bensì nei
confronti delle dichiarazioni rese.
  Sono venuto qui nel rispetto massimo e nella
considerazione che ho per questa Commissione e per
il lavoro che sta svolgendo. Una cosa è la
valutazione del contenuto di ciò che viene riferito
da chicchessia in quest'aula, altra cosa è invece lo
sforzo pregevole che voi compite per l'istituzione.
Vi dirò di più. Mi sarei limitato alle note scritte,
che credo, almeno spero, siano esaustive di tutti i
punti toccati dal Galasso, se non avessi avvertito
la particolare ed insopprimibile esigenza (non
vorrei apparirvi né retorico né patetico) di
sgombrare il campo da qualsiasi dubbio. Mi sarei
potuto limitare a prendere atto e ad utilizzare
quanto scritto nella richiesta di archiviazione che
non ha avuto seguito, come ben sapete. Vi è infatti
il problema sollevato dal giudice per le indagini
preliminari, in rapporto ad un tema giuridico e non
certamente per il fatto di un convincimento già
raggiunto, se l'eventuale necessità di ulteriori
indagini fosse compatibile, non essendo compatibile
con la scadenza del termine per la richiesta di
autorizzazione a       procedere, mai chiesta dal
pubblico ministero di Salerno,
sul piano costituzionale con la norma che poi
prevedeva l'archiviazione, diventando quasi un atto
obbligato, quindi limitando la libera valutazione
del giudice per le indagini preliminari. Ripeto che
già la richiesta di archiviazione (non lo devo dire
certo a voi che ben conoscete il tema) poteva
rendermi soddisfatto sul punto, considerando anche
la successiva puntualizzazione degli stessi
magistrati che pubblicamente, in una nota
giornalistica, avevano sottolineato, rispetto a
deformanti interpretazioni di qualche giornale, di
aver chiesto l'archiviazione nella convinzione non
di graziare, il che poteva avere degli eventuali
indizi a mio carico, ma perché avevano accertato,
dopo indagini svolte, che non vi era nulla a mio
carico. Ho avvertito l'esigenza di venire qui per
lasciare traccia, forse ingenuamente, di una mia
reazione composta - spero e voglio - rispetto a
quanto ha detto il Galasso, che offende anche le mie
origini, perché sono figlio di un maresciallo dei
carabinieri, che è morto lasciandomi soltanto in
eredità una grande ricchezza, il
Pag.2898
suo nome, ed una misera pensione, che questo Stato
passa ad un militare che muore in servizio. Pertanto
è stata per me l'offesa maggiore sentirmi poi
colpire da un'accusa e dal sospetto di chi
disinvoltamente ha cercato di infangare il mio nome,
non quello della mia persona, ma della mia famiglia.
Ecco il motivo per il quale sto qui davanti a voi,
soprattutto per rendermi disponibile a qualsiasi
domanda, a qualsiasi richiesta vogliate fare sul
punto, perché ritengo sia per me
indispensabile che si elimini qualsiasi ombra
rispetto a quanto è stato ascoltato da voi da parte
del Galasso.
Non ripercorrerò tutte le cose che sono state dette
sia
perché oramai ci avviamo verso un'ora tarda sia
perché farei cosa di cattivo gusto, anche perché
sono certo che avete letto le note; vorrò soltanto
aggiungere qualche piccolo particolare che ho
ritenuto necessario aggiungere dopo aver letto il
testo integrale delle dichiarazioni del Galasso. Non
sto qui a ripetere le cose, non perché voglia
sfuggire all'argomento, anzi sono pronto a
rispondere su tutti i temi toccati da Galasso. Per
quanto riguarda il problema della mia elezione
chiaramente è un'affermazione suggestiva, ma proprio
nella sua suggestività altrettanto infondata, direi
ictu oculi ,
che per un miracolo avrei superato Forleo perché
credo, così come ho già anticipato per iscritto, che
si voglia mettere in dubbio la correttezza di uffici
giudiziari quali la corte d'appello ed il tribunale,
che sono la sede di verifica che ha accertato la mia
elezione. Quest'ultima è tuttora in contestazione,
ma soltanto sul piano del conteggio dei voti, non
certamente sul piano di un eventuale sospetto di
brogli elettorali; anzi il presidente Pellegrino
pubblicamente ha dichiarato, ad una illazione che
veniva fatta da qualche giornalista, che nella
specie non vi era alcuna ipotesi di brogli
elettorali, ma soltanto di conteggi, tant'è vero che
potrei lamentarmi di aver subito torti involontari
perché basterebbe vedere i verbali per verificare
che molti voti non mi sono stati assegnati in fase
di assegnazione in fase elettorale.
  Per quanto riguarda l'affermazione dell'appoggio
elettorale presunto che mi avrebbe dato il Galasso
mi riporto alle cose che ho detto per iscritto;
vorrei soltanto sottolineare che basterebbe andare a
rivedere la mappa della criminalità della zona che
mi sono preoccupato di esporre, con le varie
possibilità di influenza della criminalità, lo
stesso sodalizio di cui fa parte il Galasso. Rinvio
a quei dati e vorrei soltanto sottolineare che il
Galasso, siccome non può avere questa conoscenza dei
dati elettorali, ignora che io ho avuto un
incremento di voti - dico io per dire il collegio
perché è la prima volta che mi sono cimentato in
competizioni elettorali - non nella zona che lui
dice di sua influenza, ma nella città, e più
specificamente a Ponticelli, a Barra, dove ho
indicato - e credo di non essere smentito in questo
- che imperano clan camorristici che sono in lotta
con quelli di Galasso, prendendo anche per buono
quello che egli afferma nella mappa che egli ha
delineato qui a voi rispetto all'influenza dei vari
gruppi camorristici. Dovrò anche dire che egli
afferma cose false ed inesatte quando parla, e
certamente non poteva fare diversamente, di un
presunto appoggio che avrei avuto da tale Fiore
D'Avino di Somma Vesuviana, che è l'unico che fa
parte del clan Alfieri: è inutile dirvi che non l'ho
mai incontrato né lui parla di un incontro che abbia
potuto avere con questo Fiore D'Avino, ma per
supportare la sua affermazione ancora una volta dice
una cosa che a voi risulterà estremamente chiara e
cioè che addirittura il senatore Russo avrebbe
incoraggiato il Fiore D'Avino, che sarebbe suo
parente acquisito, per poter dare voti a me nella
zona di Somma Vesuviana perché ne avrebbe tratto un
vantaggio. Non devo dimostrare a voi, che su questo
avete particolare conoscenza ed esperienza, che il
collegio VI nel quale sono stato eletto fa parte di
una circoscrizione, che è quella della città di
Napoli, in cui non vi è alcuna influenza né
condizionamento né può condizionare a sua volta i
risultati di altro collegio della provincia di cui
faceva
Pag.2899
parte il senatore Russo. Pertanto per il senatore
Russo, secondo quello che dice il Galasso, era del
tutto indifferente
che io potessi o meno avere voti.
  Non starò qui a dire dei finanziamenti che avrei
avuto, poiché egli afferma che avrei avuto un
finanziamento per la mia campagna elettorale; potrei
facilmente liberarmi dell'argomento dicendo che
siccome egli pone come premessa che poiché avrei
affermato di non avere disponibilità economiche, di
non avere capacità di affrontare la campagna
elettorale, uno dei motivi sarebbe stato questo ad
indurlo a versarmi questi 40 milioni. Certamente non
sono venuto qui per ostentare le mie possibilità
economiche, ma dico che basterebbe andare a guardare
sia il mio modello 101 - perché sono anche docente
universitario - sia le mie dichiarazioni dei redditi
sia il fatto che sono proprietario anche di
patrimoni; chi mi conosce sa che a Napoli non vivo
certamente in un piccolo appartamento (ma non sono
qui per ostentare) e credo che già questo dimostri
in sé l'infondatezza delle sue dichiarazioni. Ma vi
è un dato che voglio sottoporre alla vostra
attenzione e che smentisce totalmente il Galasso e
cioè il fatto che avrebbe ricevuto da me una
richiesta di appoggio elettorale e poi io avrei
ricevuto da lui il finanziamento nel corso del
procedimento a suo carico. Egli data il momento in
cui avrei richiesto l'appoggio elettorale -
fortunatamente per me perché così posso respingere
queste illazioni e queste insinuazioni - al clan
cammorristico ad una fase del procedimento a suo
carico; infatti ho difeso Galasso, sono stato il suo
difensore, nel procedimento in appello, ex articolo
816- bis , in cui fu riformata la sentenza di
primo grado ma fu condannato a sette anni e mezzo
per estorsione. Quindi egli dà un'indicazione
precisa.
Il processo è terminato nel gennaio 1992 - le
elezioni
furono nell'aprile 1992 - quindi egli data a due
mesi prima la mia richiesta di appoggio elettorale e
così anche il finanziamento (dice "qualche tempo
dopo aveva chiesto"). Ebbene, ho già indicato nella
memoria, e vi chiedo di verificarlo se lo volete
fare, che non ho mai chiesto di essere candidato, né
ipotizzavo di poter essere candidato (c'è qualche
collega napoletano che potrà confermare e sapere se
si parlasse di me quale candidato della democrazia
cristiana): non ho mai avanzato nessuna istanza ad
organi di partito perché non militavo nel partito,
ma soltanto due giorni prima, cioè nell'aprile 1992,
la direzione nazionale mi ha incluso tra i
candidati. L'onorevole Scotti, l'onorevole Forlani
mi hanno invitato in tale lista solo pochi giorni
prima delle elezioni; proprio perché ero un laico,
cioè uno che veniva dalla società civile, e non
avevo svolto attività politica potrei dire, forse
con una punta di cattiveria, che all'ultimo momento
ero stato invitato per coprire un vuoto che si era
determinato nelle liste elettorali. Qui si dice che
ero stato prestato alla politica ed ero stato
invitato all'ultimo momento per coprire quelle
ipotesi dei seggi elettorali e delle candidature che
mancavano all'ultimo momento, tant'è vero che mi
ricordo benissimo che la notte mi telefonò da Roma
l'onorevole Scotti per dirmi "vuoi entrare...", il
che potrà essere verificato, oltre che nei verbali
della direzione del partito, dalle dichiarazioni
degli stessi Scotti e Forlani. Nel gennaio 1992
ignoravo completamente, quindi è impossibile ed
inimmaginabile che potessi chiedere un intervento e
che potessi parlarne con Galasso per chiedere poi un
appoggio elettorale.
  Per quanto riguarda il finanziamento vale lo
stesso discorso perché risale alla stessa epoca,
oltre al fatto che potrei anche dire - ma non voglio
dilungarmi perché non siamo in sede giudiziaria, non
voglio attardarmi né farmi trascinare dalla mia
passione forense - che l'austerità della mia
campagna elettorale, che è ben nota, la modestia dei
mezzi spesi, l'aver utilizzato riunioni di deputati
per essere
ospitato (chiunque mi ha seguito sa che non ho fatto
nessuna riunione conviviale ed ho indicato anche in
un riepilogo le spese che, in linea di massima, ho
sostenuto per questo tipo di incontri, che si
risolvevano in piccoli buffet ),
credo sia
                             Pag.2900
una smentita al fatto del finanziamento dei 40
milioni. Oltretutto sarebbe difficile la prova
negativa, ma fortunatamente vi è l'indicazione di
una data che smentisce totalmente le affermazioni
del Galasso.
  Non vorrò neanche troppo attardarmi nell'esaminare
la questione sollevata dal Galasso in ordine
all'acquisto dello studio professionale; ma non mi
attardo su di essa perché ho fornito al magistrato
della procura della Repubblica di Salerno (mi sono
recato spontaneamente appena ebbi la prima notizia
delle rivelazioni del Galasso) una memoria scritta
con documenti allegati che dimostrano che lo studio
io l'ho acquistato nel lontano 1988.
        Ho pagato lo studio con assegni miei personali: il
                              giudice
Lancuba - che è stato poi il punto che ha fatto
scatenare tutto - è intervenuto solo successivamente
nel prendere parte in società a questo studio,
quando ormai da un anno era stato già trasferito
alla procura di Melfi e non svolgeva più servizio
... L'ha acquistato anche per il figlio.
  Ma vorrei anche richiamare la vostra attenzione,
senza attardarmi sui singoli punti, sul fatto che ho
fornito ai giudici di Salerno una memoria
documentata, con tutti i titoli di pagamento delle
cartelle di mutuo da me ritirate, ho indicato la
segretaria, gli uffici del Balsamo che hanno
rilasciato le ricevute, perché, siccome si assume
che l'Alfieri avrebbe provveduto lui a pagare il
mutuo ...
Vorrei tra l'altro sottolineare il fatto che la
partecipazione del dottor Lancuba, del giudice
Lancuba, al di là di quelli che possono essere
apprezzamenti sul piano deontologico, che possono
essere oggetto di libera valutazione, sul fatto che
abbia acquistato o meno una quota dello studio, è
avvenuta in maniera trasparente, cioè con assegni
suoi versati all'impresa. Non ha mai trovato il
sotterfugio di usare un mezzo che potesse nascondere
questa sua partecipazione. D'altra parte era notorio
nell'ambiente giudiziario (ne aveva parlato con i
colleghi) che aveva deciso di andar via dalla
magistratura; per questo aveva detto a tutti che
intendeva svolgere attività professionale o comunque
che intendeva acquistare e che aveva acquistato per
il figlio una parte dello studio.
  Ci sono i documenti che parlano, al di là delle
mie affermazioni: non vi è cioè alcuna attività
subdola o fraudolenta per nascondere questa
partecipazione, soprattutto ad un anno di distanza
dal suo trasferimento a Melfi.
         E siccome i miei rapporti con Lancuba sono stati,
                              vengono
additati come la pietra dello scandalo, io innanzi a
voi rivendico, con assoluta tranquillità, di essere
amico di Armando Lancuba. Non nascondo assolutamente
questo mio rapporto che dura da oltre venti anni. Ma
solo per tutelare il nome mio e quello del giudice
Lancuba, così tanto maltrattato, voglio solo
sottolineare: primo, da quando il giudice Lancuba è
stato trasferito a Melfi io non ho trattato una
causa in Melfi, non ho avuto un cliente in Melfi.
Voglio sottolinearvi che nei venti anni in cui il
giudice Lancuba è stato sostituto procuratore a
Napoli, all'ufficio denunce... chi è magistrato sa
che cosa significhi l'ufficio denunce di Napoli,
oggetto di aperte critiche perché si dice che in
esso si gestiva il potere, e potrà capire lo
spessore e il significato della mia affermazione
quando dico che in venti anni di sua presenza
all'ufficio denunce io avrò trattato non più di
quattro o cinque processi in cui era pubblico
accusatore il dottor
Lancuba nella fase istruttoria.
  Credo che migliore prova dell'assoluta trasparenza
dell'amicizia non ci possa essere. Credo che
conferme concrete non ce ne possano essere.
  Per quanto attiene poi ai presunti acquisti a
Positano o ai soggiorni, posso solo affermare che
non ho acquistato nessuna villa a Positano. Parlo
ritenendo che voi sappiate a cosa alludo: il Galasso
dice di avere beneficato dando ville in uso o
cedendole. Io lo affermo, ma credo che accertamenti
che sicuramente saranno svolti o sono stati
probabilmente svolti dalla DIA potranno consentire
di verificare che io non ho mai acquistato né il
Lancuba ha mai acquistato.
  Conosco la situazione di Positano e tra l'altro
potrei anche affermare che erroneamente
                             Pag.2901
            il Galasso, nel rimeditare tutte le vicende
                           storiche, ha
affermato che non è stata venduta dopo per
situazioni fallimentari e penso che la DIA possa
verificare se non sia stata mai dichiarata fallita
quella società, per cui non è vero che non l'avrebbe
ceduta per ragioni di carattere giuridico.
  Mi avvio alla conclusione perché non voglio
sottrarvi altro tempo. Ho soltanto bisogno di
sottolineare che, siccome il Galasso utilizza due
argomenti per confermare, per suffragare l'ipotesi
di miei contatti con l'organizzazione camorristica
(il clan Alfieri o ...)... Naturalmente usa
un'espressione che, dal mio punto di vista forense e
giudiziario, non si capisce bene; non si capisce
bene cosa significhi "direttamente o
indirettamente", perché questa
alternativa non lascia intendere esattamente quali
sarebbero i contatti che io avrei avuto, perché o
sono diretti o sono indiretti. Ma poggia tutto su un
problema di forza politica che avrei avuto. Il che,
per quanto ho detto sin qui, credo che sia
ampiamente smentito dal fatto che io non ho mai
svolto attività politica nell'immediato. Dopo dieci
anni dall'elezione a consigliere comunale in
Giugliano, non ho più preso parte ad alcuna attività
politica né ho preso parte ...
PRESIDENTE. Lei è stato consigliere comunale a
Giugliano?
 ALFREDO BARGI. Sì, sono stato consigliere comunale
a Giugliano, ma dieci anni prima di essere senatore;
ero della sinistra indipendente, per la verità, e
quindi sono stato eletto nelle liste del partito
comunista per la sinistra indipendente. Dopo circa
dieci anni, forse di più, adesso non ricordo bene,
sono stato invitato...
              CARLO D'AMATO. Questo è un grosso neo!
PRESIDENTE. Il primo o il secondo?
ALFREDO BARGI. Poi, per quanto attiene alla forza
giudiziaria, vorrei soltanto darvi delle
enunciazioni ed ho finito.
  Innanzitutto...
 SALVATORE FRASCA. Che cos'è?
 PRESIDENTE. Capacità professionale.
 ALFREDO BARGI. Evidentemente, ho capito capacità di
poter aggiustare i processi. Credo che voglia dire
questo, chiaramente, naturalmente. Allora, io vi
faccio solo...
innanzitutto non capisco perché la nomina, se lui
parla di una mia... non voglio usare argomenti di
carattere forense, perché non sono qui a fare una
difesa di questo tipo, però vorrei soltanto offrire
alla vostra logica e alla vostra attenzione: se io
fossi stato contiguo o addirittura organico (non si
capisce se sono direttamente o indirettamente
collegato all'organizzazione di Alfieri o degli
altri), vorrei capire per quale motivo io avrei
ricevuto la nomina del Galasso direttamente - dice -
dal padre e non invitato dall'Alfieri o da qualcun
altro, perché mi sembra che, se io sono al servizio
di un sodalizio, devo essere ... L'Alfieri dice a
lui di fare in modo di nominarmi, il che mi pare un
poco contraddittorio lo voglio solo sottolineare per
capire un poco il modo di ragionare - e poi potrei
anche qui dire e spiegare come sono stato nominato,
ma non voglio attardarmi su questo. Inoltre, vorrei
capire una cosa: io ho offerto nelle memorie
un'indicazione precisa: non sono stato mai nominato
nei processi riguardanti il clan Alfieri o sodalizi
che si dicono ad esso collegati. Io ho indicato i
processi in cui ho difeso solo due persone, ma per
reati che non si collegavano direttamente a fatti
associativi, che occasionalmente potevano
interessare associazioni, ma non nell'ambito di
organizzazioni. Ho fatto il caso di tale Ruocco, poi
ucciso, che era stato arrestato in occasione di una
riunione ippica, che si diceva fosse funzionale
rispetto a ... Ma è stato arrestato con tre o
quattro persone e poi scarcerato dal tribunale del
riesame per mancanza di indizi. Ebbene, su processi
                             Pag.2902
celebrati a Napoli - chi ha memoria storica lo può
sapere processi numerosi da affiliati del clan
Bardellino, del clan Alfieri, e via discorrendo, io,
che sarei una persona organica o comunque vicina
all'organizzazione, che sarei il corruttore dei
magistrati, capace di aggiustare i processi, io non
ho avuto mai un incarico da nessuno di questo
affiliati.
            Chi ha l'esperienza della vita giudiziaria
                          napoletana - e
non sto qui a fare i nomi - sa perfettamente che
certe contiguità si sono sviluppate e concretizzate
attraverso incarichi professionali numerosi,
attraverso numerosi guadagni fatti, tanto è vero che
uno degli argomenti utilizzati dalla magistratura
rispetto ai miei colleghi è stato quello di aver
difeso numerosi adepti o affiliati di clan. Ecco
perché rivendico anche questa circostanza storica.
  Vorrei infine ricordare, siccome parla di questa
forza giudiziaria, alla fine, su sollecitazione di
un commissario, di un collega, il Galasso assume una
cosa. Non sto qui neanche a dire che per la verità
il Galasso non ha indicato quale favore o quale
piacere avrebbe avuto da me, perché ha delineato il
tipo di rapporto politico e camorra-politico-clan,
cioè di caldeggiare un'elezione per averne poi un
favore; ha delineato un quadro, sostanzialmente
dicendo che o il passaporto, o quello giudiziario in
Commissione giustizia... Potrei ricordare,
sottolineare che non ha indicato un qualsiasi favore
che io abbia fatto al clan o abbia fatto a lui, ma
se volessi prendere spunto da quello che egli ha
detto potrei dire che io in Commissione giustizia
per il decreto Scotti-Martelli sono stato un
assertore di tutte le misure della procura nazionale
antimafia; in Assemblea sono stato io a prendere la
parola per la maggioranza in dichiarazioni di voto
contro l'opposizione, ho fatto violenza alle mie
convinzioni di giurista - perché tra l'altro coltivo
anche studi giuridici perché credo al garantismo,
non quello vuoto, senza significato, avevo
un'opinione diversa su certi profili della riforma -
ho fatto violenza alle mie convinzioni e c'è il mio
contributo in aula in cui ho sostenuto che quel
decreto bisognava approvarlo e che bisognava
approvarlo così com'era, malgrado le mie riserve
personali che non esposi in aula.
       Ma dicevo, ad una richiesta di uno dei miei colleghi
                                in
Commissione il Galasso ha detto una "perla" finale
per dimostrare che io fossi organico
all'organizzazione e che fossi organico al suo
sodalizio familiare e camorristico. Ha detto che io
gli avrei garantito, gli avrei promesso - voi lo
troverete nei verbali - un appoggio nel processo a
suo carico in corte d'appello per quanto concerneva
la sua posizione sulla libertà personale. Adesso non
vado a leggere perché ho
con me, mi sono fatto uno studio attento delle cose.
Ha detto: "All'epoca ero latitante e mio fratello
Ciro era detenuto". E ha completato dicendo: "Aveva
avuto la promessa di un appoggio ecosì poi si è
verificato". Cioè lascia intendere e insinua
che io avrei mantenuto la promessa - l'unico favore
che indica -             che io avrei determinato
questa situazione.
  Sono qui pronto a darvi la documentazione, ma mi
sono preoccupato - data la mia convinzione di non
aver fatto tutto questo - di andare a controllare
gli atti processuali, perché volevo verificare
quella che era una mia conoscenza: ebbene, Galasso
Pasquale ha visto rigettare, dopo la sentenza della
Corte di appello, tutte le richieste di revoca del
mandato di cattura - all'epoca c'era il mandato di
cattura perché avveniva con il vecchio rito - ha
visto respingere la richiesta di arresti
domiciliari, quando è stato arrestato dopo la
latitanza, ed ha ricevuto gli arresti domiciliari in
sede di appello, rispetto a decisioni di rigetto
della corte di appello, dal tribunale l'8 settembre,
se non sbaglio nel settembre del 1992, quando - voi
controllerete negli atti aveva già cominciato a
collaborare e quella misura era il premio della sua
collaborazione, tant'è vero che la corte d'appello
aveva rigettato, ritenendo che esistessero esigenze
di pericolosità, mentre il tribunale gli dà gli
arresti domiciliari sulla base di una infermità di
natura psichica, di insofferenza carceraria, che
                             Pag.2903
era documentata agli atti. Io poi ho avuto modo di
verificare che nell'agosto già aveva iniziato a
collaborare e mi è completamente estraneo, non debbo
ulteriori...
  Per quanto riguarda Ciro, ebbene la cosa vi potrà
sorprendere, ma Ciro non ha avuto alcun beneficio,
ma per i giuristi e per voi tutti è chiaro il fatto
che io vi sottolinei che Ciro è stato messo fuori
per scadenza dei termini massimi di custodia
cautelare: quindi non ha usufruito di alcun
beneficio.
  Ho terminato, non vi devo più trattenere. Vi
ringrazio per l'attenzione. Ho avuto modo di dirvi
questi ultimi due episodi che non sono contenuti
nella memoria perché non avevo letto questa parte
delle dichiarazioni di Galasso.
  Ora, a me non preme dimostrarvi perché Galasso
accusi in maniera infondata, non preme a me
stabilire quanta parte sia vera e quanta non sia
vera di tutte le cose che egli dice, ma a   me preme
sottolineare - e spero di esserci riuscito - e
dimostrare che per quanto mi riguarda le
affermazioni del Galasso sono destituite di
qualsiasi fondamento.
  Vi prego, se avete dubbi vi invito a farmi
domande, perché non voglio che nessun angolo, anche
il più riposto, possa essere coperto o protetto. Io
non devo coprire niente della mia vita
professionale; io spero che negli atti di questa
Commissione rimanga traccia non solo di questa mia
dichiarazione, ma della mia ansia che si faccia
chiarezza.
Voi avrete notato che io non ho accettato nessun
dibattito
sulla stampa su questo punto. Ho accettato in
silenzio, ho subito il peso gravissimo di queste
insinuazioni. Ho solo replicato a qualche
giornalista che attaccava anche dei magistrati in
ordine a decisioni prese sul mio conto; ho replicato
dicendo che era una maniera veramente ignobile di
fare, ma non ho avuto alcun intervento sulla stampa.
Ho
ritenuto necessario ed utile farlo in sede
istituzionale: l'ho fatto a Salerno presso i
giudici, sono venuto qui presso questa Commissione,
per i cui lavori spero possa venire chiarezza sulla
mia posizione.
          ALBERTO ROBOL. Ringrazio il presidente per aver
                              offerto
al senatore Bargi l'incontro di questa sera. Sono
tra coloro non so se pochi o tanti - che quel giorno
ascoltando il signor Galasso sono rimasti
estremamente sorpresi; quindi,
sollecitato dalla richiesta del senatore Bargi,
pongo una domanda e faccio una considerazione.
  A me pare di ricordare - ma probabilmente è stato
un equivoco generato nella mia mente perché altri
colleghi invece hanno sentito diversamente - che
Galasso non abbia detto che Alfieri ha pagato o sta
pagando lo studio, ma che abbia garantito per
l'ottenimento del mutuo. Almeno, io avevo inteso in
questo modo la confessione di Pasquale Galasso, e
sono contento che questa sera il punto sia stato
precisato. Ricordo infatti che la mattina dopo,
parlando con molti colleghi del Senato, il discorso
per la verità fu per me dirompente. Probabilmente si
è trattato di una comprensione negativa da parte
mia.
  Desidero in secondo luogo esprimere una
considerazione un po' diversa sul rapporto tra
professione e criminalità, fermo restando che il
discorso politica e professionalità non c'entra per
i limiti di tempo. Sempre proseguendo al Senato il
discorso del giorno prima, qualche collega mi dava -
mi ricordo benissimo - dello stalinista perché
affermavo che secondo la mia opinione già era
difficile accettare l'idea di un avvocato difensore
di un affiliato ad un clan - ma ovviamente ognuno ha
diritto alla difesa - ma che il candidare tale
avvocato, soprattutto nel partito di maggioranza
impegnato a combattere questi fenomeni, mi pareva
fuori del normale. Mi accusarono di stalinismo per
questa posizione.
Vorrei quindi che lei riprendesse questo punto: la
difesa
di Galasso - mi pare che si concluse nel gennaio
1992 - come si è svolta? Come è diventato il
difensore di Galasso, visto che si sapeva chi fosse
Galasso?
  La terza domanda è banalissima, è una pura
curiosità: accettando fino in fondo tutto quello che
lei ha detto, si è
Pag.2904
domandato tra sé e sé per quale motivo Galasso possa
dire quello che ha detto su di lei? In virtù della
sua professione o        per il fatto che è un
politico, che è diventato senatore?
        ALTERO MATTEOLI. Il collega Robol mi ha anticipato
                                nel
porre la domanda sul modo in cui il senatore divenne
difensore di Galasso.
 SALVATORE FRASCA. Ai fini della mia conoscenza,
vorrei sapere se il collega possa dire a quale clan
apparteneva Ruocco prima. Vorrei inoltre sapere se
gli risulti che Ruocco è stato ucciso e a quale clan
viene imputata questa uccisione.
ALFREDO BARGI. Se è possibile, vorrei iniziare
dall'ultima domanda perché posso liberarmi più
rapidamente. A chi viene attribuita l'uccisione di
Ruocco? Non è che io possa rispondere, ma so che il
Galasso dice... Non è che mi voglia avvalere delle
dichiarazioni di Galasso, il quale assume che Ruocco
sarebbe stato ucciso dallo stesso clan Alfieri - ho
letto dai verbali e da richieste fatte - per ragioni
di ritorsione, perché era preoccupato...
 SALVATORE FRASCA. La domanda non è senza un fine!
Lei
viene accusato di essere stato il difensore di
Ruocco, ma nel contempo di aver avuto dei
collegamenti con il clan dell'Alfieri. Ora, se
Ruocco, come sappiamo, è stato ucciso dal clan
Alfieri, tutto questo mi sembra una contraddizione.
Il clan Alfieri andrebbe a difendere uno ucciso da
questo clan!
 ALFREDO BARGI. Infatti, questa è una delle tante
contraddizioni che emergono dall'analisi delle
dichiarazioni. Perché io mi sono astenuto dal fare
un'analisi che mi appartiene per esperienza
professionale, se no mi dovevo attardare per
dimostrare l'inverosimiglianza - lo dico con grande
modestia, senza presunzione - le contraddizioni e
l'illogicità di una serie di affermazioni del
Galasso... per dimostrare che non ha detto niente
perché ha fatto intendere di dire qualcosa, perché è
rimasto in superficie, ma questa è
una valutazione che io faccio a braccio, che
dovrei... motivare dalla mia esperienza
professionale, ma avrei trasformato in maniera
scorretta quest'aula, che ha ben altri intenti, in
un'aula di giustizia. Sostanzialmente, avrei fatto
una difesa, la mia difesa personale. Ma io ho la
convinzione che non ha detto niente; ha detto poco;
può dire molto di più. Per cui non è che io sono in
posizione di antitesi rispetto al Galasso, sono
preoccupato ed avvertito rispetto a quello che dice
il Galasso. Se fossi io l'investigatore, se fossi io
l'inquirente presterei fede fino ad un certo punto,
ma approfondirei molto di più la ricerca, perché
sono convinto che solo se Galasso si rende conto che
il suo interlocutore è persona che lo sovrasti dal
punto di vista intellettivo e culturale, solo
allora, messo alle strette, credo che possa fornire
un contributo serio per la ricerca della verità su
una serie di episodi criminosi. Questa è la mia
valutazione, in generale. Il che non significa
sfiducia verso gli attuali inquirenti, ma il
problema riguarda il pentitismo, rispondo così alla
domanda che mi è stata posta: perché ha accusato? E'
un interrogativo a cui vorrei dare anch'io una
risposta sicura. Potrei dare una serie di
indicazioni su questo punto. Perché io ho
conosciuto, da difensore, il Galasso per un breve
arco di tempo, quello della durata del processo in
appello. Mi sono quindi formato una convinzione che
mi nasce anche dalla mia esperienza professionale.
  Posso avventurarmi dicendo che Galasso è dotato di
una discreta intelligenza; non è certamente l'ultimo
arrivato! Non è il gregario del clan, che è privo di
qualsiasi cultura. Credo che ci sia una componente
importante della sua personalità che va tenuta
presente nella valutazione delle sue dichiarazioni,
e cioè che ha una mentalità mercantile. Il che
significa che è portato a saper vendere e comprare
il prodotto; quindi sa valutare in che misura e
quale sia il prezzo da pagare per conseguire un
premio. Conosce
                         Pag.2905
anche qual è il tipo di prezzo che deve pagare, qual
è il tipo di prodotto che deve offrire per avere
quel premio,
perché è una mente abituata a mercanteggiare. Credo
che queste siano delle dinamiche psicologiche
importanti, che non possono essere trascurate, per
valutare la personalità e per capire poi perché...
ma rendono anche più difficile e complesso capire
perché accusa in certi momenti.
        Mi è stata rivolta la domanda: perché mi accusa? Io
                                non
potrei dare una risposta precisa, posso avanzare
delle ipotesi. Credo che il peso prevalente sia
determinato dalla mia attuale posizione di senatore
della Repubblica. Perché è chiaro che coinvolgendo
me in un discorso che comunque vedeva l'attenzione
rivolta all'intreccio tra politica e camorra, è
chiaro che vedeva uno di questi momenti essenziali
anche il coinvolgimento di un'avvocato che era
naturalmente la persona che poteva essere vicina a
questo mondo, ma che poteva esserlo solo dal punto
di vista dialettico, culturale, di ipotesi. Tanto è
vero che Galasso non offre alcuna indicazione
precisa - non vorrei apparire il difensore di me
stesso, anche se lo sono sostanzialmente -, non
indica un episodio particolare in cui io abbia
svolto questa attività di corruzione o di
aggiustamento di processi o di vicinanza particolare
tra il mondo della politica, il mondo della camorra
o, sostanzialmente, il mondo forense. Però si avvale
dell'argomento perché ha una grande carica
suggestiva.
Potrei aggiungere: io mi sono rifiutato di
intervenire per
lui... Perché è chiaro che egli soffriva molto la
carcerazione; è un soggetto che io ho visto anche
durante la fase della carcerazione. Ed è stata
questa una delle molle, se devo dare una mia
valutazione, una delle spinte per la collaborazione.
Oltre al fatto del premio, è stata soprattutto
la sua difficoltà di sopportare la carcerazione...
Io ricordo che nel periodo della sua detenzione, era
dimagrito di oltre 10-15 chili, se non erro.
Soffriva molto la carcerazione! Voleva un regime
penitenziario non dico di favore ma uno che gli
consentisse di vivere diversamente. Benché avesse
violato gli arresti domiciliari, questo per darvi
un'idea di come e chi è Galasso, che si era dato
alla latitanza... Egli giustificava questa sua
latitanza in una sopraffazione che aveva ricevuto
dal capitano Pascale, perché il capitano Pascale
l'aveva messo in condizioni - come diceva lui, nel
suo gergo - di "rompere" gli arresti domiciliari, e
malgrado questa pregressa violazione egli si
riteneva ingiustamente detenuto e si scagliava
contro le istituzioni perché lo tenevano in carcere,
benché fosse innocente.
        Da qui la richiesta a me, come senatore (all'epoca
                              ero già
diventato senatore e l'ho conosciuto in detenzione),
di un intervento, che io naturalmente ho rifiutato,
e questo si può verificare perché non c'è alcuna
traccia di un mio intervento presso le direzioni
penitenziarie. Il che potrebbe essere una prova, non
l'ho detto prima perché non volevo ostentare questa
mia correttezza.
       Un motivo di dissapore potrebbe essere, se dovessimo
andare su un piano più personale, di un mancato
intervento per farlo uscire. Tanto è vero che egli
"esce" dagli arresti domiciliari non per una mia
attività difensiva - lasciamo perdere corruttiva,
perché non esiste proprio - ma solo perché collabora
ed ottiene un premio. Qui scarica tutta la sua
tensione verso le istituzioni e quindi la mia
posizione di senatore ritorna nuovamente in gioco e
giustifica questo suo accanimento nei miei riguardi.
  Voglio raccontare un episodio, chiedo scusa al
presidente ma sarò rapido, per dimostrarvi la mia
correttezza: l'unica nota personale e forse di
vanità che mi devo permettere. Sono stato al carcere
di Bari (do quindi indicazioni precise)... Siccome
si dice che ho chiesto l'appoggio del clan Alfieri,
che avevo avuto da Galasso, conosciuto solo pochi
mesi prima... Al carcere di Bari, dove ho incontrato
il detenuto Verde Domenico, che era mio cliente da
"secoli" e quindi non "acquistato" recentemente.
                             Pag.2906
 CARLO D'AMATO. Quello di Sant'Antimo?
 ALFREDO BARGI. Di Sant'Antimo, il quale, in
presenza di
un agente di custodia di cui non ricordo il cognome
ma facilmente lo si può rilevare (io a Bari ho avuto
un solo colloquio), mi rimproverò e mi disse: voi mi
avete offeso perché non mi avete chiesto neanche un
voto! Ricordo che l'agente di custodia si alzò,
venne vicino e mi strinse la mano e disse: è la
prima volta che incontro un deputato, un onorevole,
che non abbia chiesto un aiuto ad una persona della
malavita organizzata. Non avrei raccontato questo
episodio perché appartiene... Però Verde Domenico,
che era mio cliente -    lo si può vedere nei
processi - da almeno 10 anni, mi ha
rimproverato per non aver chiesto neanche un voto.
Chi vive nel napoletano sa che Verde Domenico
avrebbe potuto esercitare notevole influenza
sull'elettorato. Forse qui rispondo anche al collega
che mi chiedeva come si sviluppi il rapporto tra il
ruolo di senatore e di avvocato. Io rispondo in una
maniera che può apparire retorica o banale: dipende
dalla correttezza e      dal modo di comportarsi
dell'uomo politico e del
professionista. Si può anche non essere senatore ma
essere avvocati corruttori; si può anche essere
senatori e svolgere con dignità la professione
forense. Dipende dal modo! Se uno la svolge secondo
i canoni processuali, della propria deontologia, non
indulgendo a comportamenti illeciti o al facile
guadagno, sacrificando la professione... Perché io
posso affermare che durante il mio mandato
parlamentare, che
mi ha portato a questo risultato - lo devo dire con
amarezza -, ho visto ridurre sensibilmente la mia
attività professionale e i miei redditi da
professione. Credo che forse questo sia un altro
riscontro che posso offrire a questa Commissione per
dimostrare come ho pensato di svolgere il mio
mandato parlamentare e la mia attività
professionale.
 ALTERO MATTEOLI. Senatore Bargi, sono venuto a
questa audizione, come a quella precedente del
collega Mastrantuono, convinto che non sarei neppure
intervenuto: ritengo che fosse legittimo da parte
vostra chiedere di essere ascoltati dalla
Commissione ed ero venuto, ripeto, al solo scopo di
ascoltare; lei può anche non rispondere, ma non mi
sembra che abbia risposto alla domanda che le ha
posto il collega Robol: come diventa difensore di
Galasso? Può anche non rispondere, per carità...
 ALFREDO BARGI. Rispondo subito, forse preso dalla
foga
me ne sono dimenticato. E' molto semplice: per chi
ha un minino di esperienza professionale la risposta
è in rebus sostanzialmente. Mi spiego meglio: vi è
un imputato condannato in primo grado, credo a circa
dieci anni di reclusione, per il reato di cui
all'articolo 416- bis e
per estorsione. Si deve svolgere il giudizio di
appello. Direi che è un fatto notorio, pacifico che
per la fase di appello si cerchi di individuare un
difensore che possa dare un contributo ulteriore
alla vicenda processuale.
        Potrei aggiungere - purtroppo qui debbo apparire un
                                po'
vanitoso, credo che chi vive a Napoli possa
affermarlo, debbo farlo io in questo momento per
rispondere - che credo di non essere un avvocato di
primo pelo, come si dice a Napoli, ma comunque di
essere stato un avvocato noto, anzi potrei citare
articoli della Repubblica - lo dico non
polemicamente -
che assumono che io avrei avuto una svolta nella mia
vita professionale e sarei entrato in una dimensione
particolarmente ampia, di livello quasi nazionale
dopo aver difeso l'onorevole Scotti nel processo
Cirillo.
  Mi viene rimproverato, quasi che io abbia avuto un
incarico in una pubblica amministrazione, il fatto
che io, dopo aver assunto la difesa di Scotti,
allora ministro, nel processo Cirillo, abbia
acquistato una particolare dimensione professionale.
Credo che questo già rappresenti probabilmente,
spero, una risposta alla domanda del perché sono
stato nominato,
                             Pag.2907
           perché quello di appello era un giudizio che
                           richiedeva un
particolare approfondimento.
  Voglio aggiungere, se ha un peso questo, che sono
professore associato di procedura penale, non sono
il praticante procuratore o un procuratore legale,
credo che anche la mia cultura giuridica abbia un
peso; svolgo la professione da venticinque anni e
credo che questo abbia un peso. Credo che la scelta
di un difensore venga fatta anche in base a questi
elementi, non soltanto in base a quelli che
subdolamente si possono fare intendere da parte di
chi voglia muovere accuse, perché credo che almeno
io possedessi i requisiti.
  Vorrò aggiungere - ed ho terminato - che ho
studiato il processo - se la domanda voleva
significare anche questo -, ho svolto una difesa
attenta, ho avuto i complimenti da parte della
Corte, ho indotto la Corte a rinnovare il
dibattimento, a          chiedere gli atti di un
processo sul 416- bis ; non sto
qui a tediare la Commissione sul perché è stato
assolto, perché sono profondamente convinto che
giuridicamente non esistesse il 416- bis perché sul
piano del supporto probatorio si reggeva
sull'estorsione che era stata consumata e   si
riteneva che ci fosse l'estorsione sul fatto che vi
fosse
una associazione, per cui era un sistema circolare e
di qui la
mia difesa.
  Spero di aver risposto sul perché sono stato
nominato; che poi Galasso o qualche altro abbia
nominato me, come può essere un altro cliente,
avendo in mente altre idee, per simpatia o per fare
questo, non lo posso dire ma spero di aver risposto
alla domanda. Non è che il cliente quando viene allo
studio dice: vi nomino perché voglio questo. Non
credo proprio.
PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Bargi.
 (Il senatore Bargi esce dall'aula della
Commissione).
             Sui lavori della Commissione.
 PRESIDENTE. Nella seduta odierna avrei dovuto
esporre la relazione annuale; non essendo stato
questo possibile e avendo chiesto alcuni colleghi di
avere più tempo per la discussione di tale punto,
comunico che, secondo le intese raggiunte in ufficio
di presidenza, nella prossima seduta, fissata per
venerdì 8 ottobre 1993, alle 9,30, verrà esaminata
la relazione sulla Calabria presentata dal senatore
Cabras. Nella seduta successiva, prevista per
martedì prossimo, sarà illustrata la relazione
annuale.
La seduta termina alle 22,10.

 


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