Violante: seduta 58
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         PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
                         indice
Sull'ordine dei lavori:
Violante Luciano,  Presidente                      2569
Seguito della discussione della relazione sulla
Calabria:
Violante Luciano,  Presidente                 2569, 2571
                                   2572, 2573 2574, 2579
          2582, 2583, 2584, 2585, 2586, 2587, 2588, 2589
          2592, 2593, 2594, 2595, 2596, 2599, 2600, 2602
Bargone Antonio                                     2602
Buttitta Antonino                                   2569
Cabras Paolo,  Relatore           2585, 2586, 2589, 2596
                             2598 2599, 2600, 2601, 2602
Covello Francesco Alberto               2582, 2585, 2586
                                              2588, 2589
De Matteo Aldo                                2590, 2592
Frasca Salvatore                              2574, 2577
                                  2579, 2582, 2583, 2584
          2585, 2587, 2588, 2595, 2596, 2598, 2600, 2602
Garofalo Carmine      2574, 2582, 2584, 2587, 2588, 2595
Guerritore Antonio                      2584, 2592, 2593
Matteoli Altero                   2570, 2571, 2572, 2573
Olivo Rosario                                 2595, 2600
Rapisarda Santi                                     2578
Seguito della discussione e votazione della
relazione sull'edilizia scolastica a Palermo:
Violante Luciano, Presidente                  2571, 2572
Frasca Salvatore                                    2571
Matteoli Altero                               2571, 2572
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Pagina 2569
La seduta comincia alle 15,10.
 (La Commissione approva il processo verbale
della seduta precedente).
Sull'ordine dei lavori.
 PRESIDENTE.  Poiché la Commissione non è in
numero legale, avverto che, nel momento in cui
riscontrerò la sussistenza di tale presupposto,
chiederò al collega che in quella fase starà
parlando di sospendere brevemente il suo
intervento al fine di accertare se non vi siano
obiezioni in ordine alla definizione della
relazione sull'edilizia scolastica a Palermo.
Seguito della discussione  della relazione sulla Calabria.
 PRESIDENTE.  L'ordine del giorno reca il seguito
della discussione della relazione sulla Calabria.
Do la parola all'onorevole Buttitta.
 ANTONINO BUTTITTA.  A differenza di altri
colleghi, ho apprezzato lo sforzo di composizione
e di ricomposizione di una materia quanto mai
complessa, in ordine ai rapporti sia interni sia,
soprattutto (così come abbiamo appreso nel corso
dei lavori della Commissione), esterni. Da parte
di chi non conosce questo tipo di realtà,
tuttavia, la lettura della relazione potrebbe
portare a qualche impressione distorsiva in
riferimento alla sua natura ed alla sua incidenza.
Voglio dire che non siamo in presenza di una
regione dove la criminalità è rappresentata da un
sistema di bande autonomo rispetto alla società
cosiddetta civile. In verità, la Calabria - come
altre regioni del nostro paese - è una realtà
territoriale nella quale la criminalità è
innanzitutto un fatto sociale prima che criminale,
nel senso che vive all'interno di una grammatica
comportamentale e di un orizzonte ideologico che -
ahimé! sono ampiamente partecipati.
Tutto ciò, a mio avviso, ci deve servire per capire meglio
di quanto non emerga dalla relazione il rapporto
tra criminalità ed economia. La lettura della
relazione porterebbe a   concludere che il sistema
criminale è un soggetto separato
ed autonomo rispetto al tessuto produttivo, nei
confronti del quale parrebbe esercitare
un'attività estorsiva o con la pratica del pizzo o
con quella dei sequestri. La criminalità in
Calabria, al contrario, è un fenomeno pervasivo,
presente in tutto il sistema produttivo e
commerciale, del quale di fatto esercita
sostanzialmente il controllo. E' questo aspetto
che, a mio giudizio, andrebbe meglio precisato
nella relazione.
  Lo stesso tipo di osservazione vale per quanto
attiene ai rapporti tra criminalità e politica.
Anche sotto tale profilo, non si tratta di
individuare questo o quell'uomo politico colluso
con la mafia; si tratta, al contrario, di prendere
atto che il sistema criminale è fattore
determinante di parte significativa, molto
significativa, delle scelte politiche regionali,
soprattutto per ciò che riguarda le decisioni
relative ad appalti e contributi. Da tutto questo
deriva una conclusione che considero ovvia: o
ricordiamo tutti - almeno quelli più significativi
- i soggetti e gli avvenimenti relativi al
rapporto tra criminalità
                             Pagina 2570
epolitica, oppure ci limitiamo ad un'analisi del
fenomeno
senza fare nomi. In caso diverso (come accade
appunto nella relazione), ci potrebbe essere
infatti il pericolo di ricordare figure minori e
di dimenticarne altre di maggiore spessore. Ciò fa
correre il rischio alla relazione, rispetto alla
realtà che intende rappresentare (sicuramente al
di là delle intenzioni del suo estensore), di dare
una rappresentazione distorsiva o, come ha detto
qualche collega, reticente di questa realtà.
  In conclusione, per quanto mi riguarda, non sono
in via pregiudiziale contrario all'approvazione
della relazione, purché ad essa vengano apportate
le opportune integrazioni e correzioni, in termini
tali da recuperare per intero lo spessore e
l'incidenza del fenomeno osservato rispetto alla
realtà calabrese.
          ALTERO MATTEOLI.  Non possiamo dire che quella
                              redatta
dal vicepresidente Cabras sia una relazione non
vera perché le cose che sono state scritte sono
tutte vere, anche se la relazione risente di ciò
che ha scritto ed ha detto il procuratore della
Repubblica. Ciò che ha detto quest'ultimo viene
preso come modello sul quale si sviluppa tutta la
relazione, spesso mutuando frasi e convincimenti.
Il collega Olivo, intervenendo nella seduta di
ieri, ha usato due termini: neutre ed acritiche.
Io trovo che quella in esame sia una relazione che
non affonda, che non entra specificamente in
alcuni aspetti che mi sembrava di aver rilevato
durante tutto il periodo nel quale ci siamo
occupati della regione Calabria. Devo dire che il
vicepresidente Cabras, quando scrisse la relazione
relativa ai comuni disciolti, svolse un ottimo
lavoro, anche con onestà intellettuale, e gli ho
dato atto. Questa volta ho invece l'impressione
che egli non sia voluto entrare nel merito.
  Svolgerò alcune osservazioni scorrendo
determinate pagine della relazione. Non si può
dire, secondo verità, che in Calabria, perché
diminuissero gli omicidi, è stata necessaria la
pace mafiosa. Su questo aspetto manca un
approfondimento, ove si consideri che si afferma
che la diminuzione degli omicidi non si ottiene
per l'intervento dello Stato ma solo perché i
mafiosi si sono messi d'accordo: in sostanza, la
'ndrangheta si mette d'accordo ed ecco che ci sono
meno
omicidi! Ripeto: questo aspetto andava
approfondito inserendo una critica agli organi
preposti, per la loro incapacità.
Inoltre, a mio modesto avviso, manca un'analisi
sul fatto
che in Calabria, a differenza di altre regioni, il
numero dei pentiti è ridottissimo: oggi ce ne sono
alcuni, ma certamente in numero minore rispetto
(senza parlare della Sicilia) alla Campania ed
alla Puglia. Anche questo è un aspetto che a mio
avviso avrebbe dovuto essere approfondito.
A pagina 8 della relazione si richiama giustamente
quello che abbiamo saputo sulla massoneria, ma il tutto
viene liquidato con un capoverso di poche righe,
anche se nella parte finale della relazione il
problema viene ripreso sia pure in modo sfumato.
Di fronte a questa situazione, i casi sono due: o
è sproporzionata la nota sulla massoneria deviata
alla quale hanno fatto riferimento i giornali e
sulla quale si è appuntato l'interesse della
pubblica opinione, oppure è carente la relazione
che sintetizza tutto in poche righe. Siccome il
problema è venuto fuori, gli abbiamo dedicato
addirittura una specifica audizione del
procuratore Cordova ed i giornali hanno parlato
ripetutamente di tutto questo, non possiamo
liquidare nella nostra relazione questo aspetto
con una sfumatura! Non dimentichiamo inoltre che a
pagina 9 della relazione viene citato Gelli e
viene fatto riferimento a certe sue collusioni
addirittura con clan mafiosi (come, per esempio, i
Modeo), ma anche in questo caso manca un
approfondimento. Sarebbe bastato consultare i
documenti che abbiamo a nostra disposizione per
poter scrivere qualcosa di più su questo
argomento.
  Quando ci siamo recati in Calabria, abbiamo
ascoltato il procuratore della Repubblica Scrivo.
Il CSM ha adottato i noti provvedimenti, ma nella
relazione non troviamo una puntuale motivazione
                             Pagina 2571
di quello che abbiamo visto e sentito in
quell'occasione. Su questa materia avremmo potuto
scrivere - e siamo ancora in tempo - molto di più
di quello che abbiamo registrato: non possiamo
limitarci al fatto che il CSM ha adottato un
provvedimento, perché non si può dimenticare che
questo procuratore è rimasto in quel posto per
decenni (se non vado errato, mi sembra per oltre
vent'anni!). Eppure, a pagina 26, noi liquidiamo
la questione scrivendo: "La prima commissione del
Consiglio superiore della magistratura ha proposto
all'unanimità il trasferimento d'ufficio". A mio
avviso, a tale riguardo dovrebbe essere riportato
anche il nostro modo di valutare ciò che abbiamo
visto e sentito.
        A pagina 49 della relazione è scritto: "Finora, la
                               lotta
alla mafia è stata inadeguata all'entità del
crimine organizzato ed ha consentito una crescita
di livello di ancoraggio a situazioni locali
favorevole alla vitalità delle cosche e ad
un'espansione generalizzata in termini di
presenza, di profitti e di inserimento
nell'economia". Tutto questo va bene, ma anche qui
manca quell'affondo in direzione delle collusioni
che noi abbiamo registrato. Inoltre, non vengono
mai citati nomi e cognomi di uomini politici. Non
è che possiamo dimenticare quello che abbiamo
sentito e visto, né le autorizzazioni a procedere
che pendono in Parlamento. Non è che possiamo fare
una relazione sulla Calabria non tenendo conto di
tutto questo. Non possiamo inoltre nemmeno
scaricare alcune affermazioni (uso questo termine
che non vuole essere assolutamente irriverente né
nei confronti del relatore Cabras né nei confronti
del magistrato) sul magistrato stesso. Quando noi
diciamo che la mafia ha i suoi medici, i suoi
avvocati, i suoi politici e forse i suoi pezzi di
istituzioni e precisiamo che tutto ciò è "secondo
il magistrato", cioè che questo ce lo ha detto il
magistrato, dovremmo scrivere che anche secondo
noi la mafia ha queste
collusioni. Non possiamo dire che il magistrato ci
ha detto questo e,  sic et simpliciter ,
registrarlo! Dobbiamo fare nostra questa
affermazione perché l'abbiamo acclarata ed abbiamo
quindi la possibilità di sostenerla come un
aspetto da noi rilevato nel corso delle indagini e
delle audizioni.
  La relazione affronta la vicenda Ligato.
Nell'ordinanza di custodia cautelare per i
presunti mandanti di omicidio, l'ipotesi
accusatoria disegna uno scenario. Sull'argomento
sarebbe opportuno spendere qualche riga in più.
Bisogna scrivere in che modo Ligato arriva al
massimo vertice delle Ferrovie dello Stato: vi
arriva, nonostante alcuni mesi prima della sua
nomina fosse uscito un libro che lo chiamava in
causa perché colluso con la 'ndrangheta.
 PRESIDENTE.  Mi scusi se la interrompo, onorevole
Matteoli, ma volevo cogliere l'occasione, poiché
in questo momento la Commissione è in numero
legale e alcuni colleghi dovranno poi recarsi a
votare alla Giunta per le autorizzazioni a
procedere della Camera, per passare alla votazione
della relazione sull'edilizia scolastica a
Palermo.
ALTERO MATTEOLI.  Senz'altro.
Seguito della discussione e votazione della
relazione sull'edilizia scolastica a Palermo .
 PRESIDENTE.  Ieri si è discussa la relazione
sull'edilizia scolastica a Palermo. Sono
intervenuti i colleghi Buttitta, Folena e Galasso,
i quali si sono espressi favorevolmente su di
essa. Se non ci sono obiezioni, metterei ai voti
tale relazione con le osservazioni emerse dal
dibattito, cioè chiedendo mandato di emendare la
relazione secondo le indicazioni - peraltro
condivisibili - formulate dai colleghi, perché in
tal modo definiremmo un lavoro che abbiamo in
corso. Ci sono obiezioni?
 SALVATORE FRASCA.   Nulla quaestio !
 ALTERO MATTEOLI.  La relazione che è stata
presentata è da parte nostra condivisibile. Non ho
partecipato alla
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seduta di ieri per i noti motivi, in quanto
impegnato
nell'ostruzionismo alla Camera e quindi non ho
ascoltato gli interventi dei colleghi. Lei,
presidente, dice che la relazione sarà oggetto di
integrazioni sulla base di ciò che hanno proposto
i colleghi. Non so quel che i colleghi hanno
detto; sicuramente avranno migliorato la
relazione, però non conosco i testi e d'altra
parte anche se avessi voluto attivarmi per
conoscerli non era disponibile il resoconto
stenografico. Pertanto, voterò a favore della
relazione ma vorrei restasse agli atti che
ovviamente questa parte integrativa io non la
conosco.
 PRESIDENTE.  Non sono modifiche sostanziali.
 ALTERO MATTEOLI.  Che resti agli atti questa mia
precisazione.
 PRESIDENTE.  Sta bene, onorevole Matteoli.
  Pongo in votazione la relazione sull'edilizia
scolastica a Palermo.
(E' approvata) .
 La relazione è stata approvata all'unanimità.
  Chiedo di essere autorizzato a procedere al
coordinamento formale del testo. Se non vi sono
obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito) .
                   Si riprende la discussione .
           PRESIDENTE.  Onorevole Matteoli, la invito a
                            proseguire
il suo intervento.
 ALTERO MATTEOLI.  Dicevo che la vicenda Ligato
non la possiamo limitare al fatto specifico del
suo omicidio, a quel che è accaduto dal momento
del suo omicidio o dopo che egli divenne
presidente delle Ferrovie dello Stato, a norma
della legge n. 210 che istituì quell'Ente.
  La vicenda è legata anche al momento in cui egli
venne nominato. Il Governo, le istituzioni,
nominano presidente di un ente di quell'importanza
- la società più grande che abbiamo, con 215 mila
dipendenti, che ogni giorno licenziava 6-7 appalti
per miliardi - una persona che nel 1985, quando
venne fatta la nomina, era già chiacchierata,
perché in un libro era stata resa pubblica la sua
collusione con la 'ndrangheta, senza tenerne
conto. Quindi, una valutazione di ordine politico
ma anche di ordine morale su questa vicenda, a mio
avviso, andava inserita nella relazione.
  Ho preparato una nota, articolata in sei punti,
integrativi della relazione, oltre a quelli cui ho
già accennato. Ne darei brevemente lettura.
 PRESIDENTE.  Prego, onorevole Matteoli.
 ALTERO MATTEOLI.  Primo punto. Il problema di
fondo della lotta alla criminalità comune ed
organizzata rimane quello dell'adeguatezza degli
organici della magistratura, insufficienti in
tutta la regione, con particolare riguardo al
distretto della corte di appello di Reggio
Calabria. Presso alcune procure, come quella di
Palmi - ce ne siamo occupati a lungo -, si attende
il completamento dell'organico esistente (dieci
magistrati); mentre non vi sono prospettive per
l'aumento necessario del numero dei GIP, la cui
carenza frustra il lavoro del pubblico ministero.
A questo proposito, venerdì in Assemblea si è
svolto un dibattito - al quale non ho partecipato
perché impegnato con la Commissione ad ascoltare
il pentito Annacondia - nel quale il collega
Binetti ha messo in risalto pesantemente queste
carenze. Mi riferisco al dibattito svolto venerdì
sulle interrogazioni relative alla massoneria,
nell'ambito del quale queste carenze sono state
pesantemente messe in evidenza. Per i collegi
giudicanti è diffusa la preoccupazione,
soprattutto a Palmi e a Reggio, in relazione a
numerosi e ponderosi processi di mafia da
celebrarsi. Va considerato inoltre come
pericolosissimo il progetto, di cui si parla negli
ambienti giudiziari e forensi, relativo alla
soppressione di alcuni tribunali:
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Lamezia, Paola e forse addirittura Castrovillari.
Tale improvvida decisione costituirebbe un
autentico colpo di grazia ai danni delle gracili
strutture giudiziarie calabresi e nel contempo
rimuoverebbe l'effetto deterrente costituito
dalla presenza su territori vasti di organi
giudicanti del livello dei tribunali.
  Secondo punto. Le carenze degli uffici
giudiziari e delle strutture connesse limitano
gravemente l'applicazione e la gestione delle
normative di natura patrimoniale nei confronti
della criminalità. E' un aspetto da considerarsi
preliminare, che non appare approfondito nella
relazione.
  Terzo punto. Il controllo del territorio in
vaste zone delle Calabria, in particolare in
Aspromonte, continua ad essere insufficiente. Sono
ancora diffusi e continui i fenomeni detti delle
"vacche sacre": mandrie appartenenti a proprietari
invisibili, tenute a pascolare e a devastare nei
fondi rustici di piccoli proprietari e coltivatori
diretti. Si tratta di accadimenti che turbano
l'operosità degli onesti e non accreditano la
complessiva credibilità delle istituzioni,
amplificando nel contempo l'impressione della
impunità e della forza del potere criminale.
 PRESIDENTE.  Continua ancora questo fenomeno
delle
"vacche sacre"?
 ALTERO MATTEOLI.  C'è un articolo pubblicato tre
giorni
fa su uno dei giornali del sud. Addirittura, mi
pare che lo riporti nella pagina culturale. Non
ricordo quale giornale.
PRESIDENTE.  Ci possiamo informare.
         ALTERO MATTEOLI.  L'ho letto tre giorni fa, ecco
                              perché
l'ho ripreso.
  Quarto punto. Uno dei più diffusi terreni di
illegalità terreno di coltura per trasgressioni
non solo di necessità ma anche di stampo
speculativo - è quello dell'abusivismo edilizio -
è scritto nella relazione ma in maniera molto
generica - che soffoca i piccoli e grandi centri,
ne condiziona lo sviluppo e a volte addirittura
limita l'agibilità di vitali strutture pubbliche.
Per esempio, non è scritto nella relazione, o
almeno mi è sfuggito, il caso relativo
all'aeroporto di Reggio Calabria, da anni
saccheggiato, vulnerato da costruzioni abusive che
influiscono negativamente addirittura sulle
manovre degli aerei.
         Il quinto punto è quello relativo agli organi di
                             controllo
regionali, le cui patologie - vistose - si sono
manifestate in occasioni recenti, soprattutto a
Reggio Calabria, che meritano ogni attenzione.
Attraverso le strutture di controllo sono
veicolabili le patologie degli enti locali e le
eventuali connessioni mafiose (qui è proprio
carente la relazione, non c'è un rigo su questo).
  L'ultimo punto è relativo ad altri settori
meritevoli di attenzione nell'ambito dei poteri
pubblici regionali e locali edelle modalità del
loro esercizio. Mi riferisco a quello
relativo alla gestione delle risorse idriche del
territorio e agli abusivismi in materia di acque
per usi civili utilizzate per l'irrigazione, con
mortificazione di intere comunità. Anche su questo
ogni giorno ci sono articoli di stampa. La regione
ha cercato di deliberare in mille modi, senza però
arrivare nemmeno ad individuare il modo per
giungere ad una soluzione. Si tratta di situazioni
a larga e diffusa illegalità che, come è noto,
costituiscono il primo gradino poi per i fenomeni
criminosi individuali ed associati.
           Ora, come dicevo all'inizio, non è che questa
                             relazione
riporti cose inesatte, per cui io debba rigettarla
in toto ; essa affronta il problema della
criminalità in Calabria ma lo fa in una maniera, a
mio avviso, molto più sfumata di quello che nella
realtà noi abbiamo potuto verificare. A questo
punto mi permetterei di avanzare una proposta.
Fermo restando che il corpo della relazione può
essere condiviso, potremmo - soprattutto se ne
rinviamo l'approvazione a settembre, perché se la
votiamo oggi non posso che esprimere il mio voto
contrario - integrarla opportunamente; io stesso
potrei far pervenire una nota
integrativa al relatore il quale, se la
condividesse, potrebbe Pagina 2574
 inserirla nella relazione. In tal modo, potremmo
trovare un punto di incontro affinché la relazione
sia approvata anche con il voto del nostro gruppo.
 PRESIDENTE.  Grazie onorevole Matteoli. Vorrei
dire ai colleghi - forse a qualcuno è sfuggito -
che oggi il  Sole 24 ore  ha pubblicato
integralmente il documento della Commissione
antimafia sui rapporti economia-criminalità,
aprendo un dibattito sul documento stesso. Credo
che sia un fatto positivo.
 SALVATORE FRASCA.  Vorrei anche indicare ai
colleghi due articoli del presidente a proposito
della giustizia. Sono
molto importanti e prego i colleghi di leggerli,
anche perché evidenziano una evoluzione nel
pensiero del presidente.
PRESIDENTE.  Non so se interessi tutti i colleghi!
CARMINE GAROFALO.  Secondo me è dovuto da parte
della
Commissione e da parte di ciascuno di noi un
ringraziamento al senatore Cabras per il lavoro
che ha svolto, sia per come ha diretto e
coordinato le due missioni che abbiamo fatto in
Calabria, sia per lo sforzo che è stato compiuto
nella relazione di dare conto di tutti gli
elementi che noi abbiamo acquisito nel corso delle
due missioni; di tutti gli elementi, senza alcuna
reticenza da questo punto di vista.
  Però, colleghi, prima di fare una valutazione
della
relazione ed esporre qualche osservazione, anzi
per dare un retroterra a questa valutazione ed a
questa osservazione, vorrei fare una breve
premessa. Sono convinto - può darsi che sbagli,
però ne sono convinto - che nonostante gli sforzi
compiuti dalla Commissione antimafia nella
precedente legislatura ed anche in questa la
conoscenza del fenomeno della criminalità
organizzata in Calabria sia ancora del tutto
inadeguata ed incompleta. Non parlo di una
necessità di aggiornamento del fenomeno e dei suoi
sviluppi - perché questa è una necessità
permanente, che quindi potrebbe essere richiamata
anche per quanto riguarda la conoscenza della
criminalità organizzata nelle altre regioni - dico
una cosa diversa. Dico che nella conoscenza del
fenomeno della mafia, della criminalità
organizzata nelle maggiori regioni a rischio nel
nostro paese, la conoscenza, per quanto riguarda
la Calabria, è più indietro che in altre regioni e
che lo sforzo complessivamente compiuto - intendo
della Commissione antimafia, non solo in questa ma
anche nella passata legislatura - deve continuare,
in maniera programmata ed anche con una certa
priorità.
        Il problema della conoscenza della Calabria per la
                              verità
è un problema più generale, perché la Calabria è
una regione che per peso politico, demografico,
economico, purtroppo non sollecita grandi
interessi a livello nazionale. Quindi, non si
tratta di una carenza specifica del lavoro della
Commissione antimafia. Tuttavia, secondo me,
questo bisogno di conoscenza c'è, in quanto la
conoscenza che abbiamo del fenomeno della
criminalità organizzata in Calabria è inadeguata.
Le missioni - almeno la prima - che abbiamo
compiuto nella regione, che pure sono state
preziosissime, avevano un'angolazione parziale,
della quale comunque riconosco tutta la rilevanza.
Intendo dire che siamo partiti dall'obiettivo di
compiere un'indagine sui comuni sciolti per
l'inquinamento da parte della criminalità
organizzata. Questo è un punto di assoluto rilievo
in Calabria, ma rappresenta un obiettivo parziale
rispetto alla conoscenza più generale del
fenomeno. E' vero che nel corso di quella stessa
missione abbiamo allargato l'orizzonte avendo
ascoltato esponenti di Reggio Calabria, però
l'angolo visuale dal quale siamo partiti era
parziale. Questo è un altro elemento che mi
sollecita a dire che la conoscenza va
approfondita. Il fatto stesso che non siamo
riusciti a fare una visita e quindi un'indagine
specifica su una delle zone più importanti dal
punto di vista della criminalità, la zona di
Locri, è un'ulteriore carenza che, a mio avviso,
rende ancora più forte la necessità
                             Pagina 2575
di continuare in maniera mirata, anche a a breve,
l'indagine sulla Calabria.
              Ho detto questo perché la relazione e i
                         suggerimenti che
ciascuno di noi può esprimere non possono non
risentire dell'insufficiente conoscenza del
fenomeno mafioso in Calabria. Il problema riguarda
non la relazione come tale ma la conoscenza
complessiva che abbiamo dei meccanismi, del
funzionamento e della potenza della criminalità
organizzata nella regione.
  Ho fatto queste premessa anche per indicare alla
Commissione la necessità, a partire da settembre,
di riprendere l'indagine sulla Calabria. Ora
vorrei fare alcune osservazioni più nel merito
della relazione.
  La divisione della relazione in due parti, una
più descrittiva ed una più conclusiva, a mio
parere, va a scapito della sua compattezza. La
prima parte forse più opportunamente potrebbe
costituire un allegato: mi pare inopportuna questa
divisione che contempla una parte quasi di
trascrizione sintetica delle cose ascoltate nel
corso delle missioni e una parte che entra nel
merito. Come dicevo, vi è bisogno di una
maggiore compattezza.
  Un'altra osservazione, che mi pare abbiano fatto
anche alcuni colleghi, è la seguente: leggendo la
relazione francamente non trovo modo di dire che
una determinata questione non è stata citata o che
quel punto non è stato sollevato. Infatti, mi pare
che tutti i punti più significativi emersi nel
corso delle nostre missioni siano stati indicati,
però - e qui è l'osservazione - tutti quei dati
sono citati in maniera "sparpagliata" e molto
diffusa nel testo, per cui anche quelli più
significativi finiscono per non assumere
rilevanza, per non costituire nuclei intorno ai
quali si sviluppa il ragionamento e per perdersi
nel corso della relazione.
  Cito degli esempi. Sicuramente emerge dalla
relazione l'espansione del fenomeno mafioso, anche
dal punto di vista territoriale, però - non so se
do un suggerimento inutile forse sarebbe utile
organizzare la relazione per capitoli, partendo
dalle questioni essenziali: che cosa è successo
dall'ultima relazione della Commissione antimafia
ad oggi? L'espansione del fenomeno mafioso, la sua
copertura di quasi tutto il territorio regionale.
Forse in questo modo daremmo più il senso di ciò
che è avvenuto e dei processi che si stanno
svolgendo. La stessa cosa può dirsi per quel tanto
di cambiamento nell'organizzazione mafiosa che
abbiamo potuto rilevare, il fatto cioè che pur
mantenendo un'organizzazione di tipo orizzontale,
cominciano a segnalarsi casi di organizzazione più
verticale: anche questo potrebbe essere richiamato
in modo specifico (in un capitolo) in maniera tale
da rendere chiari gli sviluppi che vi sono stati
nella struttura della criminalità organizzata in
Calabria.
        Ciò vale anche per quanto riguarda il rapporto tra
                                le
organizzazioni criminali e le attività economiche.
Anche qui, leggendo la relazione, non posso dire
che manca quel rapporto o quella questione, però,
non mi pare che alcuni temi abbiano il rilievo che
dovrebbero avere. Cito per tutte la questione
degli appalti che è correttamente indicata nella
relazione, per cui nessuno può dire che sia stata
sottovalutata. Però essa è una delle questioni
fondamentali intorno alle quali si organizza, si
sviluppa e assume peso politico e controllo
sociale l'attività delle organizzazioni criminali
in Calabria. Allora la questione degli appalti,
anche se è correttamente citata, risulta un po'
dispersa fra le altre questioni e mi pare che non
assuma il rilievo politico e l'attenzione che
invece deve assumere. Ho citato tale questione
perché richiama quella - a mio avviso fondamentale
- della spesa pubblica nella regione Calabria:
appalti-spesa pubblica. Se non isoliamo il nodo
del rapporto, del peso e dell'influenza delle
organizzazioni criminali sulla politica e sulle
istituzioni, dandogli anche il rilievo necessario,
a mio avviso, non riusciremo ad esprimere il
problema come dovremmo. Ho parlato di spesa
pubblica perché il tema richiama immediatamente
quello delle istituzioni. Nel corso della
relazione sono citati i collegamenti,
                             Pagina 2576
 da quelli locali a quelli più in alto, però mi
pare che il nodo spesa pubblica-istituzioni
richieda una sua unicità e una sua particolarità
all'interno della relazione, perché proprio qui si
colloca l'anello principale del collegamento tra
mafia e politica sotto due aspetti, il primo dei
quali è quello della spesa pubblica che si decide
a Roma. Le esperienze che stiamo vivendo in questo
periodo in Calabria, che tutti i colleghi possono
conoscere attraverso le cronache dei giornali, ci
dicono che l'organizzazione della spesa pubblica a
fini clientelari - che è l'uscio attraverso il
quale penetrano le organizzazioni mafiose -
avviene a Roma. Qui si organizza il primo punto
canale attraverso il quale le
organizzazioni diventano potenti e traggono grandi
proventi, punto che mi pare non sia sottolineato
adeguatamente nella relazione (può darsi che non
l'abbia letta con sufficiente attenzione).
  Il secondo aspetto è quello della organizzazione
e gestione della spesa pubblica in Calabria. Qui
emerge il nodo delle istituzioni nella regione.
Può darsi che esageri, però
la questione relativa a come vivono le istituzioni
in Calabria ed in modo particolare la istituzione
regione è una chiave fondamentale per capire cosa
sia la mafia, come si espanda e come acquisti
forza e capacità di controllo. Non voglio dire che
dobbiamo dare un giudizio politico in senso
stretto sulla vita delle istituzioni, tuttavia
questo è un punto centrale. La vita delle
istituzioni in Calabria (i comuni e principalmente
la regione) rappresenta una questione che dobbiamo
porre all'ordine del giorno in maniera corretta se
vogliamo cominciare a fare qualche ulteriore passo
avanti nella comprensione del fenomeno mafioso e
della sua capacità di incidere e di condizionare
la vita politica calabrese. Negli ultimi mesi e
nelle scorse settimane ha fatto clamore l'esempio
di Reggio Calabria. Ferma restando la necessità di
acquisire poi un giudizio nelle varie sedi, mi
pare che occorra fare una riflessione ed un
ragionamento su come sia stata vissuta la
questione di Reggio Calabria, su come abbiano
reagito i partiti, su come siano stati capaci di
trarre, al di là del giudizio definitivo che non
possiamo pronunciare noi, una lezione da quello
che è successo a Reggio Calabria, proprio per dare
una svolta alla vita delle istituzioni, al modo
stesso in cui vivono i partiti e si rapportano con
la società calabrese. Secondo me questa è una
questione che noi, in qualche modo, dobbiamo
porre, non per trarne tutte le conclusioni,
vicepresidente Cabras, ma per aprire un terreno e
per esercitare qualche sollecitazione nei
confronti della società politica calabrese.
  Signor presidente, questa è la questione
principale che volevo porre. Ora desidero fare
alcune altre specificazioni che hanno meno valore.
Vi sono poi le questioni richiamate dai colleghi.
  Se permettete darei un modestissimo suggerimento
- che potrebbe non avere alcun valore - proprio
dal punto di vista dell'organizzazione della
relazione, che predisporrei per capitoli, in modo
che siano più visibili ed immediatamente
percepibili i punti che poniamo.
  Desidero ora ricordare alcune questioni, in
primo luogo quella (emersa nel caso di Reggio
Calabria) ricordata poco fa dal collega Matteoli e
relativa ai centri di controllo (Coreco, TAR) che
sono non solo uno dei punti di sostegno di un
certo assetto precario e, nello stesso tempo,
molto distorcente della vita politica delle
istituzioni ma a volte sono anche collegati
immediatamente e direttamente con le attività
criminali. Il loro funzionamento non garantisce
assolutamente nulla: credo che non sia possibile
trovare la delibera di un Coreco o la sentenza di
un TAR che non sia stata di copertura per episodi
discutibili di decisioni politiche e
istituzionali, anche quelle che poi hanno avuto
risvolti dal punto di vista giudiziario.
  Vi è poi la questione dell'abusivimo edilizio
che va posta in particolare rilievo anche perché
richiama l'aspetto più generale della precarietà
della vita politica, sociale e culturale
calabrese, dove l'illegalità è sostanzialmente
accettata e condivisa, come una situazione dalla
quale
Pagina 2577
non si può uscire, dove l'abuso e la prepotenza
sono fatti normali. Non so se troveremo il modo di
indicare che vi sono aree della Calabria in cui la
violenza è nella vita di ogni giorno: vi sono aree
della Calabria dove si uccide per un
sorpasso sulla Ionica.
  Vi è poi una questione rilevante che riguarda la
magistratura. Sono convinto che la conoscenza non
completa del fenomeno criminale in Calabria derivi
anche dal fatto che, almeno fino a poco tempo fa,
non sono stati fatti grande sforzi da parte della
magistratura per dare un contributo in tal senso.
Sono convinto tuttora che nella magistratura
calabrese, con le lodevoli eccezioni che tutti
abbiamo conosciuto e forse anche con
un'attivazione generale, sia molto modesto
l'impegno volto alla conoscenza,
all'approfondimento e alla battaglia contro il
fenomeno criminale. Credo anche che rispetto alla
partita riguardante gli intrecci mafia-politica-
affari in larga parte della magistratura calabrese
siano presenti una certa reticenza ed una
difficoltà ad intervenire.
  Sono correttamente citate nella relazione varie
questioni riguardanti la vita di alcuni tribunali.
Vorrei chiedere al senatore Cabras se non ritenga
opportuno, a proposito del tribunale di Paola dove
tutti abbiamo riscontrato una serie di vicende che
non ripeterò qui, modificare ciò che viene citato
nella relazione in modo tale da non creare
confusione tra alcuni magistrati del tribunale di
Paola, i quali si trovano ad affrontare una serie
di pendenze (mi riferisco al presidente del
tribunale e ai due sostituti), e altri magistrati
ai quali forse possono essere rivolte anche alcune
critiche senza però confonderle con quelle pesanti
che devono essere fatte ai primi. Pertanto mi
permetto di chiedere al senatore Cabras se non
ritenga opportuno o non citare affatto la critica
rivolta al procuratore e ai suoi sostituti ovvero
se non sia il caso di modificarla nel senso da me
indicato.
A conclusione del mio intervento vorrei avanzare
innanzitutto una proposta al relatore Cabras. Se
egli ritenesse opportuno tenere conto non tanto
delle mie osservazioni quanto di quelle espresse
dai colleghi, si potrebbe rinviare la votazione
della relazione al prossimo mese di settembre per
dar corpo ad un documento più ampio: quest'ultimo,
però, non dovrà essere considerato conclusivo
sulla regione Calabria, anzi mi permetto di
suggerire che esso venga considerato il primo di
una serie di documenti della Commissione su tale
regione, una base da cui partire per una serie di
indagini e approfondimenti ulteriori da effettuare
eventualmente con nuove missioni. In particolare,
voglio ricordare la zona del Tirreno cosentino
dove si va dipanando un intreccio tra politica,
affari e mafia anche con collegamenti di vario
tipo (non solo calabresi e non solo italiani) con
riciclaggio di denaro sporco proveniente dai paesi
dell'est, intreccio che vale la pena di
approfondire. Ripeto, il documento che elaboreremo
a settembre dovrà essere il punto di partenza per
rilanciare l'indagine sulla Calabria, per
approfondire la conoscenza di questa regione e la
capacità di combattere meglio di quanto non siamo
riusciti a fare fino ad oggi le organizzazioni
criminali che in questa regione insistono.
 SALVATORE FRASCA.  Signor presidente, onorevoli
colleghi, credo che il senatore Cabras vada
ringraziato per lo sforzo compiuto nello stendere
la bozza di relazione oggi al nostro esame al fine
di rappresentare la drammatica condizione di mafia
in cui si trova la regione calabrese. Gli sono
particolarmente grato per questo, così come sono
grato ai colleghi che hanno effettuato ben due
visite in Calabria pur di approfondire il fenomeno
che tanto ci avvilisce e tanto ci corrompe.
  Le Commissioni parlamentari non sono solite
visitare tale regione che è considerata una zona
periferica: affinché la Commissione lavori
pubblici del Senato potesse compiere una visita in
Calabria per accertare la drammaticità dello stato
dell'Autostrada del sole e dell'intero sistema
viario e dei trasporti ci sono
                             Pagina 2578
voluti ben sei mesi, dal momento che il Presidente
Spadolini affermava che il Senato non era in grado
di poter affrontare la spesa relativa alla
missione. Eppure, si trattava di una spesa di
qualche milione, al punto tale che, polemizzando
con lui, ho avuto la possibilità di dirgli che se
proprio questo era il problema il finanziamento
del viaggio della Commissione lavori pubblici in
Calabria avrebbe potuto realizzarsi trattenendo a
me un'indennità mensile.
  Proprio perché in Parlamento non si vuole
prestare la necessaria attenzione alla regione,
che è la meno sviluppata del nostro paese, il
fatto che questa Commissione abbia effettuato due
visite rappresenta un motivo di particolare
sensibilità.
  Fatta questa premessa, osservo che la relazione
del collega Cabras merita un approfondimento, se
vogliamo avere una visione organica del fenomeno
della malavita organizzata nella regione
calabrese, dei suoi rapporti con l'economia, il
mondo politico e le istituzioni. Nella relazione
manca uno sforzo organico per spiegare le ragioni
di tutto questo; vi è piuttosto una sintesi dei
verbali delle audizioni effettuate anziché un
lavoro di elaborazione e di approfondimento del
fenomeno, che pure merita di essere svolto.
  Il fenomeno della mafia in Calabria non è del
tutto comprensibile; manca una storiografia, non
esiste neppure una bibliografia, solo di recente
abbiamo avuto alcune pubblicazioni che hanno
assunto un certo vigore scientifico (mi riferisco
agli studi di Pino Arlacchi e di altri). Tuttora è
rimasto incompreso o senza risposta
l'interrogativo che sempre ci siamo posti: la
mafia in Calabria è un fatto endogeno oppure
esogeno? Il fenomeno mafioso nella regione
calabrese è nato in Calabria o è stato importato
da altre regioni, e per essere più chiari, dalla
Sicilia?
 SANTI RAPISARDA.  Endogeno!
 SALVATORE FRASCA.  Le tesi sono contrastanti;
però, sulla base di indagini che ho fatto compiere
ad alcuni studenti universitari ai fini
dell'elaborazione della loro tesi di laurea, è
risultato che le prime avvisaglie del fenomeno
mafioso in Calabria si sono manifestate nel
momento in cui sono stati trasferiti, per
provvedimenti di pubblica sicurezza in alcuni
lembi della provincia di Reggio Calabria, noti
mafiosi provenienti dalla Sicilia.
  Quello mafioso è un fenomeno da approfondire;
anche se è esogeno, anche se si tratta di un
prodotto di altre regioni d'Italia portato in
Calabria, ha assunto peculiarità tutte proprie
perché si è innestato in una realtà economica,
sociale, civile e culturale molto degradata per
cui la mafia, soprattutto nei primi tempi, è
apparsa come una sorta di organizzazione che i
calabresi o parte di loro si davano per supplire
alle carenze dello Stato, manifestare contro le
insufficienze dello Stato e far valere le proprie
buone ragioni.
  Comunque, fino agli anni sessanta il fenomeno
della mafia faceva capolino soltanto in alcuni
angoli della provincia di Reggio Calabria. Dalla
fine degli anni sessanta ad oggi si è largamente
diffuso e ha finito per occupare tutti gli spazi
possibili dell'intero territorio calabrese.
  La mafia è nata in Calabria come "mafia dei
campi" e si manifestava soprattutto attraverso le
intermediazioni nelle attività di compravendita
dei terreni; è nata quindi per mezzo delle
guardianie abusive che venivano imposte e per
tutto ciò che atteneva alla civiltà del tempo, che
era soprattutto contadina e manifestava una realtà
tutta fondata sull'agricoltura, un'agricoltura
ovviamente arretrata e
parassitaria, dominata da poche famiglie che
avevano il controllo, se non il monopolio,
dell'intera struttura fondiaria calabrese.
  Nel volgere di qualche anno quella mafia, che
ancora rispettava alcuni canoni (per esempio,
aveva il rispetto per le donne e per i bambini),
via via si è andata trasformando, per cui con la
politica dei lavori pubblici attuata nella regione
calabrese negli anni settanta per la costruzione
dell'autostrada e dei nuovi
                             Pagina 2579
sistemi viari la mafia è divenuta soprattutto
"mafia dei lavori pubblici". Ricordo di aver letto
alcuni articoli su organi di stampa che definivano
l'Autostrada del sole "l'autostrada della mafia e
della camorra".
  Non si è fermata lì: quando in Calabria è stato
avviata, sia pure attraverso l'intervento
straordinario e nelle forme ridotte che
conosciamo, la politica del cosiddetto intervento
pubblico, la mafia ha cercato di impossessarsi di
tutto ciò che andava a svilupparsi in questo
settore. Dal momento che questo imponeva la
trasformazione delle cosche mafiose in imprese e i
capi dei clan non avevano le disponibilità
finanziarie necessarie per trasformarsi in
imprese, è stato importato dalla Sardegna il
fenomeno dei sequestri di persona. A   partire dal
sequestro di Paul Getty in poi tutti quelli
successivi hanno avuto questa finalità.
 PRESIDENTE.  Questo aspetto che lei sta
sottolineando è molto interessante, ma come spiega
che la redditività del sequestro sia piuttosto
bassa?
 SALVATORE FRASCA.  Adesso ma non allora.
          PRESIDENTE.  E perché sono tutti concentrati in
                              quella
zona?
 SALVATORE FRASCA.  Perché erano zone a maggiore
intensità; si trattava della Locride e della piana
di Gioia Tauro, ma anche del Lametino. Alcuni dei
sequestri più importanti sono stati effettuati
nelle zone che in quegli anni presentavano la
massima intensità mafiosa.
  Grazie ai sequestri di persona la mafia si è
data il capitale necessario e si è trasformata in
impresa, prima piccola, poi più grande; ora è
diventata una grande impresa, l'unica grande e
vera impresa che esista in Calabria.
        Se vogliamo fare riferimento al fenomeno mafioso e
                              ai suoi
connotati, ai suoi interventi nell'attività
economica e sociale della regione, non possiamo
non rilevare che la mafia è fortemente presente
nell'economia calabrese. Ha iniziato ad essere
presente nell'attività dei lavori pubblici, poi ha
rafforzato la sua presenza in quella agricola e
successivamente anche in quella industriale o
paraindustriale. E' da questo momento che la mafia
si è modificata dal punto di vista culturale, nel
senso che mentre prima aveva con il potere
politico un rapporto di scambio (se tu mi proteggi
io ti do i voti), successivamente non si è
accontentata più di questo rapporto e ha voluto
essere presente nelle istituzioni. Abbiamo avuto e
abbiamo, soprattutto a livello locale, forti
presenze nei consigli comunali e provinciali e, se
sono vere alcuni fatti che stiamo apprendendo nel
corso di questi anni, registriamo la presenza
mafiosa persino nel Parlamento della Repubblica.
  D'altra parte, nel corso degli anni in Calabria
si è parlato di un ministro "mammasantissima", di
un "senatore dei picciotti", di un onorevole
"incappucciato".
 PRESIDENTE.  Ex onorevole.
 SALVATORE FRASCA.  Questa è la sintesi cui è
pervenuto il volgo, che spesse volte dice le
verità, quelle che non piacciono alle istituzioni,
che noi disattendiamo, ma sulle quali sarebbe
utile riflettere per comprendere il fenomeno.
Quindi, abbiamo una mafia che è presente nei
gangli vitali
dell'economia della nostra regione. E da
regionalista devo amaramente constatare che la
trasformazione della mafia e la sua maggiore
presenza nelle istituzioni sono coincise con la
nascita della regione, sulla quale la relazione
del collega Cabras, che, ripeto, ha molti punti
salienti, non si sofferma. E' sulla regione,
invece, che dobbiamo concentrare la nostra
attenzione, perché da essa la mafia è riuscita ad
attingere grossi flussi di finanziamento.
  Quando si parla della regione e dei flussi di
finanziamento che sono andati verso la delinquenza
organizzata, si fa riferimento alla forestazione.
Ma mi permetto di dire che quest'ultima è soltanto
                             Pagina 2580
uno dei momenti, perché ve ne sono altri, e molto
più importanti. Interessante sarebbe sapere ciò
che avviene nei settori dell'agricoltura e dei
trasporti, ciò che si sviluppa nei campi
dell'urbanistica e del turismo.
           Ho già avuto occasione di ricordare a questa
                           Commissione -
ma voglio ripeterlo ai fini della completezza di
questo mio intervento, che forse è partito troppo
da lontano, e che comunque vuole essere breve -
quanto abbiamo avuto occasione di ascoltare nel
corso della IX legislatura da parte di un
autorevole magistrato calabrese, oggi purtroppo
defunto. Questo magistrato disse: "Non c'è flusso
di denaro che parta dagli uffici della regione che
in gran parte non finisca nelle mani della
delinquenza organizzata".
  Questo è accaduto con le gestioni che potremmo
definire filogovernative - di centrosinistra, per
meglio dire -, ma anche con le gestioni di
sinistra. Non è che l'ultima o la penultima giunta
definite delle regole, del cambiamento e della
svolta siano state estranee a questo fenomeno.
Dunque, non c'è da sorprendersi se poi a livello
dei comuni e degli enti intermedi tra essi e la
regione accada ciò che si è verificato.
  Ma c'è di più, signor presidente. La mafia si è
abbarbicata, principalmente, all'intervento
straordinario, ottenendo cospicui finanziamenti in
tutti i campi e i comparti della vita economica e
sociale. I grandi flussi di finanziamento, anche
se proposti localmente, in certa misura dai comuni
e in altra misura dalla regione Calabria, sono
stati decisi sempre a Roma. E chi ha deciso
appartiene certamente a quel mondo politico che
nel corso degli anni si è servito enormemente del
rapporto con la mafia, al fine di poter ottenere
voti di preferenza. Credo che anche su tutto
questo bisognerebbe indagare per trovare la chiave
di volta dell'assassinio Ligato.
  Ciò detto, mi pongo un interrogativo: come hanno
risposto le forze politiche e le istituzioni a
questo fenomeno? Devo dire che mentre le prime lo
hanno sottovalutato, quando non ne sono state
conniventi, le seconde sono state completamente
estranee.
  Ricordo che quando ero un giovane deputato mi
era difficile far pubblicare dall' Avanti! , che
era il
giornale del mio partito, una delle mie
innumerevoli denunce, perché c'era la
preoccupazione che si potessero mettere in crisi
comuni, regione e Governo, dal momento che citavo
in causa anche uomini di Governo, come gli atti
parlamentari possono dimostrare.  l'Unità  non mi
pubblicava niente perché in quel momento la
politica del PCI era rivolta verso la cosiddetta
strategia dell'attenzione - la politica
dell'onorevole Moro - e perché in Calabria
portatori di questa strategia erano gli uomini che
allora facevano parte della sinistra della
democrazia cristiana, i più compromessi con il
fenomeno mafioso. Ripeto che  l'Unità  non
pubblicava
nulla. Poiché si taceva nella pubblicistica della
sinistra ed in quella dei partiti che allora
costituivano il Governo, per
farsi pubblicare qualche notizia e qualche
denuncia, cosa strana, bisognava ricorrere ai
giornali della destra! E' una cosa, questa, che
colpisce soprattutto i partiti della sinistra,
perché essi avrebbero dovuto afferrare, in tempo
utile, la gravità del fenomeno mafioso e
scompaginarlo.
Basti dire, signor presidente, che nel 1969
presentai alla
Camera una proposta di legge intitolata
"Estensione dell'antimafia alla Calabria", ma essa
non fu mai discussa. Questo accadde nella mia
prima legislatura, la V della Repubblica.
Ripresentai tale proposta nella VI legislatura, ma
non potè mai essere approvata. Perché si potesse
cominciare ad approvare leggi di un certo rilievo,
c'è voluto il sacrificio di Piersanti Mattarella e
di Pio La Torre.
            E a proposito dell'accanimento mafioso nei
                           confronti di
chi lotta a viso aperto contro la mafia, ove non
l'abbia ascoltato, signor presidente, la inviterei
a leggere un discorso di Pio La Torre, uno degli
ultimi. Veda un poco gli insulti che ha ricevuto
dai banchi di Montecitorio il defunto collega Pio
La Torre!
                             Pagina 2581
  Quindi, le forze politiche hanno sottovalutato
il fenomeno, quando non ne sono diventate
addirittura conniventi. Ma anche l'apparato dello
Stato è stato omissivo, perché l'incipiente
fenomeno mafioso, divenuto poi più vistoso, ha
trovato le necessarie connivenze nelle prefetture,
nelle questure e nelle forze dell'ordine, come
dimostrano la storia della mafia in Calabria ed il
modo in cui essa è venuta ad espandersi nel corso
di questi anni.
  La magistratura, signor presidente, ha
sottovalutato il fenomeno né più né meno delle
forze politiche e dell'apparato dello Stato. Basti
pensare che per lungo tempo si negava l'esistenza
del fenomeno mafioso. Si vadano a leggere le
relazioni, fatte in occasione dell'inaugurazione
dell'anno giudiziario, del procuratore del tempo,
sua eccellenza Bartolomei, ora defunto, per vedere
come veniva negata l'esistenza di questo fenomeno:
a Locri come a Palmi, come a Reggio Calabria, cioè
nei tribunali più impegnati, i reati venivano
contestati ai singoli imputati e non si ammetteva
l'esistenza di un'associazione criminosa (mi
riferisco all'attuazione dell'articolo 416 e non
dell'articolo
416- bis  che è venuto successivamente).
  Perché questo comportamento della magistratura?
Perché
essa ha ritardato nel concepire, anche sul piano
della cultura giuridica, il manifestarsi del
fenomeno. Ma la magistratura è stata anch'essa
omissiva o complice, come dimostrano alcuni fatti
verificatisi. Basti pensare alla storia del
giudice Cento, il quale venne accusato da me di
partecipare ad attività di compravendita di
terreni a prezzi impositivi assieme al clan dei
Mazzaferro, uno dei più feroci che agiscono nella
zona ionica (per questo venne poi escluso
dall'ordine giudiziario). Oppure, basterebbe
pensare a ciò che accadde quando un giovane
esponente del PCI, sindaco di Falerna (in
provincia di Catanzaro), un bel giorno decise di
fare sgombrare e demolire tutte le case abusive
costruite sul demanio del comune: non potè vedere
abbattute quelle case perché la canea dei mafiosi
si oppose riducendo all'impotenza i vigili urbani,
i militi della capitaneria di porto e le forze
dell'ordine. La cosa strana è che quel fatto,
comunque, servì per dimostrare che una villa che
apparteneva al sostituto comandante della legione
dei carabinieri di Catanzaro era diventata il
deposito delle armi dei mafiosi. Conseguentemente,
questo colonnello venne poi estromesso dalle forze
dell'ordine.
         Tutto questo per dire come ci fossero complicità.
                                Ciò
accadeva negli anni in cui aveva origine e andava
potenziandosi il fenomeno. Ma anche
successivamente,
soprattutto quando esso si compenetrava sempre di
più con la politica, diventando un mondo
affaristico-speculativo, in Calabria non abbiamo
visto muoversi la magistratura, perché anch'essa è
stata partecipe del sistema di potere che in
particolare negli ultimi venti anni ha governato
la nostra regione.
        C'è stato un risveglio, e noi lo abbiamo salutato.
                              Quando
ci sono stati i fatti di Reggio Calabria, abbiamo
detto: finalmente la magistratura esce dal lungo
sonno di stampo massonico! Quando abbiamo visto
muoversi uno dei sostituti del procuratore della
Repubblica di Cosenza per indagare nel settore dei
trasporti, abbiamo detto: evviva il sostituto
Spagnolo! Quando abbiamo visto muoversi la procura
della Repubblica di Paola, abbiamo detto evviva ai
magistrati di Paola. Ma si tratta di episodi che
ancora restano singoli e sui quali vorrei
richiamare l'attenzione della Commissione e del
collega Cabras per sottolineare la necessità che
la magistratura si muova non in senso verticale ma
orizzontale, cioè che siano tutte le procure,
tutti i magistrati della Calabria a muoversi, a
prescindere dalla corte d'appello cui
appartengono.
  Con alcuni colleghi, per esempio, ho denunciato
il fenomeno della diga dell'Esaro, il cui importo
è stato portato da 100 a 1.000 miliardi (questo
dal punto di vista del finanziamento, perché poi,
effettivamente, i miliardi spesi sono stati di
meno). Abbiamo collegato questa crescita
iperbolica della spesa con una dichiarazione
dell'imprenditore Lodigiani, il quale
                             Pagina 2582
ha detto che non c'è lavoro che abbia preso in
qualsiasi parte del nostro paese che non abbia
pagato. Io ed altri colleghi, tra i quali mi piace
annoverare Soriero e l'ex parlamentare Martorelli,
insieme ad alcuni legali, ci siamo recati dal
procuratore della Repubblica di Cosenza (era
assente il collega Garofalo, ma ci aveva delegati
a rappresentarlo). Ci è stato promesso...
FRANCESCO ALBERTO COVELLO.  Io non l'ho saputo.
SALVATORE FRASCA.  Va bene, non è un merito
esserci
andati e non è un demerito non esserci stati.
Però, avevamo avuto un impegno formale da parte
del procuratore della Repubblica di Cosenza circa
un'indagine rigorosa. Ne stiamo aspettando le
risultanze. Non vorrei, o meglio mi augurerei che
quell'unico appalto gestito dalla Lodigiani fosse
stato l'unico appalto serio svoltosi in provincia
di Cosenza e in Calabria.
  Che dire poi anche a proposito della delinquenza
organizzata che, per come si è mossa, sembra di
matrice
affaristica e speculativa? Il collega Cabras, a
proposito di Cirillo parla del suo trasferimento
da Salerno alla piana di Sibari, delle sue
attività criminose e, quindi, del crescere del suo
impero. Ha perfettamente ragione. Però, signor
presidente, duole dover constatare che uno dei
processi fondamentali a carico di Cirillo, la cui
celebrazione è stata preceduta anche da arresti, e
da arresti significativi, si sia concluso con una
sentenza assolutoria in istruttoria. Un processo
di mafia andava celebrato.
  Faccio questa considerazione anche per dire che
attualmente le forze dell'ordine e la magistratura
stanno ottenendo grandi risultati nella piana di
Sibari, ma tali risultati sono dovuti all'azione
della superprocura che, operando su vasto raggio,
con una metodologia diversa, con leggi diverse,
può con le sue indagini raggiungere risultati
immediati. Tuttavia vi è un contrasto netto,
grande come il macigno del Pollino, che sta ad
indicare che se oggi con la superprocura abbiamo
ottenuto 100, in passato non avremmo dovuto
ottenere 3, 4 o 5 nella lotta contro la
criminalità
organizzata nella piana di Sibari e nel Pollino.
Si parla della difesa del tribunale di
Castrovillari ed io sono d'accordo, si parla della
difesa del tribunale di Rossano ed io sono
d'accordo, però non posso...
 PRESIDENTE.  Anche di Lamezia.
 CARMINE GAROFALO.  Di tutti i tribunali.
 SALVATORE FRASCA.  Sì, anche per Lamezia sono
d'accordo. Però non posso non dire autorevolmente
- scusate se uso questa espressione - e
responsabilmente che la gestione della giustizia
in quei comuni è una gestione di stampo familiare,
che non porta certamente a risultati concreti.
Sono state rivolte ai ministri interrogazioni
significative che non hanno ricevuto risposta;
sono stati fatti al Consiglio superiore della
magistratura esposti che non hanno avuto risposta.
Dunque, il modo in cui si muovono le istituzioni,
i comuni, la regione, le prefetture, gli istituti
dello Stato, la magistratura della nostra regione,
è problema che merita un ulteriore
approfondimento. Certo, vi è carenza degli
organici, come un po' dappertutto, ma vi è anche
il problema di una volontà giudiziaria, di una
professionalità e di un maggiore impegno dei
magistrati nella lotta contro la mafia e la
delinquenza organizzata che dovrebbe essere, a mio
avviso, approfondito. E bisognerebbe anche
spiegarsi il perché di certe complicità che
esistono e che abbiamo denunciato.
Signor presidente, mi creda, non lo dico per
orgoglio:
perché emergesse tutto quello che bolliva nella
pentola del tribunale di Paola e della procura di
Paola ci sono voluti quindici anni ed io ho dovuto
prendermi una dozzina di querele, poiché dicevano
che diffamavo onesti e corretti magistrati. Ho qui
con me le conclusioni del secondo rapporto
Granero, che inspiegabilmente è stato redatto dopo
sei mesi; ho con me le risultanze della
                             Pagina 2583
seduta del 22 aprile, se non erro, del Consiglio
superiore della magistratura, nella quale si è
discusso del presidente Scalfari e di altri
magistrati, ma devo dire che finalmente ci siamo.
Ma perché ci sono voluti quindici anni? Anche a
questo riguardo, collega Brutti, dovremmo
spiegarci certe cose e dovremmo domandarci se non
avessero ragione quei cittadini della Repubblica
italiana e quei parlamentari che chiedevano, ad
esempio, la modifica del sistema elettorale del
Consiglio superiore della magistratura. Perché se
il Consiglio viene eletto sulla base di liste che
fanno pensare tanto ai partiti, c'è una
cointeressenza tra eletti ed elettori che molte
volte fa sì che esso non sia obiettivo. A parte le
coperture che poi si formano sul piano politico.
  Tutta questa parte istituzionale, secondo me, va
vista, non esclusa la parte riguardante i TAR
della Calabria dei quali parlava il collega
Garofalo o i Coreco della Calabria dei quali
parlava il collega Matteoli. A proposito dei
Coreco, io che all'interno del mio partito mi sono
battuto perché non prevalesse nella scelta dei
componenti di tali comitati la tessera di partito,
quando ho visto la giunta regionale di sinistra
dar luogo alla nascita di nuovi Coreco sulla base
della più brutale lottizzazione politica...
 PRESIDENTE.  Coreco di sinistra!
 SALVATORE FRASCA.  Esattamente. ... mi sono
domandato se le forze politiche in Calabria
fossero in grado di esprimere qualcosa di nuovo o,
al contrario, dovesse venire a tutti la tentazione
di andarcene a casa!
  E cosa può dirsi riguardo ai TAR, signor
presidente? Sulla base della mia esperienza
settennale di sindaco posso dire di aver visto le
mie ordinanze - ordinanze sacrosante, che
tendevano a far valere gli interessi del mio
comune e dei miei amministrati! - impugnate
dinanzi al TAR, ottenere la dignità della
sospensiva e non andare mai alla decisione. Presso
il
TAR di Catanzaro giacciono ricorsi sui quali si
aspetta di conoscere la decisione da sei o sette
anni. A perdere sono gli interessi pubblici,
vincono sempre gli arroganti, i prepotenti ei
mafiosi; ha dunque ragione Garofalo quando afferma
che
questo aspetto deve essere necessariamente
sottolineato. Ugualmente dobbiamo sottolineare,
oltre la carenza della
regione, che è fonte di tutti i nostri guai o di
tanta parte di essi - mi riferisco alla regione
come istituzione e lo dico amaramente, perché le
mie lotte giovanili erano fatte all'insegna del
decentramento dello Stato - anche la
responsabilità del Ministero della marina
mercantile per quello che è avvenuto sulle coste
calabresi. Mi creda, presidente: le coste sono
state assassinate. Scalea è il centro emblematico
dell'assassinio della natura, del paesaggio, che
in quella zona è stupendo, e della vittoria della
speculazione edilizia, che è in gran parte di
natura mafiosa.
 PRESIDENTE.  E camorristica.
 SALVATORE FRASCA.  E camorristica. A tale
proposito, signor presidente, mi si consenta anche
di dire che il fenomeno dell'abusivismo lungo le
coste coinvolge il demanio ed anche i letti
fluviali. Tutti i demani sono nelle mani della
delinquenza organizzata! In Calabria i malavitosi
si sono impossessati dei demani; hanno costruito
persino dei night club , vogliono impiegare i loro
capitali sporchi anche nell'organizzazione del
divertimento per i giovani. Bene: ho invitato
tanti ministri ad intervenire e non l'hanno mai
fatto. L'ultima volta mi sono rivolto ad un
ministro che dice di essere tutto d'un pezzo, al
ministro Costa: denunciando il fatto nella
Commissione lavori pubblici, gli ho chiesto di
essere coerente con la fama che si è guadagnato e
di dimostrare di essere un piemontese testardo. Mi
sono state fatte promesse ma nulla è accaduto.
  Il genio civile deve recuperare tutto il demanio
fluviale, perché i delinquenti, i malavitosi se ne
sono impossessati per fare le raffinerie di
pietrisco, che sono in gran parte nelle loro mani.
Lo Stato può e deve intervenire su questo terreno
per
                             Pagina 2584
domare l'abusivismo edilizio e per riconquistare
al patrimonio pubblico il demanio, sia quello del
mare...
CARMINE GAROFALO.  Per fortuna aveva detto che
sarebbe
stato breve!
PRESIDENTE.  Però è un intervento molto
interessante. SALVATORE FRASCA.  Ho finito. Voglio
soltanto aggiungere
qualche considerazione sulla mafia e la massoneria
e sulla mafia e il voto di scambio.
  Ho già detto nella precedente seduta che posso
anche avere rispetto di chi è massone. D'altra
parte, i massoni autentici dichiarano la loro
appartenenza alla massoneria e nessuno li mette
sotto processo, perché siamo in uno Stato di
diritto, in una Repubblica che consente ai massoni
di organizzarsi. Ciò che vorrei è che l'importanza
di questo problema non venisse esagerata, poiché
la mia preoccupazione è che si miri a fare
indagini macroscopiche su questo tema per
sottovalutare altre indagini. Vorrei, ad esempio,
che venisse accertato quali risultati si siano
ottenuti nella lotta contro la delinquenza
organizzata nella zona di competenza del tribunale
e della procura di Palmi e quali siano, invece,
altri terreni di indagine (quale questo relativo
alla massoneria) che non portano ad alcun
risultato. Alcuni giorni fa ho incontrato un
collega del mio gruppo...
 PRESIDENTE.  Uno a caso!
 SALVATORE FRASCA.  ... e gli ho detto: "Tu sei un
massone!"; "Lo sanno tutti", mi ha risposto. Ecco,
i nomi di massoni che sono stati fatti in questa
sede sono nomi che
conoscono tutti. Se nell'ambito della massoneria
vi sono devianze lo si dica, ma noi abbiamo
interesse a che l'indagine si chiuda.
  Lo stesso vale per quanto riguarda i voti di
scambio. Chi come me, signor presidente, è stato
costretto ad andare alla Cassa di risparmio per
prendere 50 milioni per la campagna elettorale...
 PRESIDENTE.  Nel senso di prendere un mutuo?
         SALVATORE FRASCA.  Non un mutuo, un prestito, che
                              sconto
ogni quattro mesi...  (Commenti) .
 ANTONIO GUERRITORE.  A quale tasso di interesse?
         SALVATORE FRASCA.  Il 20 per cento, perché questo
                               è il
tasso di interesse, anzi il 22. Dunque, come
dicevo, chi come me ha dovuto prendere un prestito
può avere debolezze politiche nei confronti di chi
ha avuto voti dai mafiosi in cambio di favori? Io
no. Però desidero anche che queste cose emergano:
se vi sono politici che hanno colluso con la mafia
per ottenere voti, lo si dica; se non vi sono, lo
si dica ugualmente e, comunque, non vengano
strumentalizzate alcune indagini di natura
giudiziaria al solo fine di poter far carriera
nella propria terra o nella propria zona di
competenza.
         Io mi auguro che partiti politici ed istituzioni
                             facciano
pienamente il proprio dovere. Lo devono fare i
partiti politici, che sono a ritroso dello Stato.
Il collega Cabras ha potuto constatare, ad
esempio, che a seguito dello scioglimento di
alcuni consigli comunali vi è stata la reazione
delle forze politiche, le quali, al contrario, una
volta sciolti i consigli, avrebbero dovuto a loro
volta sciogliere gli organi dirigenti dei partiti
che avevano portato alla scelta di certe liste.
Ciò dimostra che non sempre le forze politiche
sono all'altezza del loro compito e bisogna
spronarle.
  Ma in Calabria, signor presidente, vi è
soprattutto bisogno della certezza del diritto. E'
encomiabile ciò che stanno facendo in questo
periodo le superprocure di Reggio Calabria e di
Catanzaro; è encomiabile quello che stanno facendo
alcuni magistrati, ma bisogna riuscire a spingere
tutti i magistrati a non arrestarsi dinanzi alla
soglia dei potenti. Perché se in Calabria i
magistrati si arrestano dinanzi alla soglia dei
potenti, fanno sì
                             Pagina 2585
che in questa regione non possa spirare alcun
vento di rinnovamento.
  C'è da indagare nel settore dell'agricoltura,
nel settore dei trasporti, del turismo, delle
varie lobbies affaristiche e speculative che sono
nate. Si parla del Tirreno cosentino: lì
combaciano la mafia e la camorra, è un terreno di
incontro in cui si sono insediati i camorristi. A
Praia a Mare un noto camorrista napoletano è
diventato proprietario del 50 per cento del comune
con la complicità dei pubblici poteri, degli
istituti di credito che l'hanno finanziato a iosa,
della ex Cassa per il Mezzogiorno. E' su questo
che bisogna indagare! Finalmente abbiamo sentito
la voce della verità sul famoso castello del
principe, sentiamo parlare della torre di Fiuzzi e
di tutti quei fatti che stanno a testimoniare la
presenza
nella zona tirrenico-cosentina di una lobby
politica, affarista, mafiosa e camorrista, che
deve essere sgominata al più presto, senza
escludere da tale discorso le complicità di cui
questa lobby ha goduto, con riferimento ai
magistrati dei quali abbiamo parlato.
  A proposito della zona tirrenica, vorrei mettere
in guardia la Commissione rispetto ad un fatto. Ho
letto che il dottor Granero propone
l'allontanamento del procuratore della Repubblica
e del sostituto Greco. Indubbiamente, tali
magistrati possono anche avere le loro
responsabilità.
Tuttavia, caro onorevole Violante (lo dico a lei,
che è il presidente della Commissione), non vorrei
che Arnoni e Greco fossero trasferiti proprio
nell'attuale momento, quando cioè hanno messo le
mani dove bisognava metterle. Se, dunque, debbono
essere trasferiti, è necessario che questi
magistrati siano posti nella condizione di
concludere le indagini e le inchieste che stanno
conducendo, che porteranno a gravi risultati:
finalmente verrà fuori tutto quello che la
Calabria sa e che noi abbiamo sempre detto! Stiamo
attenti a queste cose e cerchiamo, tutti quanti,
di non essere indulgenti nei confronti delle
ramificazioni che vi sono. Io sono insorto
apertamente - me ne darà atto il collega Garofalo
- contro la formazione dell'ultima giunta
regionale, che non facilita certamente la lotta
contro la speculazione edilizia e la degenerazione
istituzionale. Sono insorto; bisogna insorgere e
mi auguro che anche il PDS lo faccia quando è
necessario. Il voto di scambio, mio caro
presidente, è voto di scambio se lo chiede un
democristiano o un socialista ma deve essere tale
anche quando è chiesto dal PDS!
 PAOLO CABRAS,   Relatore.  Il peccato originale
riguarda anche il PDS!
 SALVATORE FRASCA.  Anche il PDS deve essere più
coraggioso nella lotta contro la mafia e la
delinquenza organizzata. Io metterò alla prova
lei, il collega Brutti ed il collega Garofalo
rispetto ad una situazione che ho denunciato:
tutti dobbiamo dare una prova di buona volontà. Se
noi siamo in grado di presentare una relazione
bella e soddisfacente, così come l'ha redatta il
collega Cabras ma arricchita degli interventi che
sono stati svolti e di interventi ulteriori, credo
che per la prima volta offriremo al paese ed alla
Calabria il terreno giusto sul quale tutti ci
dobbiamo muovere per cercare di far progredire
quella regione.
PRESIDENTE.  La ringrazio molto, senatore Frasca.
Credo
che il suo intervento sarà molto utile a tutti noi
ed al senatore Cabras.
 FRANCESCO ALBERTO COVELLO.  Signor presidente,
vicepresidente Cabras, colleghi, mi sforzerò di
essere molto breve, anche perché, in caso
contrario, rischierei di essere ripetitivo
rispetto a quanto è stato detto egregiamente dai
colleghi Garofalo e Frasca. Io definisco il
collega Frasca un "mafiologo" perché è da anni che
egli porta avanti le sue battaglie ed è un
conoscitore di queste situazioni.
  Vorrei anzitutto esprimere un ringraziamento ed
un apprezzamento al senatore Cabras per la
relazione offerta al dibattito di questa
Commissione. Vorrei anche esprimere un plauso alla
Commissione,
                             Pagina 2586
           nella sua interezza, per tutto quello che sta
                            facendo ed
anche perché la relazione in esame rappresenta un
primo passo, una prima presa di coscienza: è la
prima volta che viene predisposta una relazione di
questo tipo sulla Calabria. Il mio, pertanto, è un
apprezzamento sincero perché io mi ritrovo in
questa relazione che ho riscontrato esauriente,
obiettiva, puntuale, realistica e - direi -
rispondente a quella che è la situazione di
emergenza della Calabria. Ho avuto modo di
apprezzare in modo particolare, senatore Cabras,
le sue considerazioni finali, laddove si
riscontrano giudizi politici di notevole rilevanza
con riferimento al rapporto tra la società
calabrese e le istituzioni centrali, alla
precarietà economica della regione, al ruolo
dell'episcopato calabro, al volontariato laico e
religioso. Vorrei rubare una frase che lei,
senatore Cabras, ha inserito con riferimento ad un
altro concetto: credo che la relazione Cabras,
onorevole Violante, abbia sollevato il sipario,
per evidenziare che anche in Calabria ci sono gli
onesti, i democratici, ci sono coloro i quali
tengono al riscatto civile di quella terra e che
credo
apprezzeranno, nel momento in cui sarà approvata
definitivamente, questa relazione.
  Naturalmente, al di là del giudizio politico, vi
sono alcuni particolari che vanno considerati. Non
intendo soffermarmi su tutto quello che è stato
detto, ma mi limiterò ad alcuni passaggi che
interessano in particolare talune zone di mia
competenza territoriale, anche perché, per poter
esprimere determinati giudizi, ritengo sia
necessario conoscere il territorio. Presidente
Violante, lei scrive molto: spesso abbiamo modo di
apprezzarla, qualche volta ci sono delle critiche,
che comunque sono costruttive perché inserite
nell'ambito di un confronto e di una dialettica.
Ho letto quello che lei ha dichiarato al  Corriere
della
Sera  e le dichiarazioni rilasciate dal senatore
Cabras a l'Unità . C'è stato uno scambio di
ruoli...
 PRESIDENTE.  E' Cappuzzo che ci consiglia!  (Si
ride) .
 FRANCESCO ALBERTO COVELLO.  Lei dovrebbe
rivolgere un cortese invito ai vari ministri
affinché, così come si verifica per i prefetti ed
i questori (che dopo due anni, massimo tre, vanno
via), analogamente essi intervengano nell'ambito
di alcune competenze territoriali. Si è parlato
dei problemi del TAR. Se lei ha un po' di
pazienza, vorrei fare riferimento alla mia
esperienza di vita sofferta quale amministratore
regionale all'urbanistica. Certo, in sette anni di
esperienza regionale, non avendo possibilità di
avere una certa forza (forse anche nell'ambito del
mio partito), sono stato utilizzato per sette
deleghe diverse in un periodo ripeto - di circa
sette anni.
 PAOLO CABRAS,   Relatore . Questa è la mobilità!
          FRANCESCO ALBERTO COVELLO.  Questo fa capire la
                             mancanza
di continuità nella nostra regione. Accade che,
quando una persona abbia finalmente cominciato a
capire il problema e ad acquisire un'esperienza
specifica, se ne deve andare perché altri non lo
vogliono. Come dicevo, sono stato assessore
all'urbanistica. All'epoca, su mia proposta, la
giunta pose in essere un atto coraggioso con
riferimento alla demolizione di alcuni fabbricati
costruiti su una serie di isolotti situati di
fronte a Copanello. Nel momento in cui si
procedeva alla notificazione della demolizione in
atto - questa fu la stranezza che riscontrammo in
quell'occasione - cambiava la società ed il TAR,
puntualmente, disponeva la sospensiva in favore
dell'imprenditore che aveva aggredito e violentato
il territorio. Di conseguenza, la giunta
regionale, l'amministrazione regionale,
puntualmente risultava perdente. Questi fatti si
sono verificati per ben cinque volte sulla base di
deliberati della giunta regionale. E' quindi
necessario rivedere questa storia dei TAR. Allo
stesso modo bisognerebbe agire con riferimento ai
Coreco, ai beni
Pagina 2587
culturali (sono stato tra quelli che, anni fa,
avevano proposto il trasferimento dei
soprintendenti), al mondo della scuola
(soprintendente scolastico, provveditorati), alle
capitanerie di porto, a molti settori (ANAS,
uffici tecnici erariali, intendenze di finanza) ed
uffici presso i quali i dirigenti dovrebbero
permanere per non più di due anni, per evitare una
eccessiva presa di contatto con il territorio.
Come ho già detto, considero puntuale ed obiettiva
la
relazione, nonostante ritenga opportuno
approfondire e verificare determinati passaggi
perché probabilmente, vicepresidente Cabras, non
sono più veritieri o almeno non sono più
corrispondenti alla realtà di oggi. Mi riferisco,
per esempio, al problema di Praia a Mare. Si parla
spesso dell'alto Tirreno cosentino; certo, in
quella zona vi è stata un'aggressione selvaggia.
Non voglio esaltare quello che fu un ruolo da me
svolto, anche perché si trattava di un mio dovere
di amministratore, ma io ebbi il coraggio di fare
approvare dalla giunta (purtroppo sono rimasti nei
cassetti!) il piano territoriale di coordinamento,
un piano di difesa costiera e, infine, la legge
urbanistica regionale. Questi atti non furono mai
approvati dal consiglio regionale, perché forse
molti non volevano questo controllo sul territorio
e ciascuno ha cercato di gestire il fazzoletto di
terra che rientrava nella gestione amministrativa
comunale.
          Si riscontra un fenomeno di abusivismo non solo
                               sulla
fascia tirrenica ma anche (non si tratta certo di
una compensazione in negativo) su quella ionica.
Se andiamo a vedere nei comuni di Corigliano
Calabro, Saraceno, San Giovanni in Fiore, possiamo
constatare come essi siano stati aggrediti.
 PRESIDENTE.  Anche San Giovanni?
 FRANCESCO ALBERTO COVELLO.  Certo, anche San
Giovanni in Fiore. Ci sono delle cose assurde;
penso, per esempio, ai balconi murati. A parte
l'amarezza di chi ha costruito la piccola casetta
recandosi all'estero, va considerata la
disperazione di chi non ha potuto completare... E'
un'aggressione continua di cemento armato!
          CARMINE GAROFALO.  A volte, non c'è nemmeno il
                              cemento
armato!
 FRANCESCO ALBERTO COVELLO.  Hanno deturpato quel
bellissimo territorio! Tutto questo, senza parlare
di Camigliatello Silano. Non vorrei essere un uomo
di parte,
perché mi piace essere obiettivo, ma vi sono
comuni gestiti da diverse forze politiche, di
maggioranza e di opposizione nelle varie
alternanze... Andiamo a verificare quello che si è
verificato a Camigliatello Silano, che avrebbe
dovuto essere la zona più bella dell'altopiano
silano! Particolari problemi si riscontrano anche
nella zona ionica (il senatore Frasca ne sarà
certamente a conoscenza), in particolare a
Cariati, Rossano, Corigliano, Trebisacce, nella
stessa Cassano. Frasca questa sera non ha parlato
di Cassano Jonico perché non è stato molto
polemico.
         SALVATORE FRASCA.  Guarda che Cassano è non solo
                              il mio
paese ma anche quello del presidente!
 PRESIDENTE.  Al limite, di mia moglie!
 FRANCESCO ALBERTO COVELLO.  Dicevo che ci sono
fatti nuovi. A Scalea l'attuale sindaco è un
generale della Guardia di finanza in pensione, che
dovrebbe garantire tutto il territorio. Ma penso a
Praia a Mare, presidente. Vorrei che il senatore
Cabras potesse chiedere maggiori dettagli al
Ministero dell'interno ed alla prefettura di
Cosenza. Nel momento in cui ci recammo là, era in
corso un accesso da parte del Ministero
dell'interno perché si erano dimessi alcuni
consiglieri comunali. In occasione dell'incontro
svoltosi a Catanzaro con i rappresentanti della
superprocura, chiesi di verificare la situazione,
cosa che puntualmente, presidente Violante, la
superpro
                             Pagina 2588
cura di Catanzaro sta facendo con grande
diligenza, grazie anche al coraggio di qualche
capitano dei carabinieri (penso al grosso coraggio
del capitano di Scalea). Cos'è accaduto a Praia a
Mare? Circa otto anni fa, furono arrestati alcuni
amministratori i quali non volevano inchinarsi di
fronte al potente di turno. Furono arrestati
perché vi erano delle deviazioni, perché, come c'è
il politico che non fa bene il suo dovere, vi sono
anche magistrati che evidentemente non hanno fatto
bene il loro. Dopo otto anni, alcuni di quegli
stessi amministratori vengono messi in carcere,
puntualmente per la volontà di qualche potente che
evidentemente voleva aggredire una zona che forse
è la più bella, quella dell'isola di Dino. Devo
anche evidenziare che l'onorevole Brutti mise in
evidenza questo fatto ed il procuratore Arnoni
(nella
relazione non vi si fa cenno)... Io vorrei che chi
le ha dato i             verbali potesse dire
quello che ha detto il procuratore
Arnoni di quella zona dell'alto Tirreno dove
qualche imprenditore voleva aggredire Praia a Mare
e l'isola di Dino! Stranamente poi è stata
notificata una delibera da parte della giunta
regionale in base alla quale, dopo la nostra
visita, dopo quello che fu detto, fu revocato un
finanziamento di 400 milioni. Mi sembra veramente
strano, proprio strano; anzi, questo evidenzia
l'errore che ci fu. Allora, verifichiamole queste
cose, senatore Cabras, proprio in riferimento a
quel che la superprocura sta facendo e in
riferimento anche alle assurdità commesse, perché
qualche magistrato che aveva fatto arrestare
questi amministratori mi pare sia stato trasferito
ed abbia avuto problemi anche di una certa
importanza nell'ambito del CSM; alcuni sono stati
trasferiti e alcuni sospesi.
  Però, vorrei chiedere pure al presidente
Violante come mai questo ispettore Granero, che da
anni va a Paola, vi è tornato in questi giorni nel
momento in cui la procura sta svolgendo una mole
enorme di lavoro, nonostante l'insufficiente
organico. In questo momento, egli arriva a Paola,
stranamente. Tutto sembra veramente pilotato.
 PRESIDENTE.  Che tipo di indagine sta facendo?
FRANCESCO ALBERTO COVELLO.  Sulla procura di
Paola. PRESIDENTE.  No, la procura di Paola che
tipo di indagine
sta svolgendo?
         FRANCESCO ALBERTO COVELLO.  Sta facendo indagini
                             su tutto
il territorio, come hanno detto i colleghi; il
senatore Frasca lo ha detto.
CARMINE GAROFALO.  Sulla questione Palumbo-
regione. SALVATORE FRASCA.  Ho già detto una volta
in Commissione
che per intervento di Granero è stata bloccata
un'indagine che stava conducendo la procura di
Paola e che stava per portare all'arresto del
personaggio più famoso che ci sia nella zona,
l'autore del riciclaggio del denaro sporco che
arriva in quella zona da Napoli e dalla provincia
di Reggio Calabria. Adesso è arrivato un'altra
volta. Quel che il dottor Granero ci poteva dire,
lo ha detto e autorevolmente in due relazioni.
Adesso, non vorrei che fosse andato lì per
spaventare il procuratore e il sostituto
procuratore che stanno per mettere le mani sulla
malavita, sull'affarismo, sulla speculazione.
Bisognerebbe dirlo al ministro!
 FRANCESCO ALBERTO COVELLO.  Quando si parla di
collusioni di amministratori locali con ambienti
dediti all'usura e al riciclaggio di denaro sporco
a Praia a Mare, vorrei che il senatore Cabras si
facesse dare dalla prefettura la relazione
sull'accesso per verificare se è vero quel che si
diceva.
Per finire, presidente Violante, vorrei che si
potesse -
come ha detto il senatore Frasca e in questo non
credo che ci siano possibilità di non essere
credibili, sia da parte dell'uno sia dell'altro; è
stato detto
                             Pagina 2589
anche dal senatore Garofalo - verificare anche il
ruolo di alcuni magistrati. Per esempio, un giorno
- lo dico come esperienza di sofferenza sul piano
personale, di fronte anche alla mia famiglia - due
finanzieri sono arrivati a casa mia (non capivo
perché, in quanto avevo incontrato il loro
comandante il giorno prima), dopo aver chiesto
quale fosse la mia abitazione a decine e decine di
persone, con una lampada accesa per notificarmi
quel che già era stato detto dalle televisioni la
sera prima: con 24 ore di anticipo la procura di
Locri aveva annunciato 44 avvisi di garanzia per
una delibera di 5 milioni che la giunta regionale
aveva approvato nel 1983 senza interpretare una
legge del 1985! Ho parlato con i  componenti della
Commissione: ma come è possibile che un
magistrato perda 11 anni e dopo 11 anni comunichi
alle
televisioni ed il giorno dopo notifichi questi
avvisi di garanzia a 44 amministratori del tempo,
alcuni dei quali ora parlamentari, per una
delibera che consentiva un contributo di 5
milioni ad un'associazione culturale di un pittore
internazionale che aveva cercato di dare lustro
alla zona?! Vorrei chiedere, e dovremmo chiederlo
come Commissione antimafia, che c'è sotto. Chi è
il proprietario del suolo confinante con quello di
proprietà di Nik Spatari? Allora, una procura che
manda dei finanzieri da Locri per fare...
PRESIDENTE.  Come si chiama questa persona?
 FRANCESCO ALBERTO COVELLO.  Gratteri.
 PRESIDENTE.  No, no, il pittore.
 FRANCESCO ALBERTO COVELLO.  Nik Spatari, il
famoso
pittore internazionale, che ha aperto un museo
restaurando un rudere. Il mio primo errore, con
altre 43 persone, è di aver concesso questi 5
milioni e di non aver interpretato nel 1983 una
legge del 1985!
 PRESIDENTE.  Il fatto c'era, comunque...
 FRANCESCO ALBERTO COVELLO.  Sì, la legge è del
1985. Poi quando abbiamo offerto il riconoscimento
giuridico di questa associazione, che era ed è una
cosa seria, ci siamo visti recapitare a casa
questi avvisi, dopo che erano stati pubblicizzati.
Allora, dovremmo cercare di fare un distinguo. La
procura di Paola avrà avuto problemi difficili -
come hanno detto alcuni colleghi prima; il CSM sta
definendo alcune situazioni di magistrati sospesi
o trasferiti - ma onestamente sono venuto a
conoscenza, anche perché vivo direttamente una mia
esperienza non solo di politico ma anche di
cittadino, che Arnoni e Greco... Vorrei pregare il
senatore Cabras di evitare di dire che sono meno
gravi le contestazioni di scarsa diligenza quando
poi in altri atti si rileva che sono esenti da
censura. Non ci sono problemi penali. Se ci
fossero solo residue valutabilità in campo
disciplinare, questo è un fatto che c'è
dappertutto.
 PAOLO CABRAS,   Relatore . Vi è un giudizio
differenziato sulle responsabilità di alcuni e su
quelle di altri.
           FRANCESCO ALBERTO COVELLO.  Vengono definiti
                            magistrati
di straordinario impegno ed operosità; anzi, poi
sono esclusi da qualsiasi addebito (si chiede
l'archiviazione, perché certe cose le abbiamo
lette sulla stampa). Sono oberati da carichi di
lavoro. Non voglio fare l'avvocato difensore - uno
dei due qualche volta è stato nei miei confronti
poco tenero, un po' cattivello - però dico che
sarebbe ingiusto non cancellare quelle parole,
perché potrebbero anche togliere una certa
credibilità: quei magistrati sono i soli a reggere
la procura di Paola. L'anno scorso, tra l'altro,
il dottor Greco è rimasto per sei mesi da solo!
Quindi, ci sono quelli meritevoli di
apprezzamento, che dobbiamo sostenere come classe
politica e come cittadini, e ci sono quelli poco
meritevoli, come in tutti i settori della nostra
vita. Allora, vorrei chiedere di verificare il
fatto riportato nelle due righe di pagina 39 della
relazione.
                             Pagina 2590
            Ci sono altre situazioni che si potrebbero
                           verificare ma
in generale condivido il resto della relazione; in
particolare mi ritrovo nella parte finale di essa.
Concludo, rivolgendo un apprezzamento al
vicepresidente Cabras e naturalmente al presidente
Violante per tutto quello che si è fatto in questo
periodo e per quello che si farà.
 ALDO DE MATTEO.  Innanzitutto, esprimo un
apprezzamento sincero per la relazione del
vicepresidente Cabras, dalla quale traspare la
grave situazione della regione calabrese in tutta
la sua complessità. Ritengo un merito il non aver
enfatizzato alcune situazioni, non averle
drammatizzate; c'è una presentazione senza
particolari accentuazioni. Stimo chi
usa con parsimonia gli aggettivi, mentre qualcuno
abbonda in qualche occasione.
  Mi pare anche che la prima parte, descrittiva,
quella fino a pagina 43, aiuti a capire
l'espansione del fenomeno su tutto il territorio.
E' una parte che secondo me - anche se
eventualmente integrata con alcune delle
indicazioni emerse dal dibattito - fornisce un
quadro della situazione, tenendo conto - è questo
l'approccio con cui ho letto la relazione che non
è un trattato sulla mafia in Calabria ma è un
documento redatto in seguito ad alcune visite
effettuate in Calabria da delegazioni della
Commissione e ad altri avvenimenti importanti,
come l'audizione del giudice Cordova; quindi, è
una relazione nata in seguito ad alcuni
particolari fatti. Questo mi ha posto fuori dalla
logica di ritrovare in essa un trattato, uno
studio, per ritrovarvi invece una serie di
elementi vivi emersi dagli incontri che abbiamo
avuto.
          La prima considerazione che faccio se volete è
                            abbastanza
scontata ma mi sembra importante. Non sto a
discutere se il fenomeno sia endogeno o esogeno -
su questo si è cimentato molto bene il collega
Frasca - ma non c'è dubbio che il fenomeno della
mafia in Calabria si allarga con l'ampliarsi del
degrado sociale: questione criminale e questione
sociale sono strettamente connesse, così come in
tutte le altre situazioni, in Sicilia e nelle aree
più influenzate dalla camorra. Probabilmente qui
ci troviamo di fronte ad un degrado sociale che ha
elementi addirittura più preoccupanti rispetto ad
altre realtà anch'esse influenzate da fenomeni di
deviazione e mafiosi. Il dato della disoccupazione
- tra l'altro, richiamato in più occasioni dal
relatore in riferimento alle diverse situazioni
esaminate - secondo me è già un elemento
eloquente: una disoccupazione che si avvicina al
30 per cento in una regione fortemente impoverita
anche delle forze più imprenditive, delle proprie
intelligenze. Noi operiamo in una realtà di
grandissima emigrazione e non c'è dubbio che
questo fenomeno abbia scremato la regione di
intelligenze, di risorse produttive, di elementi
imprenditivi e questo pesa sul tessuto sociale
della regione.
           Il dato nuovo dell'aggravarsi della questione
                            sociale lo
ritrovo anche nell'espandersi progressivo della
criminalità in questa regione, perché non è stato
sempre così. La realtà della Calabria, come tra
l'altro è richiamato nella relazione, era
caratterizzata da una malavita più a macchia di
leopardo: alcune zone erano più interessate dal
fenomeno mafioso, altre addirittura erano non dico
isole felici ma realtà territoriali consistenti
non toccate da questo fenomeno. Parlo per esempio
del vibonese fino agli anni sessanta o settanta o
di altre realtà del cosentino, che era definito il
nord della regione. Invece, secondo me, questo
progressivo degrado sociale si è accompagnato
all'espandersi della malavita fino a coprire
l'intero territorio della regione.
  Non c'è dubbio che la mafia sia un soggetto
criminale autonomo - come diceva bene l'onorevole
Buttitta - ma non autonomo dal tessuto economico,
tanto è vero che anche qui c'è una riprova di
questa espansione: a mano a mano che arrivano le
risorse pubbliche, iniziano i fenomeni che sono
stati molto ben descritti dagli interventi
precedenti e si verifica la crescita della
malavita organizzata. Nella relazione si dà giusto
rilievo all'evoluzione di un fenomeno che
                             Pagina 2591
interessava in modo particolare alcune zone, con
una malavita che aveva anche caratteristiche
particolari, e che poi si espande con il degrado
sociale e l'utilizzo delle risorse pubbliche (la
fase della Cassa per il Mezzogiorno, delle grandi
opere pubbliche, di Gioia Tauro e dintorni).
  Il tema che emerge del recupero della legalità
in questa regione lo trovo legato, in modo
emblematico, a quello
dell'abusivismo edilizio, il più vistoso tema
trattato negli incontri che abbiamo avuto. In
particolare, ne ricordo uno con grande perplessità
perché, il citato procuratore di Vibo Valentia,
quando si è parlato della situazione particolare
dei comuni vicini, tra i quali vi è Pizzo Calabro,
ha risposto che era lui responsabile, avendo
avocato a sé; però, dopo questa avocazione, non
era successo niente. Ciò dimostrava una sorta di
protezione di quanto era avvenuto.
  Il fenomeno è in espansione, ma anche dove si è
intervenuti per bloccare la situazione ci si trova
di fronte ad aspetti sconfortanti di un abusivismo
che arriva a compimento: credo che non ci sia cosa
peggiore di un'opera incompleta quasi a
testimonianza delle malefatte e dell'incapacità
dell'apparato pubblico di intervenire. Si tratta
di un fenomeno che ha dimensioni enormi: la
relazione si sofferma su Crotone citando
addirittura 2.200 costruzioni abusive, che però
non sono che una piccola cosa rispetto all'insieme
del fenomeno. Allora chiedo al presidente
Violante, al vicepresidente Cabras e a tutti i
commissari perché non scateniamo quell'"antimafia
dei diritti" che a me piace tanto e che
rappresenta l'aspetto più positivo del lavoro che
stiamo svolgendo insieme? Intendo riferirmi ad
un'antimafia non solo investigativa, che produce
carte e documenti (e noi ne produciamo tanti!), ma
che sia capace, così come abbiamo fatto finora per
alcune situazioni, di ripristinare situazioni,
dare dimostrazioni emblematiche del fatto che lo
Stato c'é e che le istituzioni si possono far
funzionare. Ciò costituirebbe un'opera benefica
sul piano politico in una fase della nostra storia
in cui il distacco tra cittadino e istituzioni è
così grande, un distacco che possiamo recuperare
proprio sul piano della politica. Il terreno
adatto è quello nel quale la gente vede non
prediche ma iniziative, atti da parte di uno Stato
organizzato. Auspicherei un'iniziativa su questo
terreno in Calabria, regione completamente
devastata, com'è stato messo in evidenza, con
tutte le implicazioni che chiamano in causa anche
responsabilità dell'apparato pubblico rispetto
alle zone demaniali.
  Desidero fare un altro richiamo al tema mafia-
politica. Ho apprezzato che l'argomento sia stato
trattato nella relazione con una prudenza, secondo
me, necessaria. Ritengo che dobbiamo fare cose
credibili, per cui non possiamo limitarci a
formulare ipotesi. Allora anche la trattazione del
tema del voto di scambio non significa che non
occorra indagare ulteriormente. A proposito della
massoneria, secondo me, per esempio, abbiamo
accumulato molte notizie negli incontri svoltisi
in Calabria con Cordova e i suoi collaboratori,
così come ne abbiamo accumulate nel corso
dell'intensissimo incontro avuto qui con Cordova.
Allora, invito il collega Cabras a recuperare,
integrandola nella relazione, la parte relativa
alle infiltrazioni e allo scioglimento dei
consigli comunali in Calabria. Credo che
occorrerebbe fare un richiamo (per cui
diventerebbe un allegato) a questa parte che mi
sembra di grande importanza per il lavoro che
dobbiamo svolgere.
  Condivido il richiamo al tema delle istituzioni
ed in particolare del ruolo delle regioni, che è
rimasto molto in ombra. Sull'argomento non sono
sulla stessa linea del collega Olivo, perché non
credo che un convegno possa indurre le istituzioni
a correggere la propria posizione rispetto ad un
impegno. So che si sono svolti convegni importanti
con relazioni significative che anch'io ho
apprezzato, però ciò non esclude l'esistenza di
responsabilità in questa vicenda negativa che
stiamo esaminando. Si tratta, probabilmente, di un
capitolo da impostare.
                             Pagina 2592
  Anch'io, come hanno fatto altri colleghi,
desidero segnalare l'argomento dei sequestri di
persona e dell'Aspromonte, una realtà sulla quale
anche da ragazzi abbiamo riflettuto.
Personalmente, ho ricordi molto belli
dell'Aspromonte dove si svolgevano gli incontri
degli scout. Per la verità, non ne ho conservato
l'idea di una zona impenetrabile e inespugnabile,
anche perché è limitata. Mi sono costruito l'idea,
rispetto a quanto è avvenuto, che non si volesse
veramente arrivare, passo dopo passo, ad esplorare
tutta questa realtà che, come dicevo, non mi
sembra inesplorabile. La concentrazione dei
sequestri dimostra che quella di cui parlo è
diventata quasi una sorta di zona franca nella
quale vi era la possibilità di operare sfuggendo
alla ricerca delle forze dell'ordine.
          A proposito delle forze dell'ordine, insisto -
                              come mi
pare abbia fatto il collega Olivo - sulla
necessità di ragionare a proposito
dell'incompatibilità ambientale. In Calabria, nel
corso della sua storia e tuttora, seppure in
misura minore, si è verificato uno spostamento
della popolazione (per ragioni di lavoro) che ha
trovato nelle istituzioni dello Stato, ed in
particolare nelle forze dell'ordine, una
possibilità di lavoro. Le molte persone che si
sono arruolate nei carabinieri, nella finanza,
nella polizia naturalmente tentano di rientrare
nella loro regione, così come avviene in altre
realtà. Chi parte lo fa con l'idea di trascorrere
altrove un numero minimo di anni per poi tornare.
Questo è un fenomeno su cui bisogna riflettere in
modo adeguato.
  Approfitto per segnalare, sempre nel quadro
dell'"antimafia dei diritti", il problema del
tribunale di Lametia. Sul discorso degli organici,
che è stato quasi un ritornello in tutti i nostri
incontri, si misura la volontà di affrontare o
meno la situazione, perché quattro sostituti
evidentemente non possono portare avanti ventimila
processi. Allora, se si vuole intervenire, i
sostituti devono diventare otto o dieci. Il ruolo
della nostra Commissione è anche quello di fare in
modo che queste situazioni si modifichino.
Infine, desidero fare un richiamo - credo che il
collega
Cabras vorrà farmi questa cortesia - a proposito
della pagina 64 della relazione nella quale si
parla del corteo svoltosi a Reggio nel 1992. Si
parla di un "folto corteo", per cui già emerge che
si trattava di una cosa rilevante. Poiché eravamo
tantissimi, migliaia e migliaia di persone...
 PRESIDENTE.  Era straordinario.
 ALDO DE MATTEO.  E' stata un'iniziativa veramente
straordinaria. I cittadini sono stati coinvolti
nel corso della manifestazione, vi è stato, cioè,
un momento in cui sono cadute le barriere e la
gente è stata via via coinvolta nella grandiosa
manifestazione che ha avuto alcun aspetti
emblematici significativi come il suono delle
campane mano mano che passavamo davanti alle
chiese. Ricordo il fatto con grande emozione, per
cui chiedo di usare un aggettivo che questa volta
credo possa servire.
 ANTONIO GUERRITORE.  Non svolgerò un intervento
sulla Calabria, non avendo partecipato al viaggio
né alle audizioni. Ho letto, invece, il documento
di Cabras, del quale mi compiaccio, e ne ho colto
alcune osservazioni dalle quali emerge che molti
degli aspetti di pertinenza criminale di chiara
intonazione camorristica, mafiosa o di
'nadrangheta della Calabria, trovano i loro campi
di azione e le metodologie comportamentali
criminali che si ripetono nella regione Campania e
nella stessa provincia di Salerno. Credo, in
realtà, che l'attività della Commissione debba
individuare questi elementi che si ripetono ed i
rimedi volti a colpire il fenomeno. Se è
importante l'indagine investigativa, è anche
importante produrre il rimedio e la prevenzione,
così come in
campo medico se una diagnosi brillante non è
seguita da una sufficiente terapia che dia
risposte positive, si finisce per allontanare il
                             Pagina 2593
paziente che valuta il medico come uno che dà le
condanne ma non le panacee, le soluzioni.
  Indubbiamente il fenomeno delle opere pubbliche
si ripete nelle regioni meridionali dove insistono
mafia, camorra e 'ndrangheta; esiste soprattutto
il fenomeno ripetuto ed esclusivo consistente
nello sfruttamento delle cave e dei fiumi per la
raccolta del materiale nel campo edilizio, che non
incontra - per quanto mi è dato conoscere - alcuna
presenza estranea alle attività di tipo criminale.
PRESIDENTE.  E' monopolizzato.
 ANTONIO GUERRITORE.  Sì. Le posso dire che se una
brava persona dovesse avere una cava verrebbe
immediatamente sottoposta ad una serie di azioni
da parte di cittadini vicini, per la rumorosità,
la polvere e tutto il resto. Così come la raccolta
all'aperto di rifiuti solidi urbani finisce per
puzzare e non poter essere accolta, in un contesto
anche periferico, da parte dei cittadini della
zona, mentre invece funziona tranquillamente, a
ritmi impressionantemente ripetitivi quando è in
mano ad un mafioso, per il quale neppure quella
raccolta all'aperto puzza o crea problemi igienico-
sanitari.
  Quando verifichiamo che questi settori sono
quasi esclusivamente in mano a privati, in
particolar modo a privati di quel tipo, verso i
quali dobbiamo rivolgere la nostra attenzione, si
manifesta la necessità di svolgere uno studio più
approfondito che abbia un carattere sistematico,
che non sia riferito solo alla Calabria o alla
Campania ma sia generalizzato, e per il quale
occorre dare alcune risposte. Quali possono
essere? In primo luogo è necessario che i governi
regionali, insieme con le amministrazioni
provinciali, diano luogo a leggi e regolamenti che
determinino uno sfruttamento razionale e non di
alterazione dell'ambiente, dando così risposte che
non sono solo a beneficio dei delinquenti che si
inseriscono in queste attività ma che abbiano una
ricaduta positiva per l'intera società.
         Sappiamo tutti che vi sono problemi collegati al
                             mondo del
commercio, per esempio i supermercati che sorgono
all'improvviso con licenze rilasciate da terzi e
per le quali non c'è un sufficiente censimento da
parte delle prefetture, nonostante vi sia
l'imposizione per i comuni che rilasciano questi
certificati di registrare il passaggio di
proprietà sia alle camere di commercio sia al
prefetto affinché successivamente si possa
compiere un censimento generale che consenta in
maniera abbastanza rapida di controllare le
variazioni delle licenze.
  Parliamo di abusivismo edilizio; ebbene la
domanda che pongo è la seguente: una volta che si
è sottolineato questo fenomeno, quali rimedi si
suggeriscono? Per esempio, il privato cittadino
(come hanno riferito alcuni colleghi) ricorre al
TAR per cui il provvedimento si blocca. Occorre
dire però che la sanatoria prevista per
l'abusivismo edilizio non è stata pagata quasi da
nessuno e chi ha pagato lo ha fatto a titolo
provvisorio; questo ha dimostrato all'opinione
pubblica e soprattutto a coloro i quali avevano
costruito abusivamente che esisteva un'impunità
degli atti. Ciò è risultato chiaro anche chi non
aveva costruito e se ne è pentito, considerata la
pochezza della pena prevista. Occorre perciò
intervenire in modo sistematico con le
amministrazioni locali per evitare di produrre, di
fronte a situazioni analoghe, provvedimenti con
effetti non analoghi.
          Colgo anche la pochezza degli scioglimenti dei
                             consigli
comunali. Se il provvedimento ha lo scopo di
salvaguardare le
istituzioni e di dimostrare che lo Stato vigila,
le risposte che ne derivano sono del tutto
insufficienti. Sono tali non soltanto perché ad un
consiglio comunale o ad una giunta numericamente
rilevante subentrano, nel migliore dei casi, tre
funzionari a tempo estremamente limitato, quanto
perché essi finiscono per non esercitare quei
poteri straordinari per i quali sono chiamati
"commissari straordinari"; infatti finiscono poi
per diventare "commissari ordinari" per situazioni
                             Pagina 2594
 straordinarie aggravate dalla presenza di
attività malavitose.
  Un altro aspetto di cui occorre tenere conto è
quello economico, in particolare dei fenomeni di
strozzinaggio e di usura per i quali ancora non è
stato individuato un modo per irrogare le pene e
correggerli. Per esempio, a Napoli è stata
adottata un'iniziativa molto valida da parte di
alcuni soggetti incappati nelle maglie dell'usura,
i quali si sono avvalsi dell'aiuto di un sacerdote
per poter contrastare la situazione
particolarmente drammatica in cui si trovavano.
Devo dire però che si è trattato di un'iniziativa
privata mentre occorre un intervento analogo a
quello utilizzato contro le estorsioni
introducendo un meccanismo che soccorra
economicamente le persone dissanguate dall'usura e
dalle sue regole (cambio di licenza di commercio,
cambio di proprietà, riciclaggio di denaro
sporco). Un intervento in favore di questi
soggetti non ha solo un significato di tipo
umanitario ma finisce anche per interrompere una
catena di potenzialità criminale di notevolissimo
spessore.
  Infine, mi dichiaro d'accordo nel dare a questa
relazione un taglio di tipo esemplificativo. Credo
che l'opinione pubblica, soprattutto coloro i
quali sono costretti a subire la presenza di
queste attività criminali che non solo li limitano
nel godimento dei propri diritti e della propria
libertà ma li vessano anche in maniera
criminalmente pesante, debba constatare che lo
Stato, al di là di una pura e semplice rilevazione
dei fenomeni delinquenziali, comincia a dare
risposte concrete.
  Basti fare un breve esame dello scempio compiuto
sulle coste e sul demanio pubblico lungo il
litorale che va da Salerno fino a Eboli e a
Pontecagnano per rendersi conto che tutto è invaso
da edifici costruiti da elementi camorristici che
poi li hanno regolarmente venduti. Molta povera
gente, pur sapendo di correre gravi rischi, ha
comprato a prezzi ridotti queste case. Di tutto
questo si parla da vent'anni o più ma fino ad ora
non sono mai stati adottati provvedimenti capaci
di interrompere questi scempi e tali da far
tornare lo Stato nuovamente proprietario di quei
terreni.
  E' necessario perciò, anche con azioni limitate
ma con esempi concreti, non solo giungere
all'individuazione dei responsabili ma anche
all'eliminazione dell'abuso dando una risposta
alla sete di giustizia che i cittadini
manifestano. Ciò consentirà a questa Commissione,
che si sta muovendo in maniera estremamente
apprezzabile (lo dico con tutta sincerità, ed è
stato questo uno dei motivi per cui ho chiesto di
farne parte, proprio perché volevo dare il mio
modesto contributo più che da politico da
psichiatra, visto che questa è la mia
professione), di dare alla gente le risposte
concrete che essa attende e che soddisfino il
bisogno di giustizia sempre più diffuso nel paese.
 PRESIDENTE.  Sarà il senatore Cabras a trarre le
fila da questo dibattito; da parte mia vorrei
esprimere rapidamente un'opinione sul testo che ho
letto e che ho apprezzato molto non solo per
l'equilibrio ma anche per l'analisi effettuata
area per area, settore per settore territoriale,
cosa che in genere non facciamo ma che invece è
particolarmente utile per
cogliere i vari aspetti del problema nelle singole
città. La questione calabrese è determinata dal
fatto che non
esiste una storia unitaria della Calabria. Questo
è un punto che rende molto difficile lavorare su
questa regione; mentre per la Sicilia, per la
Campania o per altre aree esiste un concetto
unitario di regione attorno al quale si sviluppa
il resto, la Calabria è una regione che si è
trovata priva di storia unitaria, senza uno
scontro di classi sociali determinato. Le uniche
lotte sono state contadine e in genere abbastanza
primitive, tranne quelle di carattere politico e
molto violente che si sono verificate dopo
l'avvento della Repubblica. E' una regione che
lentamente cerca di costruire una sua storia ma lo
fa a rimosso di spaccature e di frantumazioni
(basti pensare ai problemi di localizzazione della
regione, all'università). Questo tipo di
polarizzazione rende difficilissima
                             Pagina 2595
l'analisi, per cui il metodo seguito dal senatore
Cabras di cercare area per area le diverse
specificità certamente risponde alle esigenze
manifestate.
  Forse sarebbe opportuno collocare in apertura
quella che attualmente è la seconda parte della
relazione, quella cioè di carattere politico,
perché in tal modo si potrebbe fornire una chiave
di lettura migliore alle più recenti vicende
calabresi. La relazione contiene dati specifici,
quali la instabilità delle istituzioni che è
specifica e particolare. La crisi dei partiti
politici è iniziata in Calabria molto prima che
altrove (peraltro il commissariamento dei partiti
si può definire un dato pressocché storico), e di
questo si deve tener conto. Tutti i contributi
offerti dai colleghi spingono sulla necessità di
predisporre un documento che parta da questo dato
di fatto e che compia un passo in avanti ai fini
della comprensione della realtà calabrese. La
relazione contiene molti dati relativi a questo
profilo; per esempio, ho l'impressione che
l'instabilità regionale calabrese abbia una
caratteristica diversa da quella campana, che pure
è un disastro, ma la Campania è una "regione",
anche se ha il difetto di gravitare attorno alla
città di Napoli perché tutto il resto conta
pochissimo (mi riferisco alla spesa pubblica, alle
questioni amministrative e così via). Ho
l'impressione che vi sia qualcosa di particolare:
ripeto, in Campania i diversi partiti esistono,
mentre ho la sensazione che in Calabria non vi sia
una forma di organizzazione politica moderna
ovvero abbia continuamente avuto momenti di
impatto. Come ho detto si tratta di una realtà che
non ha conosciuto un'aristocrazia né una borghesia
né una classe operaia, tranne che per piccolissimi
episodi. Lo sforzo compiuto da tutti i colleghi
intervenuti è stato quello di cercare di ridurre
ad elementi di unità politica questo ragionamento.
Il collega Garofalo, in particolare, ha suggerito
di partire nell'analisi dalla precedente relazione
per verificare i successivi cambiamenti, per
esempio relativi alla spesa pubblica. Il punto non
è quello di far capire in termini di denuncia,
cosa che lascerebbe le cose come stanno; si pone
un problema legato forse anch'esso all'instabilità
e alla frantumazione che riguarda la spesa
pubblica in Calabria e che è diverso da quello
siciliano.
  I contributi offerti sono enormemente
costruttivi e tendono all'elaborazione di un
documento che possa costituire una sorta di
spartiacque. Di norma la Commissione predispone
due tipi di documenti. Il primo si limita ad
un'analisi di situazioni particolari, come quelle
di Gela o di Barcellona Pozzo di Gotto; quando
però ci muoviamo ad un livello più alto, ad un
livello regionale, occorre compiere da parte di
tutti uno sforzo per creare un documento che
rappresenti un segno politico più forte.
  Vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi
sull'area di Locri che, secondo me, necessita di
maggiore attenzione (basti pensare a Bovalino, ai
sequestri di persona e così via). Cosa significano
i nuovi due sequestri? Si tratta di casi, di bande
che tornano a fare quello che facevano prima o
sono segno di qualcosa di diverso?
ROSARIO OLIVO.  Altri sequestrati non sono più
tornati. PRESIDENTE.  Nella relazione tutto questo
c'è ed è detto
con il massimo equilibrio.
SALVATORE FRASCA.  Quella è la zona più
tradizionale... PRESIDENTE.  Ma è quella dove c'è
maggior investimento
turistico!
 SALVATORE FRASCA.  In quella zona vi sono
famiglie, che vivono a Platì e altrove, che sono
dedite appunto...
PRESIDENTE.  Ci deve essere però una ragione per
la quale
per anni non sono stati fatti più sequestri. Qual
è?
 CARMINE GAROFALO.  Forse è entrato in campo
qualcun
altro. L'ultimo
                             Pagina 2596
sequestro è inspiegabile perché il sequestrato, a
quanto dicono, se ha bisogno di 10 milioni deve
chiederli in banca.
SALVATORE FRASCA.  Bisogna vedere se si tratta di
un
sequestro oppure...
 PRESIDENTE.  Oppure di un'altra cosa.
  Tra l'altro, in questa zona e in tutta la
Locride c'è un fortissimo sfruttamento turistico
lungo la costa e una grande arretratezza solo 400-
450 metri più in alto. Non so se questo conflitto
sia generato dal contrasto tra la maggiore
ricchezza che circola sulla costa e la povertà e
l'atavica chiusura delle zone interne. Comunque,
sarebbe bene se potessimo studiare più
approfonditamente questa zona.
  Fermo restando che il senatore Cabras dovrà
indicarci come intende procedere, mi chiedo se
prima di chiudere non sia il caso di riunire le
due direzioni distrettuali di Reggio Calabria e
Catanzaro per farci fare il punto della situazione
attuale, anche perché nel frattempo sono state
compiute operazioni di vasto respiro a Catanzaro,
un po' meno a Reggio Calabria.
  Per quanto riguarda gli organici della
magistratura, voglio dire pacatamente che anche
laddove essi sono stati aumentati, la qualità del
lavoro non è mutata in niente, tranne casi
assolutamente straordinari. In realtà, ho
l'impressione che lì vi sia un altro tipo di
problemi. Si tratta di uffici giudiziari, tipo
quello di Reggio Calabria, che negli ultimi dieci
anni hanno visto riempiti i loro organici, eppure
il lavoro ordinario non va avanti, con l'eccezione
delle procure distrettuali, sulla quale le
opinioni possono essere diverse ma è innegabile
che funzionino. Si tratta di un dato, a mio
avviso, che da moltissimi anni caratterizza in
modo permanente questa regione. E' vero che se gli
organici sono carenti non si può fare molto, ma è
altrettanto vero che qualcosa si può fare. Da
questo punto di vista, mi sembra che qui vi sia
una tradizionale lentezza.
 SALVATORE FRASCA.  Siccome è stato nominato il
nuovo presidente della corte d'appello (mentre
abbiamo parlato con l'avvocato generale che
suppliva) bisognerebbe sentirlo. Se fosse
possibile, bisognerebbe trovare il tempo di
sentire il procuratore e il sostituto procuratore
della Repubblica di Paola, per le cose
importantissime che ci diranno sulla Calabria in
generale. Si trovano a dover lottare anche contro
la mafia di Palmi. L'origine del denaro è in
quella zona.
PRESIDENTE.  Ho capito. Dicevo prima che adesso il
senatore Cabras esprimerà la sua opinione e
avanzerà le sue proposte. Aggiungo che è proprio
la qualità del documento che ci ha spinto ad un
certo tipo di osservazioni e di richieste.
Vediamo se è possibile costruire un documento che
faciliti la comprensione di questa realtà, dei
problemi e degli intrecci tra le varie questioni
perché credo che ciò potrebbe essere utile per le
forze politiche ed istituzionali che operano in
quella regione.
 PAOLO CABRAS,   Relatore.  Desidero esprimere un
sincero apprezzamento per il contributo molto
puntuale e preciso offerto dai colleghi per
arricchire il nostro lavoro sulla situazione della
Calabria.
  La bozza di relazione funge, ovviamente, da base
per la discussione, la quale serve, assieme al
confronto, per le correzioni, per le integrazioni
e anche per il tentativo di realizzare un parere
che sia il più rappresentativo possibile.
Naturalmente, questo non esclude che su singole
affermazioni possano esservi opinioni diverse tra
il relatore ed i colleghi della Commissione.
  Voglio precisare, anzitutto, che la relazione
non vuole fissare punti definitivi né  summae
teologiche sulla situazione della Calabria. Deve
essere considerata alla stregua di una delle
relazioni che puntualmente, come ricordavano i
colleghi Frasca e Garofalo, sono state fatte nel
corso degli ultimi anni sulla situazione di
singole province, di singole realtà o dell'intera
regione.
                             Pagina 2597
  In passato, ci si è occupati soprattutto di
singoli distretti, perché si riteneva che
occuparsi di mafia significasse prevalentemente
interessarsi di Reggio Calabria, della sua
provincia e di qualche situazione inerente a
Crotone e                alla sua zona. Si
riteneva che il capoluogo di Cosenza ed
anche quello di Catanzaro fossero esenti dal
fenomeno. Questa opinione non è di tanti anni fa.
Infatti, a me e al collega Olivo è capitato di
partecipare ad un convegno presso il consiglio
comunale di Catanzaro, peraltro interessante e
qualificato - ovviamente, non per le nostre
presenze ma per quelle di altri personaggi che vi
partecipavano -, e ricordo che quando sia lui sia
io, con realismo e non per doti profetiche,
abbiamo rappresentato anche per quanto riguardava
Catanzaro il livello di diffusione della mafia e
la sua gravità, abbiamo sentito serpeggiare
nell'uditorio un certo scetticismo che qualcuno,
poi, ha anche esternato verbalmente. E' accaduto
che dopo neanche una settimana vi sia stata la
conclusione di una lunga indagine della
magistratura e di un'operazione investigativa
molto importante di polizia e carabinieri che
hanno portato all'emissione di 240 mandati di
custodia cautelare per reati tutti ascrivibili ad
associazioni di stampo mafioso, a omicidi di
stampo mafioso, a usura, a estorsione e,
soprattutto, al traffico di stupefacenti e di
armi.
  Qualcuno ha detto o ha scritto che avevo parlato
così perché disponevo di informazioni di cui non
erano in possesso i      comuni mortali. Credo che
nessuno di noi ignorasse che vi
erano direttrici investigative che andavano in
quella direzione, per cui non è che avessi
rapporti o mattinali dalla questura.
  Con l'equilibrio che gli è consueto, il problema
vero lo ha colto molto bene il collega Garofalo
quando ha detto che la Calabria è sempre oggetto
di conoscenza incompleta, come lo sono la nostra
conoscenza e la nostra informazione. Questo è
molto vero, anche rispetto alle nostre fonti di
approvvigionamento. Come ricordava il collega
Frasca, infatti, la letteratura sul fenomeno è
molto recente. Egli citava gli studi di Arlacchi
ed io considero importante, serio ed interessante
anche lo studio fatto da Ciconte per le edizioni
Laterza. Potrei ricordare altri contributi alla
storia della Calabria, anche relativi agli aspetti
di patologia criminale. Però le nostre fonti non
possono che essere, anzitutto, quelle
istituzionali: il procuratore della Repubblica, i
prefetti, i rappresentanti delle forze
dell'ordinene, a confronto e ad arricchimento, per
avere anche un giudizio politico, i rappresentanti
delle istituzioni locali, quali la regione e i
comuni.
  Da tutto questo derivano l'incompletezza e a
volte anche la difficoltà di acquisire una visione
completa. Infatti, quella che in alcuni passaggi
della mia relazione anch'io definisco giustamente
sottovalutazione, deve intendersi complessiva, in
quanto tocca le forze politiche e quelle
istituzionali, ivi compresa la magistratura. Come
è stato detto da qualcuno, ed io lo condivido,
essa è nel passato recente e, in qualche misura,
lo è ancora nell'attualità.
Probabilmente, avendo usato un metodo diverso,
cioè prima
l'analisi e la specificità, poi le eventuali
considerazioni, forse ho diluito un po' il
giudizio. Ma a chi ha detto - non mi riferisco ai
colleghi intervenuti oggi pomeriggio ma a chi ha
preso la parola ieri - che avevo diluito, che
avevo attutito, che avevo avuto una visione
minimalista, devo dire che questo non è vero (dirò
poi perché), tanto è vero che in qualche modo
penso di utilizzare una provocazione, un
suggerimento del collega Garofalo per rielaborare
la relazione, cioè per fare dei capitoli
arricchiti ed integrati dalle osservazioni
espresse e che in gran parte condivido, ripeto,
proprio per rendere più specifiche certe
situazioni.
Rispetto all'ultima relazione, nella mia dico una
cosa
molto precisa che, forse, dovrò specificare ancora
meglio: dico che c'è un aggravamento, una
diffusione, una pervasività del fenomeno, per cui
va seppellita l'idea delle macchie di leopardo,
delle isole felici. Sono stato relatore anche
nella passata legislatura,
                             Pagina 2598
come ricorderà qualche collega che era presente,
per cui adesso io stesso devo correggermi, nel
senso che nel corso di questa legislatura e
durante le nostre comuni fatiche di investigatori
ho acquisito notizie e cognizioni che hanno
modificato non poco la mia valutazione del
fenomeno mafioso, della 'ndrangheta in Calabria.
Dalle cose che avete detto, credo di essere
assolutamente all'unisono con le vostre
convinzioni.
  Rispetto ad una parte di cui è stata lamentata
l'assenza, cioè quella relativa alla diffusione
economica, qualcuno è molto convinto - lo sono
anch'io - non solo degli interessi
ovvi ma anche della presenza della mafia nei
subappalti, nella fornitura dei servizi e nel
terziario commerciale. Però, rispetto al fenomeno
della criminalità organizzata, la Calabria è la
regione in cui le indagini sulla presenza della
mafia, della 'ndrangheta nell'attività economica e
produttiva sono al minimo: mi riferisco alle
indagini della Guardia di finanza e,
conseguentemente, anche ai provvedimenti e alle
misure preventive di carattere patrimoniale,
perché è evidente che ove non si conosce non è
possibile sequestrare i patrimoni. Tutto sommato,
data anche la debolezza della struttura
industriale, in Calabria non sono emersi fenomeni
evidenti di collusione o di identificazione come
quelli della Sicilia, dove le grandi industrie
sono risultate in qualche modo implicate: penso
sia ai cavalieri del lavoro di Catania, sia a
Siino, sia alle indagini che si conducono da circa
due anni, ai rapporti del ROS e ai verbali che
abbiamo letto. Ripeto, di tutto questo, non c'è
nulla in Calabria. Ma non perché non esista il
fenomeno o perché io lo neghi, semplicemente
perché il livello di informazione nostro e quello
istituzionale probabilmente sono arretrati. Forse,
bisogna essere più severi nel censurare questa
carenza, questo vuoto. Forse, questo punto,
estremamente importante, deve essere sottolineato
anche nella mia relazione perché
rileggendola mi sembra che non ci sia.
 SALVATORE FRASCA.  Nella città di Cosenza tutto
il commercio è nelle mani della delinquenza!
 PAOLO CABRAS,   Relatore . Sì, ma anche gli
appalti. Dobbiamo renderci conto, per esempio, che
la nostra memoria, a proposito dello scandalo
degli appalti, va sempre alle indagini specifiche
che abbiamo svolto nella passata legislatura:
Isola Capo Rizzuto (appalti per la base della
NATO, con tutto quello che sappiamo, che è
scandaloso), appalto di Gioia Tauro dell'ENEL. A
proposito di quest'ultima vicenda, abbiamo
convocato per tre volte il ministro
dell'industria, il presidente dell'ENEL,
l'universo mondo; però, oltre alle meritevoli
iniziative di Cordova a Palmi e l'altrettanto
meritevole iniziativa del procuratore Costa a
Crotone, per quanto riguarda l'isola di Capo
Rizzuto, per il resto, credo che neanche i
colleghi più attenti di me alla situazione
calabrese, ovviamente dando per scontato quello
che abbiamo appreso...
 SALVATORE FRASCA.  Basta spostarsi un po' da qui
e andare in un noto ristorante - molti di noi ci
andavano, io non ci vado più - per capire che è
gestito dalla mafia di Rosarno!
PAOLO CABRAS,   Relatore . Sì, ma lei non deve
convincermi di questo, senatore Frasca. Sto
parlando di una cosa diversa. Non nego questo suo
assunto, lo condivido. Dico che siccome noi
dobbiamo non provare, perché non siamo giudici, ma
riferirci a spunti informativi e documentali tali
da suffragare le nostre affermazioni, siamo in una
situazione di maggiore difficoltà di quanto non
avvenga in Sicilia, in Campania, in Puglia. Questo
mi preoccupa e credo vada messo in risalto più di
quanto abbia fatto. Mi sono reso conto che negli
interventi dei colleghi - da Olivo a Buttitta, a
Frasca, a                Garofalo - è espressa
questa necessità, ma noi ci siamo
trovati di fronte ad un'obiettiva difficoltà.
         Mi soffermo su alcuni problemi che mi sembrano di
                             maggiore
rilievo, iniziando
                             Pagina 2599
dal discorso della  pax  mafiosa. Desidero
specificare
che per  pax  mafiosa non intendo né una
situazione di debolezza né una recessione della
mafia; la  pax  mafiosa è una manifestazione di
forza della mafia. Quando questa è debole fa la
guerra: ci sono le guerre interne, guerre di
cosche, di famiglie, di clan. Quando la mafia è
forte, ha opportunità di fare affari, è in
crescita, è più facile trovare un contemperamento
di interessi anche se, visto il
carattere della mafia, non nei termini
contrattualistici nei quali siamo abituati a
pensare alla  pax  mafiosa bensì, forse, come
divisione di competenze di fatto o come tregua
dichiarata unilateralmente dalle famiglie che
cercano di non "pestarsi i piedi". Per quanto
riguarda le caratteristiche della 'ndrangheta - mi
spiace che in questo momento non sia presente il
collega Olivo, il cui intervento ho molto
apprezzato per ampiezza, vastità e motivazioni e
che in massima parte condivido - desidero solo
precisare che ho sottolineato (e lo si potrebbe
fare con ancora maggiore incisività) i segni di
trasformazione della 'ndrangheta, che
costituiscono, a mio avviso, la notizia più
importante che ci sia stata data dalle procure
distrettuali, anzi direi l'unica novità. Per il
resto, infatti, diciamolo con grande franchezza,
non abbiamo certo avuto spaccati sulla
penetrazione della mafia (salvo quanto riguarda
Reggio Calabria, di cui parlerò successivamente)
tali da modificare in modo particolare le nostre
conoscenze. Indicazioni su questa trasformazione,
su questo tentativo di integrazione verticistica,
con modalità che assomigliano ma non sono
assolutamente sovrapponibili a Cosa nostra e alla
commissione, ci sono state fornite sia quando
abbiamo riunito in questa
sede i procuratori distrettuali - ce ne ha parlato
Pennisi sia quando ci siamo recati in Calabria ed
abbiamo posto a molti domande a questo riguardo.
Vorrei però ricordare a me stesso, al collega
Olivo, che ha sollevato il problema, e agli altri
colleghi che quando - anche sull'ondata delle
rivelazioni di Buscetta e di altri collaboratori
di giustizia -           abbiamo richiamato
l'affermazione secondo cui tutto è Cosa
nostra, tutto è mafia, non esiste camorra, non
esiste 'ndrangheta, abbiamo trovato, anche in
Campania per quanto riguarda la camorra (ricordo
l'incontro con alcuni procuratori), ma soprattutto
in Calabria, cioè a Cosenza, a Catanzaro, a
Reggio, un rifiuto netto.
 PRESIDENTE.  E' scritto nella relazione.
 PAOLO CABRAS,   Relatore . Rafforzerò questo
punto. Sembrava che Olivo facesse, in qualche
modo, una piccola apertura di credito nei
confronti di questa visione; invece
no, non abbiamo alcun elemento per farlo. Anch'io
non sono mai stato convinto, tanto è vero che ogni
volta che mi sono recato in Calabria ho posto
pedissequamente ed insistentemente il quesito ai
giudici per cercare di avere qualche riscontro ed
i riscontri sono stati sempre negativi. Mentre per
quanto riguarda l'integrazione ci sono state
fornite, a Reggio Calabria e non solo lì,
indicazioni ed esemplificazioni per cui ne ho
potuto parlare nella relazione con una certa
sicurezza - non si tratta certo della struttura di
Cosa nostra, però si esce dall'isolamento classico
delle famiglie e dei clan 'ndranghetisti - per il
resto, invece, no. Del discorso di Olivo è questa
la parte che non mi sentirei di accettare o di
consigliare ai colleghi di inserire in una
relazione della Commissione antimafia.
  Cosa è cambiato dalla precedente relazione? E'
cambiato molto ed in senso negativo. Forse questa
relazione è impostata come se dovesse essere
svolta ad un convegno; dividendola in capitoli,
ristrutturandola, dandole maggiore stringatezza e
precisione ed arricchendola con le integrazioni
suggerite dai colleghi si potrà mettere in
evidenza questo aspetto.
Innanzitutto c'è l'aspetto della diffusione. Ho
ricordato
l'episodio di Catanzaro, che per me è emblematico
tanto è vero che l'ho richiamato non soltanto
nella parte analitica ma anche nelle conclusioni,
perché 240 mandati di custodia
Pagina 2600
 cautelare sono tanti: so che qualcuno è stato
revocato, perché vi sono sempre casi di omonimia o
casi in cui qualcuno dimostra la propria
innocenza, ma resta comunque il fatto che esiste a
Catanzaro e nella sua provincia una trama di
presenze malavitose sulla prima linea del crimine
tradizionale della mafia che credo lasci
impreparati anche molti degli esponenti politici
ed istituzionali locali, salvo quelli che hanno
meritoriamente condotto indagini e promosso le
conseguenti iniziative giudiziarie.
  Nella relazione ho anche detto che, insieme
all'evoluzione della mafia, si è prodotta anche la
possibilità di rompere il muro dell'omertà: i
primi collaboratori di giustizia, quattro, cinque
o sei che siano, costituiscono già un elemento che
rompe la monotonia di un quadro di assoluta
chiusura.
            Vi è anche un'altra vicenda. Nonostante le
                            meritevoli
indagini che sono state citate da Frasca, quelle
di Palmi e quelle delle procure distrettuali,
nonostante le inchieste di Reggio Calabria sulla
corruzione, le inchieste di Catanzaro e le altre
di cui abbiamo sentito - ad esempio la procura di
Castrovillari ed altre procure minori hanno
dimostrato una capacità di indagine su questo
fronte forse superiore a quella delle procure
maggiori - nella mia relazione c'è un giudizio
negativo, anzi polemico sull'azione della
magistratura che, confortato dalle considerazioni
svolte dai colleghi - che mi pare abbiano con me
concordato - potrò meglio precisare ed
articolare. E' vero che c'era l'omertà; è vero che
vi sono quelle condizioni culturali, economiche e
sociali che i colleghi hanno ricordato, sulla base
di analisi giuste, confortate dalla conoscenza
della storia della Calabria e della sua
evoluzione; però è anche vero che abbiamo avuto
una magistratura immobile, che oggi è su una
posizione di grande giustificazione. Quando
pensiamo all'inerzia istituzionale, giustamente
pensiamo prima di tutto alle responsabilità
politiche, che sono gravissime, ed alla
pervasività con cui la politica, degenerando anche
per quanto riguarda la selezione della classe
dirigente...
 SALVATORE FRASCA.  C'è un carattere familistico
nella magistratura. Per esempio, abbiamo
constatato che a Lamezia Terme il presidente del
tribunale ed il procuratore della Repubblica sono
cognati.
         PRESIDENTE.  E' anche vero che sono molto diversi
                               l'uno
dall'altro.
 PAOLO CABRAS,   Relatore . Ciò che volevo
evidenziare
è anche questo carattere proprio della politica,
che è degenerata facendo una selezione al
rovescio, coinvolgendosi sempre più nell'affarismo
e diventando sempre più una politica di scambio,
di lottizzazione di potere. E' vero quanto diceva
il collega Frasca, non è polemica politica. Non ho
inserito questa considerazione nella relazione
forse perché ho cercato di evitare denunce
generiche, polemiche all'insegna dell'urlo edel
furore, per mantenere, invece, un tono distaccato;
ma è
vero che giunte di sinistra e giunte di segno
diverso non si sono diversificate in niente, anche
e non solo nell'azione di contrasto alla mafia.
Condivido questo elemento di valutazione, mentre
mi preoccupa tutto il discorso che è stato fatto -
e che ugualmente condivido, per cui ritengo che
un'integrazione sia necessaria - sul TAR e sugli
organi di controllo regionali: vuol dire che
l'inerzia non ha toccato solo i vertici o i quadri
della politica locale e regionale ma tutte le
istituzioni, dalla magistratura alle forze
dell'ordine, dai rappresentanti del Governo
centrale a quelli della giustizia amministrativa.
Questo è il peggioramento che noto, questa è
l'involuzione, questa è la preoccupazione che
credo si possa maggiormente evidenziare nella
ristesura della relazione, in modo da esprimere
più compiutamente un giudizio che è confortato
dalle vostre osservazioni.
         ROSARIO OLIVO.  Mi scuso per essermi allontanato,
                              ma ero
stato chiamato a telefono.
                             Pagina 2601
 PAOLO CABRAS,   Relatore . Non c'è problema. Le
ripeterò poi i riferimenti che ho fatto al suo
intervento, per altro apprezzandolo e
condividendolo quasi interamente ed aggiungendo
soltanto una precisazione riguardo al rapporto
'ndrangheta-mafia.
  Per quanto riguarda gli uomini politici, accolgo
il rilievo che mi è stato avanzato dai colleghi
Buttitta e Olivo. Ho descritto i fatti ed i
fenomeni senza fare i nomi e sono incorso
nell'incidente di indicare un solo nome, cosa che
non è giustificata. Questo è accaduto perché sono
rimasto molto suggestionato dal quadro che mi si
rappresentava: un intreccio tipico di vicende di
tipo massonico-piduistico-affaristico, in cui vi
erano anche rapporti con l'eversione nera (si
evocava addirittura Freda). Comunque, la richiesta
dei colleghi è giusta e l'accolgo.
  Per quanto concerne la massoneria, colleghi,
siamo in una fase proprio iniziale. Dopo i
riscontri che su queste prime indagini vi sono
stati in altre procure (penso a Vigna a Firenze o
alle vicende di Milano) non c'è dubbio che questo
fenomeno è sottoposto ad attenzione. Noi non
possiamo non essere allarmati per tutto questo.
Del resto, le intercettazioni telefoniche che
facemmo nella passata
legislatura addirittura a Roma dimostrano che vi è
una presenza massonico-affaristica e vi sono nomi
che ritornano: il nome di Gelli, il nome di
Carboni, per indicare nomi del Ghota affaristico-
massonico, inducono allarme. D'altra parte, con
dovizie di particolari che riguardano le modalità,
i tipi di logge coperte, le difficoltà di
distinguere le attività per così dire lecite,
regolamentari, da quelle illecite o comunque
segretate o più legate a rituali di separatezza,
il procuratore Cordova ci ha indicato questo
quadro. Si può essere più precisi e si può
arricchire, come qualche collega ha chiesto,
questa parte; però dati conclusivi e definitivi
non ne abbiamo, anche perché l'inchiesta è ancora
in corso. Tra l'altro, essendo diventato
procuratore a Napoli, Cordova dovrà lasciarla in
eredità ad un altro procuratore.
  A proposito dei sequestri, io mantengo la
convinzione che questi non costituiscano più
l'attività principale, poiché il loro decremento è
un fatto di per sé rilevante. Naturalmente, avendo
preparato questa relazione prima degli ultimi
avvenimenti sicuramente un'integrazione si rende
necessaria, per completezza. Inoltre, per quanto
riguarda la Locride devo dire che per sanare il
vuoto di conoscenza diretta ho chiesto al
procuratore della Repubblica di Locri una memoria,
la cui sintesi è contenuta nella parte analitica.
Devo comunque ammettere che vi è poco rispetto
agli scenari che gli interventi di alcuni colleghi
hanno evocato. Sui sequestri dovremo chiedere
un'informazione suppletiva.
  Dalle informazioni orali che ho richiesto
riguardo all'ultimo sequestro a Bovalino è emerso,
come qualche collega ha ricordato, un invito alla
prudenza perché non lo si ritiene un sequestro
tradizionale. Ritenendosi che si tratti di altro
sotto forma di sequestro, non si pensa ad una
riaccensione del fenomeno: anche al ministro, nel
caso dovesse rispondere ad interrogazioni
parlamentari, è stato consigliato di essere
prudente. Do questa notizia perché conferma le
valutazioni che Frasca e qualche altro collega
hanno fatto sul carattere ambiguo di tale
sequestro; ciò non toglie che un'integrazione sia
necessaria.
          Non mi soffermo sugli altri punti specifici che
                            sono stati
toccati dai colleghi Covello, De Matteo o
Matteoli. Quest'ultimo ha indicato sei punti che
mi sembrano accettabili in linea di massima, anche
se da verificare, ad esempio per quanto riguarda
l'abusivismo intorno all'aeroporto di Reggio; a
volte, infatti, le affermazioni nascono anche
dalla lettura di inchieste giornalistiche, che
possono essere serissime... ( Interruzione del
senatore Frasca ). Questo è un
elemento, non c'è dubbio. Lo dico con riferimento
all'aeroporto di Reggio Calabria, per il problema
sollevato dall'onorevole Matteoli, ma lo direi
anche in rapporto ad altre questioni: quando, a
volte, la nostra conoscenza dei fatti o di
indagini giornalistiche
                             Pagina 2602
 e così via non è suffragata da alcun elemento di
documentazione dobbiamo stare attenti, perché
altrimenti essa può essere impugnata come un
elemento di non verosimiglianza delle affermazioni
della Commissione antimafia (questo ci è accaduto
anche in passato). Lo dico per evitare la
necessità di rettifiche e chiarimenti, oppure per
non ricevere smentite. Raccomando quindi cautela
da questo punto di vista.
Riassumendo, nell'ambito della convergenza che si
è
manifestata (anche alla luce di quanto ha detto
oggi il presidente a conclusione di un dibattito
ricco), credo che si possa procedere ad una
ristesura della relazione, nell'ambito della quale
preferirei mantenere (lo dico al presidente
Violante) l'attuale assetto, con la parte
descrittiva e così via. Dividerei però in capitoli
la parte delle conclusioni sia per poterla
arricchire ed integrare nel senso richiesto dai
colleghi sia per darle quell'incisività che in
un'esposizione di 24 pagine, molto discorsiva, può
essere affidata anche a rinvii; vi sono alcune
cose di cui nella relazione si parla all'inizio e
sulle quali poi si torna alla fine.
  Credo che questo sia anche un tipo di stesura
(sapevo che non era la redazione definitiva) e ciò
può essere fatto a vantaggio di una maggiore
incisività e precisione.
  In questo senso, rinnovo la mia gratitudine ai
colleghi per il contributo che hanno dato e per il
modo in cui hanno risposto alla relazione; credo
altresì che a settembre, nella data che
stabiliremo, potremo confrontarci su un testo
riscritto.
          PRESIDENTE.  Grazie, senatore Cabras. A questo
                              punto,
dovrei indicare la data di convocazione della
Commissione dopo la sospensione estiva dei lavori
parlamentari. Ricorderete che avevamo deciso di
dedicare una seduta allo discussione sullo stato
complessivo dei lavori. Dal momento che è il
presidente ad avanzare proposte al riguardo,
propongo, se è possibile, di dedicare a tale
argomento la prima seduta che terremo alla ripresa
dei lavori, in modo che abbiamo davanti il tempo
per discutere e poi si potrà lavorare, se si
ritiene, secondo l'impostazione data.
  Siccome il nostro primo impegno esterno è
l'audizione dei responsabili dei servizi di
sicurezza al tempo del sequestro Cirillo, che è
fissata per il 10 settembre prossimo, vorrei
proporre ai colleghi, se tale soluzione non è
considerata eccessivamente faticosa, di fissare
per il 7 settembre alle ore 15 l'ufficio di
presidenza allargato ai capigruppo e per lo stesso
giorno alle ore 17 la seduta della Commissione
dedicata allo stato dei lavori. La Camera tra
l'altro riprenderà i suoi lavori proprio in quella
settimana.
ANTONIO BARGONE.  In quella settimana
riprenderanno i
lavori delle Commissioni, non dell'aula. Si
potrebbe tenere seduta l'8 settembre?
            PRESIDENTE.  Per l'8 settembre l'onorevole
                          Matteoli mi ha
fatto presente che avrebbe qualche difficoltà.
 PAOLO CABRAS,   Relatore . Pensare che i
commissari restino a Roma il 7, l'8 e il 9
settembre, anche perché vi sono manifestazioni di
partito... settembre è il mese della ripresa
autunnale della vita politica organizzata.
         SALVATORE FRASCA.  Potremmo tenere seduta l'8 ed
                               il 9
oppure il 9 e il 10 settembre.
PAOLO CABRAS,   Relatore.  Sono d'accordo.
PRESIDENTE.  Per il 10 settembre abbiamo fissato
le
audizioni cui ho fatto riferimento e gli
interessati sono già stati informati, perché
dovremo affrontare fatti relativi a dieci anni fa.
Potremmo fissare un'altra seduta per il 9
settembre; tuttavia, siccome lo stesso giorno
dovrò allontanarmi alle ore 18 perché ho un
impegno nella serata, potremmo fissare alle 11
l'ufficio di presidenza ed alle 12 la seduta
                             Pagina 2603
della Commissione, che potrà essere sospesa alle
14 per riprendere alle 16.   Per quanto riguarda
la richiesta dell'onorevole Del Basso De Caro di
essere ascoltato dalla nostra Commissione, poiché
ha detto che per lui è indifferente essere
ascoltato subito oppure a settembre, ritengo che
possiamo optare per questa seconda ipotesi.
   In conclusione, il 9 settembre alle 11 terremo
l'ufficio di presidenza allargato ai capigruppo e
alle 12 inizierà la seduta della Commissione
dedicata alla discussione sullo stato dei lavori.
La seduta termina alle 18,30.

 


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