Violante: seduta 65
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             PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
                               INDICE
Comunicazioni del presidente:
Violante Luciano, Presidente                   2863
Seguito della discussione ed approvazione della
relazione sulla Puglia:
Violante Luciano, Presidente             2863, 2865
     2867, 2868, 2869, 2870, 2871, 2872, 2873, 2875
     2876, 2877, 2878, 2882, 2883, 2884, 2885
Bargone Antonio  2867, 2868, 2870, 2871, 2872, 2875
2876, 2877, 2882, 2883
Cabras Paolo                       2869, 2870, 2871
Cafarelli Francesco          2874, 2875, 2884, 2885
D'Amelio Saverio                         2872, 2883
Fausti Franco                                  2871
Frasca Salvatore             2869, 2870, 2874, 2875
2877 Galasso Alfredo         2868, 2871, 2875, 2881
Imposimato Ferdinando              2869, 2875, 2876
Mastella Mario Clemente      2871, 2872, 2876, 2877
Matteoli Altero        2871, 2873, 2876, 2878, 2884
                                               2885
Robol Alberto, Relatore            2863, 2867, 2873
                                               2876
Sorice Vincenzo        2867, 2868, 2870, 2873, 2874
Tripodi Girolamo                         2873, 2879
Sui lavori della Commissione:
Violante Luciano, Presidente                   2863
D'Amelio Saverio                               2863
Pag.2862
                              Pag.2863
La seduta comincia alle 15,30.
(La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
             Comunicazioni del Presidente.
 PRESIDENTE. Comunico che, per accordi presi con la
Presidenza della Camera, i membri della Commissione
potranno partecipare alle votazioni del Parlamento in
seduta comune dopo la seconda chiama dei deputati.
                    Sui lavori della Commissione.
       PRESIDENTE. Il senatore D'Amelio ha chiesto di parlare
sull'ordine dei lavori.
       SAVERIO D'AMELIO. Presidente, non so se questo problema
sia stato già trattato, ma poiché leggo sulla stampa
ormai da un paio di giorni la questione relativa a
Siclari...
PRESIDENTE. Ritengo opportuno proseguire i nostri
lavori
in seduta segreta. Se non vi sono obiezioni, dispongo
la disattivazione del circuito audiovisivo interno.
(La Commissione procede in seduta segreta).
 PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta
pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito
audiovisivo interno.
               Seguito della discussione
                    della relazione sulla Puglia.
 PRESIDENTE. Do la parola per la replica al relatore,
senatore Robol.
 ALBERTO ROBOL, Relatore. Farò una replica
piuttosto breve, anche perché il dibattito è stato
lungo, articolato ma in gran parte convergente.
Ringrazio tutti gli intervenuti, signor presidente, per
gli inviti e le sollecitazioni che mi sono stati
rivolti.
  Mi pare che l'impianto della relazione sia stato
considerato valido. Esso si basava e si basa su alcune
considerazioni in ordine al sorgere del fenomeno della
malavita intorno agli anni ottanta, al suo diffondersi
e grazie al cielo - anche ad una sorta di sua
restrizione che negli ultimi anni, anche in occasione
di alcuni grossi processi, si sta registrando.
  Tra gli interventi, mi pare che qualcuno, forse
perché non aveva la stesura definitiva, sia andato un
po' al di là del giudizio che complessivamente è stato
dato. Mi riferisco in particolare al collega Florino,
che qui non è presente. M'è parso che il suo intervento
in qualche maniera andasse anche al di là della
relazione stessa, perché m'è parso che tutti gli altri
colleghi abbiano messo in luce come, soprattutto sul
piano delle responsabilità politiche, imprenditoriali e
della magistratura, non si sia taciuto nulla. Anzi,
senza rivendicare particolari meriti, mi pare che il
taglio dato a questa relazione sia tale da far ben
pensare al futuro di questa regione.
        Già nella mia introduzione cercavo di mettere in luce
                                come
la relazione avrebbe avuto valore se non fosse stata un
documento di registrazione di una fenomenologia
criminale presente in questa regione o solo un atto di
denuncia contro un
                              Pag.2864
sistema di governo e di potere ma se fosse riuscita ad
essere la manifestazione di un pensiero che tendesse a
proporre un'azione di risanamento, cioè ad essere un
documento politico. E' per questo che il taglio da me
scelto nell'introduzione convergeva con alcune pagine
della relazione, laddove si fa fondamentalmente un
appello a tutta la società civile perché prenda in mano
il destino della Puglia, assieme a quelle forze
politiche, di partito e di governo, che riescano ad
essere sufficientemente nuove di fronte alla realtà
della Puglia. Quindi, una relazione non contro la
Puglia - come in qualche intervento alcuni paventavano
- ma una relazione a favore della Puglia, a favore
della sua politicità, a favore del suo sviluppo
ordinato, armonico, direi in una direzione ben precisa.
  Una relazione tesa a porre in rilievo i rapporti fra
politica e magistratura, tra politica e imprenditoria,
soprattutto per cercare di capire come una criminalità
organizzata che non ha - lo sottolineava molto bene il
vicepresidente Cabras - un radicamento popolare come le
organizzazioni criminali di altre regioni sia potuta
crescere ed abbia potuto diffondersi ma anche per
evidenziare come la si sia potuta contenere quando il
tasso di sottovalutazione è calato e quando da parte di
più forze insieme si è cercato il modo migliore per
combatterla.
  Quindi, una relazione che guarda in avanti, come si
usa dire, che ha voluto e vuole essere un segnale di
positività. Da questo punto di vista, il fatto che
quasi tutti gli interventi l'abbiano considerata in
termini positivi costituisce il segno che su questa
posizione si trova tutta la Commissione o gran parte di
essa. Se mi si consente una valutazione che va al di là
della stessa situazione pugliese, credo che questa
relazione possa essere un momento valutativo ed
interpretativo del fenomeno in questione utile anche
all'osservazione della fenomenologia delle altre
regioni. Cioè, privilegiare il momento politico
significa anche individuare alcune linee di cambiamento
effettivo, nell'ambito di quello che è il compito
proprio di una Commissione come la nostra.
  Pertanto, il ringraziamento a tutti coloro che sono
intervenuti non è di facciata, perché m'è parso che
tutti abbiano cercato di mettere in luce come la
complessità di
questo lavoro di indagine, delicato e pluriarticolato,
debba considerarsi non solo la conclusione di
un'indagine ma anche l'avvio di una sorta di viaggio
politico per cui nei prossimi anni la Puglia venga a
trovarsi in una situazione assolutamente diversa.
  Mi è parso di capire che gli interventi sulla stampa
di tutte queste settimane, il dibattito che nella
regione si è aperto, testimonino che la scelta di
recarsi per la quinta e poi per la sesta volta in
Puglia sia stata positiva. Se quel dibattito non assume
i toni di una contrapposizione statica tra forze
opposte ma assume la forza di una volontà politica
complessiva di cambiamento, credo che da questo punto
di vista possiamo dichiararci assolutamente e
positivamente soddisfatti. Quindi, credo che anche in
questo pezzo di storia e di geografia del nostro paese
la Commissione si sia mossa
alla ricerca di una nuova statualità, di un nuovo senso
dello Stato, essendo consapevoli tutti - almeno questa
era la mia linea direttiva - che anche noi siamo una
parte dello Stato e che chiunque attenti ad esso deve
essere messo ai margini e combattuto fino in fondo. Da
questo punto di vista, quindi, la rivendicazione del
ruolo politico - nel senso nobile della parola - della
Commissione mi pare emerga da tutte le pagine di questa
relazione ed anche dagli interventi dei colleghi che
hanno parlato nelle precedenti sedute.
  La serietà del dibattito viene testimoniata anche
dal fatto che non si è voluto chiudere in pochissime
sedute ma si è consentito di rivedere fino a questa
mattina le posizioni che dal dibattito sono emerse.
Credo allora, come notazione finale, che spetti a me,
visto che alcuni parlamentari hanno presentato
emendamenti, chiudere questa breve replica con
Pag.2865
il rendere noto quali di questi emendamenti siano da me
accettati e quali no.
  L'onorevole Bargone ha presentato otto o nove
emendamenti; mi pare di poter dire che, ad eccezione di
due, gli altri sono accettabili.
 PRESIDENTE. Sono stati presentati i seguenti
emendamenti:
Apagina 13, dopo le parole "Commissario di Governo",
aggiungere : "il quale ha individuato gravi distorsioni
nella gestione delle risorse pubbliche da parte della
regione. Di queste molte di rilevanza penale, senza che
da parte della magistratura sia stato adottato alcun
provvedimento. Non risulta per esempio che sia stato
avviato alcun procedimento penale per il clamoroso buco
di bilancio (di oltre 2000 miliardi) alla regione
Puglia, nemmeno per falso in bilancio, pacificamente
acclarato. In particolare il Commissario di
Governo...".
1.
Bargone. A               pagina 16, prima delle parole
"La Commissione è
del parere" inserire : "Per quanto riguarda Bari e
Foggia, il ritardo è tanto più grave in quanto non c'è
un livello adeguato di investigazione nel fenomeno
criminale e nelle sue caratteristiche. L'audizione del
collaboratore Annacondia ha posto all'attenzione della
Commissione la dimensione e la natura di gruppi di
organizzazione criminali strutturati alla stessa
stregua della SCU ignorati dalla magistratura e dalle
forze dell'ordine. Evidentemente questo deficit
investigativo ha impedito di cogliere le connessioni
tra criminalità, economia e politica, che invece sono
emerse con chiarezza dall'audizione di Annacondia".
2.
Bargone. A               pagina 18, dopo le parole "Lo
studio
scientifico" sostituire le parole che seguono fino a
"nella provincia ma anche" con le parole : "Una più
incisiva azione di contrasto ha consentito".
3.
Bargone. A pagina 18, dopo le parole "sono stati
decapitati", aggiungere : "Tuttavia manca una
valutazione approfondita della natura e delle
caratteristiche di queste organizzazioni, che proprio
per questo non hanno trovato ancora una compiuta
valutazione in sede giuridica".
4.
Bargone. A pagina 22, alla fine del capoverso, dopo le
parole "Una più efficace", aggiungere le parole :
"Allo stato invece si devono registrare un numero
irrilevante di richieste di misure di prevenzione
patrimoniale ed ancor meno provvedimenti di confisca".
5.
Bargone. A pagina 28, dopo le parole "Sta di fatto però
che", aggiungere : "In particolare, non appare
opportuno che continui a dirigere la procura di Bari e
la DDA, un magistrato indagato a seguito di
dichiarazioni di un
collaboratore della giustizia, su cui lo stesso
magistrato sta indagando".
6.
Bargone. A pagina 58, alla fine del capoverso, dopo le
parole "Circa l'attività di prevenzione", aggiungere le
parole : "E' allarmante la denuncia fatta in sede di
audizione da parte del segretario della CGIL relativa
alla manipolazione degli appalti delle grandi opere
anche per responsabilità di aziende meridionali a
partecipazione statale (riferirsi allo stenografico)".
7.
                         Bargone. Pag.2866
A pagina 74, dopo le parole "Sono state chiarite molte
delle" aggiungere : "Va comunque segnalato che,
nonostante sia da più tempo annunciato che dai
collaboratori della giustizia sono fornite notizie
relative ai rapporti con i politici (come ad esempio
nel caso di Annacondia), ancora però non è stato
adottato alcun provvedimento giudiziario". 8.
Bargone. A pagina 75, alla fine dell'ultimo capoverso,
aggiungere : "Non può non essere sottolineata la grave
situazione denunciata dai direttori delle carceri, che
si trovano ad ospitare un numero di detenuti due volte
e, in qualche caso, tre volte superiore alla capacità
ricettiva, con personale addirittura inferiore agli
organici previsti. Questo crea situazioni difficili da
governare e rende precario il controllo dei rapporti
dei detenuti di maggiore spicco con l'esterno".
9.
Bargone. A pagina 76, dopo il penultimo capoverso
aggiungere : "Va segnalato però che i rappresentanti
sindacali delle forze dell'ordine, ed in particolare
della PS, hanno evidenziato carenze di organico, e la
circostanza che il lavoro straordinario effettuato non
viene retribuito nella sua interezza perché la Puglia
non è considerata, a quei fini, regione a rischio".
10.
Bargone. A pagina 11 sopprimere il secondo capoverso .
11.
Sorice. A                pagina 16, sopprimere
l'ultimo capoverso dalle
parole : "In Puglia, infatti, come", fino alle
parole : "Mondo degli affari e criminalità comune
organizzata".
12.
Sorice. A                pagina 25 sopprimere il primo
capoverso .
13.
Sorice. A                pagina 25 sopprimere il
secondo capoverso.
14.
Sorice. A                pagina 25, secondo capoverso,
sostituire la
parola "manifesti" con la parola "sospetti".
15.
Sorice. A                pagina 26, al primo
capoverso, sopprimere la
parola "Gravina"
16.
Sorice.
Apagina 27, al secondo capoverso, sostituire
l'ultimo periodo con il seguente : "Il livello è più
alto e va ricercato sulla base dei dati finora noti nei
presunti
collegamenti che questa "società" ha con alcuni
amministratori locali, con le amministrazioni
pubbliche, con alcuni imprenditori, professionisti e
magistrati per i quali la magistratura inquirente ha
delle indagini in corso".
17.
Sorice. A                pagina 28, al primo
capoverso, sopprimere l'ultimo
periodo : "Le nuove acquisizioni...da parte delle
Autorità competenti".
18.
Sorice. Invito il relatore ad esprimere il parere sugli
emendamenti di cui ho dato lettura.
                         Pag.2867
 ALBERTO ROBOL, Relatore . Dichiaro di accettare gli
emendamenti Bargone 1, 2, 3, 4, 5, 7, 9 e 10. Mi
dichiaro contrario agli emendamenti Bargone 6 e 8.
 VINCENZO SORICE. Voglio richiamare l'attenzione del
relatore e della Commissione sul fatto che, in presenza
dell'emendamento aggiuntivo Bargone 1 e
dell'emendamento
soppressivo Sorice 11, il senatore Robol mi ha mostrato
adesso una bozza che non altera il concetto degli
emendamenti in questione e che concilia, al tempo
stesso, le due posizioni espresse.
 ALBERTO ROBOL, Relatore . Dichiaro di accettare gli
emendamenti Sorice 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17 e 18.
PRESIDENTE. Onorevole Bargone, insiste nei suoi
emendamenti non accettati dal relatore?
       ANTONIO BARGONE. Il relatore si è dichiarato contrario
ai miei emendamenti 6 e 8, il primo relativo alla
direzione della DDA da parte del dottor De Marinis, il
secondo alla questione dei pentiti.
  Se il primo emendamento fosse tradotto in ciò che ha
detto il presidente nella parte conclusiva della seduta
precedente, credo che potrei ritirarlo accettando
quella formulazione, la quale mi sembra di ricordare
che accentuasse l'aspetto di non interferenza della
Commissione nei confronti del CSM e della magistratura,
nel senso di riferire soltanto che vi è una questione
di delicatezza istituzionale, cioè quella relativa ad
un soggetto che dirige la DDA e che indaga su un
pentito il quale accusa anche chi dirige la stessa DDA.
Vi è una ragione oggettiva che impedisce, per motivi di
opportunità, che questo
accada.
  Vi è anche un fatto storico che suggerisce
l'opportunità di andare in questa direzione. Infatti,
in un primo momento, il dottor De Marinis, che aveva
ritenuto di attuare la sua scelta sulla base di una
valutazione personale, aveva detto che fino a quando
questa storia non fosse finita, avrebbe affidato
l'incarico al suo vice. Poi, improvvisamente, è invece
rientrato nelle sue funzioni, nonostante la situazione
non sia mutata.
  C'è un'indagine in corso da parte del CSM e della
magistratura su cui noi non dobbiamo interferire - come
peraltro è scritto nella relazione -, però, a mio
parere,
dobbiamo far rilevare che, quanto meno, vi è una
situazione di disagio, o di delicatezza istituzionale,
che non può essere taciuta, perché altrimenti faremmo
la figura di chi, pur constatando la situazione, sta
zitto. Credo che questo, oltre a                   non
essere nello stile della Commissione antimafia, ci
esporrebbe anche alle critiche di chi ci vorrebbe
ipocriti in una simile circostanza.
  Quindi, se accettiamo questo atteggiamento di non
interferenza, dichiaro di non insistere nel mio
emendamento.
Per quanto riguarda il secondo emendamento, il problema
che in esso ho evidenziato esiste. Ricordo di aver
fatto una domanda precisa ad Annacondia proprio perché
ogni volta che arrivavamo ad individuare dei nomi,
quindi a specificare meglio il rapporto esistente tra
l'organizzazione criminale, uomini politici, magistrati
o imprenditori, ci ha risposto sempre che non poteva
dirci nulla perché lo aveva già fatto con i magistrati.
Però, siccome su questo non abbiamo notizia di indagini
da parte dei magistrati, non sappiamo nemmeno se sia
vero, cioè se sia stato verbalizzato, se ci siano delle
indagini eccetera. Può darsi che il mio emendamento, da
questo punto di vista, sia troppo esplicito, ma una
preoccupazione di questo tipo, a mio avviso, deve
essere presente nella relazione, perché si tratta di un
problema che riguarda anche la gestione di questi
pentiti, e non solo Annacondia; non mi riferivo infatti
soltanto a costui, dal momento che ho notizia di altri,
per esempio di Cirfeta, che sta rendendo dichiarazioni
ormai da un anno. Dopo un anno, non so che tipo di
indagini si stiano sviluppando e perché non vi siano
provvedimenti giudiziari.
                              Pag.2868
  Vorrei che questo fosse sottolineato, perché si
tratta di un fatto delicato e importante che non
possiamo sottacere.
Questo è quanto intendevo dire con riferimento agli
emendamenti.
 VINCENZO SORICE. Con riferimento all'emendamento in
questione, pur rendendomi conto che andiamo tutti alla
ricerca della verità, devo rilevare che, se ricordo
bene, nel resoconto stenografico dell'audizione di
Annacondia risulta che questi, rispondendo a una
domanda dell'onorevole Bargone, abbia affermato: "Mi
riservo di dire i nomi alla magistratura". Credo che
questo risulti dal resoconto stenografico, ma posso
anche sbagliare.
        Comunque, indipendentemente dal fatto che Annacondia
                                abbia
detto di riservarsi di fare i nomi o di avere già detto
i nomi alla magistratura, lo stesso onorevole Bargone
riconosce che nell'emendamento la questione è posta
male.
           ANTONIO BARGONE. Io non ho riconosciuto che la
                              questione
è posta male ma ho offerto la mia disponibilità.
       VINCENZO SORICE. Voglio precisare: le dichiarazioni di
un pentito devono avere dei riscontri, che sono
affidati alla magistratura. Nella fattispecie, nella
relazione invitiamo la magistratura ad andare avanti
nella sua attività giudiziaria, e
credo che questa sia un'interferenza.
       PRESIDENTE. Dire che la magistratura deve andare avanti
non è un'interferenza, perché questo è il suo mestiere.
VINCENZO SORICE. Come possiamo sapere che non siano
stati effettuati riscontri in base ai quali la
magistratura non ritiene opportuno procedere?
  Si tratta quindi di una questione di principio. Che
Annacondia si sia riservato o abbia fatto nomi di
politici è un elemento che abbiamo accertato, ma il
fatto di imporre quasi alla magistratura di procedere
per rendere pubblici questi nomi o di andare avanti su
tale questione credo non sia compito nostro in questo
momento, in quanto si tratta di una funzione affidata
alla magistratura. Infatti, le dichiarazioni dei
pentiti, nel modo in cui vengono gestiti, hanno bisogno
di riscontri prima di passare nelle tavole giudiziarie.
PRESIDENTE. Visto che i due presentatori di emendamenti
sono intervenuti, a questo punto la questione dovrebbe
considerarsi esaurita e dovremmo passare alle
dichiarazioni di voto. Se però vi sono richieste di
chiarimento in ordine al modo in cui il relatore
collegherà gli emendamenti accolti al testo della
relazione, credo che questo sia utile e opportuno.
ALFREDO GALASSO. Desidero fare una breve osservazione
sull'emendamento Sorice 4. Per un fatto di compiutezza
nella lettura della relazione, mentre sono d'accordo
sul riferimento a"possibilità di intrecci" anziché a
"manifesti intrecci",
proporrei al relatore - e anche al presentatore
dell'emendamento, se è d'accordo - di attenersi ai
fatti e quindi di eliminare il riferimento secondo cui
"non è stata fatta ancora chiarezza sulle fortune di
questa struttura", oltre a quello relativo alla
posizione non chiara di Cavallari.
  Mi limiterei ad eliminare queste parti e a mantenere
il riferimento ai fatti, che servono anche per
comprendere la parte precedente, perché altrimenti non
si capisce nulla.
          In sostanza, adotterei la seguente formulazione:
                               "Esiste
un procedimento penale aperto nei confronti delle
Cliniche riunite (si tratta di un fatto incontestabile)
per questioni di rimborso di denaro; c'è un elenco di
settanta indagati (...). Lo stesso titolare Cavallari
ha di recente denunciato minacce di intimidazione
(...)". Questi sono fatti inconfutabili e non vedo la
ragione per cui non debbano essere inseriti nella
relazione, dal momento che servono per completare il
quadro precedente.
                              Pag.2869
  Mi pare di capire che il senso dell'emendamento sia
quello di evitare l'espressione "non è stata fatta
chiarezza sulle fortune di questa struttura" o "non è
chiara la posizione di Cavallari". Se questo è il senso
dell'emendamento, propongo al senatore Robol di
modificare la relazione nel senso che ho indicato.
 FERDINANDO IMPOSIMATO. Per quanto riguarda
l'emendamento presentato dall'onorevole Sorice,
tendente a sostituire l'espressione "manifesti" con
"sospetti", credo che sarebbe opportuno, riconoscendo
che l'espressione "manifesti" è un po' eccessiva,
ricorrere ad un'affermazione un po' attenuata del
seguente tenore: "Si profilano intrecci". Ritengo
infatti che anche l'espressione "si registrano" sia un
po' contraddittoria. In sostanza, in luogo
dell'espressione "si registrano manifesti intrecci"
adotterei la seguente: "Si profilano intrecci".
  Per quanto riguarda invece la questione posta
dall'emendamento Bargone 5, relativo alle dichiarazioni
rese da Annacondia sul procuratore De Marinis, mi rendo
conto di quanto ha detto l'onorevole Sorice circa la
pericolosità di affermazioni che potrebbero anche
condizionare l'autorità giudiziaria, nel senso che
introducendo nella relazione un emendamento di questo
genere potremmo anche spingere il magistrato ad
assumere una posizione accusatoria. Desidero
tuttavia rilevare che se volessimo fare considerazioni
e affermazioni, sia pure con molta prudenza, dopo le
decisioni della magistratura, molto spesso saremmo
costretti ad aspettare anni; potremmo quindi essere
costretti ad attendere due o tre anni prima che la
magistratura decida quale sia la posizione processuale
del procuratore De Marinis.
  Ritengo invece che le cose dette da Annacondia ci
impongano comunque una valutazione sull'attendibilità,
e devo rilevare proprio l'estrema prudenza usata da
Annacondia nel rendere queste affermazioni: egli non ha
mosso accuse di complicità con la camorra, ma ha detto
semplicemente che l'avvocato Gironda, il quale aveva un
ottimo rapporto con De Marinis, gli ha procurato i
verbali di interrogatorio di due persone che accusavano
Annacondia.
  Ritengo pertanto che l'emendamento Bargone 5 vada
accolto, perché mi sembra importante questa
considerazione sull'inopportunità che De Marinis
continui ad esercitare la funzione di procuratore della
Repubblica di Bari.
           PAOLO CABRAS. Il relatore è di diverso avviso.
 PRESIDENTE. Stiamo discutendo non della relazione ma
degli emendamenti presentati.
          FERDINANDO IMPOSIMATO. Ritengo - lo ripeto - che
l'emendamento Bargone 5 vada accolto, perché questo è
un fatto fondamentale.
 PRESIDENTE. Questo è un suo intervento ad
adiuvandum .
 FERDINANDO IMPOSIMATO. Credo comunque che fosse
necessario spiegare la motivazione, dal momento che vi
sono dichiarazioni attendibilissime.
       SALVATORE FRASCA. Vorrei sapere se stiamo votando sugli
emendamenti.
 PRESIDENTE. No, non stiamo votando.
       SALVATORE FRASCA. Allora siamo in sede di richiesta di
chiarimenti al relatore?
 PRESIDENTE. Sì.
 SALVATORE FRASCA. Desidero porre una questione di
coscienza che viene dal profondo del mio animo: nel
corso
delle audizioni, dei sopralluoghi e così via, sono
stati fatti diversi nomi di politici. Vedo però che
nella relazione ne è rimasto uno solo; non vorrei
allora che si attuasse una discriminazione, né vorrei
                              Pag.2870
che il nome venisse citato per il solo fatto che il
parlamentare al quale si fa riferimento nella relazione
appartiene ad un piccolissimo partito. Occorre pertanto
seguire una regola generale valida per tutti: o tutti i
nomi dentro o tutti fuori.
        PRESIDENTE. Credo che il relatore abbia già recepito
questo fatto.
 SALVATORE FRASCA. La ringrazio e mi riservo di
intervenire sugli emendamenti.
 ANTONIO BARGONE. Gli onorevoli Galasso e Imposimato
hanno fatto riferimento all'emendamento Sorice 4, volto
a
sostituire l'espressione "manifesti" con "sospetti";
tuttavia, si propone anche di sopprimere il secondo
capoverso. Vorrei quindi chiedere al presentatore se
l'emendamento sia soppressivo dell'intero capoverso, e
non solo sostitutivo di una parte.
PRESIDENTE. Credo che le due cose siano alternative.
ANTONIO BARGONE. Il relatore ha accolto la soppressione
ola modificazione?
 VINCENZO SORICE. Nell'emendamento c'è un errore; le
due soluzioni sono alternative: si propone di
sopprimere il capoverso oppure di sostituire
l'espressione cui si è fatto riferimento.
         PRESIDENTE. Il relatore ha accolto la sostituzione
dell'espressione.
         SALVATORE FRASCA. Gli emendamenti sono stati tutti
accolti?
 PRESIDENTE. Sono stati accolti tutti ad eccezione di
due, in ordine ai quali chiedo al presentatore,
onorevole Bargone, se insista.
        SALVATORE FRASCA. Se l'onorevole Bargone li ritira li
faccio miei!
 ANTONIO BARGONE. Per quanto riguarda l'emendamento
sulla
questione della DDA, ho già espresso il mio parere e
confido nella nuova formulazione del relatore.
        Insisto invece sull'emendamento riguardante i pentiti
perché si tratta di una questione importante. Sono
disponibile anche ad accettare una formulazione
diversa, purché il problema venga sollevato.
  Ricordo, tra l'altro, che tale emendamento non si
riferisce soltanto ad Annacondia.
 PAOLO CABRAS. Si dice: "Come, ad esempio, nel caso di
Annacondia".
 ANTONIO BARGONE. L'espressione "ad esempio" si
giustifica perché abbiamo ascoltato Annacondia e quindi
abbiamo sentito con le nostre orecchie le sue
affermazioni.
PRESIDENTE. Per quanto riguarda il suo emendamento,
onorevole Bargone, quando lei afferma che non è stato
adottato alcun provvedimento giudiziario, sembra che
l'unica cosa da fare sia non di dimostrare anche
l'eventuale non attendibilità ma di convergere
necessariamente verso l'attendibilità dell'eventuale
chiamata.
 ANTONIO BARGONE. Il provvedimento giudiziario può
essere quello di aver svolto le indagini e di aver
archiviato.
PRESIDENTE. Se il fatto è stato archiviato si potrebbe
anche non conoscere.
 ANTONIO BARGONE. Ho già detto che l'emendamento si
può formulare in maniera diversa, purché il problema
venga sollevato.
 PAOLO CABRAS. Sono emerse due preoccupazioni, una
delle quali è stata espressa dall'onorevole Bargone,
mentre l'altra è quella di non sollecitare l'autorità
                              Pag.2871
 giudiziaria a dare uno sbocco di tipo accusatorio alla
vicenda in questione.
  Abbiamo comunque l'interesse che, non solo in questa
vicenda in cui vengono chiamati in causa politici ma in
genere quando si tratta di accertare la verità su fatti
rilevanti, vi sia sollecitudine nel definire e nel
chiarire le circostanze. E' proprio questa
sollecitudine che va richiamata e possiamo affidare al
relatore la nostra giusta preoccupazione di vedere
definiti in questo caso rapporti con i politici
denunciati da un collaboratore della giustizia.
 ALFREDO GALASSO. Siccome ne abbiamo sentite e dette
di tutti i colori, desidero precisare che ciò che è
precluso istituzionalmente a questa Commissione è
adottare provvedimenti, ma non esprimere giudizi.
Questo è il senso di quanto sosteneva l'onorevole
Bargone.
       PRESIDENTE. Mi pare che il senatore Cabras proponga una
riformulazione.
ANTONIO BARGONE. Sono d'accordo su tale riformulazione.
PRESIDENTE. Il problema riguardava i due emendamenti
dell'onorevole Bargone, su uno dei quali mi pare che il
presentatore non insista, mentre sull'altro accetta una
riformulazione perché l'importante era, a suo avviso,
mantenerne la sostanza.
 ANTONIO BARGONE. Gli emendamenti sono entrambi
riformulati.
 PRESIDENTE. Sì, ha ragione.
 PAOLO CABRAS. L'onorevole Bargone non insiste quindi
sulla formulazione dei suoi emendamenti e si affida al
relatore perché ne recepisca la sostanza.
 FRANCO FAUSTI. La mediazione che dovrebbe fare il
relatore è riferita alla non opportunità, in relazione
alla procura di Bari ed in particolare alla DDA, per
questo caso o complessiva? Si cita l'ipotesi in cui il
magistrato non responsabile è lo stesso che viene
indicato. Ciò può creare, nella fattispecie, un
elemento di preoccupazione. Allora l'obiettivo che si
vuole raggiungere e che il relatore dovrebbe tradurre è
la non opportunità che lo stesso soggetto si occupi di
questo caso particolare, ovvero...
       PRESIDENTE. Ognuno di noi può avere un'opinione, ma io
ho l'impressione che un eventuale giudizio di non
opportunità debba essere espresso dal Consiglio
superiore, perché è il presupposto sulla base del quale
scatta l'allontanamento. Mi pare che l'onorevole
Bargone abbia proposto, recependo il suggerimento del
senatore Robol, una valutazione di "alta delicatezza
istituzionale" della questione, senza pronunciarsi nel
merito e sollecitando il Consiglio superiore a
risolvere la questione nel modo più celere possibile,
perché se a capo della procura che cura un pentito vi è
un procuratore accusato dal pentito stesso,
evidentemente la questione va chiarita.
MARIO CLEMENTE MASTELLA. Va chiarita nel caso
specifico? ALTERO MATTEOLI. Però qualora il pentito
intenda
allontanare un procuratore scomodo...
 PRESIDENTE. Però, questo procuratore è accusato; la
sua vicenda non è stata archiviata ma vi è un
procedimento penale nei suoi confronti. Comunque, su
questo sta giudicando il Consiglio superiore.
 MARIO CLEMENTE MASTELLA. Non entro nel merito, però
poiché mi pare che vengano formulate questioni di
principio è giusto definirle.
  Ritengo, in premessa, che nell'eventualità che un
collaboratore di giustizia rivolga accuse e che questo
diventi un fatto manifesto, probabilmente nel caso
specifico il procuratore affiderà il compito ad un
altro. Ciò mi pare abbastanza evidente, per cui non
vedo questo grande
                              Pag.2872
rilievo e questa preoccupazione. Però, se accettiamo
tale tipo di presupposto, ha ragione Matteoli, nel
senso che rischiamo di infangare o di creare problemi
dappertutto in Italia, perché il gioco dei pentiti,
quando diventa enorme come è accaduto negli Stati
Uniti, produce il rischio che si infanghi dal punto di
vista morale una persona di grande serietà e probità.
  Non andrei, quindi, sul piano dei principi, perché
la questione è di grande delicatezza, considerati i
rischi nei quali potremmo incappare. Per evitare
problemi, chiedo ai presentatori di ritirare
l'emendamento, altrimenti con molta fermezza dirò "no"
per una questione di principio.
PRESIDENTE. Non ha seguito un punto essenziale!
       MARIO CLEMENTE MASTELLA. No, non mi convince neppure la
spiegazione successiva.
 PRESIDENTE. Il punto è questo: vi è un procedimento
penale nei confronti di questa persona che, quindi, non
è soltanto chiamata in causa. Contemporaneamente vi è
un
procedimento presso il Consiglio superiore per
trasferimento d'ufficio. Questa è la situazione: sono
due cose distinte.
MARIO CLEMENTE MASTELLA. Questo non mi interessa: se è
così lui si astiene.
 PRESIDENTE. Il procuratore di cui parliamo ha
lasciato la direzione distrettuale antimafia compiendo
un atto
corretto. Dopo di che l'ha riassunta, mentre pendono su
di lui due diversi procedimenti. Se non ho capito male,
il relatore sostiene di non voler esprimere un giudizio
di opportunità o inopportunità, perché potrebbe
interferire con altri giudizi
in corso, però dice che questa è una situazione di alta
delicatezza istituzionale per cui il Consiglio
superiore deve comunque decidere in fretta. Credo che
tutti noi comprendiamo che la situazione di instabilità
non giova alla congruità dell'azione giudiziaria: è
questo il punto che il relatore poneva.
 MARIO CLEMENTE MASTELLA. Se il procuratore di una
qualsiasi procura italiana è accusato e nel frattempo
vi è lo svolgimento di un'indagine che riguarda il
pentito che lo accusa, l'intervento è corretto ma
subito dopo il procuratore deve ritornare in ruolo,
come accade in normale giurisprudenza. Se, invece, si
chiede l'allontanamento per tutto quanto... tranne che
non vi siano connessioni.
PRESIDENTE. Sta parlando di altro. Il relatore non ha
chiesto questo.
       MARIO CLEMENTE MASTELLA. Era nella premessa e ha fatto
scaturire anche la conseguenza.
 PRESIDENTE. La formulazione proposta parla di "alta
delicatezza istituzionale".
 MARIO CLEMENTE MASTELLA. Allora vorrei sentire questa
"alta delicatezza" del profilo sul piano finale.
       SAVERIO D'AMELIO. Ricordo che De Marinis è stato posto
sotto inchiesta e, evidenziando una notevole
sensibilità, si è messo da parte delegando a un
sostituto i suoi compiti nell'ambito della DDA. Ricordo
anche di aver letto di una sentenza a favore di De
Marinis. C'è stata o no?
 ANTONIO BARGONE. No, non c'è stata.
 PRESIDENTE. Ritengo opportuno proseguire i nostri
lavori in seduta segreta. Se non vi sono obiezioni,
dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo
interno.
(La Commissione procede in seduta segreta).
                              Pag.2873
 PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta
pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito
audiovisivo interno.
 ALTERO MATTEOLI. Il dibattito sull'emendamento
Bargone 5 parte da una formulazione chiarissima ed
estremista: "in particolare non appare opportuno che
continui a dirigere la procura di Bari e la DDA un
magistrato indagato a seguito di dichiarazioni di un
collaboratore della giustizia su cui lo stesso
magistrato sta indagando". Questo è il motivo del
dibattito. Che poi il presentatore abbia manifestato la
sua
disponibilità a modificare l'emendamento è un'altra
questione. Dal modo in cui il presidente lo pone sembra
che questo dibattito sia assurdo ma non dimentichiamo
che esso prende spunto da questo emendamento che è
chiarissimo e che è di condanna. Tutti abbiamo letto
l'emendamento e la discussione che ne è seguita non è
assurda.
 ALBERTO ROBOL, Relatore . L'emendamento è stato
presentato ed il relatore non lo ha accolto. A questo
punto nasce una disputa sulla nuova formulazione
dell'emendamento stesso che affronta un problema che
esiste.
 GIROLAMO TRIPODI. A proposito della posizione di
questo magistrato, credo che non stiamo stabilendo una
procedura che debba essere applicata in modo
indiscriminato; stiamo valutando il caso di un soggetto
non indicato come responsabile ma inquisito e oggetto
di provvedimenti amministrativi da parte del Consiglio
superiore della magistratura.
          VINCENZO SORICE. Non è esatto. Si sta discutendo
                               davanti
al CSM.
        GIROLAMO TRIPODI. Mi pare di aver capito che vi è una
proposta di trasferimento.
 PRESIDENTE. Vi sono due procedure, una penale davanti
all'autorità giudiziaria di Potenza o Matera e l'altra
per trasferimento davanti al Consiglio superiore.
 GIROLAMO TRIPODI. Sto dicendo proprio questo. Allora,
una Commissione come la nostra con un elevato senso di
responsabilità e con un ruolo particolare, su cui si
dirige l'attenzione della gente, nel momento in cui sa
che sta concludendo l'analisi complessiva sulla
situazione della criminalità in Puglia e sulle sue
implicazioni sul piano politico - appena sfiorate,
almeno per quanto riguarda la Puglia - e
sull'inquinamento di settori decisivi dal punto di
vista della lotta alla mafia, come è il caso della DDA
di Bari e                nel momento in cui conclude
una lunga discussione come
quella che si è svolta, deve essere chiara. Non intendo
dire che dobbiamo schierarci contro questo o
quell'altro, però vi sono fatti precisi: ci troviamo di
fronte ad un soggetto che prima si è fatto da parte e
poi è tornato, non si sa per quali pressioni, a
ricoprire l'incarico che aveva lasciato e che comporta
l'assunzione di gravi responsabilità. Non capisco, a
questo punto, se la Commissione possa dare alla gente
motivo per dire che anche l'antimafia annacqua le cose
o cerca di individuare soluzioni che non danneggiano
alcuno, lasciando al suo posto, magari non
occupandosene, un soggetto che ha simili
responsabilità.
  Questo è un fatto importante che qualifica tutta la
relazione e non soltanto un suo aspetto. Nel dire
questo mi rivolgo anche al collega Bargone disposto ad
accettare una formulazione "annacquata" del suo
emendamento: io non sono di questo avviso. Se le cose
stanno così, posso anticipare che la mia parte politica
non si esprimerà a favore dell'emendamento. Proprio
questo punto squalifica il complesso del lavoro che sta
svolgendo la Commissione.
                              Pag.2874
 SALVATORE FRASCA. La Commissione deve trovare un
punto di equilibrio. Con riferimento alla relazione
sulla Sicilia, devo ricordare che, facendo esplicito
riferimento anche a pentiti, a     dichiarazioni
raccolte e ad audizioni, abbiamo messo, o
contribuito a far mettere sotto accusa, eminenti
personalità dello Stato. Ora non vorrei che, a
proposito dei magistrati, usassimo due pesi e due
misure.
  In questo caso vi è un magistrato sottoposto a
procedimento disciplinare da parte del Consiglio
superiore della magistratura e all'azione penale. Non
c'è dubbio che questo magistrato non possa stare, rebus
sic stantibus ,
nel posto che occupa perché, come si dice, la moglie di
Cesare deve essere al di fuori di ogni sospetto! Questo
deve valere per tutti e soprattutto per i magistrati.
  Mi dispiace, non sono un tecnico del diritto ma i
colleghi, i quali hanno affermato che questo magistrato
si è impegnato ad emendare la trattazione di
determinati processi al suo sostituto, non hanno tenuto
conto che è il capo della procura e come tale
sovrintende a tutto. E' sufficiente pensare a quanto si
verifica a Milano dove il capo della procura parla per
tutti, facendo modificare anche il punto di vista dei
suoi sostituti, per accorgersi dell'importanza del
ruolo del capo!
  Dobbiamo essere coerenti, a parte il fatto che
questo magistrato in un primo tempo aveva avuto
l'amabilità di dimettersi, successivamente è tornato ad
assumere il ruolo che svolgeva in precedenza.
  Insisto pertanto sull'emendamento Bargone 5,
ricollegandomi a quanto sostenuto dal collega Tripodi,
ossia che su fatti del genere, che rappresentano grosse
questioni di principio, ciascuno di noi deciderà se
esprimere o meno il proprio voto.
 VINCENZO SORICE. Signor presidente, dobbiamo cercare
di precisare i termini del problema. Chi vi parla che
cosa vuole evitare? Intendo evitare che questa
Commissione esprima un giudizio di merito su fatti e
avvenimenti all'attenzione di un
organo istituzionale qual è il Consiglio superiore
della magistratura. E' una questione di opportunità
oltre che di rispetto dei singoli ruoli. Se invece
dovessimo entrare nel merito della vicenda ed esprimere
un giudizio definitivo, dovremmo ascoltare i
protagonisti.
  Ancora: si sottolinea un dato certo, ossia che le
dichiarazione di Annacondia sono attendibili, mentre vi
sono provvedimenti nei quali viene messa in dubbio
l'attendibilità di Annacondia.
 SALVATORE FRASCA. Oltre all'avvio di un procedimento
penale basato anche sulle dichiarazioni di Annacondia,
vi è una procedura di trasferimento davanti al CSM.
Sono due cose diverse.
       VINCENZO SORICE. Al di là di questo, due questioni non
mi trovano d'accordo: in primo luogo conferire validità
certa alle dichiarazioni di Annacondia; in secondo
luogo, è per me inopportuno da un punto di vista
istituzionale che la Commissione esprima su questi
fatti, senza conoscerne i dettagli specifici, un
giudizio mentre contemporaneamente il Consiglio
superiore della magistratura sta decidendo nel merito.
Ciò significa influenzare il CSM e tentativi in questo
senso sono stati già attuati da alcune parti politiche
presenti in Commissione.
 FRANCESCO CAFARELLI. Vorrei ricordare a me stesso,
per rammentarlo alla Commissione, che prima della pausa
estiva già ci interessammo della vicenda del magistrato
De Marinis, deliberando all'unanimità di sollecitare il
Consiglio superiore della magistratura a decidere sul
caso. Ripeto si è già discusso, pervenendo ad una
decisione unanime della Commissione. Quindi, il
problema l'abbiamo posto e senza fare alcun distinguo
delle parti.
                              Pag.2875
  Parecchi di noi vivono in quella regione e sanno che
si verificano fatti molto antipatici. Il collega
Tripodi ha ragione: abbiamo anche dichiarazioni in
merito di sostituti procuratori o di procuratori della
Repubblica. E' il caso di Renella, il quale, per
difficoltà insorte in Trani, ha chiesto il
trasferimento a Bari, addirittura in sottoruolo, non
più da procuratore bensì da sostituto: gli è stato
chiesto se si è reso conto che a Bari dovrà lavorare o
collaborare con il procuratore della Repubblica De
Marinis. La cosa è di pubblica opinione, non vi è
telegiornale regionale in cui questi aspetti non
vengano sottolineati.
  Di fronte a situazioni del genere e di fronte alle
dichiarazioni degli stessi sostituti procuratori i
quali sostengono che "a Bari non ci si ferma davanti a
niente" specificando "abbiamo arrestato anche il
cognato di De Marinis" - che è un imprenditore - che fa
la Commissione? Ripropone quanto fecero altre
Commissioni? In altri termini puliamo tutto, togliamo
tutto? Capisco le preoccupazioni, ma potremmo trovarci
dinanzi a casi come quello di Ciancimino. All'epoca
c'erano i distinguo, perché alcuni sostennero che non
vi era nulla di certo e quindi la Commissione non
avrebbe dovuto sollecitare alcun procedimento, però a
distanza di vent'anni ci siamo trovati di fronte a
fatti oggettivamente riscontrabili.
  Nessuno deve esprimere giudizi; tuttavia credo si
possa modificare il testo proposto dall'onorevole
Bargone, in quanto l'altro è più circoscritto,
evidenziando l'esistenza di questa situazione ma senza
esprimere giudizi.
 PRESIDENTE. E' la proposta del senatore Robol.
       FRANCESCO CAFARELLI. Ma la proposta di Robol è peggiore
-se ho capito la preoccupazione di Sorice - rispetto a
quella
dell'onorevole Bargone. Allora approviamo
quest'ultima...   Se riteniamo che la questione
oggettiva sia quella sollevata dall'onorevole Bargone -
da tutti sottolineata nel corso della
discussione - votiamo; eliminare ogni riferimento non
sarebbe giusto nei confronti del lavoro svolto dalla
Commissione.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi sono tre proposte
formalizzate rispettivamente dagli onorevoli Bargone,
Robol e Cafarelli. La proposta dell'onorevole Bargone è
nota; il relatore propone di definire "delicata" la
situazione e conseguentemente di sollecitare il
Consiglio superiore della magistratura a decidere con
rapidità. L'onorevole Cafarelli sostiene che la
proposta non basta o è peggiore, o tutte e due le cose,
tanto che chiede una correzione.
          Domando all'onorevole Bargone se concorda con la
                              proposta
del relatore.
 ANTONIO BARGONE. Sì.
 ALFREDO GALASSO. Faccio mio l'emendamento.
 SALVATORE FRASCA. Io l'avevo già fatto.
 PRESIDENTE. Per chiarezza leggo l'emendamento: "in
particolare, non appare opportuno che continui a
dirigere la procura di Bari e la DDA un magistrato
sottoposto a procedimento penale e a procedimento
disciplinare per fatti su cui lo stesso sta indagando".
 FERDINANDO IMPOSIMATO. E' la stessa cosa che dice
Cafarelli.
 PRESIDENTE. Scusi, senatore Imposimato, lei non è mai
stato presente alla discussione sulla relazione in
oggetto; la cosa ci è dispiaciuta, ma lei non è mai
venuto. Ora è presente, ma non sa che cosa è successo,
non sa di che cosa si sta discutendo...
FERDINANDO IMPOSIMATO. Ma può essere la soluzione.
Pag.2876
 PRESIDENTE. Se sostiene che è la soluzione, vuol dire
che non ha neanche seguito il dibattito. Spiritualmente
posso anche essere d'accordo con lei.
 FERDINANDO IMPOSIMATO. Signor presidente, se mi
consente di illustrare la proposta, le dimostrerò che è
molto più garantista dell'altra.
 PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vorrei sottolineare
una questione: essendo in corso un procedimento del
Consiglio superiore della magistratura, mi permetto di
segnalare alla Commissione l'opportunità di evitare che
si esprima un giudizio che spetta al CSM. Comunque è la
Commissione a decidere.
        A me sembra, ma può darsi che sbagli, che il giudizio
                                 del
senatore Robol sia il più coerente e consenta la
massima oggettività. E' una mia opinione.
  Per ricapitolare, i colleghi Frasca, Tripodi,
Imposimato e Galasso fanno proprio l'emendamento
Bargone.
 ANTONIO BARGONE. Signor presidente, ho accettato la
formulazione del relatore ritenendo giusta la
preoccupazione secondo cui la Commissione non deve
interferire con la procedura penale e con quella
disciplinare del CSM. Volevo evitare che la Commissione
antimafia mettesse la testa sotto la sabbia come gli
struzzi.
  Mi pare che la formulazione indichi la
preoccupazione della Commissione antimafia, la sua
sensibilità rispetto al problema e la sollecitazione
che la questione venga risolta nelle sedi opportune,
ossia l'autorità giudiziaria penale ed il CSM: perciò
ho accettato l'emendamento Robol. Per tali motivi, a
questo punto, mi asterrò sull'emendamento presentato.
 ALTERO MATTEOLI. Signor presidente, a seguito del
dibattito odierno preannuncio il voto contrario sulla
relazione, che verrà confermato in sede di
dichiarazione di voto finale. E' ininfluente la mia
decisione positiva o negativa su questo emendamento,
anche se mi esprimerò negativamente su di esso
coerentemente con quanto farò sull'intera relazione.
 ALBERTO ROBOL, Relatore . In relazione alle
precisazioni dell'onorevole Bargone, chiederei ai
colleghi Frasca, Tripodi, Imposimato e Galasso di
ritirare l'emendamento (Commenti) .
        PRESIDENTE. Mi pare di capire che l'invito al ritiro
                                 non
sia stato accettato.
  Pongo in votazione l'emendamento Bargone 5, fatto
proprio dal senatore Frasca, e dagli onorevoli Tripodi,
Imposimato e Galasso.
(E' respinto) .
       Prego il relatore di leggere l'emendamento come da lui
riformulato.
 ALBERTO ROBOL, Relatore . "A questo si aggiunge un
problema di grave delicatezza costituzionale per
Simonetti e per De Marinis, in quanto titolare delle
indagini..."
PRESIDENTE. Ma Simonetti non è titolare delle indagini.
ALBERTO ROBOL, Relatore  . Sì, infatti è De Marinis
il titolare.
PRESIDENTE. Per Simonetti si pone un'altra questione.
ALBERTO ROBOL, Relatore  . Si può eliminare il
riferimento a Simonetti; in tal modo il testo sarebbe
il seguente: "A questo si aggiunge un problema di grave
delicatezza istituzionale per il dottor De Marinis, in
quanto titolare delle indagini che lo coinvolgono
direttamente".
PRESIDENTE. E l'invito al Consiglio superiore della
magistratura?
        MARIO CLEMENTE MASTELLA. Farei un invito al Consiglio
superiore della
                              Pag.2877
magistratura "a definire qualora esistano problemi di
grave delicatezza istituzionale"
PRESIDENTE. Questo significa invitare a cacciarlo.
ANTONIO BARGONE. Ho ritirato l'emendamento sulla base
del testo presentato dal relatore. Diversamente,
rientra tutto in discussione.
 PRESIDENTE. E' una giusta osservazione. Tra l'altro
abbiamo già votato l'emendamento nella sua formulazione
originaria.
  Affinché sia chiaro, leggo il testo dell'emendamento
riformulato dal relatore che porrò in votazione: "A
questo si aggiunge un problema di grande delicatezza
istituzionale per il dottor De Marinis, in quanto capo
della procura distrettuale e della procura della
Repubblica incaricate di indagini che lo coinvolgono
direttamente. Appare perciò opportuno che il Consiglio
superiore della magistratura concluda rapidamente le
proprie indagini".
 MARIO CLEMENTE MASTELLA. Il gruppo della democrazia
cristiana si asterrà.
       PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento di cui ho
dato poc'anzi lettura.
(E' approvato) .
 Passiamo alle dichiarazioni di voto.
 SALVATORE FRASCA. Signor presidente, devo
sottolineare l'anomalia con la quale si svolgono i
nostri lavori: stiamo per approvare una relazione di
cui non abbiamo la stesura definitiva, il che vuol dire
che ci dobbiamo rimettere alla ben nota saggezza del
collega Robol il quale, nello stendere in maniera
definitiva le relazione, dovrà tener conto (mi auguro
che lo voglia fare) degli interventi, comprese le
ultime battute. Auspico che questo fatto non
rappresenti un precedente per i futuri lavori della
Commissione.
        Ritengo che la relazione del senatore Robol offra uno
spaccato ben circostanziato e preciso sulla presenza
della delinquenza organizzata su tutto il territorio
della regione pugliese. L'analisi da lui effettuata ci
spinge a rivedere alcune tesi che finora abbiamo
unanimemente sostenute per
spiegarci le ragioni del fenomeno mafioso. Mi pare che
fino a qualche tempo fa gli elementi costitutivi di
tale fenomeno fossero tre: la carenza dei poteri dello
Stato, il carattere associativo della delinquenza, la
depressione economica e sociale.
  La relazione fa giustamente riferimento ai primi due
elementi che restano sempre validi al fine di spiegarci
le ragioni del propagarsi del fenomeno; per quanto
riguarda invece il terzo elemento, mi si consenta di
dire che, se i dati pubblicati sono esatti, la Puglia è
una regione con un reddito piuttosto elevato. Si può
affermare che la Puglia sia il nord del sud, il che
significa che è venuto meno, ai fini della spiegazione
del fenomeno, uno degli elementi costitutivi quale
quello della depressione sociale.
  La verità è che la mafia ha avuto nel corso degli
anni un'evoluzione: essa è divenuta soprattutto
imprenditrice e pertanto va alla ricerca dei mercati in
cui inserirsi in modo sempre migliore. In Puglia la
mafia è presente nell'amministrazione dei fondi CEE,
nell'attività finanziaria, per la quale si contano
1.126 società finanziarie, nel commercio,
nell'assunzione della gestione di aziende in crisi,
oltre che negli appalti, nel commercio della droga, nel
racket , nelle estorsioni, nel controllo della
manodopera soprattutto nell'agricoltura.
  Ebbene, rispetto a questa mafia dobbiamo riconoscere
che l'azione dello Stato e delle sue strutture
periferiche è assolutamente carente: irrilevanti si
sono dimostrati i controlli dello Stato, ad esempio
della Banca d'Italia per quanto riguarda le nuove
attività finanziarie, del Ministero delle finanze circa
il controllo di alcune
                              Pag.2878
gestioni per la riscossione dei tributi locali. Quasi
del tutto inesistente è il controllo del Ministero del
lavoro e dei suoi organi periferici sull'assunzione
della manodopera; insignificante è il controllo della
regione, quando questa non è stata addirittura fomite
del fenomeno. Analogamente dobbiamo riconoscere che non
sempre è stata adeguata l'azione delle forze di polizia
e della magistratura, se è vero come è vero quello che
ha dichiarato il nuovo prefetto di Bari e cioè che fino
a qualche tempo fa nel comitato provinciale per
l'ordine e la sicurezza pubblica di quella città la
situazione pugliese si riteneva molto tranquilla dal
punto di vista dell'ordine pubblico.
  Capitolo a sé stante è da ritenersi l'intreccio tra
la delinquenza organizzata e il mondo della politica.
Ho potuto constatare che la relazione del senatore
Robol ha suscitato molte reazioni da parte di
parlamentari e di esponenti del mondo politico ed
istituzionale della Puglia. Mi sarei augurato che di
fronte a tali reazioni avessimo avuto il coraggio della
verità, quello stesso coraggio che abbiamo avuto in
occasione della discussione sulla relazione che
affrontava il fenomeno mafioso in Sicilia. Questo
coraggio in realtà è mancato; lo hanno dimostrato i
comportamenti che abbiamo tenuto nei confronti di
alcuni magistrati a proposito dei quali voglio dire che
la relazione Robol non tiene conto delle gravissime
dichiarazioni espresse dall'onorevole Cafarelli in una
precedente seduta.
  La verità è che, soprattutto quando si tratta di
affondare il bisturi nell'analisi dei comportamenti
della magistratura, anche questa Commissione arretra.
  Lo scioglimento dei comuni è un fatto davvero molto
parziale, che riguarda la provincia di Bari e non altre
province, e perciò è opportuna l'osservazione del
senatore Robol e cioè che il ministro dell'interno si
debba preoccupare di dettare norme particolari o di
dare alle prefetture indirizzi pressoché univoci, dal
momento che le valutazioni
che gli uomini, e quindi anche i prefetti, esprimono
non sempre sono obiettive o comunque confacenti tra
loro.
Concludo affermando che non possiamo rimanere
tetragoni,
pietrificati rispetto ai comportamenti istituzionali;
insisto perciò nel dire che, soprattutto per quanto è
emerso anche in
Puglia a carico della magistratura, o quanto meno circa
alcune sue disfunzioni, complicità o omissioni, è
necessario che la Commissione abbia quanto prima un
contatto con una delegazione del Consiglio superiore
della magistratura, sempre che vogliamo che le nostre
relazioni, in sostanza il nostro lavoro, servano per
incidere nella realtà - direbbe Marx così come il
piccone modifica la pietra.
        Annuncio infine la mia astensione sulla relazione del
senatore Robol.
 ALTERO MATTEOLI. Signor presidente, come ho detto in
un precedente intervento, voterò contro questa
relazione; voterò contro perché, al di là di quello che
è stato scritto dal senatore Robol, sulla Puglia si è
svolto un dibattito un po' strano e si sono manifestati
atteggiamenti, anche da parte di alcuni commissari e
dello stesso presidente della Commissione,
caratterizzati ora da accelerate ora da frenate. Il
presidente, che tra l'altro conosce molto bene la
Puglia perché mi risulta che abbia vissuto a lungo in
quella regione...
PRESIDENTE. Prima che ci fosse la Sacra corona unita!
ALTERO MATTEOLI. Questa precisazione non mi interessa,
non mi tange: quello che dicevo non voleva essere
offensivo perché è una realtà il fatto che lei conosca
molto bene la regione Puglia come io conosco la regione
Toscana.
  Ho avuto l'impressione che attraverso la Commissione
antimafia alcuni gruppi politici volessero raggiungere
taluni obiettivi, e il precedente dibattito sul
magistrato lo ha confermato. La relazione risente di
una mediazione (è sempre così in politica!), tutto è
scritto in maniera
                              Pag.2879
epidermica, vi sono alcuni passaggi di una certa
rilevanza ma, se si leggono le cronache locali della
Puglia, troviamo che parlamentari, anche membri di
questa Commissione, dopo aver sostenuto determinate
tesi non hanno ritenuto di chiederne l'inserimento
nella relazione. Come ho detto, tutto o quasi tutto è
descritto in modo epidermico, non vengono
focalizzati analiticamente gli aspetti più scottanti
della situazione pugliese.
  Quanto poi alla vicenda De Marinis, si ha
l'impressione che l'argomento venga usato per arrivare
a soluzioni diverse
verso la procura di Bari; sembra quasi che si voglia
insistere per dire: "De Marinis se ne deve andare
perché è pronto uno che a noi piace di più". Non sarà
vero ma ho questa impressione ed è per tale motivo che
ribadisco il mio voto contrario alla relazione.
  Sulla stampa sono stati riportati dibattiti legati a
vicende della massoneria verificatesi a Brindisi e a
Lecce, ma anche di queste nella relazione non vi è
traccia, nonostante le denunce di alcuni componenti di
questa Commissione (mi riferisco all'onorevole Bargone)
vengano riportate quotidianamente dai giornali.
L'onorevole Bargone ha presentato per altro verso
emendamenti molto puntuali ma su questo punto non ha
chiesto nulla. Eppure un consigliere, Mario De
Cristofaro, ha presentato al consiglio comunale di
Lecce un'interrogazione che ha dato vita ad un
dibattito: una parte del consiglio comunale è risultata
iscritta alla massoneria e un'altra parte è inquisita
ma nella relazione neanche un rigo è dedicato a queste
vicende! Addirittura troviamo scritto: "Sconcertante è
la longevità della vita pubblica barese: i posti
direttivi sono occupati da 15-20 anni dalle stesse
persone". E' una banalità perché è così in tutta
Italia! Non ci rimane che tornare a casa tutti perché
non si tratta di un problema pugliese ma nazionale e,
inoltre, gli anni sono più di 15 o 20!
  Come è noto vi è stata una sottovalutazione da parte
degli amministratori locali sul fenomeno mafioso ma la
relazione ne parla senza approfondire, come invece
avrebbe dovuto, l'argomento.
  Il punto focale della relazione, quello relativo
alla mancanza di strumenti di controllo (di cui si fa
cenno a pagina 54 della precedente stesura della
relazione), è riportato in modo generico mentre si
sarebbe dovuto affrontare in maniera più incisiva sia
indicandone le cause sia prospettando le soluzioni
della Commissione volte a far sì che certi strumenti di
controllo tornino ad essere presenti nella vita
politica pugliese.
  Lo stesso discorso vale per la situazione di Lecce.
Le numerose interrogazioni parlamentari presentate da
vari colleghi denunciano situazioni gravissime, come
quella esistente nel comprensorio per il quale vi sono
tre progetti, dell'ENEL, dell'ufficio regioni e di
altri uffici, e c'è l'architetto Pellegrino che ha
presentato gli ultimi due progetti. Al riguardo si sta
svolgendo un dibattito, vengono rivolte accuse
reciproche ma nella relazione la vicenda è liquidata
con una sola frase. Lo stesso si può dire per
l'inchiesta sulla FIAT a Lecce in merito alla quale ci
sono accuse reciproche perché si sarebbe concordato il
licenziamento di 500 dipendenti per il problema delle
discariche o dell'area di sviluppo industriale. E'
tutto un mondo che andava approfondito ma che viene
appena accennato nell'ambito della relazione. C'è
addirittura un capitolo dedicato allo scioglimento del
consiglio comunale di Surbo, dove si è registrata una
vicenda legata alla Ipercoop, ma non si è ritenuto di
scrivere nulla se non un breve accenno a pagina 62. Ci
dividiamo in un dibattito di un certo tipo, ma la
relazione, che era stata presentata come tendente ad
approfondire determinati problemi, nella sostanza, non
lo fa, come ha detto il collega Florino, che ha avuto
la possibilità di parlare per più tempo di me. Io ho
avuto soltanto cinque minuti a disposizione, per cui
non ho potuto che spiegare per flash i motivi che mi
inducono a votare contro la
relazione.
 GIROLAMO TRIPODI. Abbiamo detto che questa relazione,
dopo la riscrittura,
                              Pag.2880
segna qualche passo in avanti e che giudichiamo alcuni
suoi aspetti molto importanti in quanto recepiscono
largamente quanto era stato individuato nel corso del
sopralluogo e delle audizioni. Tuttavia, riteniamo,
come abbiamo già osservato, che la relazione sia monca
di alcuni giudizi e di alcune proposte di fondo. Per
quanto riguarda i giudizi, mi riferisco all'assenza di
una valutazione e di un'analisi su quello che ha
determinato, anche in Puglia, l'espansione del fenomeno
criminale, in particolare della criminalità
organizzata.
Questo fatto è non di poco conto ma importante, perché
la
mafia e la Sacra corona unita collegata con la
'ndrangheta, la camorra, o Cosa nostra, non sono cadute
dal cielo, non sono venute fuori soltanto perché vi è
stata una penetrazione di queste organizzazioni dove
erano tradizionalmente presenti. Vi è stata, invece,
una situazione oggettiva che ne ha consentito
l'espansione, con il radicarsi di un'organizzazione
criminale oggi molto pericolosa in Puglia. E i fatti lo
dimostrano.
Qual è stata questa realtà oggettiva? Quella che
abbiamo
individuato anche negli altri posti, e sostanzialmente
pure in Sicilia, per la quale abbiamo approvato una
determinata relazione, proprio perché la nostra analisi
faceva un grande salto e per la prima volta la
Commissione parlamentare
antimafia dava un contributo notevole nella
ricostruzione di responsabilità politiche per quanto
riguarda la crescita ed il rafforzamento delle
organizzazioni criminali. Qui è la stessa cosa, eppure
questo fatto non emerge, oppure ciò avviene in modo
marginale, nel senso che, mentre si indica che in
Puglia vi sono stati fenomeni di totale degenerazione
per quanto riguarda l'uso del denaro pubblico e la
gestione della pubblica amministrazione, quindi degli
enti, a partire dall'istituzione regionale per giungere
alle province, ai comuni, e così via, ricordando una
serie di elementi (per esempio, lo scioglimento di
tanti consigli comunali), non si ha il coraggio - che a
mio avviso è necessario - di indicare una volta per
sempre le responsabilità di chi ha consentito che si
potesse arrivare a tale tipo di degenerazione. E'
quest'ultima che ha aiutato e promosso, per molti
aspetti, l'espansione della criminalità organizzata. Si
presenta, quindi, in primo luogo, la questione
complessiva della mancata evidenziazione delle
responsabilità delle forze che hanno avuto un ruolo
permanente di governo e che sono state tante volte
complici di questa situazione.
  Voglio aggiungere che in Puglia rimane persino in
vita un vecchio strumento di sfruttamento davvero
vergognoso: il caporalato. Chi non ha voluto
combatterlo? Le forze che avevano la responsabilità ed
il compito di operare: quelle di governo innanzitutto.
Al riguardo, anche nella conclusione, non vi è una
parola né una proposta; eppure, l'altro giorno è
successo che, attraverso il sistema di reclutamento e
di sfruttamento del caporalato, che colpisce le
categorie bracciantili, e in particolare le donne, sono
morte proprie delle donne che venivano trasportate con
mezzi sgangherati (lo stesso è avvenuto per altro in
Calabria). Vengono dunque violate le leggi più
elementari: come possiamo dire, allora, che vogliamo
combattere la mafia, quando non evidenziamo che vi è
un'illegalità diffusa a livello di massa? Non comprendo
perché con la relazione in esame non si fornisca uno
stimolo e non si avanzi una richiesta affinché venga
superato questo male storico, che poi è collaterale
alla mafia, talvolta contiguo e talaltra direttamente
collegato ad essa.
  Ecco perché, come prima osservavo, la relazione è
monca di alcuni punti fondamentali e qualificanti per
quanto riguarda il contributo che la nostra Commissione
deve dare ai fini della strategia di lotta alla
criminalità organizzata. Per tale motivo, ritengo che
dobbiamo riflettere prima di votare su di essa.
  Consideriamo poi il fatto di oggi, che riguarda un
problema di inquinamento non soltanto dei comuni, delle
province e della regione, cui prima accennavo, ma del
settore più importante e competente nella lotta alla
criminalità organizzata:
                              Pag.2881
quello della magistratura. Ci troviamo di fronte ad un
magistrato che non è soltanto indicato, ma che è già
sotto processo: egli rimane in un posto di
responsabilità, ma oggi la Commissione non ha avuto il
coraggio di prendere una posizione chiara e di dare
risposte precise alla gente.
       Le brevi considerazioni che abbiamo ora svolto sono non
                                 in
contraddizione ma coerenti rispetto a quanto avevamo
osservato quando avevamo espresso inizialmente il
nostro parere sulla relazione. Per tali ragioni, il
gruppo di rifondazione comunista non può votare a
favore: riteniamo infatti, ripeto, che manchino dei
punti fondamentali ed il tipo di qualità di cui ho
parlato. Riservandoci di presentare eventualmente una
relazione di minoranza nei tempi che saranno stabiliti,
ci asterremo nel voto su questa relazione.
 ALFREDO GALASSO. Confermo in via generale un giudizio
favorevole per quanto riguarda l'impianto della
relazione, che
avevo già anticipato la volta precedente. Rispetto alle
precedenti stesure, vi è soprattutto una comprensione
della gravità del fenomeno nella sua profondità e nelle
sue connessioni sul piano economico, sociale ed
istituzionale, che credo vada segnalata positivamente
rispetto ad un ritardo che si è registrato nell'analisi
del sistema del potere mafioso in Puglia in questi
lunghi anni.
  E' sicuramente un passo avanti, quindi, rispetto ai
compiti della Commissione, che sono appunto di
segnalazione e di intervento sulle ragioni che
determinano il verificarsi e la permanenza del potere
mafioso. Devo dire, però - su questo sono d'accordo con
l'onorevole Tripodi, che mi ha preceduto, ed anche con
il senatore Frasca -, che vi è una lacuna, niente
affatto secondaria. Mi riferisco alla lacuna
dell'azione giudiziaria e del potere giudiziario. Nella
relazione, per esempio, ci sono dei giudizi molto netti
(i colleghi, forse, non lo hanno registrato
sufficientemente) sull'azione del TAR e della Corte dei
conti: in proposito, i giudizi sono netti, chiari e, se
mi è consentito, anche pesanti. Sono convinto che,
almeno per la magistratura barese, un giudizio
altrettanto netto e forse ancora più duro andava
manifestato per quanto riguarda la giurisdizione
ordinaria.
  Questo è grave, perché la connessione, o il sistema
di potere, ha trovato nel difetto di controllo di
legalità sul piano giudiziario un punto non secondario
di rafforzamento e di sviluppo. Al riguardo vorrei dire
ai colleghi intervenuti precedentemente che dobbiamo
essere molto coerenti nell'esprimere giudizi. Questo
Parlamento ha espresso in sedi proprie giudizi
durissimi nei confronti della magistratura; questo
Parlamento ha segnalato al Consiglio superiore della
magistratura richieste di autorizzazioni a procedere
che erano state spedite allo stesso Parlamento
nell'esercizio di funzioni giurisdizionali. Che dunque
adesso, per Bari, alcuni colleghi si pongano il
problema di non entrare in rotta di collisione con il
Consiglio superiore della magistratura rotta di
collisione inesistente per la semplice ragione che il
CSM è titolare di un potere che qui non è messo in
discussione - per non segnalare una disfunzione reale
(hanno ragione i colleghi: il caso di De Marinis è
emblematico e non è un piccolo particolare) è, a mio
avviso, un difetto grave di questa relazione.
Rappresenta inoltre il venir meno ad alcuni compiti
istituzionali che ci competono, perché dobbiamo
misurare le nostre relazioni ed i nostri giudizi nei
confronti di tutti gli organi dello Stato, che svolgono
determinate funzioni: non vedo per quale ragione,
quando le disfunzioni e i difetti di funzionamento sono
accertati, non dobbiamo segnalarlo.
  Devo dire che il comportamento di alcuni magistrati,
in particolare del procuratore della Repubblica e del
capo della procura distrettuale di Bari, dottor De
Marinis, è grave. Se ascoltiamo i pentiti, il problema
che dobbiamo porci è non di stabilire se sono
attendibili o inattendibili, ma di avere un quadro di
riferimento, di informazione e di dati rispetto ai
quali qui si aggiunge l'apertura di un procedimento
penale e di un
                              Pag.2882
procedimento paradisciplinare, come quello della I
commissione del CSM. Mi sembra che ce ne sia abbastanza
per potersi spingere nella direzione dell'emendamento
proposto dall'onorevole Bargone. Se si trattasse
soltanto della questione di De Marinis, pure simbolica,
non ne farei neanche un grande problema; al contrario
ne faccio una grande questione e registro questo
difetto che considero grave della relazione, perché il
giudizio complessivo sulla magistratura è estremamente
attenuato rispetto a giudizi espressi su altri organi
dello Stato.
  Credo che per questa ragione un voto di astensione
da parte mia sia un voto equilibrato e mi riservo di
integrare con una relazione apposita taluni aspetti che
considero difettosi nella relazione.
 PRESIDENTE. Vorrei invitare i colleghi ad essere
succinti nelle loro esposizioni in quanto tra poco
saremo chiamati a votare in Assemblea.
 ANTONIO BARGONE. Esprimo una valutazione positiva,
così
come avevo anticipato nella discussione generale,
soprattutto per un rispetto del ruolo e della funzione
della Commissione antimafia abbandonando ogni tono
propagandistico o superficiale, com'è accaduto nel caso
dell'onorevole Matteoli, con uno sforzo di
approfondimento che ha rappresentato un contributo
costante alla stesura della relazione e degli
emendamenti. Il giudizio complessivamente favorevole
sulla relazione è fondato su questioni importanti, non
marginali. Innanzitutto c'è da rilevare che per la
prima volta emerge in maniera chiara ed evidente la
rilevanza dell'economia criminale e il suo forte
condizionamento sulla vita della regione pugliese.
Tutto ciò è sottolineato con sufficiente
approfondimento (non dobbiamo stendere un trattato in
quanto si tratta di una relazione parlamentare) ed
incisività per far capire le interconnessioni che
questo fenomeno ha con le organizzazioni criminali ma
anche con il mondo dell'imprenditoria, dell'economia,
della finanza e della politica.
  Non sono d'accordo con l'onorevole Galasso quando fa
coincidere la valutazione sul De Marinis con quella
sulla magistratura. Infatti, grazie anche ai miei
emendamenti emerge in maniera chiara un giudizio
negativo sul deficit investigativo che c'è stato nel
corso di questi anni, soprattutto nel barese e nel
foggiano rispetto alla struttura, al radicamento e alla
diffusione del fenomeno criminale. Tutto ciò finalmente
emerge dalla relazione, e dico finalmente da pugliese,
perché nelle altre relazioni non c'è stato verso di
rilevarlo, in quanto da questo punto di vista ci siamo
sempre trovati di fronte ad un muro di gomma. In questo
modo colmiamo un ritardo e diamo un utile contributo
perché l'azione di contrasto alla criminalità
organizzata sia più omogenea di quanto non sia stato
fino ad ora su tutto il territorio pugliese. L'azione
di contrasto, infatti, è stata molto più incisiva nella
zona sud e meno incisiva nella zona nord, con tutte le
conseguenze che un simile atteggiamento ha comportato
non soltanto dal punto di vista dell'espansione
militare dell'organizzazione criminale ma anche dal
punto di vista dell'infiltrazione nell'economia e del
condizionamento delle istituzioni e degli enti locali.
Basti vedere i recenti scioglimenti dei consigli
comunali, decisi dal prefetto di Bari, di Terlizzi, di
Gioia del Colle e di Trani. Ritengo che tutto ciò
rappresenti un fatto estremamente importante.
PRESIDENTE. Onorevole Bargone, gli uffici mi avvertono
che è cominciata la seconda chiama dei deputati.
ANTONIO BARGONE. Stavo preannunciando la presentazione
di una nota integrativa perché ho delle riserve da
esprimere sulla relazione. Quindi, se ho il tempo di
farlo bene, altrimenti...
        PRESIDENTE. Tutti hanno la possibilità di presentare
note integrative.
       ANTONIO BARGONE. Intendevo dire che avevo necessità di
alcuni minuti per
                              Pag.2883
illustrare la nota integrativa che intendo presentare e
precisare le mie riserve in ordine alla relazione.
PRESIDENTE. Potremmo sospendere i nostri lavori per
riprenderli tra un'ora con il secondo punto all'ordine
del giorno.
 ANTONIO BARGONE. Stavo parlando del rapporto che
emerge in maniera più organica tra criminalità e
politica.
       Per quanto riguarda la procura di Bari ho introdotto la
discussione con il mio emendamento perché credo che la
Commissione antimafia abbia il dovere di segnalare
situazioni di disagio e di malessere che sono
obiettive. In questo senso la formulazione a cui si è
giunti mi pare risponda alle esigenze cui si deve tener
conto in una relazione. Le mie riserve sulla relazione
si riferiscono agli emendamenti accolti dal relatore
che rispecchiano una vecchia logica, cioè quella della
relazione epurata. Tali emendamenti eliminano due punti
importanti della relazione che mi riservo di indicare
nella mia nota integrativa, ma tuttavia non la
danneggiano paradossalmente in quanto sono in
contraddizione con i miei emendamenti accolti. E' una
sorta di soddisfazione compiaciuta di aver tolto alcune
parti della relazione che in qualche modo fa
riferimento a questa o a quella cosa, a questo o
quell'ente, a questa o a quella persona, nella logica
epurativa, senza per questo danneggiare la relazione
medesima in quanto non gli toglie nulla sul piano
dell'analisi.
Termino, signor presidente, dicendo che per quanto
riguarda la questione della massoneria mi sembra che
dal nostro sopralluogo non sia emerso nulla che possa
farci pensare ad un suo rapporto con la criminalità
organizzata e quindi da questo punto di vista sarebbe
stato del tutto fuori luogo farvi riferimento. La
stessa cosa si può dire per il caporalato, sul quale
tuttavia chiederò alla Commissione la costituzione di
un gruppo di lavoro per un approfondimento.
PRESIDENTE. Colleghi, abbiamo ancora cinque minuti a
nostra disposizione prima delle votazioni del
Parlamento in seduta comune. Tenendo conto che
l'onorevole Cafarelli intende svolgere una
dichiarazione di dissenso, vorrei pregare il collega
D'Amelio di limitare il suo intervento ad un paio di
minuti ed eventualmente presentare una nota
integrativa.
Prego i colleghi di non allontanarsi dall'aula.
 SAVERIO D'AMELIO. In premessa devo subito dire che ho
sempre provato una punta d'invidia nei confronti di
coloro che hanno la certezza delle verità. Anche questa
sera ho sentito alcune affermazioni per le quali ho
provato lo stesso sentimento, mitigato dalla
considerazione e dalla riflessione per cui in alcuni
emerge sempre il desiderio di voler utilizzare o di
voler strumentalizzare alcune occasioni, magari
forzandole, per fare in modo che la via giudiziaria
diventi lo strumento di lotta politica. Credo che da
ciò dobbiamo rifuggire così come ha cercato di
rifuggire la relazione del senatore Robol, che dichiaro
di approvare a nome del gruppo della democrazia
cristiana, in quanto il suo impianto è obiettivamente
sereno. La relazione, infatti, parte dalla
considerazione che non solo la Puglia ma tutta la
realtà di questa nostra amata Italia è purtroppo
complessa e diventerà sempre più complessa per cui
capire la verità, la realtà delle cose sarà sempre più
difficile e non solo alla Commissione antimafia, che
pure svolge un lavoro certamente attento ma pur sempre
limitato perché le audizioni sono quelle che sono e le
"puntate" sul territorio sono limitate anche nel tempo.
Credo si debba dare per scontato che esiste
un'obiettiva difficoltà a comprendere fino in fondo la
complessa situazione che è dinanzi ai nostri occhi.
         Credo, tuttavia, che sia necessario rifuggire dalla
criminalizzazione sconsiderata e generalizzata che
anche sul caso della Puglia, magari non conoscendo gli
orientamenti della Commissione antimafia, né tanto meno
avendo letto la relazione
                              Pag.2884
 del senatore Robol, da alcuni mesi è stata da più
parti portata avanti. Ad esempio, la stampa pugliese ha
riportato
alcune notizie dandole come verità assolute
contrariamente a quanto sarebbe stato possibile fare da
una serena lettura della relazione che, ripeto,
fotografa una realtà con le sue luci e le sue ombre.
  La difficoltà della interpretazione di una realtà
complessa quale quella della Puglia e delle altre
realtà
laddove il radicamento delinquenziale, anche se non
storico, è purtroppo presente, renderà sempre più
complessa la situazione. Per concludere, la relazione
evidenzia dati negativi, propone alcune soluzioni anche
se non le porta alle estreme conseguenze perché
obiettivamente non poteva farlo. Con queste
considerazioni a nome del gruppo della democrazia
cristiana preannuncio il voto favorevole sulla
relazione.
PRESIDENTE. Onorevole Cafarelli, la prego di essere
estremamente sintetico.
 FRANCESCO CAFARELLI. E' molto difficile.
 PRESIDENTE. Se lo desidera può presentare una nota
integrativa.
 FRANCESCO CAFARELLI. Vorrei essere autorizzato a
presentare un'integrazione che va nel senso auspicato
anche da coloro che sembrano momentaneamente in
dissenso dal voto favorevole sulla relazione, che
reputo positiva, anche se mancante di una parte.
  Ricordo per alcune questioni specifiche riferite
alla magistratura, ai rapporti tra camorra ed
imprenditori, tra imprenditori e magistrati, tra
imprenditori, magistrati e politici. Mi riferisco non
soltanto a quello che ho detto io ma soprattutto a ciò
che hanno riferito gli stessi magistrati nel corso
dell'audizione segreta svoltasi a Foggia. Si tratta di
dati oggettivi, non superficiali o generici. Nel
momento in cui ci troviamo di fronte a precise denunce,
cosa fa la Commissione? Si blocca? Non propone nulla?
Qual è il senso della nostra presenza e della nostra
attività?
        Sono convinto che in Puglia sia possibile arginare il
fenomeno in quanto ancora a livelli...
         PRESIDENTE. Onorevole Cafarelli, la prego di essere
estremamente sintetico.
 FRANCESCO CAFARELLI. Non sono in grado in una
battuta, se non banale, di dire che condivido la
relazione che tuttavia, come ho già detto, ritengo vada
integrata.
Vorrei ricordare che ci sono dichiarazioni di
magistrati
già oggetto della nostra attenzione: mi riferisco a
Carofiglio, alla D'Alessandro che minacciano querele e
denunce. Ci sono alcuni imprenditori (mi riferisco a
Pasquale Casillo), come ha riferito il collega D'Amato
nel corso del suo intervento, che si dicono vittime e
perseguitati e che mi minacciano pubblicamente dicendo
di attendere l'esito delle elezioni così come i
magistrati attendono il momento in cui sarò privo della
immunità parlamentare.
       Non si può chiudere, presidente, con una battuta, anche
per non mortificare il lavoro del collega Robol.
PRESIDENTE. Il lavoro sarà mortificato se non
approveremo la relazione.
 FRANCESCO CAFARELLI. Mi riservo di presentare la nota
integrativa riguardante il Consiglio superiore della
magistratura e alcune attività che devono essere
avviate dalla Commissione.
 ALTERO MATTEOLI. Il resoconto del dibattito sarà
allegato alla relazione?
 PRESIDENTE. Possiamo anche allegarlo.
 FRANCESCO CAFARELLI. Nel momento in cui si vota la
relazione, indipendentemente dall'atteggiamento di
ognuno di noi, che senso hanno le note integrative che
verranno aggiunte?
 PRESIDENTE. Ad esempio, sulla relazione mafia e
politica, alcuni colleghi,
                              Pag.2885
pur votando a favore, hanno presentato note
integrative. Il collega Brutti, ad esempio, ha
presentato una nota integrativa sul caso Gladio, così
come il collega Galasso ha fatto in un'altra
circostanza.
 FRANCESCO CAFARELLI. Quindi si aggiungono alla
relazione?
 PRESIDENTE. Si tratta di note integrative.
 ALTERO MATTEOLI. All'inizio del dibattito, in una
seduta presieduta dal vicepresidente Cabras, si è
deciso che il resoconto del dibattito sarebbe stato
allegato alla relazione.
PRESIDENTE. Possiamo farlo. Del resto, si tratta di
atti
pubblici.
  Pongo in votazione la relazione sulla Puglia.
(E' approvata).
 Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che la
presidenza è autorizzata al coordinamento formale del
testo approvato.
(Così rimane stabilito).
 Ricordo che il termine per la presentazione di note
integrative è di 30 giorni a partire da oggi.
         Essendo in corso votazioni del Parlamento in seduta
comune, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 17,40, è ripresa alle 19,30.
PRESIDENTE. Comunico che, essendo ancora in corso le
votazioni del Parlamento in seduta comune, il secondo
punto all'ordine del giorno della seduta odierna,
concernente l'esame della relazione annuale, è rinviato
alla seduta di venerdì 8 ottobre 1993.
La seduta termina alle 19,35.

 


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