Violante: seduta 52
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   AUDIZIONE DELL'ONOREVOLE VINCENZO SCOTTI
  PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
                        indice
Audizione dell'onorevole Vincenzo Scotti:
                              Violante Luciano,
Presidente                    2358, 2361, 2364 2365, 2366
                                   2368, 2369, 2370, 2371
Bargone Antonio                                      2370
Borghezio Mario                                2368, 2369
Brutti Massimo                                 2364, 2368
Cabras Paolo                                         2370
Calvi Maurizio                                       2370
Cappuzzo Umberto                                     2370
D'Amelio Saverio                                     2360
Mastella Mario Clemente                  2365, 2366, 2368
Scotti Vincenzo                    2358, 2360, 2361, 2366
                                         2368, 2369, 2371
Comunicazioni del Presidente:
Violante Luciano,  Presidente                  2355, 2356
                                               2357, 2358
Brutti Massimo                                       2356
Fausti Franco                                  2356, 2357
Frasca Salvatore                               2355, 2358
Matteoli Altero                                      2356
Tripodi Girolamo                                     2357
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 La seduta comincia alle 18.
 (La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente) .
                   Comunicazioni del Presidente .
 PRESIDENTE.  Onorevoli colleghi, desidero
informarvi che nella riunione dell'ufficio di
presidenza di ieri si è assunto all'unanimità il
seguente indirizzo: in caso di audizioni in
Commissione eseguite in seduta pubblica, per le quali
non sia previsto il collegamento diretto con la sala
stampa, si ritiene inopportuno che i componenti della
Commissione rilascino dichiarazioni anticipate
rispetto al momento della diffusione dell'audizione.
  Spiego le ragioni di tale orientamento. In
passato, come sapete, lo si è sempre fatto ma, quando
si è in presenza di cose particolarmente delicate,
ciascuno dei componenti della Commissione ha
naturalmente il diritto di esprimere i giudizi e le
valutazioni che ritiene. Il punto però è che, se la
stampa non dispone di tutto il quadro delle cose
dette, evidentemente questi giudizi possono essere
scambiati per fatti e quindi essere dati come fatti.
E per il peso che hanno imezzi di informazione è poi
difficile correggere la
situazione.
  L'opinione dell'ufficio di presidenza, assunta
all'unanimità, è quindi che per il futuro i colleghi
tengano il suddetto indirizzo di comportamento. Non
può che trattarsi di questo, perché, trattandosi di
seduta pubblica, non si può limitarne l'opinione.
  Ci sono obiezioni in merito?
 SALVATORE FRASCA.  Presidente, mi vado sempre più
convincendo che la Repubblica dei soviet non c'è più
in Unione Sovietica, però via via si va instaurando
nel nostro paese!
PRESIDENTE.  Siete in due a pensarlo in Italia!
 SALVATORE FRASCA.  E chi siamo?
            PRESIDENTE.  L'altro è un ex Presidente della
                             Repubblica
di cui mi sfugge il nome in questo momento.
 SALVATORE FRASCA.  Allora vuol dire che sono in
buona compagnia...
 PRESIDENTE.  Ottima!
 SALVATORE FRASCA.  ...dopo l'elevato,
l'elevatissimo discorso che l'ex Presidente della
Repubblica ha fatto questa mattina al Senato.
 PRESIDENTE.  Non l'ho ascoltato.
 SALVATORE FRASCA.  Ci sarebbe effettivamente da
abbeverarsi a quella fonte!
  Faccio appello al mio spirito libertario per dire,
signor presidente, che sono rimasto raccapricciato ed
addolorato per quello che è accaduto dopo l'audizione
del pentito Galasso. Infatti, non erano ancora
terminati i lavori della Commissione, che un nostro
collega, il capogruppo del PDS, aveva già dichiarato
all'esterno quello che in Commissione era stato detto
da Pasquale Galasso, chiamando in causa alcuni
colleghi ed ancor prima che, così come si era detto,
questi ultimi avessero avuto la possibilità di
potersi discolpare dinanzi alla Commissione.
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         Si è invece dato per ammesso quello che ammesso non
                               avrebbe
dovuto essere.
  Vi è allora da fare un discorso sulle audizioni.
Il problema che sorge è quello che è stato affrontato
dall'ufficio di presidenza, cioè se rendere o meno
pubbliche le audizioni.
  Penso che questa sia una scelta da compiere di
volta in volta e che comunque, prima di rendere
pubbliche alcune audizioni, la Commissione debba
pensarci a lungo.
  Non ho da difendere chicchessia; il mio fronte è
quello della lotta contro la mafia ed è un fronte ben
definito da diversi, da diversissimi anni. Tuttavia
penso che, prima di
fare scempio dell'onorabilità e della dignità
personale di membri del Parlamento e di
rappresentanti di altre istituzioni del paese, si
debba riflettere tanto e che comunque non possa
essere consentito ad un pentito - che, se anche
collabora con lo Stato, è sempre un omicida, un
pluriomicida, uno che, per dirla con Galasso, ha
commesso parecchi omicidi (credo si tratti di un
centinaio) -, di far processi allo Stato e tanto meno
a chi rappresenta questa nostra Repubblica.
           PRESIDENTE.  Colleghi, poiché il collega Scotti
                               attende
di essere ascoltato, per quanto possibile vi prego di
limitare al merito della questione i vostri
interventi.
 FRANCO FAUSTI.  Intervengo brevemente per ricordare
che
il gruppo della democrazia cristiana, proprio
prevedendo rischi di tale tipo, aveva avanzato, molto
cautamente, una richiesta. Invece la decisione
assunta è stata contraria alla richiesta posta
ufficialmente dal capogruppo della democrazia
cristiana.
 PRESIDENTE.  Quale richiesta, mi scusi?
 FRANCO FAUSTI.  La richiesta della riservatezza dei
lavori della Commissione.
  Vorrei solo ricordare che i rischi e le
preoccupazioni che ci avevano portato a formularla
sono risultati fondati.
ALTERO MATTEOLI.  Intervengo brevemente, perché ho
già
espresso il mio pensiero in ufficio di presidenza.
  Quello che è avvenuto l'altra sera è grave, lo
hanno
sottolineato tutti. Il collega Bargone ha voluto fare
il primo della classe: ha rilasciato una
dichiarazione tra l'altro non veritiera ed ha pagato
questa sua volontà di dichiarare immediatamente ciò
che era avvenuto in Commissione facendo una brutta
figura di fronte a tutto il paese, perché il giorno
dopo è stato costretto a fare una rettifica, che è la
peggior cosa che possa capitare. Questo credo sia
stato constatato da tutti coloro che l'abbiano potuto
constatare.
Relativamente a quanto diceva il collega Frasca sulle
audizioni e soprattutto per quanto riguarda i
pentiti, desidero rilevare che i pentiti non possono
essere considerati elastici, nel senso che essi non
possono essere tirati dalla parte che ci fa più
comodo. Essi dichiarano quello che ritengono
opportuno dichiarare; sta al magistrato acclarare se
le loro dichiarazioni siano veritiere; noi abbiamo
soltanto il compito di ascoltarli e di porre loro le
domande, traendone ovviamente dei nostri giudizi
personali o meglio all'unisono, se essi sono quelli
di tutta la Commissione.
 MASSIMO BRUTTI.  Non c'era in realtà nessun rischio
nell'audizione di Pasquale Galasso. Egli ha ribadito
dichiarazioni che erano già pubbliche o concernenti
fatti dei quali già si era dato atto in documenti
pubblici. Infatti, su una serie di esponenti
politici, a cominciare dall'onorevole Antonio Gava,
Pasquale Galasso ha ripetuto punto per punto
dichiarazioni alle quali già si faceva riferimento in
un documento pubblico, la richiesta di autorizzazione
a procedere nei confronti del senatore Gava.
  Per quanto riguarda la menzione, assai più
contenuta rispetto alle cose complesse che ci ha
raccontato Galasso a proposito di altri, riguardante
l'onorevole Scotti, anche qui nulla di nuovo, perché
quel riferimento alla persona dell'onorevole Scotti
era già ampiamente reperibile
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nell'ordinanza di rinvio a giudizio del giudice Alemi
e nelle carte di quel processo.
  Il collega Bargone ha esercitato il diritto (che
gli compete come parlamentare) di rispondere alla
stampa facendo riferimento al contenuto di
un'audizione che avevamo poco prima, a larghissima
maggioranza, deciso di rendere pubblica.
Mi rimetto alla decisione maturata in ufficio di
presidenza di osservare questa sorta di  self-
restraint
per cui, se c'è un intervallo di tempo tra il momento
in cui l'audizione si è svolta e quello in cui le
cassette vengono ascoltate dai giornalisti, possiamo
mantenere un atteggiamento di riservatezza. Dico
subito, comunque, che ciascun parlamentare deve
valutare questo invito che viene dalla Commissione in
piena coscienza e libertà. Non credo sia possibile
stabilire qui vincoli assoluti.
  Ho ascoltato con attenzione le dichiarazioni rese
dall'onorevole Bargone in televisione: l'aggiunta
fatta il giorno dopo non ha fatto altro che ribadire
quanto già detto in quelle dichiarazioni, del resto
molto sobrie. E' evidente che si fa riferimento a
quanto dichiara un collaboratore di giustizia, che
questo collaboratore di giustizia non era ad Ascoli
Piceno, che quindi non può parlare di cose che ha
visto con i suoi occhi ma fa solo riferimento a
notizie di cui egli si dice al corrente, tutto qui;
per il resto, credo veramente che non vi siano rischi
e che non vi sia alcun motivo di mettere in
discussione decisioni assunte a maggioranza.
GIROLAMO TRIPODI.  Già mi sono dichiarato d'accordo
con
la proposta del presidente per quanto riguarda la
raccomandazione che è stata fatta a seguito delle
dichiarazioni rese dal collega Bargone. Ritengo
giusto che ogni commissario assuma una posizione di
prudenza nel rilasciare dichiarazioni alla stampa o
comunque pubbliche; quello di cui ci stiamo
occupando, però, non è il primo caso del genere
essendovi stati, anzi, molti episodi nei quali sono
state stravolte le cose che avevamo discusso o
ascoltato. Mi pare, dunque, che non vi sia alcuno
scandalo in quest'occasione e che vada soltanto
ribadita la necessità di essere molto più prudenti
prima di fare dichiarazioni.
         Per quanto riguarda la necessità, di cui ha parlato
                                 il
senatore Frasca, di stare attenti alla pubblicazione
del resoconto delle audizioni o anche delle sedute in
genere, che possono essere anch'esse molto importanti
e delicate, è mia opinione che la pubblicazione debba
sempre avvenire, per non dare l'impressione che
vogliamo nascondere qualcosa. Ricordiamo che la
Commissione antimafia della precedente legislatura ha
fatto pubblicare le schede dopo tanti anni e non è
successo nulla; anzi, la pubblicazione di quelle
schede ha eliminato un interrogativo che era rimasto
in piedi per anni. Credo che non dobbiamo avere alcun
timore nello stabilire la pubblicità delle sedute: se
vi sono responsabilità di alcune persone, queste
responsabilità emergeranno; noi non possiamo
evitarlo. La nostra è una Commissione che deve
indagare, che deve aiutare la lotta alla criminalità
organizzata: questo è il punto centrale, questa e non
altra è la finalità che dobbiamo perseguire. Non
dobbiamo nascondere niente. Abbiamo sempre affermato
che le dichiarazioni dei collaboratori debbono essere
riscontrate; non abbiamo assunto alcuna
responsabilità e non abbiamo agevolato la
delegittimazione dei rappresentanti dello Stato.
PRESIDENTE.  La questione posta dall'onorevole Fausti
relativa alla scelta che fosse pubblica o segreta
l'audizione del pentito Galasso...
FRANCO FAUSTI.  Non intendevo aprire un dibattito.
PRESIDENTE.  Preciso soltanto che una delle
preoccupazioni che è prevalsa nella maggioranza della
Commissione - perché appartenenti a tutti i gruppi
hanno
votato a favore della pubblicità della seduta - è che
a volte, come sappiamo per la nostra esperienza di
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parlamentari, l'aver stabilito che la seduta sia
segreta comporta proprio l'effetto che qualcuno dia
di un fatto una versione che poi diventa la notizia.
La decisione che abbiamo assunto deriva da questa
preoccupazione; preoccupazione che è tanto fondata
che quello che si è verificato (e che, stiamo
attenti, si era verificato già molte volte in
passato, da parte di moltissimi soggetti) ha prodotto
un risultato assai sgradevole per il collega Scotti.
          Tra l'altro, colleghi, va detto che nella vicenda
                               Cirillo
più volte si parla di persone che non c'entrano o che
presumibilmente non c'entrano, mentre difficilmente
si parla di quelle che, sulla base di atti, sembra
che abbiano un ruolo. Si crea, dunque, intorno a
questa vicenda un problema assai complesso, che ora
non conviene approfondire.
  Voi ricorderete che il collaboratore ha dichiarato
che secondo voci che circolavano nell'ambiente
camorristico distinguendo le voci da quello che gli
constava direttamente sarebbero andati nel carcere di
Ascoli Piceno Silvio Gava, Patriarca e l'onorevole
Scotti. L'informazione venuta il giorno dopo,
scaturita dalla dichiarazione di un nostro collega, è
stata quella che i tre erano andati in quel carcere,
dando come dato di certezza una notizia che lo stesso
collaboratore non aveva dato come certa ma come
risultante nell'ambiente camorristico. Questo è il
fatto.
          SALVATORE FRASCA.  C'è un proverbio cinese molto
                               bello,
  signor presidente: "Se puoi tacere, perché
parlare?". PRESIDENTE.  Poi faremo una discussione
anche su questo,
se vorrà.
  In conseguenza di quanto accaduto, il collega
Scotti ha
chiesto di essere sentito dalla Commissione e,
aderendo anche ad una precisa richiesta del gruppo
democristiano, l'ufficio di presidenza della
Commissione ha ritenuto opportuno fissare tale
audizione, giudicando anche che essa meritasse la
precedenza su ogni altro atto. Ho chiesto quindi al
ministro Conso se fosse possibile fare slittare a
martedì prossimo la sua audizione. Infatti, essendo
previste per questa sera importanti votazioni al
Senato, oggi procederemo soltanto all'audizione
dell'onorevole Scotti.
         Informo i colleghi che ha chiesto di essere sentito
                                 con
una certa urgenza anche l'onorevole Paolo Cirino
Pomicino, per cui ritengo che l'ufficio di presidenza
dovrà stabilire e poi presentare alla Commissione un
piccolo calendario che preveda in modo organico tutti
gli adempimenti che ci attendono.
Prima di procedere all'audizione dell'onorevole
Scotti,
credo, colleghi, che possiamo adottare l'indirizzo
per cui, quando la seduta non è direttamente seguita
attraverso l'impianto a circuito chiuso, i colleghi
tutti sono invitati a non rilasciare dichiarazioni
che sono così altamente inopportune fino a quando i
giornalisti non dispongano del testo completo. Se non
vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
                              Audizione
                   dell'onorevole Vincenzo Scotti.
 PRESIDENTE.  Il secondo punto all'ordine del giorno
della seduta odierna reca l'audizione dell'onorevole
Scotti, che ha chiesto di essere ascoltato dalla
Commissione.
(L'onorevole Scotti entra in aula) .
 PRESIDENTE.  Dopo che il collega avrà concluso la
sua esposizione, i commissari che vorranno farlo
potranno porgli alcune domande, alle quali egli mi ha
detto di essere ben disponibile a rispondere.
 VINCENZO SCOTTI.  Presidente, colleghi, voglio
ringraziare la Commissione per avere accolto con
grande
tempestività l'invito che mi consente di precisare
subito che, nel momento in cui mi sono rivolto ai
Presidenti delle Camere, non ho inteso in alcun modo
far riferimento alla strumentalizzazione della
Commissione
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come tale ma alla strumentalizzazione che è stata
fatta di dichiarazioni di un collega.
  Voi capite certamente lo stato d'animo mio, di chi
ha costruito la propria esperienza politica su alcune
regole etiche prima che politiche. E' infatti dal 17
marzo 1982, cioè dal giorno della pubblicazione del
falso documento de l'Unità , che sono perseguitato
dal caso Cirillo e dal tentativo costante,
insistente, con adeguata regia, di collegarmi a
vicende e traffici che mi sono radicalmente estranei.
Mi sono più volte chiesto - e l'ho chiesto
all'autorità giudiziaria - di non mischiare cose che
non possono esserlo. Se questa occasione che voi mi
offrite può contribuire a qualche chiarimento, ve ne
sarò profondamente grato.
           Il 17 marzo del 1982 proclamai con forza la mia
                               totale
estraneità ai fatti di cui al documento pubblicato da
l'Unità  e chiamai a testimonianza coloro che mi
conoscevano ed avevano visto il mio modo di muovermi
nella situazione napoletana.
  "E' stato per me impossibile" - dicevo il 18 marzo
1982 "concepire un qualsiasi contatto con la camorra
o con le BR"; al contrario, durante il rapimento
Cirillo fui accusato di eccessiva fermezza per non
aver voluto cedere alle brigate rosse sulla richiesta
della cosiddetta deportazione. La stessa famiglia
Cirillo mi contestò tale comportamento, ma poiché
avevo alle spalle la morte del mio fraterno amico
Pino Amato, ucciso dalle BR a Napoli, non potevo a
maggior ragione minimamente deflettere dalla mia
posizione.
          La mia è perciò una smentita totale ed assoluta,
                              essendomi
attenuto sempre al massimo rigore politico e morale.
Ma nel momento in cui proclamavo questo, "ho reagito
con violenza (dicevo sempre in quei giorni a  il
Resto del Carlino ) prima di tutto per ragioni
personali, per il rapporto che ho, ad esempio, con i
miei figli. Quanto al mio partito, credo che questa
volta abbia evitato reazioni forti e ritardate;
comunque, ho voluto essere violento anche per il mio
partito. In questa Italia in cui sono diventate
prassi le mezze verità, le insinuazioni, i contrasti
pilotati, mi sembra giusto alzare la testa e dire
no".
  Alla domanda "Lei ritiene che la DC sia del tutto
estranea al pagamento del riscatto Cirillo?" risposi:
"Ritengo che né io né il mio partito ci si possa
fermare neanche di fronte ad eventuali verità
scomode; chi ha sbagliato deve pagare e non gli si
deve consentire di infangare tutto il partito".
        Mi chiedete quale fu il mio comportamento durante il
periodo del rapimento Cirillo. Voglio ricordare in
partenza un'affermazione del senatore Antonio Gava:
"Durante il caso Cirillo non ho mai visto il ministro
Scotti, mai visto in quel periodo". Questo egli
dichiarò il 18 marzo 1982 al quotidiano Il Giorno .
Ed è vero: chi conosce la storia politica napoletana
sa che quello fu un periodo di grande tensione
politica interna alla democrazia cristiana, dopo la
vicenda del colera e dopo le elezioni amministrative
del 1975, in ordine all'atteggiamento da assumere nei
confronti delle giunte di sinistra.
  Con riferimento a quegli anni, vorrei che la
Commissione potesse leggere il testo dei brigatisti
sulla democrazia cristiana al momento dell'uccisione
di Pino Amato; se rileggete quel documento vi
accorgerete dell'intelligenza con cui le brigate
rosse colpiscono Amato; inoltre (è un dato che
affermo qui pubblicamente per la prima volta) quella
mattina nella macchina di Pino Amato dovevo esserci e
non ci fui soltanto per pura combinazione, essendo
stato richiamato al Consiglio dei ministri della
mattina, che doveva decidere sulla partecipazione
italiana alle olimpiadi di Mosca. Siccome ero
favorevole, si poneva un problema di numeri, di voti
sulla situazione.
  In quel documento i brigatisti (se lo rileggete
con
attenzione potete rendervene conto) colpiscono quel
gruppo "Napoli nuova" che stava tentando di
contrapporsi con tutta la legittimità al dominio di
altri gruppi all'interno della democrazia cristiana.
                              Pagina 2360
  Voglio quindi sottolineare questo primo dato
relativo al clima politico ed alle condizioni
esistenti; e giustamente l'amico Gava afferma:
"Durante il caso Cirillo non ho mai visto il ministro
Scotti, mai visto in quel periodo", tant'è vero che
da altri colleghi fui biasimato per non essere andato
a trovare la famiglia e vi andai per poche ore
partendo da Roma e rientrando immediatamente.
  Ricoprivo allora la carica di ministro per il
coordinamento delle politiche comunitarie ed il
Presidente del Consiglio Forlani mi aveva richiesto,
avendo io seguito da sottosegretario al bilancio la
legge sul terremoto del Friuli (se lo ricordate, fui
delegato dall'allora Presidente del Consiglio a
seguire, al Senato e alla Camera, l'elaborazione
della legge sulla ricostruzione in Friuli; era l'anno
1977), di seguire, prima al Senato e poi alla Camera,
l'elaborazione del testo della legge n. 219.
Lavorammo con unità di intenti e il testo ricevette
il voto favorevole di tutti i gruppi presenti in
Parlamento, dal movimento sociale al partito
comunista italiano. Fu un lavoro che poi può aver
trovato nella sua applicazione limiti oggettivi
derivanti dalla condizione politica e amministrativa
locale, e non limiti oggettivi connessi
all'affidamento agli enti locali delle responsabilità
di guida e di gestione.
  Un punto venne a coincidere pesantemente durante
il rapimento Cirillo; la discussione della legge
avvenne infatti proprio durante il periodo del
rapimento Cirillo ed essa fu approvata dal Senato
pochi giorni prima della liberazione dello stesso
Cirillo. Una delle norme che più sollevò problemi -
se lo ricordate - fu quella del titolo VIII relativa
alla cosiddetta questione della deportazione: i
brigatisti avevano posto come condizione il divieto
di costruire case al di fuori della città di Napoli e
di deportare i proletari della città di Napoli fuori.
Ricordo che con l'allora sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio Compagna, con i senatori dei
diversi gruppi, ma in particolare con il senatore
Modica, che fu l'estensore materiale delle norme del
titolo VIII, presentammo un testo che prevedeva la
possibilità di costruire case fuori della città di
Napoli.
  Ricordo che la mattina successiva all'approvazione
fui chiamato a piazza del Gesù e l'allora capogruppo
della democrazia cristiana al Senato, Mancino, riferì
che l'avvocato De Siena aveva telefonato a nome della
famiglia dichiarando la propria preoccupazione e il
proprio disappunto, ritenendo che l'approvazione di
quella norma fosse andata nella direzione opposta
alla salvezza del loro parente.
  Un altro momento che mi ha interessato delle
vicende collegate al rapimento Cirillo fu,  grosso
modo  a metà
del periodo del sequestro, il sequestro e la
gambizzazione dell'assessore all'edilizia Siola.
Ricorderete che egli fu trascinato e portato in
macchina nel centro della città. Ho chiesto a Siola
ed egli mi ha raccontato di aver avuto sempre il
timore di poter essere bloccato in una strada con la
gente affacciata alle finestre che guardava lo
spettacolo del suo interrogatorio e della sua
gambizzazione.
  L'onorevole Marco Pannella, nella seduta della
Camera del 13 novembre 1984, disse: "Dopo cinque
giorni Senzani sequestra Siola, lo interroga, gli fa
il processo in piazza. Tre giorni prima 6 mila
carabinieri erano stati ritirati perché davano
fastidio ai contrabbandieri di Cutolo. Senzani non
aveva paura di essere sorpreso: andare in macchina in
città in quei giorni, con quello che accadeva nel
nostro paese, significava
rischiare di essere presi. Gli dicono: 'Stai attento,
non fare nulla perché ti ammazziamo'. Lui dice: 'E se
la polizia ci ferma?'. Gli rispondono di stare
tranquillo perché la polizia non ferma niente, fanno
un percorso stabilito".
 SAVERIO D'AMELIO.  Chi era ministro dell'interno
all'epoca?
 VINCENZO SCOTTI.  Rognoni.
  Il Siola aveva lavorato alla definizione di un
contratto tipo per la costruzione delle case,
contratto che prevedeva nessun
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anticipo al di fuori di quelli previsti dalla legge,
senza revisione prezzi e senza varianti, dovendosi
provvedere a costruire le case entro 18 mesi, come la
legge prevedeva.
Siola fu gambizzato ed io ho visto che i contratti
successivi portano invece tutte le clausole alle
quali il professor Siola si era opposto, tant'è vero
che, quando mi sono trovato per 93 o 94 giorni
sindaco di Napoli e commissario straordinario, per i
contratti aggiuntivi da me firmati (sono pochi) ho
introdotto le clausole che con Siola avevamo
concordato: nessuna revisione prezzi, nessun anticipo
al di fuori di quello previsto dalla legge.
Immaginate che l'anticipo arrivava al 37 per cento,
ma non era questo il problema; il fatto è che il
rientro dell'anticipo scattava dopo aver realizzato
il 50 per cento dell'opera, per cui a metà della
realizzazione l'87 per cento della cifra totale era
già nelle mani del consorzio, naturalmente con la
conseguenza del decorrere delle revisioni prezzi sul
37 per cento dell'anticipazione.
 PRESIDENTE.  Anche sul già lavorato?
 VINCENZO SCOTTI.  Sì. Posso informare la
Commissione che al termine del mio mandato come
sindaco commissario a Napoli portai alla procura
generale della Repubblica un'autodenuncia contenente
tutti gli atti da me compiuti in qualità di sindaco
commissario, e questo perché volevo che in quel clima
vi fosse la trasparenza.
  Questi sono i due fatti che mi sono a conoscenza e
che sono avvenuti durante il sequestro Cirillo. Non
ho seguito il sequestro per una ragione di principio:
avevo un'opinione nettamente contraria alla
trattativa (e l'ho scritto, quindi non è una cosa che
dico oggi, se si legge la stampa di quel periodo la
si può ritrovare) in pubblico ed in privato e non vi
è stato in proposito da parte mia nessun cambiamento.
Sono diventato per la prima volta ministro il giorno
del rapimento di Moro, per cui questa mia opinione è
legata a fatti non cancellabili né modificabili.
  Non ho altre specifiche cose da dire sul periodo
del sequestro e mi trovo, come chi non ha niente da
rimproverarsi, a         non avere elementi,
costruiti né in astratto né in concreto,
per poterlo dimostrare. Non me ne sono occupato nel
modo più assoluto.
  Desidero ora porre due questioni, chiedendo scusa
ai colleghi se ho abusato del loro tempo. Vi sono il
problema costituito dal rapporto con la camorra e
quello riguardante la concezione dello sviluppo della
città a Napoli; è un problema che voglio toccare
perché i commissari ne abbiano chiarezza e possano
approfondirlo.
  La prima questione concerne i rapporti con la
mafia. Sono diventato ministro dell'interno il 15
ottobre 1990, ho giurato il 16 ed il successivo 17
ottobre su due quotidiani,  la Repubblica  e  L'Unità
, uscirono due mie interviste in
cui, oltre al discorso relativo al problema della
repressione armata nei confronti della mafia, o
meglio del suo braccio armato, ho posto come problema
centrale dello Stato il rapporto tra camorra,
istituzioni, politica. Ho fornito ai magistrati la
documentazione giorno per giorno a partire dal
15 ottobre per arrivare al primo provvedimento
dell'11 marzo e poi a tutti i successivi
provvedimenti che questa Commissione conosce bene,
per cui non intendo minimamente soffermarmi su di
essi. Tenete conto che il primo consigliere comunale
allontanato in applicazione delle specifiche
disposizioni è stato di Taurianova ed il secondo di
Poggiomarino: ciò avveniva prima ancora
dell'approvazione del decreto che disciplina lo
scioglimento dei consigli comunali.
        Qualcuno potrebbe osservare, con molta chiarezza, che
                                 da
ministro dell'interno il mio comportamento è stato
chiaro ed evidente, ma potrebbe obiettare: in che
direzione si è invece mosso il comportamento nel
periodo precedente? Ciò anche perché, maliziosamente,
con riferimento ad alcune persone, si ritorna sempre
sul dato che riguarda l'area di Pozzuoli-Marano e di
Monteruscello. Nel novembre 1983 mi trovai a dover
affrontare,
                              Pagina 2362
 come ministro per la protezione civile, il problema
del bradisismo. Avendo vissuto l'esperienza della
legge sulla ricostruzione dell'Irpinia, mi rifiutai
di pensare ad una soluzione provvisoria con
riferimento all'alloggio dei sinistrati, anche perché
tale soluzione avrebbe comportato un costo doppio,
anche a livello di infrastrutture, ed un altrettanto
doppio utilizzo del suolo. Tentammo, con la facoltà
di architettura di Napoli, di predisporre un progetto
per la realizzazione degli alloggi in un tempo
ristretto. Ho lasciato il ministero subito dopo
l'avvio del progetto (perché mi dimisi da ministro
per la protezione civile) e successivamente al
congresso del mio partito. Le case furono costruite
in due anni. Le valutazioni possono essere espresse
in una direzione o nell'altra, ma va considerato
comunque che alla progettazione attesero non privati
cittadini ma, gratuitamente, l'università.
          E' stato sollevato il problema dell'infiltrazione
                                della
camorra nell'area di Monteruscello, con particolare
riferimento alla questione dei subappalti. Il 23
aprile ho trasmesso al presidente Violante una
lettera nella quale scrivevo: "La Commissione
antimafia sta sviluppando un meritorio lavoro di
indagine sul complesso intreccio dei rapporti mafia-
politica-gestione degli appalti pubblici, questioni
che hanno costituito il mio primo e più rilevante
impegno da ministro dell'interno. Nella mia città,
Napoli, un momento particolarmente determinante per
tali possibili intrecci ha coinciso, come era
prevedibile, con il dopo terremoto del 1980". A
questo periodo risale anche la vicenda del bradisismo
di Pozzuoli. "Quale ministro  pro tempore
per la protezione civile - continua la lettera - fui
impegnato ad evitare che di fronte all'incalzare del
fenomeno si realizzasse l'ennesima sistemazione
provvisoria (...). Ma l'oggetto principale della mia
preoccupazione, come pure della mia lettera alla
Commissione, non fu e non è quello della scelta di
evitare soluzioni provvisorie. Quello che mi
interessa è informare i commissari di una mia
iniziativa di allora volta ad antevedere i pericoli
ed invitare chi di dovere a fronteggiare
tempestivamente le nascenti possibilità di
infiltrazioni camorristiche, pericoli che anche in
sede giudiziaria sono stati poi considerati reali e
che furono presenti in ogni mia decisione. Per
prevenire l'intreccio camorristico, infatti assegnai
all'università di Napoli, e non a progettisti
privati, la progettazione e procedetti a pubbliche
gare per l'assegnazione dei lavori; soprattutto,
sollecitai preventivamente l'allora ministro
dell'interno a predisporre, sulla base delle
normative esistenti, un'azione deterrente contro le
infiltrazioni e, comunque, un continuo monitoraggio
durante la fase di esecuzione delle opere, per
scoprire subito le connivenze".
  La lettera, ricevuta il 31 gennaio 1984, conteneva
il seguente allegato: "A seguito del decreto-legge 7
novembre 1983, n. 623, il ministro per la protezione
civile ha avviato un piano per la realizzazione di un
insediamento residenziale per 4 mila alloggi,
completi di urbanizzazione primaria e secondaria, in
Monteruscello di Pozzuoli, Napoli. Altre opere
necessitate dal bradisismo in atto (il suolo sale di
circa 5 millimetri al giorno, stroncando le
fondazioni degli edifici) sono in corso. Il valore
complessivo dell'intervento può determinarsi in circa
500 miliardi per l'anno 1984. La zona di Pozzuoli
confinante con il comune di Quarto è interessata dal
fenomeno della camorra; un così massiccio e
concentrato intervento nel settore delle opere
pubbliche potrebbe determinare un sensibile
aggravarsi del fenomeno che, oltre tutto, al cessare
dell'intervento, cercherebbe altre forme di
manifestazione". Al ministro dell'interno scrivevo
inoltre: "Può essere considerata l'ipotesi di una
massiccia azione preventiva di polizia volta al
rastrellamento delle armi e dei latitanti,
notoriamente numerosi nella zona (Nuvoletta), che
abbia valore di monito per i malintenzionati? Può
valutarsi l'ipotesi, in caso affermativo, di
effettuare tale azione su di una vasta zona dell'area
flegrea-giuglianese, a tappeto, entro il mese di
febbraio-marzo,
                              Pagina 2363
 subito prima dell'inizio dell'intervento di cui al
decreto-legge n. 623 del 1983, con apertura dei
cantieri a fine marzo? L'operazione conseguirebbe lo
scopo di disarticolare la delinquenza organizzata,
riducendone gravemente la capacità offensiva". Se voi
pensate a tutta la questione del calcestruzzo, avrete
immediata contezza della fondatezza di queste
preoccupazioni. In sostanza, il mio atteggiamento si
è esplicato prima della mia nomina a ministro. Ho
fatto riferimento ad una zona su cui spesso si è
insinuato, per l'interesse iniziale che, come
ministro per la protezione civile, ebbi all'avvio del
progetto.
  Presidente, mi avvio alla conclusione. La seconda
questione riguarda due concezioni dello sviluppo
della città. Chi segue e chi ha seguito la storia
delle vicende della politica e dell'economia
napoletane sa che queste sono state segnate da due
concezioni affermatesi nelle forze politiche, tra le
forze politiche e - voglio sottolinearlo
trasversalmente tra le forze politiche. Vi è stata
una concezione che ha fatto affidamento sulle opere
pubbliche e sul massiccio trasferimento di mezzi
finanziari dello Stato; questa concezione ha
determinato un impegno a Roma al fine di ottenere
larghi finanziamenti per la realizzazione di tali
opere. Accanto a questa, si è espressa una concezione
che ha rifiutato tale scelta, considerando invece
determinanti i problemi dello sviluppo produttivo,
del degrado e dell'abbandono dell'apparato
industriale della città di Napoli, con tutte le
conseguenze connesse a tale situazione. Con il
presidente Chiaromonte e con Galasso, all'epoca
capogruppo al comune di Napoli, con il professor
Craveri, con un senatore missino e con tutti i
rappresentanti dei gruppi presenti nel consiglio
comunale elaborammo un progetto di sviluppo della
città che si concretizzò in un convegno proposto
dall'allora sindaco Lezzi, alla presenza dei
rappresentanti di tutti i settori produttivi.
Contrastammo con molta decisione l'ipotesi, che
invece aveva vinto - e questo era nei fatti -, di
allargare continuamente la spesa pubblica e di
utilizzare con voti ampi ... Oggi si registrano voti
ampi nella Commissione bilancio della Camera sulle
proposte di stanziamento in quella direzione. Non ho
con me gli atti (ma comunque ve li trasmetterò,
perché sono molto interessanti) del forum dedicato
allo sviluppo della città, promosso dal comune e dai
capigruppo al consiglio comunale per indicare
questa strada. Voi sapete che questa strada risultò
nettamente perdente sia sulla stampa (che elogiò
l'arrivo dei mezzi) sia nelle forze politiche, in
tutte le forze politiche. Se si analizzano, uno per
uno, i voti espressi in sede di Commissione bilancio
della Camera, si constata facilmente come essi danno
questi risultati. L'orientamento fu perdente anche
fra gli intellettuali, perché quasi tutti
collaborarono all'elaborazione di un progetto di
altro tipo. Questo fu il dato che emerse allora.
  Ho voluto ricordare questo - e arrivo alla
conclusione per dire che in politica io ho una
visione di tolleranza e di comprensione delle ragioni
dei miei amici e dei miei avversari, ma ho sempre la
considerazione che questo avvenga sul terreno delle
idee, dei progetti, non degli affari e degli
interessi. Io mi sono schierato su questa posizione.
E posso dire oggi con grande serenità, essendo ormai
alla conclusione del mio impegno politico, che ho
visto in questi giorni uno strano silenzio anche
ufficiale del mio partito intorno a cose che non
toccano le persone, ma toccano questioni democratiche
di grande delicatezza e di grande importanza.
  Sono angosciosamente interessato alla chiarezza ed
alla lucidità, alla chiarezza e all'emergere della
stessa sul caso Cirillo, perché mi ossessiona un
dato: anche in recenti vicende giudiziarie napoletane
il tentativo continuo di fronte a tutte le vicende
che attengono ad altre responsabilità, ad
altre persone, l'essere chiamato in causa per
costruire confusione, creare non credibilità e
colpire in modo chiaro e manifesto la mia persona.
        Ho chiesto ai magistrati di far luce ed ho dato tutta
                                 la
mia disponibilità a
                              Pagina 2364
collaborare con essi alla ricerca della verità, non
trascurando nessuna conoscenza, anche particolare,
che posso aver acquisito nella vita napoletana,
perché ritengo che, per quello che ho fatto da
ministro dell'interno, sia mia responsabilità agire
per la ricerca di questa verità.
  Non voglio aggiungere altro, presidente. Sono a
disposizione dei colleghi per tutto quello che essi
ritengono di dovermi chiedere e per le possibilità
che ho di rispondere.
PRESIDENTE.  Onorevole Scotti, la ringrazio molto.
Lei ha
fornito un quadro di grande realtà e chiarezza che fa
onore a lei ed al Parlamento. La ringrazio molto.
 UMBERTO CAPPUZZO.  Desidero esprimere un vivo
apprezzamento all'onorevole Scotti per la prontezza
della risposta e comprendo anche l'angoscia che ha
dovuto vivere, lui che si era così impegnato durante
il periodo in cui ha retto il dicastero dell'interno
con provvedimenti quanto mai incisivi nel campo della
lotta contro la criminalità.
            Qui c'è un fatto umano - io ho seguito anche
                            l'aspetto che
più ci tocca - e si ripropone il problema della
pubblicizzazione di questi atti, signor presidente.
Bisogna valutare...
         PRESIDENTE.  Abbiamo già parlato di questo e magari
                                 ne
riparleremo. Ora parliamo...
 UMBERTO CAPPUZZO.  Questo si ripropone, vivendo un
dramma come quello personalmente vissuto
dall'onorevole Scotti. Quindi esprimo questo
apprezzamento e questa solidarietà sentita.
  Al di là di questo, onorevole Scotti, lei
all'inizio ha detto che il problema che oggi stiamo
esaminando si ripropone nel tempo attraverso
un'adeguata regia. Io vorrei sapere qualche cosa di
più su questa adeguata regia, cosa c'è dietro e
perché si ripropone (perché naturalmente questo ha
una
valenza politica molto importante).
  Non vorrei soffermarmi oltre e la mia domanda
precisa è riferita a questa regia, che sarebbe molto
interessante capire
per avere un'idea anche dell'ambiente in cui ci
stiamo muovendo - un ambiente molto difficile -
attraverso le deposizioni di questi pentiti.
           MASSIMO BRUTTI.  Voglio dare atto all'onorevole
                               Scotti
che nel suo intervento qui vi sono indicazioni e
valutazioni utili per la Commissione, sulle quali
credo che sia utile che essa svolga il massimo di
approfondimento possibile. Spero e comunque credo che
l'onorevole Scotti ci aiuterà per questo fine.
  Anch'io sono rimasto colpito dalle parole
dell'onorevole Scotti, quando egli ha fatto
riferimento ad un'adeguata regia che da tempo sarebbe
dietro strumentalizzazioni relative al suo nome.
Credo che il punto centrale del discorso che egli ha
svolto e di quel che ci interessa oggi sia proprio la
vicenda del sequestro Cirillo e della trattativa che
attorno al sequestro Cirillo si è svolta. Sappiamo
che essa rappresentò un salto di qualità per
l'organizzazione della camorra e per il rapporto
camorra-politica.
 PRESIDENTE.  Senatore Brutti, mi scusi...
 MASSIMO BRUTTI.  Formulo le domande.
 PRESIDENTE.  La interrompo solo per dire che a noi
interessa questa questione sul versante camorra,
perché gli altri versanti sono di competenza di altre
autorità.
MASSIMO BRUTTI.  Certamente, presidente.
  L'onorevole Scotti dice: "avevo un'opinione
contraria alla trattativa e perciò non ho seguito la
vicenda Cirillo". Nel processo davanti al giudice
Alemi l'onorevole Piccoli disse, in una sua
deposizione, che vi erano state riunioni anche presso
la sede della democrazia cristiana di Napoli. Vorrei
chiedere all'onorevole
                              Pagina 2365
Scotti se ha avuto notizia di tali riunioni, se sa
che vi sono stati un interessamento ed un rapporto in
particolare con il mondo camorristico, con Cutolo.
  L'onorevole Scotti ha detto al giudice Alemi,
quando venne fuori la notizia di un intervento della
DC e di una trattativa con la camorra: "Ho sempre
chiesto conferma sulla stessa sia all'onorevole Gava
che ad altri amici napoletani, ma ho ricevuto sempre
risposta negativa. A mia richiesta, mi è stato sempre
escluso che per il rilascio di Cirillo sia stato
versato un riscatto anche alla camorra. L'onorevole
Gava a tal proposito mi riferì che c'erano state due
linee nettamente separate nelle trattative e
precisamente una tra i familiari di Cirillo e le BR e
l'altra che aveva interessato i servizi e la camorra.
Non ho inteso approfondire ulteriormente l'argomento
in quanto non mi andava di trovarmi coinvolto in
faccende che non mi piacevano e dalle quali mi
sentivo e mi sento totalmente estraneo".
  Chiedo all'onorevole Scotti se creda di poter
spiegare il senso delle affermazioni rese davanti al
giudice Alemi e se possibile di fornire a noi altri
elementi di valutazione, tenendo conto che il nostro
interesse è diverso da quello che poteva avere allora
il giudice alle sue risposte.
  Mi colpisce anche quel che dice Scotti quando
afferma: "Chi ha sbagliato deve pagare, non gli si
può consentire di infangare tutto il partito nel
quale io milito". Io vorrei che Scotti ci dicesse di
più su questo. E vorrei anche chiedergli che cosa sa,
se sa, o quali siano le sue valutazioni circa
interessamenti di elementi dei servizi segreti nella
trattativa; se è vero, a quanto aveva detto
l'onorevole Antonio Gava allo stesso onorevole
Scotti, che vi era allora una linea di trattativa tra
i servizi segreti e la camorra. Chi dei servizi
segreti? Servizio segreto interno, servizio segreto
militare, quali esponenti? Se sa qualcosa e quali
sono i                   suoi giudizi.
 PRESIDENTE.  Ci sono altri colleghi che intendono
prendere la parola?
        MARIO CLEMENTE MASTELLA.  Vediamo prima... magari se
l'onorevole Scotti replica e poi dopo...
 PRESIDENTE.  Ho chiesto all'onorevole Scotti ed
egli gradisce che siano poste prima le domande.
Comunque, se dopo quello che dirà l'onorevole Scotti
vi sarà qualcuno che vorrà prendere la parola, potrà
senz'altro farlo.
 MARIO CLEMENTE MASTELLA.  Prima di tutto, poiché la
politica è tante cose, vorrei solidarizzare in
termini umani con il collega Scotti. Solidarietà
umana quando egli afferma
che diventa difficile far politica in condizioni come
queste e che è alla fine dell'impegno politico.
Evidentemente parla di fine dell'impegno politico
perché c'è il gravame di una serie di mezze verità,
di espressioni dette e non dette, perché sarà
difficile ripagarlo di quello che è venuto fuori nei
mass-media  in questi giorni. Ho fatto il giornalista
di professione e so come sia facile "ammazzare"
attraverso quello che si dice o che si lascia
intendere; credo che sia una forma di colpevolezza
oggettiva, al di là delle intenzioni e al di là della
politica, perché politica è produrre idee non
infangare l'avversario. La cultura democratica non è
disprezzo per l'altro, è tolleranza rispetto
all'altro, è valutazione sul piano del consenso
popolare dell'avallo alle proposte pronunciate in
ordine alla manifestazione del bisogno. E mai come in
questo caso Dio solo sa se nelle realtà che Scotti ha
espresso come parlamentare non ci sia tanto bisogno!
  Non so quanti colleghi siano a conoscenza di
quanto viene riferito attraverso agenzia di stampa -
è una sorta di ironia, onorevole Scotti, ed è la
storia di quando io ho chiesto ripetutamente a questa
Commissione di sentire (lo dico ancora) Buscetta ed
altri per arrivare ad un accertamento della verità -
cioè del fatto che oggi Cutolo, intervistato da
alcuni
giornalisti durante una pausa del processo, ha detto:
"Mi fa piacere, Scotti cade rispetto alla
legislazione premiale
Pagina 2366
che lo ho visto protagonista". E' una sorta di ironia
da parte di Cutolo, fatta con grande disprezzo e con
grande irriverenza nei confronti dell'impegno che,
sul piano parlamentare prima, come ministro
successivamente, il collega Scotti ha profuso sul
versante di una dichiarazione di guerra costante nei
confronti della criminalità organizzata del nostro
paese, impegno che oggi egli ha riportato alla nostra
attenzione.
         Ritorno alla regia. Questa regia, onorevole Scotti,
                                 non
sarà proprio nei confronti di chi quella legislazione
premiale ha attuato nel nostro paese? Se così fosse,
c'è davvero non da rammaricarsi (perché ella ha fatto
fino in fondo il suo dovere) ma da chiedersi se non
dobbiamo essere molto più attenti, molto più cauti
nelle cose che andiamo facendo.
Concludo chiedendo, evidentemente, quella che è
l'unica
forma di risarcimento. Mi ha fatto molto piacere,
anche sul piano umano, il modo in cui il presidente
Violante ha accettato l'intervento dell'onorevole
Scotti. Onorevole Violante, noi possiamo replicare -
lo dico con molta fermezza e con grande
determinazione - se ella dichiara, in maniera
ufficiale, che quelle che abbiamo ascoltato ieri
rispetto all'onorevole Scotti sono voci e soltanto
voci, perché questo è l'unico modo per evitare che ci
sia una forma di oggettiva calunnia che resterà in
piedi nei confronti dell'onorevole Scotti.
 PRESIDENTE.  Questo l'ho già detto, prima che lei
arrivasse.
MARIO CLEMENTE MASTELLA.  Mi riferivo alla stampa.
PRESIDENTE.  L'ho detto in questa sede ed ora siamo
in
seduta pubblica, comunque non c'è problema. Oggi lo
dice anche la stampa che ho ribadito... Dico soltanto
questo, colleghi:
vi è stata la dichiarazione di un collega che credo
tutti noi stimiamo...
          MARIO CLEMENTE MASTELLA.  La mia richiesta non è
                              rispetto
al collega...
        VINCENZO SCOTTI.  Nei cui confronti ho grande stima;
questo lo dico pubblicamente.
 MARIO CLEMENTE MASTELLA . ..ma rispetto al pentito
che
rende determinate dichiarazioni.
 PRESIDENTE.  Questo mi sono permesso di dirlo già
ieri, subito, e mi pare che  la Repubblica  oggi lo
riporti. Ho già rilasciato una dichiarazione ma, se
ritenete, posso ripeterla. Vorrei però evitare di
caricare troppo l'episodio, perché altrimenti
rischiamo di rovesciare il carro piuttosto che di
indirizzarlo! Comunque, prendo atto anche della
dichiarazione di stima che l'onorevole Scotti ha
fatto nei confronti del collega Bargone.
 Do ora nuovamente la parola all'onorevole Scotti.
VINCENZO SCOTTI.  Presidente, io mi chiedo dal 1982
quale
sia la regia di queste cose. Se, onorevole Mastella,
fosse da riferire alla mia azione di ministro non mi
spiego la parte precedente, né voglio far questo.
  Voglio dire con molta franchezza che rifarei tutto
quello che ho fatto, con la stessa convinzione,
magari con più forza econ più determinazione ancora,
se si può immaginare. Quindi
non ho rispetto a ciò alcun problema; voglio dire che
non mi compete. Guai se noi, rispetto alla
legislazione sui pentiti, commettessimo errori.
  Ricordo sempre una sera al Viminale con Falcone.
Dopo aver faticosamente messo a punto il regolamento
di attuazione, Falcone mi disse: "Ministro, abbiamo
fatto insieme una scommessa, abbiamo bisogno di
giudici preparati e di giudici capaci. Poi questa
legislazione sarà lo strumento essenziale della
battaglia per la disgregazione interna del fenomeno".
Io resto profondamente convinto di questo e - mi
scusi, presidente, se esprimo questo giudizio -
starei molto attento; lo dice chi per ragioni umane
potrebbe anche avere risentimenti. Ma sono contento
di pagare anche questo
Pagina 2367
prezzo se riusciamo a vincere nei confronti della
criminalità organizzata. I prezzi personali passano,
le nostre vicende umane sono molto transeunti, quello
che conta è riuscire a raggiungere dei risultati.
  Vorrei chiedere che il Comitato per i servizi di
informazione e sicurezza approfondisse più di quanto
ha fatto quale sia stato il comportamento dei servizi
durante il sequestro, dopo il sequestro ed anche nei
periodi successivi. Per quello che è lo spazio di mia
responsabilità, io sarò disponibile a dare al
Comitato tutte le informazioni che possano essere
utili in questa direzione. Ma questa resta una
notevole nebulosa, e passo a rispondere alle domande
del senatore Brutti.
         Io non ho partecipato ad alcuna riunione nella sede
                                della
democrazia cristiana a Napoli. Ho partecipato a
quella riunione a piazza del Gesù alla quale ho fatto
riferimento e durante la quale si discusse, a legge
approvata, del problema delle reazioni. Riunione a
piazza del Gesù che fu chiesta da me - e De Mita con
grande sensibilità la convocò subito perché sentivo
questa accusa continua di essere responsabile, con
gli altri, di aver introdotto nella legge qualcosa
che avrebbe potuto avere conseguenze.
  Successivamente, ho detto con molta franchezza al
giudice Alemi quello che sapevo e l'ho ripetuto ai
giudici che stanno indagando sui rapporti tra
politica, camorra e affari a Napoli.
          Dopo la vicenda Cirillo, ho chiesto ripetutamente
                                agli
amici di partito di conoscere la verità, perché ho
l'opinione
-personale - che, se questa vicenda fosse emersa con
grande
chiarezza fin dal primo momento e si fosse risposto
agli interrogativi, umani, della salvezza di un uomo,
della raccolta di mezzi e quindi si fosse anche fatta
chiarezza tra questo e il comportamento dei due
servizi, nonché sullo scontro tra i due servizi, di
cui si è ampiamente parlato, e del sopravanzare
dell'uno rispetto all'altro, questo sarebbe stato più
utile per la vita politica a Napoli e - io dico per
la democrazia cristiana. Scusatemi. Io ho sul
problema una valutazione; lei mi ha chiesto, senatore
Brutti, quale sia la mia opinione e gliel'ho
riferita. Queste cose le ho dette allora, non le dico
adesso, come risulterebbe da una raccolta della
stampa e degli interventi svolti in pubblico. Si
tratta quindi non di giustificazioni  a posteriori
ma di valutazioni fatte sul momento.
  Ringrazio l'onorevole Mastella per la solidarietà
umana che ha espresso; mi sento comunque mortificato
per la mortificazione della verità, non per ragioni
personali. Ciascuno di noi vive la vita politica ed
il giudizio è così ondeggiante ... sull'emozione
delle notizie della stampa e della televisione;
quello che resta è il dato di verità, e la nostra
vita politica nazionale soffre di carenza di
trasparenza e di verità.
  Si può anche pagare un prezzo personale se si
arriva ad un risultato; la tristezza consiste nel
pagare prezzi personali senza arrivare a nessun
risultato ed anzi raggiungendo il risultato opposto,
quello della confusione delle lingue.
Quando, più di un anno fa, ho parlato in questa sede,
dopo
l'uccisione di Lima, dei rapporti tra mafia e
politica e ho denunciato il pericolo di un processo
di destabilizzazione del nostro paese, avevo presente
una serie di fatti e di elementi concreti che mi
davano la convinzione che saremmo andati verso un
periodo di quel tipo. Credo che ciò non sia stato
ancora accertato e la questione fu presa con molta
leggerezza, anche dalle massime autorità dello Stato.
Si trattò di un errore, perché il nostro paese, in
particolare il Mezzogiorno, ha bisogno di questo
elemento essenziale per la sua vita politica, per lo
scontro e la dialettica politica che si svolgono.
  Ho comunque la coscienza tranquilla circa il
comportamento personale ma sento tutto il peso della
responsabilità politica oggettiva come parte della
classe dirigente del nostro paese (questo sì) ed è
questo l'atto di verità, personale e collettivo dei
partiti, di cui credo che avremmo bisogno in questo
momento.
                              Pagina 2368
 PRESIDENTE.  Ringrazio l'onorevole Scotti e chiedo
se qualche collega desideri intervenire.
 MARIO CLEMENTE MASTELLA.  Vorrei sapere se la
seduta
venga resa pubblica.
 PRESIDENTE.  Onorevole Mastella, siamo in seduta
pubblica. Le nostre sedute, infatti, sono per
regolamento pubbliche, a meno che un certo numero di
parlamentari non chieda che si proceda diversamente.
 MARIO BORGHEZIO.  Ho preferito ascoltare anche la
replica dell'onorevole Scotti per porre qualche
interrogativo più generale sulla questione che stiamo
affrontando, interrogativo che è stato richiamato
alla mia attenzione, oltre a rientrare in una
valutazione politica complessiva del quadro che della
politica napoletana e campana emerge dall'audizione
del collaboratore della giustizia.
  Vorrei che l'onorevole Scotti ci fornisse più
chiaramente ed approfonditamente, se possibile, la
sua valutazione su queste impressioni che credo tutta
la Commissione abbia avuto. Infatti, anche sulla base
di quanto l'onorevole Scotti ha dichiarato con un
coraggio ed una onestà intellettuale che
apprezzo, ritengo opportuno acquisire una sua
valutazione precisa in ordine ad alcuni elementi di
giudizio che abbiamo tratto. Emerge in particolare
una classe politica, con riferimento ad alcuni
partiti, che intrattiene palesemente rapporti
quotidiani con persone che non la stampa ma
l'opinione pubblica dà per affiliate alla camorra.
           Emerge altresì un quadro in cui un esponente di
                              rilievo,
con cariche istituzionali e politiche come quelle del
senatore Gava, secondo quanto ci riferisce il
collaboratore della giustizia, ha instaurato il rito
del baciamano pubblico con i suoi fedelissimi e si fa
chiamare "o masto mio", cioè con una terminologia
tipicamente camorristica.
 PRESIDENTE.  Onorevole Borghezio, vuole porre la
questione?
 MARIO BORGHEZIO.  Emergono ripetute allusioni a
comportamenti estesi nel tribunale di Napoli (quindi,
nel tribunale della vostra città) nel settore delle
compravendite immobiliari e fallimentari.
  Il collaboratore della giustizia ha affermato
anche che, a seguito della vicenda Cirillo, Cutolo si
comportava come se avesse a fianco lo Stato. Vorrei
sapere proprio questo, ossia se a Napoli i camorristi
in questo periodo abbiano avuto a fianco lo Stato
nelle sue varie espressioni.
 MASSIMO BRUTTI.  Vorrei insistere su un punto al
quale pure l'onorevole Scotti aveva dato una
risposta. Desidero sapere, in particolare, se vi
furono in quei giorni rapporti tra i servizi di
informazione e di sicurezza, oppure tra elementi dei
servizi stessi, ed esponenti della camorra; si tratta
di una questione di stretta competenza della
Commissione antimafia.
  Se l'onorevole Scotti può fornirci qualche
elemento al riguardo, questo ci risulterà sicuramente
utile, anche per individuare le personalità più
rilevanti che in quel periodo
ebbero ad occuparsi della vicenda e che forse sarebbe
il caso di sentire.
 VINCENZO SCOTTI.  Le chiedo scusa, onorevole
Borghezio, se rispondo prima al senatore Brutti,
perché per dare una
risposta precisa ad un quesito che lei mi ha posto ho
chiesto di acquisire un documento.
          Credo comunque che un dato sia certo nella verità
                               confusa
del sequestro Cirillo, ossia che vi fu trattativa, e
trattativa dei servizi. Si tratta di un fatto fuori
discussione.
  Anche se non sta a me entrare nel merito della
competenza della Commissione, posso assicurare al
presidente (questo vale anche come risposta) che la
Commissione potrà ricevere da me tutto quello che,
nell'ambito delle mie conoscenze, può esserle utile e
necessario (lo stesso ho detto ai giudici che stanno
indagando su questi fatti) nell'affrontare i rapporti
politica-istituzioni-camorra nell'area di cui
discutiamo.
Pagina 2369
  Non posso risponderle, onorevole Borghezio, sulle
persone, perché l'autorità giudiziaria sta indagando
e valutando le posizioni.
 MARIO BORGHEZIO.  Può rispondere sul quadro.
 VINCENZO SCOTTI.  Sul quadro. Ricordo che il 28
settembre 1991 scioglievo il consiglio comunale di
Poggiomarino con una relazione in cui si legge: "Il
consiglio comunale di Poggiomarino è stato (...). Nel
comune di Poggiomarino si reinsediava pertanto il
precedente consesso. Quest'ultimo risulta essere
caratterizzato da fenomeni di infiltrazione e
condizionamento di tipo camorristico. Necessario
riferimento alla realtà criminale esistente in
quell'ambito territoriale, nel corso dell'ultimo
decennio il comune di Poggiomarino è stato teatro di
violenta guerra di camorra che ha visto prevalere
sulla famiglia Catapano, fedele alla nuova camorra
organizzata di Raffaele Cutolo, la famiglia Galasso,
vicina al clan capeggiato dal boss Carmine Alfieri.
Dal rapporto della legione dei carabinieri del
19.9.1991 risulta che il clan Galasso si è dedicato
ad una costante ed efficace penetrazione
nell'ambiente politico locale, influenzandone
l'attività decisionale tanto che, poco prima delle
elezioni amministrative del 1990, venne segnalata la
presenza nelle liste elettorali di elementi ritenuti
affiliati ad organizzazioni camorristiche. Tra gli
eletti figura il consigliere Antonio Izzo,
successivamente imputato (...)" e poi si esaminano
varie altre persone.
  "Emblematico del grado di infiltrazione e di
condizionamento subìto dall'amministrazione comunale
è inoltre il ritrovamento, nel corso di una
perquisizione domiciliare presso l'abitazione di
Galasso Pasquale, di copia originale di planimetria
in scala 1:5000, corredata di legenda, relativa al
programma di fabbricazione del comune di
Poggiomarino. Tale fatto appalesa l'interesse del
Galasso al locale sviluppo edilizio, interesse di
tale spessore da dover avere in anteprima e grazie ai
vincoli di amicizia il programma di fabbricazione e
le norme di attuazione, con lo scopo di precludere ad
eventuali interessati l'acquisto di zone che
sarebbero state oggetto della successiva
lottizzazione, tant'è che, a seguito di specifiche
indagini, diversi esponenti del clan Galasso furono
denunciati, unitamente ad Izzo Antonio, allora
consigliere, per associazione mafiosa ed estorsione
in danno dei contadini del luogo presumibilmente
costretti a vendere le loro proprietà a prezzi
inferiori a quelli di mercato. L'analisi di quanto
esposto ed il quadro globale delle pendenze penali e
dei riscontri di conoscenze, legami e connessioni con
ambienti camorristici locali conducono ad una
valutazione finale di forti condizionamenti
sull'attività degli organi elettivi. La presenza di
così compatte organizzazioni camorristiche, oltre che
pregiudicare l'interesse generale della legalità,
pone in evidente pericolo lo stato della sicurezza
pubblica. Da quanto sopra emerge l'urgenza
dell'intervento".
  Credo che, se si leggessero tutte le motivazioni,
così come questa Commissione ha fatto, si avrebbe la
sintesi delle cose (intendo riferirmi a cose
sostanziali, non ai particolari) di cui si è a
conoscenza.
 PRESIDENTE.  Sull'onda di quanto ha appena detto il
collega Scotti, si pone una questione: ogni qualvolta
si affronta la vicenda del sequestro Cirillo, com'è
stato qui confermato, emerge un certo indirizzo,
anche da parte dei mezzi d'informazione, e vengono
fuori alcuni nomi ma non si riesce mai a cogliere le
questioni a 360 gradi. Il collega Scotti ha posto il
problema dell'intervento dei servizi di sicurezza
che, come è noto, sono due. Se ben ricordo, il SISDE
intervenne per i primi dieci giorni circa, mentre
tutto il resto della trattativa fu condotto dal
SISMI.
            Mi preoccupo del fatto che domani vi siano un
                             indirizzo,
un orientamento, un'informazione non completi su
questo aspetto della vicenda, proprio perché vi
                              Pagina 2370
sono alcune parzialità dell'informazione, anche se
non sappiamo da chi dirette o coordinate.
  Mi chiedo, quindi, se non sia il caso di valutare
un orientamento volto a procedere all'audizione dei
responsabili dei due servizi. Decideremo quando ed in
che modo dar luogo a tale audizione, anche d'intesa
con i colleghi componenti del Comitato parlamentare
per i servizi d'informazione e sicurezza e  per il
segreto di Stato. Desidererei che i colleghi si
esprimessero in proposito.
 PAOLO CABRAS.  Mi dichiaro ovviamente d'accordo su
qualsiasi iniziativa che possa fare chiarezza nella
vicenda
del sequestro Cirillo. Tuttavia, non bisogna cullarsi
nell'illusione che una o due audizioni possano
servire ad esaurire l'argomento.
  Ricordo che, essendo stato componente della
Commissione stragi della passata legislatura nei
primi mesi in cui questa ha operato, il primo
argomento che venne affrontato fu proprio la vicenda
Cirillo (per cui, pregherei gli uffici di acquisire
la documentazione relativa). In quell'occasione
ascoltammo i responsabili dell'epoca del SISMI e del
SISDE, nonché personaggi come il colonnello Musumeci
ed il capitano Belmonte, oltre al direttore generale
degli istituti di prevenzione e pena, per i permessi
concessi in occasione delle visite di rappresentanti
dei servizi, e non solo di questi, nel carcere di
Ascoli Piceno. Sentimmo altri funzionari, tra cui
coloro che nel SISMI, rispetto all'indirizzo
prevalente in quel momento, avanzavano obiezioni
rappresentando in qualche modo la coscienza critica.
  Intendo dire che soltanto con un'acquisizione a
largo spettro di questo tipo di testimonianze
possiamo arrivare ad una spiegazione, per questo
aspetto almeno trasparente, delle vicende di quegli
anni. Non vorrei che senza un programma, sul quale
comunque dobbiamo riflettere anche alla luce della
documentazione che acquisiremo, ci limitassimo a
cercare la verità attraverso un  work in progress
(per il quale vengono di fronte a noi persone sempre
diverse a dire cose estremamente interessanti, come
quelle che oggi ci ha detto l'onorevole Scotti) e poi
perdessimo di vista un obiettivo di completezza.
Ribadisco, quindi, di essere d'accordo
sull'iniziativa prefigurata dal presidente, sapendo
però che essa comporta una serie di audizioni, non
essendo possibile limitarsi solo ad alcune di esse.
 UMBERTO CAPPUZZO.  Conoscendo almeno in parte le
procedure dei servizi, vorrei far presente che, a
meno che non si ascoltino gli attori di allora, le
dichiarazioni dei responsabili odierni...
 PRESIDENTE.  Ho inteso senz'altro riferirmi ai
responsabili dell'epoca.
 MAURIZIO CALVI.  Signor presidente, la sua proposta
ha un senso se la Commissione avvia una lettura del
caso Cirillo a 360 gradi. In sostanza, o ci si occupa
del caso Cirillo con le interconnessioni tra camorra
e politica e con tutte le interferenze che vi sono
state sul piano istituzionale, oppure aprire uno
spaccato di 30 gradi rischia di creare problemi ed
incertezze e di sicuro non predispone a comprendere
complessivamente la verità del caso Cirillo, anche
perché la magistratura ha già avuto modo di cogliere
gli effetti e le conseguenze di queste interferenze.
A mio avviso, la Commissione antimafia non deve
decidere soltanto sull'iniziativa di ascoltare i capi
dei servizi, ma deve valutare complessivamente la
questione.
 ANTONIO BARGONE.  Mi pare che l'orientamento
espresso dal senatore Cabras sia da accogliere. Credo
che la proposta del presidente andasse in questa
direzione, nel senso che l'audizione dei responsabili
dei servizi dell'epoca aprirebbe la strada ad una
valutazione e ad un approfondimento della questione,
tenuto conto che la Commissione è interessata non
solo al rapporto tra camorra e politica ma anche a
quello tra camorra ed istituzioni (così come è
avvenuto con la relazione relativa ai rapporti tra
mafia e
                              Pagina 2371
politica). L'approfondimento proposto ci riguarda
molto da vicino. Ritengo che, senza affermare
enfaticamente che intendiamo riaprire il caso Cirillo
(perché questo potrebbe provocare qualche reazione),
si potrebbe dire realisticamente, sulla base dei
compiti e delle funzioni attribuite alla Commissione
antimafia, che noi intendiamo approfondire il rap-
porto tra camorra, istituzioni e politica, anche con
riferimento al caso Cirillo e partire dall'audizione
dei responsabili dei servizi dell'epoca, considerando
che su questo punto esistono le maggiori incertezze e
le maggiori ombre (o, comunque, molta confusione,
così come diceva prima l'onorevole Scotti). Credo che
sia proprio questo il punto sul quale vi sia maggiore
confusione e quindi penso che vi sia la necessità di
un maggiore approfondimento.
 PRESIDENTE.  Com'è già stato ricordato, di questa
vicenda si sono occupati il Comitato parlamentare per
i servizi di sicurezza (la relativa relazione è già
stata distribuita) e, per un certo periodo, la
Commissione stragi. Ieri ci è stato disegnato un
quadro, non so se fondato (sarà la Commissione a
valutarlo), che individua un collegamento Cirillo-
Casillo-ricostruzione. Ovviamente, si tratterebbe di
escludere la questione Casillo. Il collega Scotti ci
ha informato su un fatto del quale personalmente non
ero a conoscenza, con riferimento al cambiamento
delle clausole avvenuto dopo l'attentato a Siola.
Siola ha subìto la gambizzazione e, se non ricordo
male, ha presentato le dimissioni.
 VINCENZO SCOTTI.  No, fu sostituito.
 PRESIDENTE.  Il ministro Scotti, nel momento in cui
diventa sindaco, cerca di ripristinare le vecchie
clausole,
quelle più serie. Questo è l'itinerario. A ciò
aggiungete che Siola è preso, portato in una piazza
di Napoli, processato e sparato: sono cose che
francamente, seppure non riguardassero la camorra,
presenterebbero comunque delle implicazioni.
Anche recependo i suggerimenti dei colleghi Cabras,
Calvi
eBargone, propongo che l'ufficio di presidenza
allargato ai
capigruppo discuta un sintetico programma e
predisponga una bozza da sottoporre alla Commissione.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito) .
        Ricordo che l'audizione del ministro Conso è rinviata
                                  a
martedì 20 luglio, alle ore 17.
 La seduta termina alle 19,30.

 


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