Da Sulla natura
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Come premessa va detto che Senofane immagina il pianeta Terra poggiante nell'emisfero 'inferiore', australe, con l'universo, essendo la terra vasta all'infinito.

Uno, Dio, tra gli dei e tra gli uomini il più grande, né per aspetto
simile ai mortali, né per intelligenza. (...) Tutto intero vede, tutto
intero pensa, tutto intero ode. (...) Ma senza fatica, con la forza
del pensiero tutto scuote. (...) Sempre nell'identico luogo permane
senza muoversi per nulla, né gli si addice recarsi o qui o là.

Poiché tutto viene dalla terra e tutto ritorna alla fine alla terra.
(...) Questo limite superiore della terra lo vediamo ai nostri piedi
e viene a contatto con l'aria, l'estremo inferiore invece si stende
indefinitivamente.

Terra ed acqua è tutto ciò che nasce e cresce. (...) Poiché tutti
siamo nati dalla terra e dall'acqua.

Il certo nessuno mai lo ha colto né alcuno ci sarà che lo colga e
relativamente agli dei e relativamente a tutte le cose di cui parlo.
Infatti, se anche uno si trovasse per caso a dire, come meglio non
si può, una cosa reale, tuttavia non la conoscerebbe per averla spe-
rimentata direttamente. Perché a tutti è dato solo l'opinare.
(I Presocratici, testimonianze e frammenti; op. cit.).

Di contraccambio non mancarono critiche alle teorie addotte da Senofane, come quelle lanciate da Empedocle; per il primo l'immobilità della terra era dovuta alle radici della stessa, del suolo, che nella parte inferiore si prolungavano all'infinito, sorreggendola. Empedocle ed altri videro nella invenzione teorica delle radici un espediente "uscito dalla bocca di gente che poco ha visto del tutto". (Aristotele, De Caelo; b 13, 294 a 21, 31 b 39; in I Presocratici, op. cit.).

 

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