Da Argo
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Teleste viene inserito da Ateneo e dai suoi commensali in un discorso riguardante Melanippide, il quale provocando asserisce che la musica del flauto fa danno, porta alla perdizione, ed è la stessa dea Atena la prima a respingerla.

"Sì, però Teleste di Selinoùntios afferra il randello contro Melanippide, in Argo, parlando di Atena:
'Rispetto alla quale io non posso credere, nel mio cuore, che la divina Atena, abile dea, giudicato quell'ottimo strumento da boschetto di montagna, e terrorizzata da bruttezza che l'occhio offende, butti esso dalle sue mani, così che divenga la gloria di Marsia, il centauro
(fir) figlio di ninfa. Poichè come potrebbe un acuto struggimento per amore di beltà averla inguaiata, dopo che Cloto le ha dato verginità, senza nozze, senza prole? (Cloto è una delle Moire, che reggono il filo dell'esistenza di ogni essere; n.d.A.)'.
Ovviamente essa non poteva essersi terrorizzata per la bruttezza d'aspetto a motivo della propria verginità! Proseguendo Teleste aggiunge:
'No, vano ed ostile alla danza, in tale storia narrata dallo stupido bardo
(Melanippide; n.d.A.) che ha marciato verso l'Ellade - geloso rimprovero in una ottima missiva tra uomini'.
Ed in seguito egli loda i suonatori di flauto così:
'Mentre l'alto respiro della augusta dea, armonizzato con le affusolate sue rapide dita che trepidano come ali, si consegnò a Bromio come suo più fedele assistente'".
(Ateneo; 616, f; 617, a; op. cit.)

 

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