Risorse e percorsi di ricerca

Questo capitolo del libro vuole fornire al lettore, ormai abile navigatore, quella che potremmo descrivere come una carta nautica in cui sono segnati alcuni dei porti principali nell'oceano informativo della rete.

Per molte ragioni, non ultima quella dello spazio, abbiamo preferito evitare le solite 'pagine gialle' della rete, rassegne più o meno complete dei siti più interessanti presenti su Internet nei vari settori disciplinari. Rassegne di questo tipo invecchiano immediatamente, e il numero delle risorse da segnalare impedisce comunque ogni approfondimento. Ci è sembrato più utile individuare alcune metarisorse che potessero risultare di interesse generale, che potessero cioè attirare l'attenzione di tutti, indipendentemente dagli interessi specifici di studio e di lavoro.

Nel fare questa scelta abbiamo pensato di usare come punti di riferimento tre istituzioni che, nel mondo degli atomi, per usare la metafora resa celebre da Nicholas Negroponte, svolgono la funzione di organizzare e divulgare il sapere e le informazioni agli individui ed alla società: la biblioteca, l'edicola e il museo.

Come si trasformano questi luoghi della comunicazione sociale quando si trasferiscono nel mondo dei bit? Non intendiamo certamente affrontare il dibattito sulle biblioteche digitali, o sui musei virtuali, dal punto di vista teorico. Ciascuno di questi argomenti è così vasto, e solleva tali e tante questioni, che richiederebbe un libro intero. Più modestamente abbiamo cercato di individuare in che modo, qui e ora, su Internet singoli individui, organizzazioni e istituzioni stiano concretamente sperimentando le possibilità che la rete apre per la diffusione del sapere. Nel farlo, abbiamo anche cercato di evidenziare gli aspetti che, a nostro parere, sembrano più interessanti, e di accennare ai grandi temi sollevati dalle esperienze attualmente in corso.

La biblioteca

Una delle metafore ricorrenti per descrivere il fenomeno Internet è quella della biblioteca. Come una biblioteca, lo spazio digitale della rete contiene una quantità enorme di testi, documenti, informazioni; come una biblioteca ha i suoi cataloghi, i suoi soggettari; più di una biblioteca, è dotato di potenti strumenti di ricerca dell'informazione.

Internet insomma, sembra realizzare, per mezzo della tecnologia, il mito della biblioteca universale, che accompagna l'umanità da diversi secoli. Ancora di più, Internet assomiglia alla fantastica Biblioteca di Babele immaginata da Jorge Luis Borges in uno dei suoi racconti più belli, una biblioteca che coincide con l'universo stesso. In effetti, in un senso importante, l'universo della rete è l'informazione che contiene.

Sebbene sembri un gioco di parole, tra le risorse informative che sono disponibili in questa nuova Alessandria digitale fanno bella mostra di sé proprio le biblioteche, quelle del mondo reale. L'incontro tra Internet e biblioteche ha ormai una storia assai lunga, ed è stato fortemente agevolato dallo stretto legame che la rete ha avuto con il mondo universitario.

Si possono individuare due momenti, distinti dal punto di vista logico e cronologico (anche se non mancano le eccezioni), in cui questo rapporto si è articolato. In una prima fase, ad essere immessi sulla rete sono stati quei servizi bibliotecari già sottoposti a processi di automazione più o meno avanzata, a partire dalla consultazione dei cataloghi. Attualmente moltissime biblioteche, grandi e piccole, universitarie e pubbliche, hanno un loro sito su Internet, e danno agli utenti la possibilità di consultare on-line i cataloghi dei testi disponibili.

Il secondo momento del rapporto tra Internet e biblioteche ha portato invece alla nascita delle prime biblioteche digitali. Con questa suggestiva denominazione ci si riferisce alle varie esperienze e progetti che producono, organizzano e mettono a disposizione sulla rete, in vario modo, trascrizioni elettroniche dei documenti che la nostra cultura ha prodotto nel passato, produce nel presente e (auspicabilmente) continuerà a produrre in futuro.

Oggi il tema delle biblioteche digitali è al centro dell'interesse della comunità scientifica internazionale e, specialmente negli Stati Uniti, attira grandi progetti di ricerca e notevoli finanziamenti. Ma in questo settore, come spesso è avvenuto su Internet, le prime iniziative sono nate al di fuori di luoghi istituzionali, ad opera del volontariato telematico. Novelli copisti, che, nell'era digitale, hanno ripercorso le orme dei monaci medievali, i quali salvarono il patrimonio culturale dell'antichità, e dei primi grandi stampatori che, a cavallo tra Quattro e Cinquecento, diedero inizio all'era della stampa. E non è un caso che alcuni di questi progetti abbiano scelto di onorare questa ascendenza, intitolandosi con i nomi di quei lontani maestri: Johannes Gutenberg, Aldo Manuzio.

Internet come fonte di informazione bibliografica

La consultazione dei cataloghi informatizzati è, senza dubbio, il più diffuso tra i servizi che le biblioteche offrono ai loro utenti attraverso Internet. La rete è diventata ormai la più preziosa fonte di informazioni bibliografiche. Oggi è possibile stilare una bibliografia ragionevolmente completa, su qualsiasi argomento, stando comodamente seduti a casa davanti al proprio computer. Questo ha trasformato le modalità di lavoro della comunità scientifica, e più in generale di tutti coloro che per passione o professione debbano reperire notizie su libri e periodici.

Un catalogo bibliotecario consultabile attraverso i canali di comunicazione telematici viene comunemente definito Online Public Access Catalog (OPAC). La diffusione di queste risorse è facilitata dal fatto che, ormai da molti anni, un gran numero di biblioteche ha adottato sistemi di catalogazione informatizzata, affiancandoli o, talvolta, sostituendoli ai tradizionali schedari cartacei.

L'introduzione dei sistemi informatici ha anche stimolato la collaborazione e l'interscambio tra le biblioteche, evidenziando la necessità di standard di riferimento nella costruzione di risorse su supporto digitale. La comunità internazionale dei bibliotecari ha dunque definito una serie di specifiche per facilitare la rappresentazione, lo scambio e la consultazione da parte degli utenti delle informazioni bibliografiche. La più importante tra queste specifiche riguarda senza dubbio la struttura logica e il formato dei record catalografici.

Come alcuni lettori sapranno, un database è costituito da una serie di schede (record), divise in campi. Ogni scheda contiene la descrizione, organizzata per campi, di un oggetto: nel nostro caso un libro. Il formato standard internazionale per i record catalografici si chiama UNIMARC (Universal Machine Readable Catalogue).

Purtroppo per gli utenti, non esistono delle raccomandazioni altrettanto unitarie sulle caratteristiche dell'interfaccia di interrogazione. In generale tutti gli OPAC permettono di effettuare ricerche usando come chiavi le principali intestazioni presenti in una normale scheda catalografica: autore, titolo, soggetto. Alcuni forniscono anche altre chiavi o filtri di ricerca, quali data o luogo di pubblicazione, editore, classificazione (nei vari sistemi Dewey, CDU, LC, ecc.), codice ISBN.

Accanto ai cataloghi, su Internet sono disponibili molte altre risorse di interesse bibliotecario. Si va dai siti che offrono documentazione e manualistica su tematiche di biblioteconomia e documentalistica, ai servizi specialistici come i servizi di catalogazione centralizzata e i servizi di rassegna delle pubblicazioni periodiche, come il progetto Uncover.

I cataloghi bibliotecari accessibili attraverso la rete

I servizi bibliotecari accessibili attraverso Internet sono ormai migliaia, ed è ovviamente impossibile elencarli tutti. La maggiore concentrazione di biblioteche dotate di accessi tramite Internet è sicuramente negli Stati Uniti, ma ci sono anche molte biblioteche europee, un certo numero delle quali italiane.

Dal punto di vista delle tecnologie di rete, fino a poco tempo fa la maggior parte degli OPAC erano accessibili solo tramite sessioni telnet. Attualmente la maggior parte delle biblioteche hanno sviluppato dei gateway tra i loro database catalografici e i server HTTP. Queste tecnologie permettono di consultare le banche dati direttamente dalle pagine grafiche di World Wide Web, attraverso moduli interattivi in cui l'utente può specificare i termini dell'interrogazione.

Alcune reti di biblioteche, specialmente quelle del circuito universitario degli Stati Uniti, permettono all'utente (studente o ricercatore) di accedere anche ai servizi di prestito interbibliotecario. Inoltre, accanto agli OPAC veri e propri, moltissime biblioteche hanno attivato siti su Web che offrono informazioni aggiuntive, come indirizzi, orari di accesso, descrizione delle collezioni, notizie sulle iniziative culturali organizzate nei locali dell'istituzione.

Un elenco aggiornato delle biblioteche di tutto il mondo che offrono servizi OPAC è il 'metacatalogo' Libweb realizzato alla University of Berkeley, in California, a cura di Thomas Dowling. L'indirizzo è http://sunsite.berkeley.edu/Libweb. L'elenco è diviso per aree geografiche (Stati Uniti, Africa, Asia, Australia, Europa, Sud America, Canada), ed offre anche un motore di ricerca locale. Un altro buon catalogo globale di OPAC si raggiunge dall'indirizzo http://www.hbz-nrw.de/hbz/toolbox/opac.htm. Altri 'metacataloghi' di OPAC sono segnalati dal sito Internet dell'Associazione Italiana Biblioteche: una risorsa preziosa della quale parleremo più estesamente fra breve. L'indirizzo è http://www.aib.it.

Come detto, è impossibile rendere conto di queste risorse in modo sistematico. Ne ricordiamo dunque alcune di particolare rilievo. Senza dubbio la più importante biblioteca presente in rete è la Library of Congress di Washington. Si tratta della maggiore biblioteca degli Stati Uniti, una delle più grandi del mondo. Nei suoi edifici sono conservati oltre cento milioni di documenti e pubblicazioni in 450 lingue, oltre ad una sterminata mediateca. Il catalogo elettronico della Library of Congress è accessibile sia tramite telnet (all'indirizzo locis.loc.gov), sia attraverso Web (all'indirizzo http://www.loc.gov). La home page della Library of Congress, oltre al catalogo, fornisce anche un'ingente mole di informazioni su norme e tecnologie di catalogazione e classificazione, e permette di consultare diverse banche dati. In particolare segnaliamo il progetto Thomas, che dà accesso ai testi delle leggi in esame alla Camera e al Senato degli Stati Uniti. Altrettanto interessante è il progetto American Memory, che contiene documenti, registrazioni sonore, fotografie e filmati relativi alla storia americana.

Sempre per quanto riguarda gli Stati Uniti, va detto che le biblioteche di tutte le più importanti università sono collegate ad Internet, e offrono servizi OPAC, di norma raggiungibili mediante espliciti link segnalati sulle home page delle rispettive sedi universitarie. Ricordiamo qui, a puro titolo di esempio, la biblioteca della prestigiosa Harvard University, la più grande biblioteca universitaria del mondo il cui OPAC, battezzato HOLLIS, è raggiungibile dal sito http://hplus.harvard.edu; la biblioteca del Massachusetts Institute of Technology, raggiungibile dal sito http://libraries.mit.edu; quella della Dartmouth University, raggiungibile all'indirizzo http://www.dartmouth.edu/~library.

In alcuni casi sono stati realizzati anche dei cataloghi interbibliotecari unificati. Ad esempio il progetto Melvyl (il cui sito Web, molto ricco di informazioni, è all'indirizzo http://www.dla.ucop.edu) unifica i cataloghi della California State Library e di tutte le biblioteche universitarie della California, oltre a dare accesso ad un numero di banche dati bibliografiche. L'archivio catalografico è accessibile sia tramite telnet (melvyl.ucop.edu), che attraverso una (ben fatta) interfaccia Web. Un altro esempio interessante, che unifica "virtualmente" i cataloghi di alcune fra le maggiori biblioteche mondiali, è costituito dal Karlsruher Virtueller Katalog, alla URL http://www.ubka.uni-karlsruhe.de/kvk.html.

Arrivando alle risorse bibliotecarie europee, ricordiamo innanzitutto la prestigiosa British Library (che possiede oltre 150 milioni di documenti). Il suo sito Web, alla URL http://www.bl.uk, permette di consultare i cataloghi di gran parte delle collezioni, sebbene la biblioteca non abbia ancora sviluppato un catalogo unico del suo enorme fondo.

Un'altra grande risorsa bibliotecaria anglosassone è il catalogo unico delle biblioteche dell'Università di Oxford. Il sistema informativo di Oxford, denominato OLIS (Oxford University Libraries System), raccoglie i cataloghi informatizzati di oltre cento tra biblioteche generali, di college e di facoltà. Si può raggiungere tramite Web all'indirizzo http://www.lib.ox.ac.uk/, sebbene la consultazione dei cataloghi veri e propri per il momento possa avvenire solo tramite telnet (l'indirizzo diretto è library.ox.ac.uk). Tra le varie biblioteche di questa prestigiosa università ricordiamo la Bodleian Library, una delle maggiori biblioteche del mondo per le scienze umane, il cui catalogo elettronico è, però, limitato alle accessioni posteriori al 1988.

Anche la monumentale Bibliothèque Nationale di Parigi fornisce accesso al suo catalogo tramite la rete. Per il momento la consultazione può essere effettuata solo tramite una sessione telnet, all'indirizzo telnet://opale02.bnf.fr/. Il sito Web della biblioteca, il cui indirizzo è http://www.bnf.fr, fornisce tutte le istruzioni necessarie ad effettuare le interrogazioni. Oltre al catalogo OPALE, la BNF mette a disposizione un catalogo delle collezioni speciali, e soprattutto la banca dati multimediale Gallica, sui cui torneremo nel paragrafo dedicato alle biblioteche digitali.

Gli OPAC italiani e il Servizio Bibliotecario Nazionale

Sebbene abbiano scontato un certo ritardo, anche molte biblioteche italiane hanno realizzato dei sistemi OPAC su Internet. Una preziosa fonte di informazioni su questo tema è il sito Web della Associazione Italiana Biblioteche (AIB), coordinato da Riccardo Ridi085, il cui indirizzo è http://www.aib.it. Tra le altre informazioni, vi si trova un aggiornato elenco degli OPAC italiani, suddiviso per cataloghi nazionali, regionali e locali: nel momento in cui scriviamo, le biblioteche italiane che prevedono un accesso via Internet ai loro cataloghi e che sono riportate in questo elenco sono oltre duecento. Molto utile è anche l'elenco delle biblioteche italiane dotate di pagine Web (anche se non necessariamente di cataloghi on-line) 'Biblioteche italiane' (http://wwwbiblio.polito.it/it/documentazione/biblioit.html), a cura del Sistema bibliotecario del Politecnico di Torino.

Tra tutti gli OPAC italiani, il più importante in assoluto è senza dubbio il Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN). Gestito dall'Istituto Centrale per Catalogo Unico (ICCU), SBN raccoglie e unifica i cataloghi di trecento biblioteche, suddivise in venticinque poli cittadini. Al progetto partecipano molte biblioteche universitarie, la Biblioteca Nazionale di Roma, e quella di Firenze.

Il servizio SBN è suddiviso in diverse banche dati catalografiche, divise per tipologia di documenti, che vengono incrementate continuamente. Ricordiamo in particolare:

  • la base dati Libro Moderno, che è il catalogo dei testi a stampa; contiene al momento circa quattro milioni di record dei titoli pubblicati dal 1831 ai giorni nostri, e settecentomila record di autori
  • la base dati Libro Antico, che cataloga circa 600.000 testi a stampa editi prima del 1831
  • il catalogo dei beni musicali, che contiene le schede relative a circa duecentomila tra edizioni e manoscritti musicali, conservati in cento tra biblioteche e archivi pubblici, ecclesiastici e privati
  • il catalogo dei manoscritti, per ora limitato a cinquecento schede.

Sono inoltre disponibili altri cataloghi specializzati, come quello della 'letteratura grigia', quello della Discoteca di Stato, e l'elenco di tutte le biblioteche italiane. Ulteriori informazioni relative al sistema SBN sono disponibili sul sito Web del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, all'indirizzo http://www.beniculturali.it/sbn.htm.

A partire dal 1997 il catalogo unico di SBN è finalmente consultabile mediante una interfaccia Web, all'indirizzo http://www.sbn.it086. La maschera di interrogazione è alquanto articolata, e permette di effettuare ricerche molto raffinate. La ricerca, oltre alle consuete informazioni bibliografiche, fornisce anche l'elenco delle biblioteche che possiedono il libro (o i libri) cercato, con relativa collocazione.

Oltre al catalogo nazionale, sono disponibili alcuni gateway tra i database SBN locali e World Wide Web, realizzati dai poli regionali (in questo caso non si può accedere all'intero catalogo unico, ma solo alle sezioni realizzate direttamente dal polo in questione). Ad esempio, ricordiamo il polo universitario bolognese, il cui indirizzo Web è http://www.cib.unibo.it/, che ha sviluppato una maschera di interrogazione molto efficace e di semplice utilizzo; il polo triestino con il suo servizio 'Prontobiblioteca' (http://www.biblio.univ.trieste.it); il polo regionale SBN del Piemonte, con il servizio 'Librinlinea' (http://www.regione.piemonte.it/opac).

Un'altra importante risorsa bibliografica italiana è il Catalogo Italiano dei Periodici, che contiene le descrizioni dei periodici e delle riviste possedute da oltre duemila biblioteche sparse sul territorio nazionale. La consultazione avviene tramite Web all'indirizzo http://serial.cib.unibo.it:8010/scripts/opac.com/it/cnr/fp.html. La ricerca fornisce l'elenco delle biblioteche che sono in possesso del periodico cercato e, se disponibili, permette di consultare anche gli spogli degli articoli.

Un sistema alternativo per trovare la biblioteca che cercate: Hytelnet

Hytelnet (in Italia è talvolta chiamato Ipertelnet) è un programma creato in Canada da Peter Scott, che permette di navigare attraverso un catalogo strutturato di siti telnet, attivando direttamente le connessioni delle quali dovessimo aver bisogno. Si tratta di un programma nato su Unix, e fornito quindi originariamente di una interfaccia a caratteri, del quale esistono versioni per tutti i principali sistemi operativi. All'inizio, Hytelnet era nato come un database generale; col passare del tempo, tuttavia, si è andato sempre più specializzando in campo bibliotecario, anche perché le biblioteche costituiscono la grande maggioranza dei siti telnet aperti all'accesso esterno.

Cosa mette a disposizione Hytelnet? Sostanzialmente, un menu gerarchico di risorse (simile, per intendersi, a quello di un gopher), attraverso il quale si può 'scendere' all'indirizzo della singola risorsa che ci interessa. Una volta selezionate le risorse bibliotecarie, ad esempio, si può passare a quelle americane, poi a quelle statunitensi, poi ai consorzi bibliotecari, e infine al singolo catalogo - ad esempio quello del South Dakota Library Network. A questo punto, Hytelnet ci informa (ed è questa una delle sue funzioni più preziose) di quale sia la password necessaria per l'accesso pubblico al catalogo, e ci consente - se vogliamo - di collegarci direttamente alla risorsa selezionata.

Come arrivare ad Hytelnet? Se vi collegate a Internet attraverso la shell Unix di una università, probabilmente basterà digitare 'hytelnet' al prompt. In caso contrario, dovrete installare sul vostro computer una versione del software, o (più semplicemente) raggiungere un sito pubblico che vi dia accesso. Tenete presente che Hytelnet è messo a disposizione dei propri abbonati da MC-link e da Agorà, e che in ogni caso i 'ponti' pubblici non mancano, in alcuni casi anche su World Wide Web. L'Università di Cambridge ha realizzato ad esempio un gateway Hytelnet alla URL http://www.cam.ac.uk/Hytelnet/, e una ricerca con chiave 'Hytelnet' su AltaVista o su HotBot permetterà di raggiungerne molti altri.

I cataloghi editoriali

Accanto agli OPAC delle biblioteche, su Internet si trova anche un altro tipo di archivi che contengono informazioni bibliografiche: i cataloghi on-line delle case editrici. I cataloghi editoriali sono uno strumento essenziale per il bibliotecario, ma possono essere molto utili anche per uno studioso, o per un normale lettore. Essi infatti consentono di essere costantemente aggiornati sui vari titoli pubblicati.

I tradizionali cataloghi editoriali su carta vengono rilasciati con frequenza prefissata, e molto spesso contengono informazioni molto succinte sui titoli disponibili, anche a causa degli elevati costi di stampa. I cataloghi editoriali su World Wide Web possono invece esser aggiornati in tempo reale, e sono in grado di offrire una informazione molto più completa su ciascun titolo: si va dall'immagine della copertina a riassunti o estratti di interi capitoli di un libro. Queste informazioni mettono in grado il lettore di disporre di un quadro assai aggiornato sulla qualità o sulla rilevanza di un testo. Recentemente, alcune case editrici hanno affiancato ai servizi informativi on-line anche dei servizi di vendita diretta on-line.

Le case editrici che dispongono di versioni elettroniche dei loro cataloghi sono moltissime. Un elenco molto esteso degli editori che dispongono di un sito Web è consultabile attraverso Yahoo!, all'indirizzo http://www.yahoo.com/Business_and_Economy/
Companies/Publishing/
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Segnaliamo per qualità ed efficienza il catalogo della grande casa editrice statunitense Prentice Hall (http://www.prenhall.com). Le notizie bibliografiche ed editoriali sono molto complete. Inoltre dalla pagina relativa ad un titolo si può direttamente ordinare il volume, mediante il servizio di vendita della più grande libreria telematica del mondo, Amazon, su cui torneremo parlando del commercio in rete.

Molto ben fatto anche il catalogo editoriale della O'Reilly Associates (http://www.ora.com), specializzata nel settore informatico; o quello della MIT Press (http://www-mitpress.mit.edu), casa editrice universitaria legata al prestigioso ateneo di Boston.

Per quanto riguarda l'Italia, ormai la maggior parte delle case editrici possiede dei siti Web, dotati di sistemi di interrogazione del catalogo. Un utile punto di partenza per avere informazioni sul mercato librario nazionale è il sito 'Alice.it' (http://www.alice.it) realizzato da Informazioni Editoriali087. Accanto a moltissime informazioni sui nuovi titoli in uscita, interviste e curiosità, vi si trova un elenco delle editrici on-line molto completo (http://www.alice.it/publish/net.pub/ediita.htm).

Tra le altre, ricordiamo la casa editrice Laterza (http://www.laterza.it) che pubblica questo manuale. La Laterza è stata anche la prima casa editrice in Italia a sperimentare l'integrazione tra testo elettronico su Web e edizione a stampa.

Strumenti alternativi di diffusione selettiva dell'informazione: il servizio Uncover

Fra le risorse bibliografiche accessibili attraverso Internet, una menzione particolare merita il servizio Uncover. Si tratta di una base di dati contenente lo spoglio completo di circa 17.000 riviste scientifiche internazionali, in tutti i campi dello scibile umano. Il servizio è stato avviato da un consorzio di università americane (CARL) che si è in seguito trasformato in una vera e propria società, con sede a Denver nel Colorado. Nell'agosto 1995 CARL e Uncover sono stati acquisiti dalla Knight-Ridder Information, la società responsabile di DIALOG (uno dei principali servizi per l'accesso remoto a data base in linea).

Complessivamente la banca dati consta di circa 7 milioni di articoli, schedati per autore e titolo (in alcuni casi è presente anche un breve abstract), e cresce a un ritmo quotidiano di circa 5.000 articoli.

La banca dati è accessibile via World Wide Web (http://uncweb.carl.org/) e via telnet partendo dai menu principali di oltre mille biblioteche inglesi e americane (il sito telnet principale è database.carl. org). Il sito Web spiega dettagliatamente natura, finalità e costi di questo servizio. È disponibile anche un software (Personal Uncover Navigator) che si comporta come un client specifico per la consultazione di Uncover in un ambiente grafico e user-friendly.

Il servizio di base fornito (gratuitamente) da Uncover è la ricerca sulla base dati di articoli, ricerca che può svolgersi per autore, rivista, parole chiave nel titolo o nell'abstract. Ma la caratteristica che rende Uncover una risorsa informativa davvero unica è la possibilità, una volta individuato l'articolo o gli articoli che ci interessano, di riceverne una copia in tempi brevissimi (normalmente entro 24 ore) via fax. Considerando che il progetto effettua lo spoglio delle riviste al momento della loro uscita, spesso Uncover permette di reperire e ricevere articoli molto prima dell'arrivo nelle biblioteche italiane della relativa rivista.

Farsi trasmettere via fax un articolo ha naturalmente un costo, che si aggira in genere, fra spese fax e diritti d'autore, attorno ai 20 dollari (il pagamento è automatico, via carta di credito).

Un altro servizio di grande interesse offerto da Uncover è la possibilità di ricevere via posta elettronica l'indice completo di ogni fascicolo delle riviste di nostro interesse, al momento dell'uscita del fascicolo stesso. In questo caso il prezzo è di 20 dollari l'anno, e permette di 'abbonarsi' all'indice elettronico di 50 riviste a nostra scelta.

Altre risorse di interesse bibliotecario

Su Internet esistono molte altre risorse di interesse bibliotecario. Una fonte di informazione preziosa per chi lavora in questo ambito è il sito Web della International Federation of Library Associations and Institutions (IFLA), all'indirizzo http://www.nlcbnc.ca/ifla/home.html.

Il server della IFLA offre una quantità enorme di notizie e documenti sulle attività di questa associazione, che coordina gli enti bibliotecari nazionali di tutto il mondo. Si possono trovare i testi delle pubblicazioni, gli atti delle conferenze internazionali, e la documentazione relativa agli standard di catalogazione e classificazione in ambito biblioteconomico e documentalistico, con particolare riguardo ad UNIMARC, del cui sviluppo l'IFLA è responsabile.

La IFLA mantiene anche tre liste di discussione alle quali partecipano bibliotecari di tutto il mondo e che sono dedicate ai problemi relativi alla gestione e alla classificazione, sia con metodi tradizionali sia mediante strumenti informatici, dei patrimoni di biblioteche e centri di documentazione.

Un'altra iniziativa di grande interesse per i bibliotecari, e per chi con i libri ha un rapporto professionale, è rappresentata dall'Online Computer Library Center (OCLC). Si tratta di un consorzio che raccoglie oltre ventiduemila biblioteche in tutto il mondo, e offre servizi informativi e supporto tecnologico ai suoi associati.

OCLC fu fondato nel 1967 come centro servizi informatici centralizzato per le biblioteche dello Stato americano dell'Ohio (da cui il primo nome, Ohio College Library Center). Nel 1977 ha cambiato ragione sociale, diventando una società di servizi bibliotecari internazionale, con particolare riguardo alla applicazione di tecnologie informatiche nella gestione e catalogazione delle risorse librarie e documentali.

I servizi che OCLC offre ai suoi associati sono molti. Ma senza dubbio il più rilevante è l'Online Union Catalog (OLUC), un enorme catalogo elettronico unitario che contiene dati bibliografici su ogni genere di documento e risorsa informativa: libri, periodici, audiovisivi, mappe e materiali cartografici, manoscritti, materiali audio e file digitali. I record del catalogo sono complessivamente più di trentuno milioni (di cui oltre ventisei relativi a libri), e sono memorizzati in formato UNIMARC.

Alla creazione del catalogo concorrono tutte le biblioteche associate. Ciascuna di esse, a sua volta, ha la possibilità di esportare sul suo sistema locale i record già presenti su OLUC. In questo modo, quando una biblioteca associata acquisisce un testo o un documento, è in grado di aggiornare il suo catalogo elettronico locale senza dover effettuare di nuovo la catalogazione (operazione lunga e costosa). Un altro servizio molto importante è l'Authority Control, che permette alle biblioteche di correggere o ammodernare le voci dei loro cataloghi informatizzati.

L'organizzazione inoltre fornisce supporto all'acquisto di materiali dai fornitori (case editrici, librai, ecc.) e un vasto spettro di servizi di consulenza per le biblioteche che vogliono aggiornare i loro sistemi informativi, o tradurre i record da formati proprietari ai formati di catalogazione standard.

Infine, oltre a fornire servizi alle biblioteche associate, OCLC promuove una serie di progetti di ricerca nell'ambito delle tecnologie informatiche e dei sistemi telematici per la gestione dei documenti e dei relativi metadati. Tra questi abbiamo già avuto modo di illustrare il sistema PURL per l'indirizzamento delle risorse su Internet. I risultati di queste ricerche, tutte le informazioni sui prodotti e sui servizi offerti, e una grande quantità di documentazione nel settore bibliotecario, sono disponibili sul sito Web dell'organizzazione, il cui indirizzo è http://www.oclc.org.

Internet e le biblioteche digitali

La creazione delle biblioteche digitali costituisce quella che abbiamo definito la 'seconda fase' del rapporto tra Internet e la biblioteca. Nel gergo degli specialisti, al posto del termine 'digitale', spesso viene utilizzato l'aggettivo 'virtuale', più evocativo e suggestivo, ma potenzialmente fuorviante. Qualunque sia la formula utilizzata, il riferimento è un archivio informatico di testi in formato elettronico, al cui contenuto è possibile accedere attraverso canali telematici.

Diversi fattori tecnologici e culturali concorrono allo sviluppo di questo fenomeno. L'evoluzione nel settore dei nuovi media verificatasi a partire dagli anni ottanta, che ha conferito ai supporti digitali lo status di possibili o probabili sostituti del libro, e ha insignito il testo elettronico, o testo in Machine Readable Form (MRF)088, di una funzione autonoma. Lo sviluppo delle tecnologie di distribuzione dell'informazione su sistemi telematici in generale, e su Internet in particolare, che ha favorito la progressiva digitalizzazione della comunicazione scientifica e culturale. La disponibilità di sistemi evoluti per la digitalizzazione e codifica dei testi, che ha permesso una adeguata rappresentazione delle informazioni testuali su supporto digitale.

Il sogno della biblioteca universale ha attraversato la storia, assumendo varie forme in relazione al variare delle tecnologie di registrazione e diffusione del sapere. Non stupisce dunque che la disponibilità di un formidabile sistema di diffusione dell'informazione come Internet abbia non solo rinnovato tale sogno, ma anche stimolato la realizzazione di molteplici sperimentazioni pratiche.

Le varie forme della biblioteca digitale

Internet ormai ospita un ingente numero di banche dati testuali, di varia tipologia. Probabilmente queste esperienze sono ancora lontane dall'incarnare esattamente il progetto della biblioteca digitale universale nel suo senso più pieno. I limiti tecnologici imposti dalla attuale architettura della rete non permettono di implementare tutte le funzionalità che ci si aspetterebbe da un sistema bibliotecario elettronico (basti ricordare, ad esempio, il problema della identificazione univoca dei documenti). Ma allo stesso tempo esse dimostrano l'enorme potenzialità della rete come strumento di diffusione dell'informazione e come laboratorio di un nuovo spazio comunicativo, lasciando prefigurare una nuova forma nella diffusione e fruizione del sapere.

Le biblioteche digitali presenti su Internet possono essere divise in due tipologie sulla base delle modalità di accesso e di consultazione dei testi elettronici in esse contenuti:

  • banche dati dai quali l'utente può prelevare testi memorizzati in vari formati digitali;
  • banche dati di testi consultabili direttamente in linea, eventualmente dotate di strumenti di ricerca full text.

La prima classe generalmente si basa su tecnologie di trasferimento dei file mediante protocollo FTP, o HTTP, eventualmente con la mediazione di pagine Web che svolgono la funzione di interfaccia utente (di norma sotto forma di catalogo ipertestuale). Le seconde invece nella maggior parte si basano su tecnologia World Wide Web.

Una seconda distinzione può essere tracciata sulla base dei formati con cui i testi vengono archiviati alla fonte e distribuiti agli utenti (due casi non necessariamente coincidenti). Si va dagli archivi che contengono testi in semplice formato testuale (ASCII o ISO Latin), o in vari formati proprietari, a quelli in cui i testi sono codificati mediante opportuni linguaggi di marcatura, in particolare mediante linguaggi SGML/TEI.

Infine, un ultimo criterio distintivo riguarda il tipo di ente, organizzazione o struttura che costruisce e cura la manutenzione della biblioteca digitale. Molte delle biblioteche digitali presenti sulla rete nascono in ambito accademico. Normalmente queste risorse sono il frutto di progetti di ricerca specializzati, che possono disporre di strumenti tecnologici e di competenze specifiche molto qualificate, a garanzia della qualità scientifica delle edizioni digitalizzate. Tuttavia non sempre i materiali archiviati sono liberamente disponibili alla utenza esterna. Infatti vi si trovano assai spesso materiali coperti da diritti di autore.

Il tema del copyright è fondamentale per lo sviluppo delle biblioteche digitali nel prossimo futuro. Le attuali legislazioni, modellate sulla tecnologia della stampa, sono state estese per analogia alla distribuzione telematica. Tuttavia, in un nuovo mezzo di comunicazione in cui la riproduzione delle risorse è alla portata di chiunque e non costa nulla, questa estensione rischia di imporre dei vincoli troppo rigidi, e di avere un effetto di freno allo sviluppo. D'altra parte non si può dimenticare che i diritti intellettuali sono la fonte di sostentamento degli autori. Meno giustificata la durata dei diritti, attualmente fissata a settanta anni dalla morte dell'autore, che tutela piuttosto le case editrici. Una soluzione di carattere 'libertario' potrebbe consistere nella diminuzione della durata dei diritti, eventualmente limitata alla distribuzione telematica senza scopo di lucro. In alternativa si potrebbe studiare un meccanismo di micropagamenti che verrebbero addebitati all'utente nel momento in cui accede ad un documento (il sistema pay per view). In tale direzione sono in corso molti studi e progetti, ma per il momento nessuna tecnologia di questo tipo è effettivamente operativa.

Accanto alle biblioteche digitali realizzate da soggetti istituzionali, si collocano una serie di progetti, sviluppati e curati da organizzazioni ed associazioni private di natura volontaria. In realtà, come abbiamo già rilevato, le prime esperienze di biblioteche digitali su Internet nascono proprio sotto la spinta di questi soggetti, animati dallo spirito collaborativo e libertario che ha caratterizzato lo sviluppo della rete. Queste banche dati contengono testi che l'utente può prelevare liberamente e poi utilizzare sulla propria stazione di lavoro; chiaramente tutti i testi sono liberi da diritti d'autore. Le edizioni elettroniche contenute in questi archivi non hanno sempre un grado di affidabilità filologica elevato. Tuttavia si tratta di iniziative che, basandosi sullo sforzo volontario di moltissime persone, possono avere buoni ritmi di crescita, e che già oggi mettono a disposizione di un vasto numero di utenti una notevole mole di materiale altrimenti inaccessibile.

L'interesse sulle biblioteche digitali negli ultimi anni è andato crescendo. La digitalizzazione progressiva dei sistemi di comunicazione e di archiviazione dell'informazione comincia a porre all'ordine del giorno il problema della 'migrazione' dell'intero patrimonio culturale dell'umanità nel nuovo medium. Consapevoli dell'importanza di questa transizione, alcune grandi istituzioni hanno dato vita a grandiosi progetti di digitalizzazione.

La nuova Bibliotèque Nationale di Francia ha iniziato l'archiviazione elettronica dell'intero patrimonio librario sin dal 1992. Obiettivo del progetto è la digitalizzazione di centomila testi e trecentomila immagini, che saranno consultabili sia tramite Internet che mediante apposite stazioni di lavoro collocate nel nuovo edificio della biblioteca a Parigi. Un primo risultato sperimentale di questo grandioso progetto è il sito Gallica (http://gallica.bnf.fr), dedicato alla cultura francese del 1800. Si tratta di una banca dati costituita da 2.500 opere digitalizzate in formato immagine, 250 opere memorizzate in formato testo e una vasta rassegna iconografica del periodo. Attraverso un motore di ricerca è possibile consultare il catalogo e poi accedere ai documenti, che vengono distribuiti in formato PDF (è dunque necessario installare il plug-in Adobe Acrobat Reader).

Progetti simili sono in corso presso la Library of Congress e la British Library. Anche la Biblioteca Vaticana, in collaborazione con la IBM, ha avviato un progetto sperimentale per distribuire le immagini digitalizzate del suo inestimabile patrimonio di manoscritti. Da poco è stata conclusa la prima fase, che ha riguardato circa cento manoscritti, ora a disposizione di un selezionato gruppo di studiosi in tutto il mondo.

Ancora negli Stati Uniti, segnaliamo la Digital Libraries Initiative (DLI). Si tratta di un importante programma nazionale di ricerca finanziato da tre enti governativi: NSF, DARPA e NASA (per informazioni si può visitare il sito Web http://www.nsf.gov/pubs/1998/nsf9863/nsf9863.htm). Vi partecipano sei università, che hanno avviato altrettanti progetti sperimentali con il fine di sviluppare e testare tecnologie avanzate per la creazione di biblioteche digitali multimediali distribuite su rete geografica, di studiare modelli di archiviazione e conservazione delle risorse documentali, e di individuare modelli di accesso da parte dell'utenza.

Un interessante osservatorio sugli sviluppi in corso nel settore delle biblioteche digitali è la rivista telematica "D-lib Magazine", sponsorizzata dalla DARPA nell'ambito del programma DLI. Con periodicità mensile, "D-Lib" ospita articoli teorici e tecnici, ed aggiorna circa l'andamento dei progetti di ricerca in corso. Il sito Web, il cui indirizzo è http://www.dlib.org, contiene, oltre all'ultimo numero uscito, anche l'archivio di tutti i numeri precedenti, e una serie di riferimenti a siti e documenti sul tema delle biblioteche digitali.

Le biblioteche digitali su Internet

Il numero di biblioteche digitali presenti su Internet è oggi assai consistente, e nuove iniziative vedono la luce ogni mese. Nella maggior parte dei casi questi archivi contengono testi letterari o saggistici in lingua inglese, ma non mancano archivi di testi in molte altre lingue occidentali, archivi di testi latini e greci, e biblioteche speciali con fondi dedicati a particolari autori o temi.

Nei prossimi paragrafi ci occuperemo di alcune iniziative che ci sembrano a vario titolo esemplari. Per il resto, invitiamo il lettore a consultare i seguenti siti, che offrono cataloghi di testi elettronici ed elenchi di biblioteche virtuali.

Alex è un gopher server che contiene un catalogo generale di 1.800 testi elettronici, organizzato per autore, data, titolo, host, lingua e soggetto; il catalogo è dotato di un motore di ricerca locale. Purtroppo dal 1994 non viene aggiornato regolarmente per mancanza di finanziamenti, ma rimane comunque un ottimo strumento di ricerca di testi elettronici su Internet. Alex è raggiungibile tramite l'indirizzo http://www.lib.ncsu.edu/stacks/alex-index.html.

Un altro sito molto importante è The On-Line Books Page, realizzato dalla Carnegie Mellon University. Questo sito, basato completamente su tecnologia Web, offre un catalogo automatizzato di testi elettronici in rete, organizzato per autore, titolo e soggetto. Il catalogo elenca 6.000 testi, solo in lingua inglese. Oltre al catalogo dei testi, è presente anche un buon elenco delle biblioteche virtuali e di progetti settoriali di editoria elettronica presenti su Internet, sia in lingua inglese sia in altre lingue. L'indirizzo è http://www.cs.cmu.edu/Web/books.html. Una ulteriore fonte di informazioni è il sito Internet Book Information Center, il cui indirizzo è http://sunsite.unc.edu/ibic/IBIC-homepage.html.

Per i progetti di biblioteche digitali sviluppati in ambito accademico molto utile è la Directory of Electronic Text Centers compilata da Mary Mallery (http://www.ceth.rutgers.edu/informationServices/ectrdir.html) del Center for Electronic Texts in the Humanities (CETH). Si tratta di un inventario ragionato di archivi testuali suddiviso per enti di appartenenza. Per ognuno dei centri elencati, oltre ad un link diretto, vengono forniti gli estremi dei responsabili scientifici, l'indirizzo dell'ente, e una breve descrizione delle risorse contenute.

Anche la Text Encoding Initiative, sul suo sito Web, ha realizzato un elenco dei vari progetti di ricerca ed archivi testuali basati sulle sue fondamentali norme di codifica. La 'Application List' (il cui indirizzo Web esatto è http://www-tei.uic.edu/orgs/tei/app) fornisce informazioni e link diretti alle home page di più di cinquanta iniziative, tra le quali si annoverano alcune tra le più interessanti ed avanzate esperienze di biblioteche digitali attualmente in corso. Un'altra decisiva fonte di informazione circa le applicazioni delle tecnologie SGML in ambito scientifico, è costituita dalla sezione 'Academic Projects and Applications' delle SGML Web Pages curate da Robin Cover (http://www.sil.org/sgml/acadapps.html).

Progetto Gutenberg

Il progetto Gutenberg è la più nota, importante ed estesa biblioteca digitale attualmente esistente su Internet. Non solo: è anche stata la prima. Le sue origini, infatti, risalgono al lontano 1971, quando l'allora giovanissimo Michael Hart ebbe la possibilità di accedere al mainframe Xerox Sigma V della University of Illinois. Hart decise che tanta potenza poteva essere veramente utile solo se fosse stata usata per diffondere il patrimonio culturale dell'umanità al maggior numero di persone possibile. E digitò manualmente al suo terminale il testo della Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti.

Nel giro di pochi anni il progetto Gutenberg, nome scelto da Hart in omaggio all'inventore della stampa, le cui orme stava ripercorrendo, attirò decine e poi centinaia di volontari, che iniziarono a contribuire all'obiettivo individuato dal fondatore: raggiungere i diecimila titoli entro il 2001. Per lungo tempo l'iniziativa ha anche goduto dell'esiguo supporto finanziario e logistico di alcune università, supporto che è venuto a mancare nel dicembre 1996. Malgrado il periodo di difficoltà, Michael Hart non si è perso d'animo; anzi è riuscito a potenziare ulteriormente la sua incredibile creatura.

Infatti, accanto al patrimonio testuale in lingua inglese, che costituisce il fondo originario e tuttora portante della biblioteca, recentemente sono state aggiunte trascrizioni da opere in molte altre lingue, tra cui il francese, lo spagnolo e l'italiano. Nel momento in cui scriviamo l'archivio contiene più di mille testi - prevalentemente classici della letteratura inglese e americana. Circa settecento volontari in tutto il mondo collaborano all'incremento con un tasso di quaranta nuovi titoli al mese.

I testi sono programmaticamente in formato ASCII a sette bit (il cosiddetto Plain Vanilla ASCII). Michael Hart, infatti, ha sempre affermato di volere realizzare una banca dati che potesse essere utilizzata da chiunque, su qualsiasi sistema operativo, e in qualsiasi epoca: tale universalità è a suo avviso garantita solo da questo formato. Lo stesso Hart ha più volte declinato gli inviti a realizzare edizioni scientifiche dei testi. Infatti lo spirito del progetto Gutenberg è quello di rivolgersi al novantanove per cento degli utenti fornendo loro in maniera del tutto gratuita testi affidabili al novantanove per cento. Come ha più volte affermato, fare un passo ulteriore richiederebbe dei costi che non sono alla portata di un progetto interamente basato sul volontariato, e sarebbe al di fuori degli obiettivi di questa iniziativa.

Il sito di riferimento del progetto Gutenberg su Web è all'indirizzo http://promo.net/pg/, e contiene il catalogo completo della biblioteca, organizzato per anno di pubblicazione, da cui è possibile scaricare direttamente i file (compressi nel classico formato zip), oltre a una serie di informazioni sull'iniziativa. L'archivio principale è conservato sul server FTP della University of Illinois di Urbana, il cui indirizzo è ftp://uiarchive.cso.uiuc.edu/pub/etext/gutenberg/. Ma il progetto Gutenberg per la sua notorietà è replicato su moltissimi altri server FTP, e viene anche distribuito su CDROM dalla Walnut Creek. Al progetto Gutenberg sono anche dedicati una mail list ed un newsgroup, denominato bit.listserv.gutenberg, tramite i quali si possono avere informazioni sui titoli inseriti nella biblioteca, si può essere aggiornati sulle nuove edizioni, e si possono seguire i dibattiti che intercorrono tra i suoi moltissimi collaboratori.

Progetto Manuzio

Il progetto Manuzio è la più importante biblioteca virtuale di testi in lingua italiana. Questa iniziativa, in analogia al progetto Gutenberg, prende il suo nome dal noto stampatore Aldo Manuzio, considerato uno dei massimi tipografi del Rinascimento.

Il progetto Manuzio è gestito da una associazione culturale denominata Liber Liber, che coordina il lavoro offerto - a titolo del tutto gratuito e volontario - da numerose persone. Grazie a questo sostegno il progetto ha potuto acquisire in poco tempo numerosi testi, fra cui si trovano grandi classici quali La Divina Commedia, i Promessi sposi, i Malavoglia, ma anche opere rare ed introvabili da parte di lettori 'non specialisti'.

L'archivio del progetto è costituito da testi in formato ISO Latin 1. Alcuni titoli sono stati codificati anche in formato HTML, e possono essere consultati direttamente tramite un browser su World Wide Web. Allo stato attuale l'archivio comprende circa duecentocinquanta titoli, tutti disponibili gratuitamente.

Le pagine Web dell'associazione Liber Liber, all'indirizzo http://www.liberliber.it, contengono il catalogo completo dei testi disponibili, insieme ad informazioni sull'iniziativa. Il catalogo è organizzato per autori, e offre per ogni titolo una breve scheda informativa nella quale, oltre ai dati bibliografici essenziali e una breve nota di commento, sono indicati l'autore del riversamento, i formati di file disponibili e il livello di affidabilità del testo. Il progetto, infatti, ha l'obiettivo di fornire testi completi e filologicamente corretti, compatibilmente con la natura volontaria del lavoro di edizione.

Il progetto Manuzio è nato come biblioteca di classici della letteratura italiana. In questo ambito si colloca il suo fondo principale, che comprende opere di Dante, Boccaccio, Ariosto, Leopardi, Manzoni, Verga. Ma con il passare degli anni il progetto si è evoluto verso un modello di biblioteca generalista; sono infatti state accolte anche traduzioni di testi non italiani, una serie di opere di saggistica, oltre ai Verbali della Commissione parlamentare antimafia. La biblioteca ospita anche un'importante rivista scientifica, "Studi Storici", edita dall'Istituto Gramsci.

Alcuni titoli della biblioteca, ancora coperti da diritti d'autore, sono stati donati direttamente da case editrici o da privati che ne possedevano la proprietà intellettuale. Questo esempio di collaborazione tra editoria elettronica ed editoria tradizionale dimostra come i supporti elettronici non debbano essere necessariamente pensati in conflitto con i libri a stampa. Proprio in questi casi, anzi, la libera disponibilità e circolazione dei testi elettronici si trasforma in uno strumento di promozione per il libro stampato e, in ultima analisi, in un potente veicolo di diffusione culturale. Anche per questo motivo abbiamo scelto dal canto nostro di inserire Internet '98 (come è avvenuto per le precedenti edizioni di questo manuale) fra i titoli del progetto.

Altri progetti volontari

Sulla scia del capostipite Gutenberg, sono nati una serie di progetti simili, dedicati ad altre letterature nazionali.

L'omonimo progetto Gutenberg per la letteratura tedesca, ad esempio, si trova all'indirizzo http://gutenberg.aol.de/.

Il progetto Runeberg per le letterature scandinave è uno dei maggiori archivi europei di testi elettronici. Contiene infatti oltre duecento tra classici letterari e testi folcloristici provenienti da Svezia, Norvegia e Danimarca. I testi sono consultabili on-line su World Wide Web all'indirizzo http://www.lysator.liu.se/runeberg/.

Il progetto ABU (Association des Bibliophiles Universels, nome anche dell'associazione che lo cura, tratto dal romanzo di Umberto Eco Il pendolo di Foucault) sta realizzando un archivio di testi della letteratura francese. Fino ad ora possiede un archivio di 200 classici tra cui opere di Molière, Corneille, Voltaire, Stendhal, Zola, nonché una trascrizione della Chanson de Roland, nel manoscritto di Oxford. ABU, come il progetto Manuzio, sta accogliendo contributi originali donati da autori viventi, e alcune riviste. Il progetto ABU ha una pagina Web all'indirizzo http://cedric.cnam.fr/ABU/, dalla quale è possibile consultare ed effettuare ricerche on-line sui testi archiviati; la stessa pagina contiene anche un elenco di altre risorse su Internet dedicate alla cultura ed alla letteratura francese.

Ricordiamo infine anche il Progetto Libellus. Come il nome lascia intendere, si tratta di un archivio contenente trascrizioni elettroniche dei classici latini, affiancati da alcuni commenti. Recentemente è stata aggiunta anche una sezione per i classici greci. L'indirizzo dell'archivio è http://osman.classics.washington.edu/libellus/libellus.html, e contiene testi in formato HTML e in formato TEX, un linguaggio di codifica molto usato per la preparazione di stampe professionali.

Oxford Text Archive

Tra i progetti sviluppati presso sedi universitarie e centri di ricerca istituzionali, quello che spicca per prestigio, autorevolezza e tradizione (se di tradizione si può parlare in questo campo) è l'Oxford Text Archive (OTA), realizzato dall'Oxford University Computing Services (OUCS).

L'archivio è costituito da circa 1.300 testi elettronici di ambito letterario e saggistico, oltre che da alcune opere di riferimento standard per la lingua inglese (ad esempio il British National Corpus, e il Roget Thesaurus). La maggior parte dei titoli sono collocati nell'area culturale anglosassone, ma non mancano testi latini, greci e in altre lingue nazionali (tra cui l'italiano).

Gran parte delle risorse dell'OTA provengono da studiosi e centri di ricerca di tutto il mondo, che forniscono a questa importante istituzione le trascrizioni e le edizioni elettroniche effettuate nella loro attività scientifica. Per questo l'archivio è costituito da edizioni altamente qualificate dal punto di vista filologico, che rappresentano una importante risorsa di carattere scientifico, specialmente per la comunità umanistica. I testi sono per la maggior parte codificati in formato SGML, in base alle specifiche TEI.

Poiché in molti casi si tratta di opere coperte da diritti di autore, solo una parte dei testi posseduti dall'OTA, duecentocinquanta per la precisione, sono distribuiti gratuitamente su Internet. Degli altri, alcuni possono essere ordinati tramite posta normale, fax o e-mail (informazioni e modulo di richiesta sono sul sito Web dell'archivio); i restanti, possono essere consultati e utilizzati presso il centro informatico di Oxford, a cui tuttavia hanno accesso esclusivamente ricercatori e studiosi.

L'Oxford Text Archive ha un sito Web, il cui indirizzo è http://ota.ahds.ac.uk. Le pagine contengono, oltre alle consuete informazioni sulla istituzione, il catalogo completo dei testi elettronici dell'archivio. I testi distribuiti su Internet, tutti in formato SGML/TEI, sono disponibili su un server FTP, il cui indirizzo è ftp://ota.ahds.ac.uk/pub/ota/.

Electronic Text Center

L'Electronic Text Center (ETC) ha sede presso la University of Virginia. Si tratta di un centro di ricerca che ha lo scopo di creare archivi di testi elettronici in formato SGML, e di promuovere lo sviluppo e l'applicazione di sistemi di analisi informatizzata dei testi. Tra le varie iniziative lo ETC ha realizzato una importante biblioteca digitale, che ospita molte migliaia di testi, suddivisi in diverse collezioni.

La biblioteca digitale dello ETC si basa su una tecnologia molto avanzata. I testi sono tutti memorizzati in formato SGML/TEI, in modo da garantire un alto livello scientifico delle basi di dati. La gestione dell'archivio testuale è affidata a un sistema software molto potente, PAT, un motore di ricerca in grado di interpretare le codifiche SGML. In questo modo è possibile mettere a disposizione degli utenti un sistema di consultazione e di analisi dei testi elettronici che la classica tecnologia Web non sarebbe assolutamente in grado di offrire. Ad esempio si possono fare ricerche sulla base dati testuale, specificando che la parola cercata deve apparire solo nei titoli di capitolo, o nell'ambito di un discorso diretto.

La biblioteca contiene testi in diverse lingue: inglese, francese, tedesco, latino; di recente, in collaborazione con la University of Pittsburgh, sono stati resi disponibili anche testi in giapponese, nell'ambito di un progetto denominato Japanes Text Initiative. Tuttavia, solo alcune di queste collezioni sono liberamente consultabili da una rete esterna al campus universitario della Virginia: tra queste la Modern English Collection, con oltre 1.500 titoli, che contiene anche illustrazioni e immagini di parte dei manoscritti; la Middle English Collection; la Special Collection, dedicata ad autori afro-americani; la raccolta British Poetry 1780-1910.

Tutte le risorse offerte dallo ETC, oltre ad una serie di informazioni scientifiche, sono raggiungibili attraverso la home page su World Wide Web, il cui indirizzo è http://etext.lib.virginia.edu. Per finire, il sito offre anche una versione elettronica del manuale della Text Encoding Initiative, sulla quale è possibile fare ricerche on-line. Una risorsa veramente preziosa, se si tiene conto che il testo in questione consta di oltre tremila pagine di specifiche.

Altri progetti accademici

Molte altre università o centri di ricerca, per la massima parte collocati negli Stati Uniti, hanno realizzato degli archivi di testi elettronici consultabili su Internet.

Una istituzione molto importante nell'ambito disciplinare umanistico è il Center for Electronic Texts in the Humanities (CETH). Fondato e finanziato dalle università di Rutgers e Princeton, il CETH ha lo scopo di coordinare le ricerche e gli investimenti nell'utilizzazione dei testi elettronici per la ricerca letteraria e umanistica in generale. L'indirizzo del sito Web del centro è http://www.ceth.rutgers.edu/. Tra i progetti sperimentali del CETH, ci sono una serie di applicazioni della codifica SGML/TEI per la produzione di edizioni critiche di manoscritti e testi letterari. Il centro, inoltre, è sede di importanti iniziative di ricerca, e sponsorizza la più autorevole lista di discussione dedicata alla informatica umanistica, Humanist. Fondato nel maggio del 1987 da un ristretto gruppo di studiosi, questo forum raccoglie oggi centinaia di iscritti, tra cui si annoverano i maggiori esperti a livello internazionale nel settore. Come tutte le liste di discussione, Humanist svolge un fondamentale ruolo di servizio, sebbene nei suoi dieci anni di vita sia stato affiancato da innumerevoli altri forum, dedicati ad aspetti disciplinari e tematici specifici. Ma soprattutto, in questi anni, Humanist è divenuto un seminario interdisciplinare permanente. Tra i suoi membri infatti si è stabilito uno spirito cooperativo ed una comunanza intellettuale che ne fanno una vera e propria comunità scientifica virtuale. Per avere informazioni su questa lista consigliamo ai lettori di consultare la pagina Web ad essa associata, che contiene tutte le indicazioni per l'iscrizione, oltre ad un archivio di tutti i messaggi distribuiti fino ad ora (http://www.princeton.edu/~mccarty/humanist).

Molto importante è anche l'Institute for Advanced Technology in the Humanities (IATH), con sede presso la University of Virginia di Charlottesville, un altro tra i maggiori centri di ricerca informatica umanistica nel mondo. Il server Web dello IATH, il cui indirizzo è http://jefferson.village.virginia.edu/, ospita diversi progetti, tra i quali il Rossetti Archive, dedicato al pittore e poeta preraffaellita, nonché una importante rivista culturale pubblicata interamente in formato elettronico sulla quale torneremo in seguito, "Postmodern Culture".

Tra i grandi archivi testuali in area anglosassone possiamo ancora ricordare lo Women Writers Project, sviluppato presso la Brown University, che raccoglie testi della letteratura femminile inglese dal Trecento all'epoca vittoriana, anch'essi interamente in formato TEI. L'indirizzo è http://www.stg.brown.edu/projects/wwp/.

La Humanities Text Initiative (HTI), con sede presso la University of Michigan, cura una serie di progetti, tra i quali l'American Verse Project, che contiene testi di poeti americani precedenti al 1920. L'indirizzo dello HTI è http://www.hti.umich.edu.

Per la letteratura francese è invece di grande importanza il progetto ARTFL (Project for American and French Research on the Treasury of the French Language), supportato dal Centre National de la Recherche Scientifique e dalla University of Chicago. L'archivio permette la consultazione on-line di un database contenente oltre duemila testi sia letterari che non letterari, sui quali è possibile effettuare ricerche e spogli lessicali (non è invece possibile prelevare i file contenenti i testi). L'indirizzo Web del progetto ARTFL è http://humanities.uchicago.edu/ARTFL/ARTFL.html.

Da ricordare anche il prestigioso Dartmouth Dante Project, uno tra i più antichi progetti di banche dati testuali. Come si evince dal nome, si tratta di una banca dati dedicata specificamente agli studi danteschi. Il database contiene allo stato attuale, insieme all'opera omnia del poeta, i testi di tutti i commenti danteschi redatti dal Trecento alla metà del nostro secolo: una fonte di informazione preziosissima. La banca dati è raggiungibile via telnet, all'indirizzo library.dartmouth.edu: per consultare il Dante Project bisogna digitare nella schermata iniziale 'CONNECT DANTE'.

Per finire, segnaliamo una iniziativa italiana. Il Centro Ricerche Informatica e Letteratura (CRILet) ha avviato in via sperimentale due progetti sul proprio sito Web (http://crilet.let.uniroma1.it). Il primo riguarda la pubblicazione su Web di edizioni scientifiche di opere della letteratura italiana codificate in formato SGML/TEI, che possono essere visualizzate mediante il browser Panorama. Il secondo invece consiste nella creazione di una banca dati testuali on-line basata sul sistema di interrogazione Tactweb (la versione on-line del fortunato software di analisi testuale TACT), che consente di effettuare raffinate ricerche sui testi.

L'edicola: giornali e riviste elettroniche

L'esperienza delle biblioteche digitali, su cui ci siamo soffermati nei paragrafi precedenti, costituisce un aspetto importante, ma non esclusivo, di un più vasto fenomeno: quello della editoria elettronica in rete.

Infatti, se le biblioteche digitali hanno lo scopo di trasportare il patrimonio testuale del passato nel nuovo medium telematico, si vanno moltiplicando anche gli esempi di pubblicazioni periodiche e quotidiane che trovano in Internet un ottimo canale di distribuzione. In un certo senso, potremmo dire, dopo le biblioteche, anche le edicole si stanno trasferendo nel mondo digitale.

Una finestra su Internet per i giornali tradizionali

Un settore dove l'editoria on-line sembra promettere una radicale trasformazione è quello della distribuzione e della commercializzazione dell'informazione giornalistica. Le promesse come al solito hanno attirato editori ed imprenditori del settore. Sono sempre più numerose le testate giornalistiche che hanno scelto di distribuire in rete una versione elettronica del proprio prodotto. Attualmente, solo negli Stati Uniti, se ne contano oltre duemila, tra le quali le maggiori testate internazionali: e in molti casi si tratta di esperimenti molto curati, sia sul piano dei contenuti che su quello delle soluzioni tecnologiche. Solo per citare alcuni esempi, segnaliamo il "New York Times" (http://www.nytimes.com), il prestigioso "Wall Street Journal" (http://www.wsj.com), la cui consultazione richiede un abbonamento annuale, il "Washington Post" (http://www.washingtonpost.com), "USA Today" (http://www.usatoday.com/).

Anche in Italia, superato un primo momento di diffidenza, si è verificata una grande corsa alla rete. Anzi si deve dire che il primo quotidiano in assoluto ad aver avuto una edizione elettronica completa è stato proprio una testata italiana, l'"Unione Sarda" (http://www.vol.it/UNIONE), presente in rete sin dal 1994. Nel giro di pochi anni molti altri grandi giornali nazionali hanno seguito l'esempio, creando versioni, talvolta complete, talaltra ridotte, della edizione su carta. Citando in ordine alfabetico, ne ricordiamo alcuni: "Avvenire", "Corriere della Sera", "Gazzetta dello Sport", "Il Giornale", "Il Giorno", "il manifesto", "Repubblica", "Il Sole 24 Ore", "La Stampa", "l'Unità". Fra i periodici invece, oltre a testate specialistiche e di settore, troviamo riviste quali "Espresso", "Panorama", "Famiglia Cristiana", "Internazionale".

In alcuni casi le edizioni telematiche sono delle esatte copie, liberamente disponibili, della versione cartacea. In altri casi, sulla rete sono disponibili solo alcuni articoli, mentre il resto del giornale è consultabile solo se si dispone di un apposito abbonamento (che comunque dà accesso a servizi aggiuntivi come le ricerche di archivio).

Tra tutti, l'esperimento di quotidiano on-line più interessante, a nostro avviso, è quello della "Repubblica" (http://www.repubblica.it), probabilmente il migliore sito giornalistico italiano. Infatti, più che una replica meccanica dell'edizione cartacea, le pagine Web sono un vero e proprio servizio informativo al contempo complementare e autonomo. Sono presenti approfondimenti che integrano i servizi sul quotidiano, e servizi completamente originali. Inoltre una grande attenzione è stata data alla interattività con il lettore, attraverso la costruzione di forum telematici.

Per non riempire queste pagine con una interminabile lista di URL, abbiamo preferito evitare di dare direttamente gli indirizzi Web di tutte le testate. Rimandiamo il lettore interessato alla lista di quotidiani e riviste on-line, sia italiani che stranieri, che è curata e aggiornata sul sito Web della Città Invisibile, all'indirizzo http://www.citinv.it/iniziative/info/edicola/.

Piuttosto riteniamo opportuno fare una riflessione sui motivi che spingono un editore a promuovere la pubblicazione elettronica del proprio giornale, considerando che almeno per ora la maggior parte dei giornali presenti in rete sono fruibili gratuitamente, e sulle prospettive di questa forma di comunicazione.

In parte, la spiegazione va ricercata nel 'fenomeno Internet' in quanto tale: apparire sulla rete significa essere all'avanguardia, con un immediato ritorno d'immagine. Ma questa spiegazione 'pubblicitaria' non basta: dietro questo immediato vantaggio si nasconde l'aspettativa, assai più consistente, di una radicale trasformazione della distribuzione e della commercializzazione dell'informazione giornalistica. La continua espansione del bacino d'utenza della rete Internet, infatti, potrebbe aprire nuove frontiere commerciali anche all'editoria.

A dire il vero, fino ad ora, la realtà non ha coinciso con queste entusiastiche aspettative. Molte esperienze di giornali a pagamento tentate negli scorsi anni si sono concluse con un sostanziale fallimento: costi altissimi e proventi bassi o nulli. E si noti che ad andare incontro al fallimento sono state iniziative messe in cantiere da grandi gruppi editoriali: basti ricordare GNN, chiuso nel novembre del 1996 da America on Line, il maggior provider Internet statunitense; o "Spiv", la rivista in rete del gruppo Turner, proprietario della CNN, prima della fusione-vendita a Time Warner. La stessa Warner ha dovuto rinunciare al progetto di rendere a pagamento il suo Pathfinder (http://pathfinder.com).

Le ragioni del poco interesse mostrato dagli utenti verso queste iniziative sono molteplici. In primo luogo, la leggibilità di un testo su schermo è ancora poco soddisfacente e difficilmente prolungabile per i tempi necessari alla consultazione o alla lettura di interi giornali089. Inoltre i computer (anche quelli portatili) sono scomodi da trasportare. In secondo luogo non si deve dimenticare che fino ad ora le informazioni su Internet sono state completamente gratuite, e questo ha creato un radicato orizzonte di aspettative tra gli utenti di Internet.

Ma da qualche tempo si notano i segni di una inversione di tendenza. La lenta ma costante diffusione del commercio on-line sembra avere rivitalizzato la speranza di riuscire a vendere informazione attraverso la rete, specialmente se si tratta di informazione specializzata. Va letta in questo senso la recente decisione della Microsoft di dare il via alla campagna abbonamenti al suo quotidiano telematico "Slate" (http://www.slate.com), a lungo procrastinata. E soprattutto va letta in questo senso la decisione di rendere a pagamento (mediante abbonamento) l'accesso ai servizi di on-line di alcune importanti testate, soprattutto di ambito finanziario: oltre al già ricordato "Wall Street Journal", hanno scelto questa politica di distribuzione anche l'"Economist" (http://www.economist.com), il "Financial Times" (http://www.ft.com) e "Business Week" (http://www.businessweek.com).

Ulteriori sviluppi in questo senso sono legati all'avvento della moneta elettronica e dei sistemi di micropagamento, che potrebbero ridimensionare la consuetudine tra gli utenti della rete alla gratuità delle informazioni, almeno per quei servizi informativi che dimostrano di offrire un reale valore aggiunto.

Nel frattempo, la possibilità di accumulare esperienze preziose per poter affrontare con le giuste competenze le leggi di un nuovo mercato è sicuramente uno degli stimoli più forti per l'editore elettronico. E non stupisce, in questa luce, la sempre più massiccia presenza di agenzie stampa on-line; ricordiamo gli esempi della Reuters (http://www.reuters.com), e in Italia dell'ANSA (http://www.ansa.it).

E questo è tanto più vero se si considera che la comunicazione sulla rete richiede una profonda innovazione nel modo di fare informazione. Finora, nella distribuzione dell'informazione giornalistica, il testo scritto è stato accompagnato solo dalle poche immagini, statiche, permesse dall'impaginazione di un giornale. E d'altro canto la televisione e la radio sono state penalizzate dalla sequenzialità del messaggio: mentre il lettore di un giornale poteva scegliere con un colpo d'occhio quali articoli leggere e quali tralasciare, lo spettatore di un telegiornale poteva al massimo usare il telecomando, aspettando di trovare trattato da qualcuno l'argomento di suo interesse. Lo strumento elettronico non ha nessuno di questi limiti: testo, parlato e immagini (statiche e in movimento) possono essere integrati senza fatica, e a disposizione dell'utente possono essere messe quantità enormi di informazione, a condizione di fornire strumenti di navigazione e di selezione agili e amichevoli. La sfida per il giornalismo on-line, oltre a quella economica, sarà la ricerca di un nuovo linguaggio giornalistico, in grado di utilizzare adeguatamente l'integrazione multimediale e l'interattività.

Ricerche d'archivio

Un altro grande vantaggio dei giornali in rete è la possibilità di fare ricerche full text sugli articoli pubblicati, compresi quelli dei numeri arretrati. Un servizio di questo tipo viene offerto ad esempio in Italia dall'"Unione Sarda".

L'analogo servizio di ricerca del "manifesto" riguarda i numeri dell'ultima settimana, oltre alla versione italiana del mensile "Le Monde Diplomatique" (http://www2.mir.it/mani/).

I quotidiani del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera mettono a disposizione un servizio, denominato 'Globnet' (http://globnet.rcs.it), che comprende un motore di ricerca in grado di lavorare su un archivio assai ampio. Per utilizzarlo è però prevista una registrazione piuttosto cara. Gratuita è invece, al solito, la consultazione dei quotidiani degli ultimi sette giorni.

Anche "Il Sole 24 Ore" rende accessibile attraverso Internet la propria banca dati BIG on-line che, oltre al quotidiano, contiene anche molti periodici specializzati nel settore economico (http://www.ilsole24ore.it/). E lo stesso fa "La Stampa" (http://www.lastampa.it/). Entrambi i servizi sono a pagamento, mediante abbonamento.

In ambito internazionale, estremamente interessante è il progetto della UMI (una società del gruppo Bell&Howell fra le più importanti nel settore della documentazione elettronica). Forte di un database di diciassettemila periodici, settemila giornali e tredicimila articoli scientifici, che include il full text di quotidiani quali "New York Times" e "Financial Times", la UMI ha sviluppato un servzio informatico (denominato ProQuest Direct), che permette di effettuare ricerche assai sofisticate (che includono la visualizzazione di grafici e fotografie inserite nel database). Anche in questo caso, l'accesso alle informazioni più recenti della base dati UMI è gratuito, e funziona da richiamo promozionale per l'accesso (a pagamento) alla base dati completa. Per saperne di più, la URL è http://www.umi.com.

Sicuramente, anche questo settore - che offre notevoli potenzialità economiche - conoscerà un rapido sviluppo nei prossimi mesi; le brevi indicazioni fin qui fornite non costituiscono dunque in alcun modo un elenco esaustivo di risorse, ma hanno invece un valore prevalentemente esemplificativo e di indicazione di possibili linee di tendenza.

Il giornale 'on-demand'

Uno dei nuovi orizzonti offerto dall'editoria in rete è la possibilità di personalizzare - nel senso più stretto del termine - la vendita dell'informazione. Grazie all'interattività consentita dagli strumenti telematici, l'utente potrà 'costruire' il proprio giornale in maniera da acquistare, e quindi leggere, solo le notizie che lo interessano realmente, senza perdersi nel 'rumore di fondo' di decine di articoli non pertinenti. E potrà farlo attingendo a più fonti giornalistiche (a più testate) contemporaneamente.

Un esempio interessante, anche se ancora al di sotto delle potenzialità del mezzo telematico, è offerto (gratuitamente) dal servizio Crayon. Si tratta di un progetto sperimentale curato da due ricercatori della Bucknell University, Dave Maher e Jeff Boulter. Attraverso un modulo in linea (raggiungibile all'indirizzo http://crayon.net) l'utente può scegliere a quali fonti informative attingere (naturalmente scelte fra quelle disponibili su Internet): tra quelle americane sono comprese ad esempio "CNN", "New York Times", "USA Today", "ABC"; sono poi presenti giornali e riviste locali, fonti di informazione internazionali (dai giornali neozelandesi a quelli islandesi, dal "Financial Times" al "Jerusalem Post"), agenzie, giornali e riviste specializzate in campo culturale o sportivo, servizi di previsioni del tempo, singoli editorialisti, e addirittura la cronaca rosa e le strisce di fumetti.

Una volta completata la selezione, viene generata automaticamente una pagina HTML, che può essere salvata e utilizzata come 'trampolino di lancio' verso tutte le fonti informative indicate: una sorta di 'indice di risorse' costruito interattivamente. Tuttavia, la navigazione all'interno di questi siti è lasciata all'utente: il programma non permette una vera e propria selezione dell'informazione.

Un tipo diverso di giornale on-demand - più vicino a quelli che potranno essere gli sviluppi futuri di questo tipo di offerta informativa - è offerto dall'"Unione Sarda" (alla URL http://www.vol.it/UNIONE/personal_UNIONE.html). In questo caso, la selezione si basa su un elenco di parole chiave fornite dall'utente attraverso un file di filtro. Si realizza in tal modo una sorta di 'Eco della stampa' personale: tutti gli articoli nei quali compare almeno una delle parole chiave citate entreranno a far parte del nostro giornale personalizzato. Il limite dell'iniziativa è nel fatto che la selezione riguarda solo gli articoli pubblicati dall'"Unione Sarda".

Il futuro di questo tipo di applicazioni è nella fusione di queste due possibilità: scelta delle fonti di informazione, e contemporaneamente scelta (ad esempio attraverso parole chiave) degli argomenti che ci interessano. Un giornale personalizzato di questo tipo non è troppo lontano: i problemi principali da risolvere sono da un lato quelli relativi al ritorno economico (per sopravvivere, il servizio dovrebbe probabilmente essere a pagamento, anche se la vastità del pubblico potenziale garantirebbe costi assai limitati per l'utente finale), dall'altro quelli relativi all'adozione di standard uniformi nei database delle varie risorse informative (condizione indispensabile perché un singolo motore di ricerca possa interrogarli tutti in maniera efficiente). Ma ci sentiamo di prevedere che nel prossimo futuro gli esperimenti in questo campo cresceranno di numero e di interesse.

Ricordiamo infine che un fattore di estremo rilievo in questo campo è lo sviluppo, sul quale ci siamo già soffermati, dei servizi di 'information push': canali informativi che trasmettono automaticamente ai programmi client dei singoli utenti servizi informativi personalizzati. È probabile che il futuro del giornalismo in rete e in particolare dei giornali on-demand sarà largamente basato su questo tipo di tecnologia.

Le pubblicazioni nate per la rete

Se è vero che la rete potrà in un prossimo futuro dare luogo a una nuova forma di impresa editoriale, dotata di risvolti commerciali di primaria importanza, va anche detto che l'editoria elettronica in rete, proprio grazie all'abbattimento degli alti costi di produzione e distribuzione imposti dalla stampa, rappresenta un modo per dar voce a realtà sociali, politiche e culturali che avrebbero difficoltà ad emergere nel panorama editoriale tradizionale. La possibilità di raggiungere un grande pubblico con investimenti minimi ha infatti stimolato la nascita di periodici del tutto nuovi, nati esclusivamente o principalmente per la diffusione telematica.

Un altro settore che potrà trarre vantaggio dalla distribuzione telematica è l'editoria scientifica, ovvero tutte quelle pubblicazioni accademiche e specialistiche che si rivolgono a una utenza di ricercatori e studiosi. Internet, oltre a ridurre i i costi, risolve problemi come la velocità di circolazione e la necessità di una diffusione più ampia possibile, particolarmente sentite in questo ambito editoriale. Per questa ragione un numero crescente di pubblicazioni specializzate affiancano edizioni elettroniche alle tradizionali versioni stampate.

Un caso esemplare è quello della rivista "Postmodern Culture" (PMC). Fondata nel settembre del 1990, PMC è oggi una delle più autorevoli e seguite pubblicazioni di dibattito culturale, filosofico ed artistico su Internet, ed annovera tra i suoi collaboratori studiosi di primo piano. L'ultimo numero della rivista, che ha una periodicità trimestrale, può essere consultato in modo gratuito sul sito http://www.iath.virginia.edu/pmc/contents.all.html. L'archivio dei numeri passati, invece, a partire dal 1997, è entrato a far parte del progetto MUSE della John Hopkins University Press (http://muse.jhu.edu/). Si tratta di un sito che, con la sottoscrizione di un abbonamento, permette di ricercare e consultare le edizioni elettroniche di molte prestigiose riviste di ambito umanistico (ricordiamo, tra le altre "The Henry James Review", "Imagine", "The Kennedy Institute of Ethics Journal", "Philosophy and Literature", "New Literary History").

Dal punto di vista dei contenuti, PMC fornisce, come ovvio, ampio spazio al dibattito teorico sulle teorie del postmoderno. A questa impostazione si affiancano una forte vocazione interdisciplinare ed un'attenzione particolare ai fenomeni culturali legati alle nuove tecnologie. L'esperienza di PMC presenta aspetti di grande interesse. Da menzionare, ad esempio, l'uso intelligente delle possibilità comunicative offerte dall'ambiente multimediale ed interattivo del Web e la scelta di accogliere, accanto agli interventi saggistici di impianto tradizionale, sperimentazioni di scrittura creativa e di arte multimediale. Un ulteriore aspetto da segnalare è il rapporto interattivo con i lettori, che possono contribuire al dibattito sia inviando lettere (tramite la posta elettronica, ovviamente), sia proponendo contributi formali.

Questa pubblicazione, inoltre, è affiancata da un ambiente interattivo virtuale, battezzato PMC2. Si tratta di un sistema MUD, tecnicamente simile agli ambienti di giochi di ruolo on-line. Come tali ambienti, PMC2 è suddiviso in stanze virtuali, dove i partecipanti, che possono assumere identità reali o fittizie, danno luogo a discussioni sia in tempo reale, sia attraverso lo scambio di messaggi di posta elettronica. Talvolta queste discussioni rivestono un carattere più formale, ed assumono il tono di veri e propri seminari.

Esistono anche alcune riviste scientifiche italiane che sono nate esclusivamente sulla rete. Limitandoci al campo umanistico, segnaliamo per il livello scientifico e tecnico "Arachnion", una pubblicazione dedicata alla letteratura e alla storia antica, realizzata da un gruppo di studiosi dell'Università di Torino. L'indirizzo Web è http://www.cisi.unito.it/arachne/arachne.html. Dedicata agli studi di letteratura italiana contemporanea è invece la newsletter "Bollettino 900", curata da un gruppo di giovani ricercatori dell'Università di Bologna. Viene distribuita sia tramite posta elettronica sia su Web (all'indirizzo http://www.comune.bologna.it/iperbole/boll900/), e ospita interventi critici, polemiche culturali, articoli e saggi, recensioni e annunci di convegni: tutto ciò che costituisce il tradizionale armamentario dello studioso di letteratura.

Ovviamente le riviste e i periodici sulla rete non sono esclusivamente di tipo accademico. Una delle pubblicazioni digitali più note e seguite su World Wide Web è "HotWired", cugina elettronica della famosa "Wired", il mensile per eccellenza della 'generazione digitale'. Il sito principale di "HotWired" è all'indirizzo http://www.hotwired.com. Ma in realtà il servizio si articola in una vera e propria famiglia di siti, che offrono articoli, interviste, notizie, racconti, insomma tutto quello che può esserci di interessante intorno al campo delle nuove tecnologie e dei loro effetti sociali e culturali. Oltre alla qualità dei contenuti, le pagine di "HotWired" sono un esempio avanzatissimo di integrazione multimediale, con immagini, animazioni e contributi sonori.

Un'altra rivista elettronica su Web che è necessario segnalare al lettore è "CTHEORY" (http://www.ctheory.com). Ideata e diretta da Arthur Kroker, uno dei più celebri ideologi 'alternativi' del mondo digitale, e dalla moglie Marilouise, "CTHEORY" si occupa dei rapporti tra teoria sociale, tecnologie e cultura. Seguendo l'impostazione del suo creatore, rappresenta la più autorevole e seguita voce della corrente critica di sinistra della cultura digitale. Gli articoli e le recensioni sono aggiornati con cadenza settimanale, ma sono elencati tutti in una medesima pagina Web. Un vero e proprio appuntamento imperdibile per chi si interessa delle trasformazioni socioculturali nell'era digitale.

Tornando in Italia, vanno subito ricordate "Golem" (http://www.golem.iol.it/), una rivista on-line di attualità politica e culturale nata a inizio 1997, graficamente molto curata e alla quale collaborano autori di grande prestigio, a cominciare da Umberto Eco, e "Galileo" (http://www.galileonet.it/), uno degli esempi più avanzati di giornalismo scientifico nel nostro paese. Fra le presenze ormai 'storiche', "By The Wire" (http://www.inet.it/btw/home.html) è un attento osservatorio sulle innovazioni tecnologiche della rete. "Beta" (http://www.beta.it/) è una rivista tecnica che fornisce preziosi consigli sull'uso e sulla programmazione dei computer. "Delos" invece è una pubblicazione editorialmente molto curata e dedicata agli appassionati di fantascienza (l'indirizzo è http://www.fantascienza.com/delos/). Ricordiamo infine che ha affiancato alla edizione cartacea una edizione in rete anche la prestigiosa rivista dell'Istituto Gramsci "Studi Storici", (http://www.liberliber.it/biblioteca/testiinhtml/riviste/
studist/index.htm
), che affronta con rigoroso taglio scientifico importanti problemi storiografici.

Il museo: l'arte in rete

Nel panorama della rete, accanto alle biblioteche, alle edicole e ai centri commerciali di vario tipo, si incontra anche un'altra importantissima tipologia di edifici virtuali: i musei e le gallerie d'arte. Le tecnologie telematiche e multimediali, infatti, si sono rivelate uno straordinario strumento di supporto alla esposizione dei beni artistici e architettonici, e alla divulgazione in campo artistico.

Internet permette a chiunque di visitare monumenti o di godere di opere senza spostarsi dalla scrivania di lavoro o di studio. Inoltre la interattività e la struttura ipertestuale di World Wide Web facilitano l'inserimento di ogni opera nel suo contesto storico, culturale e persino ambientale.

Naturalmente la fruizione dell'arte mediata dal computer ha anche degli evidenti limiti: si tratta di una pura simulazione, una fruizione 'depotenziata'. Fatto sta che l'utilità del rapporto tra arte e tecnologie informatiche, già dimostrato dai CD-ROM multimediali, ha trovato su Internet una importante conferma. Su Web si possono trovare ormai moltissimi siti realizzati da musei (dai più piccoli ai più importanti del mondo), gallerie, o in generale dedicati ad artisti e a movimenti artistici.

Naturalmente non tutte le collezioni museali sono state messe per intero sulla rete. Infatti, come i testi, anche le immagini sono sottoposte ad una legislazione di tutela del copyright - che peraltro costituisce una delle maggiori fonti di introiti per gli stessi musei. E bisogna dire che non tutti i musei digitali presenti su Internet offrono un sufficiente livello qualitativo, anche dal punto di vista tecnico. Ma è innegabile che la diffusione dell'arte e della cultura costituirà nel prossimo futuro uno dei settori di maggiore rilievo della comunicazione telematica.

Musei e gallerie virtuali

Il numero di musei e di mostre presenti su Internet ammonta ormai a diverse centinaia, e dunque non è possibile elencarli tutti in queste pagine. Come di consueto dunque segnaleremo esplicitamente solo alcuni casi esemplari. Per gli altri rimandiamo il lettore, oltre che ai normali strumenti di ricerca su Web, al sito Museums around the world, accessibile all'indirizzo http://www.comlab.ox.ac.uk/archive/other/museums/world.html. Vi troverete un esaustivo e aggiornato elenco di musei e gallerie virtuali, organizzato per nazioni.

Il primo fra i grandi musei di fama mondiale ad affacciarsi su Internet è stato il Louvre di Parigi. Lo sviluppo del sito, il cui indirizzo è http://www.louvre.fr, è stato probabilmente accelerato dal successo riportato da Virtual Louvre, un ottimo sito non ufficiale che diffondeva le immagini di alcuni fra i capolavori del museo parigino (http://www.paris.org:80/Musees/Louvre). I dirigenti del Louvre, constatata l'efficacia promozionale che poteva derivare da Internet, hanno - poco generosamente - diffidato gli organizzatori del sito non ufficiale (ne è nata una fra le prime controversie sul diritto alla diffusione delle immagini in rete) ed hanno investito in questa nuova tecnologia, curando di mettere sotto copyright le immagini elettroniche utilizzate e realizzando una serie di mirror delle loro pagine.

Anche i Musei Vaticani hanno un loro sito Web, non ufficiale, all'indirizzo http://www.christusrex.org. Benché l'impostazione grafica lasci molto a desiderare e la gestione dei contenuti non vada al di là della mera classificazione delle opere a seconda della loro disposizione, la ricchezza di materiale è tale da lasciare in ogni caso soddisfatti. Circa 1.400 immagini di discreta qualità, divise in quattro gallerie. Una sui Musei Vaticani veri e propri, una sulla Cappella Sistina, una sulle Stanze di Raffaello ed una sulla Città del Vaticano.

La Galleria degli Uffizi (http://www.uffizi.firenze.it) ha un sito di buon livello, ma non ancora completo: nel momento in cui scriviamo sono presenti ventinove sale su quarantacinque, e di queste non tutte le opere sono disponibili. Anche qui le informazioni sulle opere sono scarsissime e certamente non tengono conto delle enormi potenzialità del mezzo. La cosa sicuramente più interessante della versione Web della galleria è la possibilità di visitare virtualmente alcune delle sale. La ricostruzione è stata effettuata in Quicktime VR: non si tratta di una vera ricostruzione 3D ma di qualcosa che ci si avvicina molto.

Sulla rete sono presenti anche molti altri grandi musei: ad esempio il MOMA (http://www.moma.org), il Metropolitan Museum di New York (http://www.metmuseum.org/), o il Prado di Madrid (http://www.mcu.es/prado/).

Tutti i siti che abbiamo elencato sono il corrispettivo telematico di musei reali (e da questo derivano anche i loro difetti, primo tra tutti il non essere stati progettati interamente in una logica adeguata per Web). Ma non mancano - come nel caso delle riviste elettroniche - iniziative nate interamente in rete e prive di qualsiasi corrispettivo nel mondo 'reale'. Il Webmuseum è un esempio di museo nato solo nella rete. Il sito ha numerosi mirror in tutto il mondo; un indirizzo italiano molto veloce è http://www.vol.it/wm. Ci presenta una collezione di capolavori della pittura, raccolti da fonti diverse, in un impianto veramente ipertestuale. Se cercate un quadro di Cézanne, Kandinsky o Klee, questo è il posto giusto per trovarlo: tutte le immagini, infatti, sono disponibili in alta definizione e possono essere facilmente trasferite sul vostro computer.

I siti creativi

La pagina Web, come abbiamo visto, può mostrare le opere d'arte. Nella galleria digitale il quadro esce dai limiti angusti della galleria, o da quelli devitalizzanti del museo, per immettersi in un flusso di comunicazione aperto e vitale.

Ma la pagina Web può anche diventare opera d'arte in se stessa. Molti 'artisti telematici' esplorano le potenzialità espressive della rete e costruiscono oggetti artistici che difficilmente si possono classificare negli schemi che oggi usiamo. Internet - e attraverso Internet la vasta tematica di riflessione collegata al ruolo dell'arte digitale e alla sua infinita riproducibilità e modificabilità - diventa non solo luogo ma anche oggetto del lavoro artistico.

Uno dei più importanti siti dedicati alla ricerca artistica presente su Internet è quello del Centre International de Création Vidéo (CICV). Il centro, che ha sede in un bellissimo castello nel sud della Francia, è un vero e proprio laboratorio creativo che promuove la sperimentazione di artisti provenienti da tutto il mondo nel campo dell'audiovisivo e dell'arte elettronica. Il sito Web (http://www.cicv.fr) offre informazioni sulle attività promosse dal centro, tra cui l'organizzazione di mostre ed iniziative. La galleria digitale contiene una serie di lavori e di opere digitali. Si tratta di un work in progress in cui molti artisti esplorano le frontiere espressive della comunicazione digitale, e cercano di stimolare nuove forme di interazione tra opera e fruitore, basandosi sulla interattività resa possibile dalla rete.

Molto interessante in questo campo è anche il sito di Ars Electronica (http://www.aec.at), la più importante manifestazione internazionale dedicata alle varie linee della ricerca artistica legata alle tecnologie, che si tiene nella città austriaca di Linz. Da dieci anni alla manifestazione è anche associato il 'Prix Ars Electronica'. Il sito fornisce una grande quantità di informazioni su questi temi, ed ha collegamenti verso tutte le pagine Web artistiche premiate nelle varie edizioni della manifestazione.