L'ipertesto globale: World Wide WebIntroduzioneWorld Wide Web, ovvero la 'ragnatela mondiale', è stato l'ultimo servizio informativo a venire alla ribalta su Internet. Ma il suo successo fra gli utenti vecchi e nuovi è stato tale da farlo spesso considerare, a torto, quasi un sinonimo per tutta la rete. Certamente gran parte dell'esplosione del 'fenomeno Internet' a cui abbiamo assistito in questi ultimi anni è legata proprio alla diffusione di questo strumento. La storia di World Wide Web (cui ci si riferisce spesso con gli acronimi WWW o W3) inizia nel 1992 nei laboratori informatici del CERN di Ginevra, il noto centro ricerche di fisica delle particelle. Il 'progetto W3', diretto da Tim Berners Lee, aveva l'obiettivo di sviluppare un sistema di pubblicazione e reperimento dell'informazione per documenti multimediali, distribuito su rete geografica. Un notevole impulso allo sviluppo di World Wide Web venne poco più tardi dal National Center for Supercomputing Applications (NCSA) dell'Università dell'Illinois con la nascita di Mosaic. Basandosi sul lavoro del CERN, Marc Andressen (che pochi anni dopo fonderà con Jim Clark la Netscape Communication) ed Eric Bina svilupparono una interfaccia grafica multipiattaforma per l'accesso ai documenti presenti su World Wide Web, il famoso Mosaic, distribuita gratuitamente a tutta la comunità di utenti della rete. World Wide Web, nella forma in cui oggi lo conosciamo, è il prodotto di questa virtuosa collaborazione a distanza. Dal punto di vista funzionale il Web, al pari di gopher, è uno strumento per muoversi facilmente nella rete alla ricerca di informazioni, documenti e dati, ed è d'altro canto uno strumento per la diffusione telematica di documenti elettronici multimediali, attraverso il canale di distribuzione più vasto e ramificato del mondo: Internet. Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, un client Web è inoltre in grado di accedere in maniera del tutto trasparente a molte altre risorse e servizi presenti su Internet: gopher, FTP, i collegamenti telnet, i newsgroup... è insomma il più potente e amichevole strumento di navigazione nel ciberspazio. Tre caratteristiche hanno fatto di World Wide Web una vera e propria rivoluzione nel mondo della telematica:
Per queste caratteristiche, World Wide Web rappresenta la prima vera realizzazione di quello spazio informativo globale ed orizzontale, preconizzato nelle utopiche visioni di grandi teorici dell'informatica quali Ted Nelson e Douglas Engelbart. Non stupisce quindi che ad esso si sia rivolto l'interesse di una enorme quantità di nuovi autori ed editori telematici. Su World Wide Web è possibile trovare le pagine di centri di ricerca universitari che informano sulle proprie attività e mettono a disposizione in tempo reale pubblicazioni scientifiche con tanto di immagini, grafici, registrazioni; quelle dei grandi enti che gestiscono Internet, con le ultime notizie su protocolli e specifiche di comunicazione, nonché le ultime versioni dei software per l'accesso alla rete o per la gestione di servizi; ma è possibile trovare anche riviste letterarie, gallerie d'arte telematiche, musei virtuali con immagini digitalizzate dei quadri, biblioteche che mettono a disposizione rari manoscritti altrimenti inaccessibili; ed ancora informazioni sull'andamento della situazione meteorologica, con immagini in tempo reale provenienti dai satelliti, fototeche, notizie di borsa aggiornate in tempo reale e integrate da grafici... ma è meglio fermarci qui, perché parlando di World Wide Web ci troviamo nella situazione di Achille nel ben noto paradosso di Zenone: ogni giorno nasce una nuova fonte di informazioni, ed ogni enumerazione sarebbe incompleta non appena terminata. Negli ultimi mesi, si sono accorti delle potenzialità di WWW anche le grandi e piccole imprese: per molti analisti, Internet è in tal modo diventata la nuova frontiera del mercato globale. Prima sono arrivate naturalmente le grandi ditte produttrici di hardware e software, dotate ormai tutte di un proprio sito Web attraverso il quale fornire informazioni ed assistenza sui propri prodotti, annunciare novità, e (cosa assai utile dal punto di vista degli utenti) rendere disponibili aggiornamenti del software. Poi sono arrivate anche pizzerie e negozi di dischi, agenti immobiliari ed artigiani della ceramica: si vende via Internet, si acquista con carta di credito. Ma di questo parleremo in un prossimo capitolo. Naturalmente tutto ciò comporta che il volume fisico di informazione passante attraverso i nodi di World Wide Web sia enormemente maggiore rispetto a quello generato dagli altri strumenti visti finora, e tenda a crescere in misura superiore alla crescita stessa di Internet. Per evitare un vero e proprio ingolfamento della rete, saranno necessari nuovi investimenti miliardari (in dollari), specialmente in paesi che già ora sono in enorme ritardo, come il nostro. Ma saranno anche necessarie opportune regolamentazioni affinché Internet non divenga preda di nuovi speculatori, compromettendo l'accesso per tutti alla nuova frontiera comunicativa. Il concetto di ipertestoL'aspetto veramente innovativo di World Wide Web è, come si accennava, la sua organizzazione ipertestuale e la possibilità di trasmettere informazioni integralmente multimediali. Ipertesto e multimedia: ormai da diversi anni queste due parole, uscite dal ristretto ambiente specialistico degli informatici, ricorrono sempre più spesso negli ambiti più disparati, dalla pubblicistica specializzata fino alle pagine culturali dei quotidiani. Questo paragrafo intende fornire, in poche righe, una breve introduzione a questi concetti: alcuni minimi strumenti terminologici e teorici necessari per poter comprendere il funzionamento di World Wide Web. In primo luogo è bene distinguere il concetto di multimedialità da quello di ipertesto. I due concetti sono spesso confusi, ma mentre il primo si riferisce agli strumenti della comunicazione, il secondo riguarda la sfera più complessa della organizzazione dell'informazione. Con multimedialità, dunque, ci si riferisce alla possibilità di utilizzare contemporaneamente, in uno stesso messaggio comunicativo, più media e più linguaggi. È evidente che una certa dose di multimedialità è intrinseca in tutte le forme di comunicazione che l'uomo ha inventato ed utilizzato, a partire dalla complessa interazione tra parola e gesto, fino alla invenzione della scrittura, dove il linguaggio verbale si fonde con l'iconicità del linguaggio scritto (si pensi anche - ma non unicamente - alle scritture ideografiche), e a tecnologie comunicative come il cinema o la televisione. Nondimeno l'informatica - e la connessa riduzione di linguaggi diversi a una 'base comune' rappresentata dalle catene di 0 e 1 del mondo digitale - ha notevolmente ampliato gli spazi 'storici' della multimedialità. Infatti attraverso la codifica digitale si è oggi in grado di immagazzinare in un unico oggetto informativo, che chiameremo documento, pressoché tutti i media e i linguaggi comunicativi: testo, immagine, suono, parola, video. I documenti multimediali sono oggetti informativi complessi e di grande impatto. Ma più che nella possibilità di integrare in un singolo oggetto diversi media, il nuovo orizzonte aperto dalla comunicazione su supporto digitale risiede nella possibilità di dare al messaggio una organizzazione molto diversa da quella a cui siamo abituati da ormai molti secoli. È in questo senso che la multimedialità informatica si intreccia profondamente con gli ipertesti, e con l'interattività. Vediamo dunque cosa si intende con il concetto di ipertesto. La definizione di questo termine potrebbe richiedere un volume a parte (ed esistono realmente decine di volumi che ne discutono!). La prima formulazione moderna dell'idea di ipertesto si trova in un articolo del tecnologo americano Vannevar Bush, As We May Think, apparso nel 1945, dove viene descritta una complicata macchina immaginaria, il Memex. Si trattava di una sorta di scrivania meccanizzata dotata di schermi per visualizzare e manipolare documenti microfilmati, e di complicati meccanismi con cui sarebbe stato possibile costruire legami e collegamenti tra unità informative diverse. Ma il termine vero e proprio di 'ipertesto' è stato coniato nei primi anni sessanta dall'informatico statunitense Ted Nelson, il più noto teorico di questo tipo di strutturazione dei dati. Il suo scritto più famoso e importante è Literary Machines, un vero proprio manifesto dell'ipertestualità. In questa sede non possiamo affrontare compiutamente tutti gli aspetti teorici e pratici connessi con questo tema, ma solo fornire alcuni elementi esplicativi. In primo luogo, per comprendere cosa sia un ipertesto è opportuno distinguere tra aspetto logico-astratto e aspetto pratico-implementativo. Dal punto di vista logico un ipertesto è un sistema di organizzazione delle informazioni (testuali, ma non solo) in una struttura non sequenziale, bensì reticolare. Nella cultura occidentale, a partire dalla invenzione della scrittura alfabetica, e in particolare da quella della stampa, l'organizzazione dell'informazione in un messaggio, e la corrispondente fruizione della stessa, è essenzialmente basata su un modello lineare sequenziale, su cui si può sovrapporre al massimo una strutturazione gerarchica. Per capire meglio cosa intendiamo basta pensare ad un libro, il tipo di documento per eccellenza della modernità: un libro è una sequenza lineare di occorrenze scritte del linguaggio verbale, eventualmente organizzato come una sequenza di capitoli, che a loro volta possono essere organizzati in sequenze di paragrafi, e così via. La fruizione del testo avviene pertanto in modo sequenziale, dalla prima all'ultima pagina. Certo sono possibili deviazioni (letture 'a salti', rimandi in nota), ma si tratta di operazioni concettualmente secondarie, 'innestate' più o meno arbitrariamente in una struttura nella quale prevale la linearità. L'essenza stessa della razionalità e della retorica occidentale riposa su una struttura lineare dell'argomentazione. Un ipertesto invece si basa su una organizzazione dell'informazione di tipo reticolare, ed è costituito da un insieme di unità informative (i nodi) e da un insieme di collegamenti (detti nel gergo tecnico link) che da un blocco permettono di passare ad uno o più altri blocchi. Se le informazioni che sono collegate tra loro nella rete non sono solo documenti testuali, ma in generale informazioni veicolate da media differenti (testi, immagini, suoni, video), l'ipertesto diventa multimediale, e viene definito ipermedia. Una idea intuitiva di cosa sia un ipertesto multimediale può essere ricavata dalla figura seguente.
I documenti, l'immagine e il filmato sono i nodi dell'ipertesto, mentre le linee rappresentano i collegamenti (link) tra i vari nodi: il documento in alto, ad esempio, contiene tre link, da dove è possibile saltare ad altri documenti o alla sequenza video. Il lettore (o forse è meglio dire l'iper-lettore), dunque, non è vincolato dalla sequenza lineare dei contenuti di un certo documento, ma può muoversi da una unità testuale ad un'altra (o ad un blocco di informazioni veicolato da un altro media) costruendosi ogni volta un proprio percorso di lettura. Naturalmente i vari collegamenti devono essere collocati in punti in cui il riferimento ad altre informazioni è semanticamente rilevante per un approfondimento, per riferimento tematico, per contiguità analogica: pena l'inconsistenza dell'intera base informativa, e il rischio di far smarrire il lettore in peregrinazioni prive di senso. Dal punto di vista della implementazione concreta, un ipertesto digitale si presenta come un documento elettronico in cui alcune porzioni di testo o immagini presenti sullo schermo, evidenziate attraverso artifici grafici (icone, colore, tipo e stile del carattere), rappresentano i diversi collegamenti disponibili nella pagina. Questi funzionano come dei pulsanti che attivano il collegamento e consentono di passare, sullo schermo, al documento di destinazione. Il pulsante viene 'premuto' attraverso il dispositivo di input, generalmente il mouse o una combinazioni di tasti, o un tocco su uno schermo touch-screen. In un certo senso, il concetto di ipertesto non rappresenta una novità assoluta rispetto alla nostra prassi di fruizione di informazioni testuali. La struttura ipertestuale infatti rappresenta una esaltazione 'pluridimensionale' del meccanismo testo/nota/riferimento bibliografico/glossa, che già conosciamo sia nei manoscritti sia nelle pubblicazioni a stampa. In fondo, il modo di lavorare di uno scrittore nella fase di preparazione del suo materiale è quasi sempre ipertestuale, così come l'intertestualità soggiacente alla storia della letteratura ed allo sviluppo dei generi (dove "letteratura" e "generi" vanno presi nel loro senso ampio di produzione testuale, non esclusivamente dotata di valore estetico) costituisce un ipertesto virtuale che si genera nella mente di autore e lettore. Tuttavia, le tecnologie informatiche consentono per la prima volta di portare in superficie questo universo pre-testuale e post-testuale, per farlo diventare una vera e propria forma del discorso e dell'informazione. L'altro aspetto che fa dell'ipertesto elettronico uno strumento comunicativo dalle enormi potenzialità è la interattività che esso consente al fruitore, non più relegato nella posizione di passivo destinatario del messaggio, ma capace di assumere la responsabilità piena del suo atto di lettura. L'incontro tra ipertesto, multimedialità e interattività rappresenta dunque la nuova frontiera delle tecnologie comunicative. Il problema della comprensione teorica e del pieno sfruttamento delle enormi potenzialità di tali strumenti, specialmente in campo didattico, pedagogico e divulgativo (così come in quello dell'intrattenimento e del gioco), è naturalmente ancora in gran parte aperto: si tratta di un settore nel quale vi sono state negli ultimi anni - ed è legittimo aspettarsi negli anni a venire - innovazioni di notevole portata. World Wide Web è una di queste innovazioni: si tratta infatti di un sistema ipermediale; con la particolarità che i diversi nodi della rete ipertestuale sono distribuiti sui vari host che costituiscono Internet. Attivando un singolo link si può dunque passare a un documento che si trova su un qualsiasi computer della rete, in maniera del tutto trasparente all'utente. In questo senso utilizzare uno strumento come WWW permette di effettuare una vera e propria navigazione nel ciberspazio. E' stato ancora Ted Nelson, agli inizi degli anni '70, ad immaginare un universo informativo virtuale - da lui battezzato docuverse (docuverso) - composto da documenti multimediali sparsi su una rete mondiale di computer, e collegati tra loro in modo analogico e intuitivo, a disposizione di tutti. World Wide Web costituisce oggi una realizzazione di questo spazio informativo globale, e prefigura una vera nuova frontiera della comunicazione. Come funziona WWWWorld Wide Web, come del resto le altre applicazioni Internet, funziona attraverso una interazione tra un client ed un server. Il protocollo di comunicazione che i due moduli utilizzano per interagire si chiama HyperText Transfer Protocol (HTTP). Come sappiamo, i client Web sono degli strumenti di interfaccia polifunzionale al mondo dei servizi offerti da Internet; la loro funzione principale è tuttavia quella di presentare all'utente i documenti ipermediali del Web. Nel gergo telematico questi programmi vengono chiamati anche browser, dall'inglese to browse, scorrere, poiché essi permettono appunto di scorrere i documenti ipertestuali. Nel momento in cui viene avviato per la prima volta, quasi ogni client richiede automaticamente un documento iniziale ad un determinato server: tale documento iniziale è denominato home page, e normalmente, insieme ad una presentazione del server (o dell'istituzione che lo mantiene), contiene un insieme di link che puntano ad altre risorse e documenti. Il server Web si occupa della gestione della base dati e del reperimento dei singoli documenti richiesti dal client, a cui poi li spedisce. Ma un server può svolgere anche altre funzioni. Una tipica mansione dei server HTTP è la interazione con altri programmi, interazione che permette di produrre documenti in modo dinamico. Vediamo di capire meglio di cosa si tratta. Un documento Web è ovviamente un file, che una volta preparato e messo in linea rimane a disposizione degli utenti 'così com'è', fino a quando il gestore di sistema non decide di modificarlo o di rimuoverlo. Ci sono però dei casi in cui sarebbe necessario potere cambiare il contenuto di un documento in maniera dinamica, a scadenze prefissate o come risultato di una determinata operazione: ad esempio ogni volta che si verifica un accesso, o aggiornando automaticamente i dati contenuti in una tabella dopo che un programma di calcolo ha ricalcolato le corrispettive funzioni; o quando si devono inviare, inseriti in un opportuno contesto, i risultati di una ricerca su un database. Il server Web è in grado di effettuare queste operazioni attraverso la cosiddetta Common Gateway Interface (CGI), ovvero una serie di comandi standard grazie ai quali può comunicare con altre applicazioni e programmi (ad esempio fare una ricerca automatica su un database) e produrre istantaneamente dei documenti Web adeguati alla operazione compiuta (ad esempio, contenenti i risultati della ricerca). Naturalmente questo avviene in modo del tutto trasparente all'utente finale. Un'altra tipica funzione svolta dal server è la gestione di transazioni economiche, quali la registrazione di un acquisto fatto con carta di credito. Dal punto di vista tecnico questa operazione non differisce molto dalla normale consultazione o aggiornamento di un database. Ma ovviamente i problemi di affidabilità e di sicurezza in questo caso sono molto più rilevanti: in fondo sentirsi dire che Manzoni ha scritto il Decameron sarebbe considerato da molti meno grave che ritrovarsi un addebito di un milione di dollari per l'acquisto di un libro, o scoprire che il nostro numero di carta di credito è finito nelle mani di un abile truffatore informatico. Per questo sono stati sviluppati dei server HTTP specializzati nella gestione di transazioni economiche sicure attraverso complesse tecnologie di criptazione di dati. Lo HyperText Markup LanguagePer essere inserito nel World Wide Web, un documento deve essere memorizzato in un particolare formato, denominato HyperText Markup Language (HTML). HTML è un linguaggio di marcatura (markup language), nato per la descrizione di documenti testuali, che si basa sulla sintassi dello Standard Generalized Markup Language (SGML), di cui parleremo più diffusamente in seguito. Ma cosa vuol dire 'linguaggio di marcatura'? L'idea di 'markup' in un documento elettronico si ricollega alla simbologia che scrittori e correttori di bozze utilizzano nella stampa tradizionale per indicare al compositore ed al tipografo come trattare graficamente le parti di testo che svolgono funzioni particolari: ad esempio, la sottolineatura per indicare il corsivo. In modo simile, i linguaggi di marcatura, sono costituiti da un insieme di istruzioni, detti tag (marcatori), che servono a descrivere la struttura, la composizione e l'impaginazione del documento. I marcatori sono sequenze di normali caratteri ASCII, e vengono introdotti, secondo un determinata sintassi, all'interno del documento, accanto alla porzione di testo cui si riferiscono. Un documento HTML è dunque un file in formato ASCII che contiene, insieme al testo vero e proprio, i marcatori che ne descrivono la struttura. Ad esempio è possibile indicare i diversi livelli di titoli di un documento, lo stile dei caratteri (corsivo, grassetto...), i capoversi, la presenza di liste (numerate o no). Volendo realizzare un documento ipermediale, avremo a disposizione anche marcatori specifici per la integrazione di immagini e per la definizione dei link ipertestuali. È possibile anche specificare complesse strutture interattive quali moduli di immissione attraverso cui l'utente può inviare comandi e informazioni al server ed attivare speciali procedure (ricerche su database, invio di posta elettronica ed anche pagamenti attraverso carta di credito!); oppure disegnare tabelle. Un utente di Internet che desiderasse solo ricercare e non produrre informazione in rete potrebbe fare a meno di preoccuparsi del funzionamento di HTML. Attenzione, però: una delle caratteristiche fondamentali di Internet è proprio l'estrema facilità con la quale è possibile diventare protagonisti attivi dello scambio informativo. Se si vuole compiere questo salto decisivo, un minimo di familiarità con HTML è necessaria. Non occorre avere timori reverenziali: HTML non è un linguaggio di programmazione, e le sue istruzioni di base sono semplicissime: imparare i primi rudimenti di HTML non è più complicato che imparare a usare e a interpretare le principali sigle ed abbreviazioni usate dai correttori di bozze. Nel seguito torneremo approfonditamente su HTML, fornendo una breve introduzione al linguaggio. Per adesso, il lettore può iniziare a familiarizzarsi con il funzionamento di un linguaggio di marcatura dando un'occhiata a questo testo in HTML: <H1>Elenco di risorse e servizi per le scienze umane su Internet</H1> Il client Web è in grado di interpretare le istruzioni HTML, e dunque di presentarci in maniera graficamente (e funzionalmente) 'corretta' il file utilizzato come esempio: il risultato di massima è riportato di seguito (figura 36). Le istruzioni utilizzate saranno tutte discusse in dettaglio nel capitolo Costruire una pagina per World Wide Web.
Le specifiche dello HTML hanno avuto diverse versioni ufficiali, nonché una serie di estensioni introdotte dai vari produttori di Web browser commerciali. In particolare Netscape ha introdotto molti supplementi all'insieme dei marcatori standard, cosa che ha contribuito considerevolmente al suo successo tra gli utenti di Internet. Uniform Resource LocatorUn aspetto particolare del funzionamento di World Wide Web è la tecnica di indirizzamento dei documenti, che usa una sintassi denominata Uniform Resource Locator (URL). La 'URL' di un documento corrisponde in sostanza al suo indirizzo in rete, e ogni risorsa informativa (computer o file) presente su Internet viene rintracciata e raggiunta dai nostri programmi client attraverso la sua URL. Una URL normale comprende tre parti: tiposerver://nomehost/nomefile La prima indica con una parola chiave il tipo di server a cui si punta (può trattarsi di un server gopher, di un server http, di un server FTP, e così via); la seconda indica il nome dell'host su cui si trova il file indirizzato; la terza indica nome e posizione del singolo documento o file a cui ci si riferisce. Tra la prima e la seconda parte vanno inseriti i caratteri '://'. Un esempio di URL è il seguente: http://www.liberliber.it/index.htm La parola chiave 'http' indica che ci si riferisce ad un server Web, che si trova sul computer denominato 'www.liberliber.it', dal quale vogliamo che ci venga inviato il file in formato HTML il cui nome è 'index.htm'. Mutando le sigle è possibile fare riferimento anche ad altri tipi di servizi di rete Internet:
Questa sintassi può essere utilizzata sia nelle istruzioni ipertestuali dei file HTML, sia con i comandi che i singoli client, ciascuno a suo modo, mettono a disposizione dell'utente per raggiungere un particolare server o documento. Alcuni programmi per l'uso di WWWI primi browser Web (come Mosaic) sono nati nei laboratori di ricerca delle Università. L'esplosione del fenomeno Internet, in gran parte legata proprio a World Wide Web, ha determinato il moltiplicarsi delle iniziative per sviluppare nuovi software, o migliorare quelli già esistenti, e in particolare ne ha mostrato le potenzialità commerciali. Questo ha attirato l'attenzione di molte case produttrici di software, o ha indotto moltissimi dei pionieri universitari a fondarne di nuove (il caso più clamoroso è quello della Netscape Communications). Attualmente in questo settore si sta combattendo una delle battaglie strategiche per il futuro dell'informatica e della telematica. Conseguentemente i programmi per accedere a World Wide Web oggi disponibili sono decisamente numerosi, alcuni ancora gratuiti, altri venduti con particolari formule commerciali. Come per gli altri servizi di rete visti finora, esistono browser per tutte le più diffuse piattaforme e sistemi operativi. L'utilizzazione di questi programmi, in linea di massima, è piuttosto facile: basta un semplice movimento del mouse, per collegarsi con un computer che è all'altro capo del mondo. Inoltre, come più volte ricordato, un client Web può accedere in maniera del tutto trasparente ai server FTP e gopher, e quelli più avanzati sono in grado di mostrare i messaggi dei newsgroup nonché di inviare e ricevere posta elettronica, integrando fra loro le principali funzionalità messe a disposizione da Internet. Ricordiamo che è possibile usare un browser grafico solo se si dispone di una connessione diretta alla rete, oppure di un collegamento con i protocolli SLIP/PPP. Una volta attivato il collegamento alla rete, basta avviare il client sul proprio computer e iniziare la navigazione tra le migliaia di server Web sparsi su Internet. Nelle pagine che seguono passeremo in rassegna alcuni tra i più diffusi browser, mostrandone le funzionalità principali. La nostra scelta è stata orientata dal livello tecnologico e dalla diffusione dei programmi rilevata al momento di scrivere il manuale. Ma ricordate che in questo campo qualsiasi tentativo di sistematizzazione è vano. Ogni consiglio su quale client scegliere, ogni illustrazione particolareggiata di uno di essi, rischia una rapidissima obsolescenza. L'unico consiglio che ci sentiamo di dare senza timore è questo: la via migliore per imparare ad utilizzare tutti gli strumenti del meraviglioso mondo di Internet è quella di usarli, spinti da una buona dose di curiosità. O, per dirla con Galileo, "provando e riprovando". Programmi con interfaccia a caratteriOvviamente, per utilizzare un sistema informativo come World Wide Web e per sfruttare pienamente le sue caratteristiche ipertestuali e multimediali, è necessario adoperare un client con una interfaccia grafica. Ma l'esperienza di navigare su World Wide Web, sebbene in maniera limitata, può essere provata anche da chi non dispone di collegamenti diretti o SLIP/PPP. Esistono infatti dei browser basati su interfaccia a caratteri che possono essere utilizzati anche attraverso una semplice connessione terminale ad un host di Internet. È sufficiente un qualsiasi programma di comunicazione con VT100 o VT102, due emulazioni terminale diffusissime, ed un modem, anche non particolarmente veloce, per collegarsi con l'host. Naturalmente è necessario che sull'host al quale ci si connette sia installata una versione del client. Per sapere se il proprio fornitore di accesso alla rete ne dispone, occorre chiedere direttamente al sistemista, o all'assistenza clienti nel caso di un provider commerciale. Se non fosse disponibile un client locale, si può ricorrere ad alcuni host che consentono un libero accesso, attraverso una semplice connessione telnet, ad un client Web. Potete ad esempio collegarvi via telnet all'indirizzo telnet.w3.org. Vi troverete il client WWW a caratteri sviluppato nei laboratori del CERN di Ginevra. La connessione non richiede alcuna procedura di login. Appena attivata appare infatti la home page del browser:
THE WORLD-WIDE WEB
1-5, Up, Quit, or Help: I pulsanti per navigare nella rete sono indicati dai numeri racchiusi entro parentesi quadre: per attivare un link basta digitare il relativo numero e dare l'invio. Un altro client a caratteri per muoversi in World Wide Web, con caratteristiche più evolute, è Lynx. Il programma è stato scritto da tre programmatori dell'Università del Kansas: Michael Grobe, Lou Montulli e Charles Rezac. Ci sono versioni per molte piattaforme, compresa una per DOS. È bene ricordare che i client a caratteri possono essere utilizzati anche con collegamenti SLIP/PPP, installandoli sul proprio computer. Possono essere molto utili, ad esempio, per coloro che, lontani dalle grandi città, fanno telematica pagando telefonate interurbane, o ricorrendo alle linee Itapac. Usando Lynx si può accedere alle informazioni organizzate nelle strutture ipertestuali di WWW riducendo al minimo il traffico di byte e contenendo quindi i costi. Usare il programma è molto semplice e intuitivo. Nella figura 37 potete vedere una schermata di Lynx in ambiente Unix, di gran lunga la versione più usata.
Come si può notare alcune parole sono in grassetto: sono altrettanti bottoni di voci attive. A seconda della configurazione del terminale i link potrebbero essere visualizzati in reverse, o con un colore diverso. Nella parte bassa dello schermo c'è un elenco dei comandi principali. Il posizionamento del cursore su un link avviene con i tasti 'Freccia su' e 'Freccia giù', e l'attivazione con il tasto 'Invio' oppure 'Freccia a destra'. Se volete tornare a una delle pagine Web già visitate basta premere il tasto 'Freccia a sinistra', e Lynx farà un passo indietro. Ci sono anche altri comandi molto utili: il tasto 'Del' o 'Backspace', ad esempio, visualizza un elenco di tutti i link toccati durante la sessione. Il tasto '/' ci consente di effettuare una ricerca nel testo della pagina Web; è molto utile se la struttura della pagina è complessa e lunga. Con il tasto 'H' (help), vengono visualizzati manuali, e quanto altro possa servire per saperne di più. Abbiamo detto che per attivare una voce contenuta in una pagina WWW basta selezionarla con la tastiera. Il client provvederà a prelevare le informazioni associate alla voce, collegandosi automaticamente con un altro computer se le informazioni richieste sono memorizzate altrove. Se conosciamo già l'indirizzo della pagina alla quale ci vogliamo collegare, con il comando 'G' (go) possiamo attivare direttamente il collegamento. Premuto il tasto non dovremo fare altro che fornire la URL del documento o della risorsa con cui vogliamo collegarci. Questo modo di navigare su WWW non ha certamente le potenzialità dei browser grafici, che possono trasmettere immagini, mappe sensitive, suoni, video, oltre a presentare il testo su schermate grafiche con cui si può interagire attraverso il mouse. Un client a caratteri consente un primo avvicinamento all'affascinante mondo di World Wide Web, ma, una volta iniziata l'esplorazione, vorrete probabilmente proseguirla dotandovi di strumenti più adeguati. La famiglia dei browser graficiLa famiglia dei browser grafici è ormai numerosissima. Nella nostra rassegna esamineremo i tre programmi attualmente più evoluti e diffusi: Mosaic, sviluppato dallo NCSA, il capostipite dei browser grafici; Netscape Navigator (nelle versioni 2 e Atlas), prodotto dalla omonima giovane azienda americana, che è il browser di maggiore successo in questo momento (si calcola che viene usato da circa il 70% degli utenti di Internet); Microsoft Internet Explorer, il browser sviluppato dalla potente azienda di Bill Gates, l'unico dei tre, al momento, ad avere una interfaccia nazionalizzata in italiano. In queste pagine naturalmente concentreremo la nostra attenzione sulle caratteristiche e funzionalità dedicate in modo specifico alla consultazione delle pagine Web. Tutti questi programmi sono in grado di interpretare uniformemente i file in formato HTML 2, e parte delle istruzioni previste nella futura versione 3 del linguaggio. Invece esiste una notevole difformità sul supporto delle estensioni a questo insieme, alimentata dalla guerra commerciale che spinge alcune aziende a potenziare il proprio prodotto. Prima di vedere più da vicino ogni singolo programma, esamineremo alcune caratteristiche che sono comuni a tutti i browser grafici dell'ultima generazione, compresi naturalmente quelli che citeremo in questo manuale.
Cominciamo con gli elementi dell'interfaccia utente (figura 38; l'immagine si riferisce a Netscape, ma quanto diremo si applica indifferentemente agli altri). In primo luogo la barra del titolo, nella parte superiore della finestra, permette di leggere il titolo del documento. Ci sono poi la consueta barra dei menu, quella dei pulsanti, a cui si aggiunge una barra che mostra la URL del documento visualizzato. Il documento Web viene reso nella finestra principale in modalità grafica. Le varie sezioni del testo sono formattate con stili e tipi di carattere diversi. In particolare le porzioni di testo che attivano i link sono evidenziate tramite un cambio di colore del carattere, eventualmente associato alla sottolineatura. Il colore standard dei link disponibili in una pagina è il blu; ma tutti i browser sono in grado di interpretare le estensioni del linguaggio HTML che consentono di ridefinire il colore dei link. Per attivare un collegamento è sufficiente posizionare il puntatore su una porzione di testo o su una immagine attivi, e premere il tasto sinistro del mouse (l'unico tasto nel caso dei computer Macintosh). Oltre ai link ipertestuali all'interno del documento, i browser mettono a disposizione una serie di strumenti di supporto alla navigazione. Le altre operazioni fondamentali che l'utente può effettuare sono le seguenti:
Queste funzioni sono attivabili attraverso la barra di pulsanti o i comandi dei menu a tendina. La lista dei segnalibri, che abbiamo già visto nei client gopher, è uno degli strumenti più utili. Si tratta di una lista di puntatori richiamabile, in qualsiasi client, tramite un menu a tendina. Le voci dei segnalibri contenute nel menu corrispondono ai titoli delle pagine nella barra del titolo. Ogni utente dovrebbe avere cura di costruire una lista adatta alle proprie esigenze, e dovrebbe sfoltirla periodicamente dalle voci non più interessanti, per preservarne la natura di strumento di rapida consultazione. Con i browser più evoluti è anche possibile personalizzare la propria lista di segnalibri, strutturandola in cartelle e sottocartelle. Oltre ai comandi per la navigazione sono disponibili anche alcune funzionalità standard: la memorizzazione su disco del documento corrente, la stampa, la visualizzazione del file sorgente in formato HTML. In generale i browser, oltre al formato HTML, sono in grado di visualizzare autonomamente i file di testo in semplice formato ASCII non marcato, ed almeno i due formati di file grafici più diffusi su Internet: il GIF e il JPEG. Come si è visto nella figura 38, le immagini vengono integrate all'interno del documento. Se il file che viene ricevuto dalla rete è in un formato sconosciuto, il programma può avviare automaticamente delle applicazioni di supporto in grado di interpretarlo: se si tratta di un file sonoro verrà avviato un riproduttore di suoni, se si tratta di un video verrà avviato un programma di riproduzione video, e così via. L'utente può aggiungere quanti visualizzatori esterni desidera, attraverso le procedure di configurazione di ogni singolo browser. Qualora non fosse disponibile un programma per un dato formato, è possibile memorizzare il file sull'hard disk locale. Una grande novità nella gestione di formati di file non standard è stata introdotta da Netscape: si tratta dei plug-in, dei moduli software che si integrano pienamente con il browser. I browser più evoluti condividono anche alcune caratteristiche tecnologiche che rendono più efficiente l'accesso on-line alle pagine, specialmente per chi usa una linea telefonica:
La prima caratteristica si riferisce al modo in cui il browser gestisce i file che vengono inviati dal server remoto, e alle precedenze nella composizione a video della pagina. Come abbiamo detto i file HTML sono dei semplici file in formato ASCII. Questo significa che un documento testuale su Web, anche se molto lungo, ha una dimensione in byte molto contenuta. I file grafici invece, anche se usano uno dei cosiddetti algoritmi di compressione, sono molto più esosi nell'occupazione di spazio. Quando una pagina Web viene inviata, il file di testo arriva quindi molto più velocemente dei file grafici eventualmente a corredo. Per evitare tempi morti, e poiché si può assumere che un utente sia, in genere, interessato alla lettura del testo prima che alla visione delle immagini, i browser più evoluti cominciano subito a visualizzare il testo, anche prima che tutte le immagini vengano ricevute completamente. E il testo stesso viene visualizzato progressivamente, man mano che arrivano i dati, senza aspettarne la ricezione completa. Questo meccanismo aumenta notevolmente la velocità di una navigazione. La memoria di deposito, o cache memory, è invece una sorta di duplicato locale di piccole sezioni del World Wide Web. L'uso della cache permette di velocizzare un eventuale nuovo accesso a pagine già visitate precedentemente. Ogni volta che il browser riceve dalla rete una pagina, fa una copia di tutti i file che la compongono sul disco rigido locale. Se nel seguito della navigazione l'utente contatta di nuovo quella medesima pagina, il programma carica i file memorizzati nella cache, piuttosto che richiederli al server remoto. Il meccanismo funziona anche se lo stesso file ricorre in più pagine: ad esempio le icone che si ripetono su tutte le pagine di un certo sito. La disponibilità e la dimensione della memoria cache sono modificabili attraverso i comandi di configurazione del browser (lo vedremo nei casi specifici). Quando lo spazio disponibile sul disco viene esaurito, il browser cancella i file più vecchi, per fare spazio a quelli nuovi. I proxy server estendono il meccanismo della memoria cache locale. Un proxy server è un software che viene di norma installato su uno dei computer di una rete locale collegata ad Internet. La sua funzione è quella di conservare in un apposito archivio una copia di ogni file richiesto dagli utenti che accedono alla rete (l'archivio può avere dimensioni variabili a seconda della capacità di memoria). Quando un utente richiede di accedere ad una data risorsa, il suo browser contatta in primo luogo il proxy server (come dice il nome, prossimo, e dunque molto più veloce): se le informazioni sono già presenti nella memoria locale, il proxy le invia senza stabilire il collegamento con i computer remoti; altrimenti effettua la nomale procedura di trasferimento remoto, e prima di recapitare i dati al computer chiamante, ne conserva una copia. L'uso del proxy server ha naturalmente senso solo se esso si trova sulla stessa sottorete del client. Si dimostra particolarmente utile per i provider che forniscono collegamenti SLIP/PPP, poiché consente di aggirare in parte i rallentamenti della rete Internet, garantendo nel contempo un'alta velocità di utilizzo all'utente finale e un minore flusso di dati sui canali pubblici, con vantaggio per tutti. Per il momento solo alcuni fornitori commerciali offrono questo tipo di servizio. Per fare in modo che il browser sfrutti questa tecnologia, qualora fosse disponibile, occorre configurarlo adeguatamente: vedremo in seguito come farlo nel caso dei tre programmi presi in considerazione in questa sede. Il papà: MosaicMosaic è stato il primo browser per accedere a World Wide Web dotato di interfaccia grafica. È stato sviluppato nei laboratori del National Center for Supercomputing Applications da un team di programmatori che in pochi anni sono diventati gli esponenti di punta della nuova industria informatica. Malgrado in seguito alcuni di loro abbiano fondato delle aziende e si siano messi a produrre dei client per conto loro, lo NCSA ha continuato a sviluppare il proprio software. Inoltre il codice originale è stato anche concesso in licenza a software house, come la Spry e la Spyglass, che hanno realizzato varie versioni commerciali del prodotto, peraltro non molto fortunate. Molte delle caratteristiche fondamentali dell'interfaccia utente degli attuali browser Web discendono dalla prima versione di questo programma, che risale al 1992. Successivamente Mosaic è stato superato tecnologicamente da altri browser, come Netscape; ma le ultime versioni hanno ricuperato parte del terreno perduto, almeno per quanto riguarda l'accesso a World Wide Web, ed anzi presentano alcune innovazioni che non si trovano nei più fortunati discendenti. Un ulteriore titolo a favore di Mosaic è la sua gratuità: le varie versioni sono tutte disponibili al sito Web dello NCSA, all'indirizzo http://www.ncsa.uiuc.edu/SDG/Software/Mosaic/NCSAMosaicHome.html. Mosaic è una applicazione multipiattaforma. Nel momento in cui scriviamo è arrivato alla versione 2 su piattaforme Windows e Macintosh, ed alla 2.7 in ambiente X-Window. Le varie versioni sono sostanzialmente e funzionalmente uguali. Nel seguito faremo riferimento alla versione per Microsoft Windows 95 e NT. Per quanto riguarda il supporto ad HTML, Mosaic gestisce molte delle istruzioni della futura versione ufficiale (HTML 3), ma non le estensioni introdotte da Microsoft e Netscape allo standard.
L'interfaccia utente di Mosaic (figura 39) presenta tutti gli elementi che si trovano nei programmi funzionanti in ambienti grafici. Sulla barra dei pulsanti sono a disposizione i comandi principali per la navigazione:
Questo ultimo comando è utile quando di una pagina molto lunga ci interessa solo la prima parte, o se si verificano dei ritardi nella connessione. Il primo pulsante a sinistra, quello con la cartellina aperta, porta a una finestra di dialogo in cui è possibile digitare la URL di un documento che si intende raggiungere immediatamente. La medesima operazione si può fare nella barra che mostra la URL del documento corrente. Tutti questi comandi hanno un loro corrispettivo nei vari menu a tendina. Il menu 'File' permette inoltre di visualizzare il file HTML della pagina ('Document source'), di salvarlo sul disco rigido ('Save As'), e di stampare il documento ('Print'). Mosaic, come la maggior parte degli altri browser, salva solo il file HTML, e non i file grafici ad esso eventualmente associati. È però possibile memorizzare, una per volta, anche le immagini presenti in una pagina. Per farlo occorre posizionare il puntatore sull'immagine e premere il tasto destro del mouse: comparirà un menu contestuale con alcuni comandi, tra cui 'Save Image'. Un ulteriore comando molto utile presente in questo menu è 'Spawn Mosaic from...': l'ultima parola cambia a seconda che il puntatore sia posizionato su una qualsiasi parte della pagina Web o su un zona attiva. Nel primo caso la voce del menu termina con '... current page', nel secondo con '... from anchor'. In entrambi casi l'effetto è l'apertura di una nuova finestra di Mosaic che mostra rispettivamente la stessa pagina della precedente, o la pagina collegata al link. Mosaic è dotato di un indice storico delle pagine visitate durante una sessione. È possibile consultarlo selezionando la voce 'Session history' nel menu 'Navigate'. Ricordate tuttavia che questo indice viene cancellato ogni volta che si chiude Mosaic. Per tenere traccia di pagine che ci sono sembrate interessanti e degne di ulteriore consultazione, si deve usare perciò la lista dei segnalibri. Vi si arriva dal menu denominato 'Hotlist'. Per aggiungere il documento visualizzato all'elenco dei segnalibri è disponibile un apposito pulsante (il quarto da destra; la sua icona comprende un segno '+'), oppure, nel menu 'Navigate', la voce 'Add current to Hotlist'. Attraverso il comando 'Advanced Hotlist Manager', nel menu 'Navigate', si accede ad una finestra (figura 40) che permette di gestire i segnalibri in modo assai avanzato. È possibile riunire i segnalibri in cartelle e sottocartelle, organizzandoli per temi. Per inserire una nuova cartella si usa il comando 'Insert New Folder' dal menu 'Edit': nella finestra di dialogo si può poi inserire il nome che si desidera dare alla cartella, e premere il classico tasto 'Ok'. Per spostare i segnalibri nella nuova cartella, basta selezionarli con il puntatore del mouse e trascinarli. Si possono spostare anche intere cartelle.
I comandi e le caratteristiche descritte fino ad ora sono sostanzialmente condivise da tutti i browser. Mosaic però è dotato di due comandi unici, molto utili. Il primo, 'Presentation Mode', si trova nel menu 'Options', e permette di allargare la finestra del documento a tutto schermo trasformando Mosaic in un vero e proprio proiettore di presentazioni. Il secondo invece si attiva tramite la voce 'Mosaic Autosurf' del menu 'Navigate'. Il nome del comando è abbastanza autoesplicativo: è possibile configurare il programma per effettuare una navigazione automatica, non visibile dall'utente, di uno o più siti, specificando attraverso una finestra di dialogo fino a quale profondità seguire i link. Quale è la sua utilità? Mosaic come tutti browser fa una copia della navigazione nella cache. Ebbene, le pagine memorizzate nella cache possono essere consultate anche off-line: la navigazione avviene esattamente come se si fosse collegati, con i link e le immagini. Usando 'Autosurf' è dunque possibile far fare al browser la copia su cache di un intero sito (ad esempio un manuale o un testo elettronico), seguendo tutti i possibili link, per poi leggerlo comodamente off-line, senza l'assillo degli scatti telefonici. Chiudiamo la descrizione di Mosaic con alcuni cenni sulla sua configurazione. Questa avviene tramite una finestra di dialogo collegata alla voce 'Preferences' del menu 'Options', composta da diverse schede (figura 41).
Come si vede le opzioni di configurazione sono molte, e non possiamo in questa sede approfondirle tutte. Ricordiamo comunque che Mosaic è dotato di un help in linea molto completo. La figura mostra la scheda di configurazione della cache su disco. È possibile indicarne la dimensione, e regolarne l'uso da parte del programma durante la navigazione. Normalmente infatti prima di caricare una copia dalla cache il browser stabilisce una connessione con il computer remoto e si assicura che il file non abbia subito modifiche. Se si seleziona la casella 'Once per Session' il controllo viene fatto solo una volta durante una sessione di navigazione. Con 'Always' invece il browser farà un controllo ogni volta che la pagina è selezionata. Di norma la migliore impostazione è la prima. È anche possibile disabilitare il controllo, ma questa opzione va utilizzata solo se si sta effettuando una navigazione off-line sui documenti copiati nella cache. Mosaic è anche dotato di una gestione molto avanzata della cache, che permette di indicare se e come memorizzare ogni tipo di file: per accedere a queste funzioni occorre premere il tasto 'Advanced Disk Cache Manager' Le scheda 'Document' permette di controllare alcuni aspetti della visualizzazione delle pagine, e di specificare l'indirizzo della home page, fornendo la sua URL. 'Viewers' permette invece di configurare le applicazioni di supporto per i file che il browser non può gestire direttamente. Vedremo in un paragrafo successivo come viene effettuata questa configurazione nel caso di Netscape; i comandi da dare se si usa Mosaic sono molto simili. Con la scheda 'Proxy' (figura 42) si possono indicare gli indirizzi simbolici di eventuali proxy server.
È possibile indicare un proxy server per ogni tipo di servizio di rete. Inoltre si può indicare una lista di indirizzi per i quali non utilizzare il proxy. Normalmente se si usa una connessione SLIP/PPP questa casella va riempita con l'indirizzo del proprio provider, per il quale l'uso dei proxy è inutile; può inoltre essere opportuno disabilitare il proxy nel caso di pagine aggiornate molto frequentemente: ad esempio quelle di una agenzia di stampa, o di un servizio di informazioni meteorologiche. Infine un cenno alla scheda 'Font', che porta ad un'altra interessante particolarità di Mosaic. Attraverso questa scheda (premendo il tasto 'Change') è infatti possibile gestire i tipi di font e gli stili di carattere che il programma usa per visualizzare le varie zone del testo associate a specifiche istruzioni HTML. Si tratta in sostanza di un foglio di stile, simile a quelli usati dai wordprocessor, che l'utente può personalizzare. Si possono definire più fogli di stile (con il pulsante 'New'), ognuno con diverse associazioni tra istruzioni HTML e tipi di carattere. Vedremo più avanti che l'estensione del meccanismo dei fogli di stile è una delle evoluzioni che si stanno prefigurando per il futuro di World Wide Web Il figlio geniale e indisciplinato: NetscapeAttenzione: per questa
sezione è disponibile un Netscape Navigator - al momento in cui scriviamo sono disponibili le beta release di una nuova versione denominata Atlas - è stato il primo erede di Mosaic nella famiglia dei browser con interfaccia grafica, ed è come noto il più avanzato e diffuso strumento di navigazione attualmente esistente. Abbiamo già avuto modo di presentare molte delle sue caratteristiche nei precedenti capitoli di questo manuale, dunque in questo paragrafo ci limiteremo a vederne le funzionalità in specifiche in quanto browser. Dal progenitore Netscape ha ereditato l'architettura fondamentale dell'interfaccia, e gran parte delle funzionalità di base. Ma le innovazioni che nel corso dei due anni di vita sono state introdotte dal gruppo di programmatori della giovane azienda californiana sono veramente notevoli, e ancora oggi fanno la differenza (sebbene molte di esse siano state reintrodotte in gran parte degli altri prodotti). La più importante caratteristica di Netscape è senza dubbio la grande quantità di estensioni introdotte rispetto alla versione standard dello HTML. Queste estensioni permettono agli sviluppatori di pagine Web di ottenere degli effetti 'editoriali' molto avanzati, dando loro un grande controllo sul modo in cui il browser visualizza la pagina. La figura 43 mostra ad esempio una fra le più notevoli e utili di queste innovazioni: i frame. Essi danno la possibilità di suddividere la finestra principale del programma in più aree, ognuna contenente un diverso documento. Questa tecnica permette ad esempio di mostrare un indice strutturato di un documento, o di un intero sito, in una area di dimensioni prefissate, e i contenuti in una area di dimensioni variabili. Netscape è stato il primo browser ad introdurre i colori e le immagini di sfondo, e a consentire un preciso posizionamento della grafica nella pagina. L'entusiasmo nell'introdurre nuovi marcatori HTML ha naturalmente degli effetti deprecabili sulla consistenza e sulla universalità del linguaggio, che dovrebbe essere uno standard condiviso. Per approfondire questo argomento e le possibili risposte che sono attualmente allo studio rimandiamo al paragrafo dedicato ai fogli di stile. Altre caratteristiche innovative di questo software le incontreremo nei prossimi paragrafi. Per ora diamo uno sguardo alla sua interfaccia utente. Anche Netscape Navigator è un software multipiattaforma: ne esistono versioni per Windows, Macintosh, e per gran parte delle varietà di Unix. Sono tutte sostanzialmente uniformi, e divergono solo per quei dettagli di configurazione strettamente legati al sistema operativo.
Analizzeremo da vicino Netscape Atlas per Windows 95, la più avanzata versione disponibile del programma; noteremo comunque tutti i (pochi) casi in cui il funzionamento di questa versione differisce da quello della versione 2.01 di Netscape Navigator, tuttora probabilmente la più diffusa fra i navigatori in rete. La finestra principale di Netscape si differenzia da quella di Mosaic e di Explorer per la presenza di due ordini di pulsanti, separati dalla tradizionale barra che mostra la URL della pagina attiva. La prima serie di pulsanti contiene i consueti comandi per la navigazione. Nell'ordine da sinistra:
Il secondo livello di pulsanti invece attiva dei link ad alcune pagine Web di riferimento ospitate presso il sito ufficiale della Netscape Communication. Si tratta di pagine che contengono informazioni utili alla navigazione o documentazione tecnica sul programma. Lo stesso meccanismo è usato per le voci del menu 'Help', anch'esse link codificati nel browser. Infatti Netscape ha un normale help in linea solo per le opzioni di configurazione, mentre il resto della documentazione è reperibile su Web. Tra i pulsanti di questa seconda barra due sono sicuramente i più utili: il quarto e il quinto, etichettati rispettivamente 'Net search' e 'Net directory'. Il primo dà accesso ad una pagina che elenca i più importanti motori di ricerca per World Wide Web; il secondo porta a un elenco di cataloghi e soggettari ragionati. Si tratta di strumenti ormai indispensabili per utilizzare una galassia di documenti composta, nel momento in cui scriviamo, da oltre venti milioni di pagine. Questo tema sarà oggetto della seconda parte del manuale. Come già accennato, un aiuto per muoversi nei territori sconfinati di World Wide Web viene fornito dalla lista personale dei segnalibri, denominata appunto 'Bookmarks'. Netscape consente di raggruppare le varie voci della lista in menu e sottomenu a cascata. Sia l'elenco che gli strumenti di gestione dei bookmark sono accessibili attraverso l'omonimo menu. Il comando 'Add Bookmark' aggiunge il titolo e l'indirizzo della pagina corrente all'elenco; il 'comando 'Go to Bookmarks' invece attiva la finestra di gestione della lista (figura 44), che presenta la classica struttura ad albero con voci e raccoglitori.
La manipolazione delle varie voci viene effettuata attraverso il trascinamento con il puntatore del mouse. È possibile inserire nuovi raccoglitori tramite il menu 'Item', che fornisce anche i comandi per ordinare le voci ('Sort Bookmarks') o per decidere in quale raccoglitore debbano essere inseriti nuovi segnalibri che l'utente aggiunge durante le sue navigazioni (basta selezionare una cartella e attivare il comando 'Set to New Bookmark Folder'). Una interessante particolarità di questa finestra è il comando 'What's New' nel menu 'File': attivandolo è possibile verificare, per ogni pagina segnata nell'elenco, se ci sono state variazioni da quando è stata aggiunta o dal momento della verifica immediatamente precedente. Netscape è dotato della possibilità di aprire molte finestre contemporaneamente, attraverso il comando 'New Web Browser' nel menu 'File'. In questo modo si possono consultare più pagine contemporaneamente, o consultare un documento mentre se ne sta ricevendo un altro. Peraltro Netscape è in grado di effettuare il trasferimento di file (ad esempio da un server FTP) in 'sottofondo' (il termine tecnico è quello di trasferimento in background), senza occupare una finestra Web. È naturalmente possibile salvare i file HTML, attraverso il classico comando 'Save As' del menu 'File'. Invece le immagini presenti in una pagina si possono salvare posizionandovi sopra il cursore e premendo il tasto destro del mouse (o tenendo premuto per circa un secondo il tasto nei Mac): comparirà un menu contestuale con, tra gli altri, il comando 'Save This Image As'. Nella versione 2 di Netscape, il menu attivato dal tasto destro del mouse è molto utile per la navigazione nelle pagine dotate di frame. Infatti per tornare al documento precedente all'interno di un frame è necessario usare il comando 'Back in Frame', presente solo in questo menu. Il pulsante 'Back' invece torna alla prima pagina senza frame. La nuova versione del programma, Netscape Atlas, ha modificato questa situazione, basandosi sulla (corretta) assunzione che l'utente voglia di norma spostarsi in avanti e indietro di un 'passo' alla volta, indipendentemente dal fatto se il passo compiuto riguardi un frame o un'intera pagina. In Netscape Atlas, dunque, i pulsanti 'Back' e 'Forward' sono in grado di percorrere all'indietro e in avanti anche la nostra navigazione nei frame, e la voce 'Back in Frame' non è più presente nel menu contestuale accessibile attraverso il tasto destro del mouse. Il menu 'Options' dà acceso alle finestre di configurazione. Netscape è dotato di quattro finestre di configurazione, a loro volta suddivise in schede. La finestra collegata al comando 'General Preferences' permette di determinare il comportamento generale del browser. In particolare la scheda 'Appearance' consente di definire l'indirizzo della home page. In questa scheda ci sono anche le opzioni atte a determinare per quanto tempo Netscape dovrà tenere traccia dei link visitati, differenziandoli da quelli non attivati. Normalmente il programma memorizza questi dati per trenta giorni. Si può anche indicare di mantenere per sempre la traccia delle navigazioni, ma ricordate che di questi dati viene tenuta traccia in un file che potrebbe in tal modo assumere dimensioni eccessive. Questa finestra dà anche accesso alla configurazione delle applicazioni di supporto, di cui parleremo in seguito. Della finestra di configurazione collegata al comando 'Mail and News Preferences' abbiamo già parlato nel corso dei capitoli precedenti. Invece il comando 'Network Preferences' permette di configurare (figura 45) la dimensione della cache su disco, e la presenza di eventuali proxy server.
Netscape usa due memorie di deposito: una su disco rigido, permanente, ed una in memoria RAM, molto veloce, ma volatile. Naturalmente la scelta della dimensione dipende dalle risorse a disposizione nel computer di ogni singolo utente. In linea generale, a meno di disporre di una grande quantità di RAM, è bene non modificare le impostazioni standard della cache in memoria. Netscape, come Mosaic, permette di determinare se e quando verificare che un file memorizzato in cache non abbia subito modifiche sul server remoto.
Anche la gestione dei proxy (figura 46) è molto avanzata. Netscape è in grado sia di autoconfigurare i proxy attraverso un particolare protocollo (ma per il momento questa capacità non è fornita da nessun provider italiano), sia di lasciare all'utente la configurazione manuale degli indirizzi (premendo il pulsante 'View' compare una finestra nella quale vanno indicati gli indirizzi dei proxy server per i vari servizi di rete). È anche possibile disattivare i proxy, opzione molto utile se l'utente dispone di diversi provider, o nel caso (non raro) di malfunzionamento dei proxy server. Chiudiamo questa rassegna su quello che è per il momento il migliore browser Web disponibile ricordando che Netscape integra dei sistemi molto efficienti di sicurezza delle transazioni, basati sulla criptazione dei dati che si scambiano client e server. Affinché una transazione sia sicura, naturalmente, è necessario che il server supporti i medesimi sistemi di criptazione del browser. Quando si stabilisce un collegamento sicuro, Netscape ce ne informa attraverso un apposito messaggio, mentre l'icona di una piccola chiave spezzata normalmente presente in basso a sinistra viene sostituita da quella di una chiave integra, e lungo il bordo superiore della finestra del documento compare una riga blu. Il problema della sicurezza è probabilmente l'elemento determinante per lo sviluppo del commercio su Internet, e su di esso si stanno investendo enormi quantità di capitali. La soluzione adottata da Netscape in questo senso è abbastanza buona, ma non è ancora sicura al cento per cento, e soprattutto non è ancora basata sull'indispensabile alleanza fra le maggiori carte di credito, il solo fattore che in questo campo potrà determinare uno standard universalmente accettato. Il figlio ricco: Microsoft Internet ExplorerAttenzione: per questa
sezione è disponibile un Internet Explorer è il browser Web realizzato dalla Microsoft. Il programma è stato sviluppato specificamente per il nuovo sistema operativo Windows 95, ma recentemente ne sono state rilasciate anche una versione per Windows 3.1 e una per Macintosh: tutte disponibili gratuitamente presso il sito Web della Microsoft all'indirizzo http://www.microsoft.com/ie. Sebbene l'azienda di Richmond sia arrivata con un certo ritardo nell'universo Internet, le sue enormi risorse le hanno permesso di recuperare molto del terreno perduto. Ed in effetti la versione 2 di Explorer si dimostra un ottimo programma, ovviamente ben integrato con il sistema operativo. Mentre scriviamo queste pagine, è stata appena rilasciata una versione preliminare di Explorer 3, che prefigura un vero e proprio salto evolutivo nella tecnologia Web. Al pari di Netscape, e per identiche ragioni commerciali, anche Microsoft ha introdotto molte estensioni ai comandi standard HTML, estensioni che il suo browser è in grado di interpretare. È ad esempio possibile far scorrere una scritta, indicare il tipo di carattere da usare nel testo, oppure inserire all'interno della pagina Web un video digitale in formato Microsoft AVI, che Explorer può visualizzare grazie alla integrazione con gli strumenti multimediali del sistema operativo. La versione 3 inoltre è in grado di interpretare anche i frame, proposti originariamente da Netscape (Microsoft ha aggiunto una serie di comandi per il controllo del contorno e per la creazione di frame 'sospesi' in una pagina), ed una serie di comandi per la formattazione delle tabelle. Ma la vera innovazione di questa terza generazione del browser Microsoft si colloca sul piano della integrazione fra programmi e su quello della interattività. Explorer 3 infatti è una applicazione pienamente integrata con la tecnologia OLE 2 (Object Linking and Embedding). Inoltre è in grado di interpretare ed eseguire comandi inseriti nelle pagine Web in VB Script, un linguaggio derivato dal Visual Basic, oppure in Java Script, un linguaggio introdotto da Netscape e basato su Java. In questo modo il browser può integrare oggetti, documenti o interi programmi interattivi, naturalmente distribuiti sulla rete attraverso Web. Occorre rilevare che la scelta di utilizzare tecnologie proprietarie, come OLE e Visual Basic, limita (o forse sarebbe meglio dire vincola) la diffusione di questa innovativa capacità interattiva alle piattaforme operative Microsoft. Su Internet, tuttavia, si trova una grande varietà di sistemi operativi, e sarà assai difficile (oltre che probabilmente non desiderabile) imporne universalmente uno. È dunque probabile che questa nuova generazione di sistemi integrati e interattivi sia pensata avendo in mente soprattutto il particolare segmento di mercato delle applicazioni Intranet. Si tratta di un fenomeno che sta attirando l'attenzione di gran parte dell'industria informatica e telematica. Una Intranet è sostanzialmente una rete aziendale di dimensioni variabili (da rete locale a rete dipartimentale o continentale) che si basa sulla tecnologia Internet (protocolli ed applicazioni) ma viene usata esclusivamente per l'attività interna dell'azienda, e dunque non permette l'accesso dall'esterno. In questi ambienti, normalmente, la scelta di un sistema informativo viene pianificata, e dunque i problemi di standardizzazione incidono assai meno.
Un aspetto positivo di Internet Explorer è la sua nazionalizzazione. Tra i browser più diffusi, infatti, è l'unico che abbia una versione in italiano. L'interfaccia utente, che in linea di massima è la medesima sia nella versione 2 che nella 3, presenta tutte le tipiche caratteristiche delle applicazioni per Windows 95, e dunque risulta di facile utilizzo per un utente che sia abituato a questa piattaforma. Naturalmente pulsanti e voci di menu offrono anche i consueti comandi di un browser Web. I due pulsanti con le frecce permettono di ripercorrere in avanti o indietro la navigazione svolta. Il pulsante con la croce interrompe il caricamento di un documento. Quello con la casetta fa tornare alla home page. Explorer ha inserito sulla barra un altro pulsante che attiva un link: è quello con la lente di ingrandimento, che permette di collegarsi ad un elenco di motori di ricerca su Web. Nella sua configurazione standard, il programma riceve queste pagine dal server di Microsoft Network. È comunque possibile ridefinire sia la home page che la pagina di ricerca attraverso la finestra di configurazione. Quest'ultima si raggiunge tramite il comando 'Opzioni' nel menu 'Visualizza', ed è articolata nelle consuete schede etichettate. Il pulsante con l'icona di un giornale attiva il lettore di newsgroup integrato. Per utilizzarlo è necessario specificare l'indirizzo di un news server nella omonima scheda della finestra di configurazione. I segnalibri nell'ambiente Explorer vengono denominati 'Preferite'. La gestione della lista può essere fatta con due pulsanti sulla barra: il primo, che reca una cartella con un asterisco, apre la finestra delle pagine preferite; il secondo, con la stessa cartella affiancata dall'immagine di una pagina, aggiunge il documento corrente alla lista. In alternativa si possono usare i corrispondenti comandi del menu. La finestra delle 'Preferite' di Explorer si presenta come una normale cartella Windows 95, esattamente identica a quelle per la gestione di file sul disco rigido. È possibile creare cartelle in cui raccogliere le pagine preferite e trascinare pagine e cartelle per raggrupparle, esattamente come se fossero directory e file. Lo stesso avviene per l'elenco delle pagine visitate, detta 'Cronologia' (si trova nel menu 'File'); a differenza di quanto accade nella maggior parte degli altri browser, questo indice storico delle navigazioni effettuate non viene cancellato alla fine di una sessione. Il menu 'File' presenta anche il comando per aprire una seconda finestra, oltre a quelli consueti per collegarsi ad una pagina una volta fornita la sua URL ('Apri...'), per salvare il file HTML ('Salva con nome...') e per stamparlo ('Stampa'). Anche Explorer fa uso di menu contestuali associati al tasto destro del mouse. Il loro contenuto varia a seconda della posizione del puntatore. Se questo viene collocato su una immagine, è possibile ad esempio salvarla su disco, copiarla nella clipboard, o impostarla come sfondo della 'scrivania' di Windows 95; se invece il puntatore è posizionato su una zona attiva del documento si può aprire in un'altra finestra la pagina collegata. Tra gli altri comandi nei menu contestuali ricordiamo 'Visualizza origine HTML', che permette di visualizzare il file HTML attraverso Notepad, il piccolo text editor di Windows. Le opzioni di configurazione di Explorer, alcune delle quali già menzionate, sono abbastanza simili a quelle di Netscape e di Mosaic. Attraverso la scheda 'Avanzate', che vedete in figura, si può determinare la quantità di documenti conservati nella cronologia, la collocazione su disco e la dimensione della memoria cache. Quest'ultima va specificata non in valori assoluti, ma in percentuale sulla dimensione del disco rigido, agendo col mouse su un indicatore di livello.
Explorer 2 si differenzia nella gestione delle applicazioni di supporto, su cui ci soffermeremo nel paragrafo seguente. Infatti il browser Microsoft sfrutta il database delle applicazioni registrate di Windows 95 per associare tipi di file ad applicazioni, e usa la tecnologia DDE (Dynamic Data Exchange) per avviare applicazioni esterne e passare loro i dati. Se ad esempio un link ha per destinazione un file in formato Word, il browser automaticamente avvia il wordprocessor. Per motivi di sicurezza, prima di effettuare questa operazione appare una finestra di conferma: infatti i file prodotti da molti software delle ultime generazioni (come Word, Excel, etc.) possono contenere a loro volta delle macro-istruzioni, con le quali è possibile generare dei veri e propri virus. Per evitare brutte sorprese, consigliamo di sfruttare questa caratteristica di Explorer solo se avete la certezza che il file non possa arrecare danni al vostro computer. Un ulteriore passo in avanti in questo senso viene fatto da Explorer 3, che è una vera e propria applicazione OLE 2. Grazie a questa tecnologia per l'integrazione dei sistemi software, esso può dunque incorporare nella sua stessa finestra ogni tipo di applicazione compatibile con OLE, assumendone le caratteristiche di interfaccia. Ad esempio con Explorer 3 un documento in formato Word o una tabella Excel vengono visualizzati dentro la finestra del browser, che contestualmente eredita i menu e i pulsanti delle rispettive applicazioni. E' a questo punto possibile anche scrivere altri programmi da includere come oggetti attivi all'interno di pagine Web.
In realtà la tecnologia di Explorer 3 ha implicazioni molto più vaste di quelle che possiamo esaminare in questa sede. Essa rappresenta infatti l'implementazione Microsoft di un nuovo sistema di progettare le applicazioni informatiche, viste come oggetti attivi che contengono i dati e le procedure adeguate per manipolarli, in grado di essere distribuiti su ambienti di rete (Component Object Model, o COM): questo sistema sarà alla base del nuovo sistema operativo della casa di Richmond, il cui nome in codice è Nashville. L'informatica distribuita basata su oggetti è infatti la prospettiva di sviluppo delle tecnologie informatiche, e nel capitolo dedicato al futuro di Internet ne vedremo alcune altre esemplificazioni. Altri browser graficiI browser grafici di cui abbiamo parlato sono gli esemplari più rappresentativi di una classe di strumenti che va allargandosi a un ritmo molto consistente. Se intendete vederne degli altri vi consigliamo di visitare la pagina dedicata ai browser da un catalogo dei siti World Wide Web come Yahoo!. Si tratta di un elenco di link dal quale potrete raggiungere le home page dei vari programmi, ed eventualmente scaricarli e provarli. La maggior parte sono freeware o shareware, e offrono le medesime funzionalità di base viste finora. La IBM, ad esempio, ha rilasciato un client per il suo sistema operativo OS/2 WARP, denominato Web Explorer, che presenta delle notevoli caratteristiche di velocità ed affidabilità, grazie alla possibilità del sistema operativo di operare in modalità multithread, ovvero di spezzare un determinato processo in tanti piccoli sottoprocessi (si tratta di una possibilità sfruttata anche dal Microsoft Internet Explorer, a partire dalla versione 3.0). La Oracle invece ha realizzato un suo browser per piattaforme Unix e Windows, molto qualificato, che si chiama PowerBrowser, e che potrebbe aspirare ad entrare come terzo incomodo nella contesa tra Netscape Navigator e Microsoft Explorer. Citiamo infine, per chi ha accesso a macchine Unix (compreso Linux, la versione di Unix per processori Intel distribuito gratuitamente su Internet), Arena sviluppato al CERN di Ginevra. Questo programma viene usato per testare le nuove caratteristiche delle quali si propone l'inserimento nel nuovo formato standard per lo scambio di documenti su World Wide Web, lo HTML 3. Si tratta di un browser assolutamente inutilizzabile a regime, poiché in costante revisione, ma che presenta, allo stato sperimentale, alcune interessanti novità previste nel futuro standard: ad esempio l'estensione del meccanismo di costruzione dei link e l'introduzione dei fogli di stile CSS. Per approfondimenti su quest'ultimo argomento, rimandiamo al capitolo dedicato al futuro di Internet. Programmi di supporto e plug-inI programmi di supporto sono delle applicazioni utilizzate dai browser Web per visualizzare file in formati diversi da quelli tradizionali. Per fare in modo che il browser possa riconoscere il tipo di file e avviare il corrispondente programma di supporto, occorre naturalmente configurarlo. Prima di vedere come va effettuata questa operazione dobbiamo però introdurre il concetto di MIME type. Il MIME type è una etichetta che viene usata nelle interazioni tra server e client per identificare il formato delle informazioni scambiate sulla rete. Ogni volta che un server Web inizia un trasferimento verso il client, antepone ai dati veri e propri un header che ne specifica il MIME type. A sua volta il client legge questa intestazione e poi decide come trattare i dati. Se il formato è tra quelli standard, comincia a visualizzarli nella sua finestra. In caso contrario il browser consulta una tabella che associa tipi di file a programmi di supporto: se il tipo di file è stato associato ad un programma, questo viene avviato automaticamente e i dati passati al suo controllo. In caso contrario il browser chiede all'utente cosa fare di quei dati che non sa come gestire. Un MIME type è composto da tre elementi: un tipo, un sottotipo e una lista di estensioni standard nel nome del file. Ad esempio il MIME type dei file HTML è:
Mentre il MIME type per il formato di file audio di Windows è:
Ci sono tipi MIME per moltissimi formati. L'associazione di un programma di supporto ad un determinato tipo di file viene fatta attraverso le finestre di configurazione del browser. La figura 50 mostra la finestra per la configurazione delle applicazioni di supporto con Netscape Navigator. Mosaic ne ha una simile (ma con minori opzioni).
Per ogni tipo di file è possibile scegliere un diverso comportamento:
L'elenco dei tipi di Netscape è molto completo. Se tuttavia un server invia un MIME type non incluso in questo elenco, il browser lo aggiunge automaticamente, e poi chiede all'utente di specificare come gestire i file in quel nuovo formato. A rigore dunque non è necessario associare prima tutti i tipi alle rispettive applicazioni. Quanto alle applicazioni stesse, può trattarsi di qualsiasi programma in grado di gestire i tipi di file in questione. Gran parte di questi programmi, per tutte le piattaforme, sono reperibili direttamente su Internet come software shareware o freeware. Inoltre i sistemi operativi più recenti includono nella loro dotazione standard diverse applicazioni per la gestione di file multimediali. Ad esempio Windows ha un riproduttore di file audio in formato Wav e MIDI, ed un visualizzatore di file video in formato Microsoft AVI. Naturalmente si possono utilizzare anche programmi commerciali: è dunque ad esempio possibile associare il formato Microsoft Word al noto word processor. I programmi di supporto per i browser, come abbiamo visto, sono software esterni al browser stesso: vengono avviati in una loro finestra, hanno una loro interfaccia utente, assorbono risorse e memoria. Inoltre, quando il file viene passato al visualizzatore esterno, il browser perde ogni controllo sul suo contenuto. La nuova tecnologia dei plug-in introdotta da Netscape per il suo Navigator, ed accolta anche da Microsoft, determina una grande innovazione in questo campo. Un plug-in è un modulo software che si integra pienamente con il browser stesso, e ne estende le funzionalità. Una volta installato un plug-in per un dato formato sul disco rigido, Netscape è in grado di visualizzare nella sua finestra i documenti in quel formato, mutuando anche i comandi per manipolarli e integrando il tutto in una unica interfaccia utente. I plug-in possono funzionare in tre modalità: annidata, a pieno schermo, o nascosta. Un plug-in annidato viene inserito all'interno di una pagina Web come avviene per le normali immagini. Ad esempio, utilizzando un plug-in come PreVu, un riproduttore di file MPEG, un video digitale può essere riprodotto direttamente all'interno della finestra della pagina Web (figura 51).
Un plug-in a pieno schermo invece assume totalmente il controllo della finestra del browser, aggiungendo eventualmente pulsanti e barre di controllo. Un esempio di questo tipo è il visualizzatore di file Acrobat sviluppato dalla Adobe (figura 52), che permette anche di specificare link ipertestuali all'interno dei file PDF.
Un plug-in nascosto, infine, svolge la sua funzione in background. Plug-in di questo tipo sono utilizzati ad esempio per riprodurre file audio, o suoni dal vivo in modo sincrono (come avviene nel caso del formato Real Audio). L'installazione di un plug-in normalmente non richiede all'utente alcuna azione specifica, ed è gestita da una procedura che automaticamente aggiorna Netscape e la tabella dei MIME type. Se un pagina contiene un riferimento ad un plug-in non installato sul disco rigido, il browser avverte l'utente, e gli dà l'opportunità di scaricare immediatamente il software necessario. I plug-in sono naturalmente dipendenti dalla piattaforma: un modulo che è stato compilato per Windows non potrà funzionare su Macintosh, e viceversa. Attualmente l'elenco dei plug-in sviluppati per Netscape da terze parti è molto lungo: ci sono visualizzatori per i vari formati video (MPEG e Quicktime), audio (MIDI, Wav), di grafica vettoriale (CGM, Corel Draw, AutoCAD); ci sono plug-in che permettono di visualizzare documenti ed applicazioni ipermediali prodotte con software come Macromind Director (il modulo si chiama Shockwave) o Studio M, ed è annunciato anche un plug-in per applicazioni Toolbook; ci sono infine dei plug-in che permettono di integrare all'interno delle pagine Web intere applicazioni come fogli di calcolo, o di sfruttare le tecnologie di integrazioni tra applicazioni come il famoso Object linking and Embedding (OLE) di Windows. In questa sede, per ovvi motivi di spazio, è impossibile vedere le funzionalità e le caratteristiche specifiche di ognuno. In linea generale la loro utilizzazione è piuttosto immediata, specie per i visualizzatori di file multimediali. Ricordiamo comunque che tutti i plug-in sono distribuiti con un adeguato corredo di documentazione, alla quale ricorrere per eventuali approfondimenti. |