Per parlare dell'intelligenza collettiva, riprenderemo alcuni concetti già accennati nei capitoli precedenti. Secondo la metafora di molti studiosi, nelle reti telematiche si vede molto spesso la nascita di una forma intelligente, realizzazione di un desiderio antico della creazione di un grande organismo capace di superare i limiti dell'agire individuale. Già a proposito delle città si erano sviluppate riflessioni in questo senso, ora la Rete ne amplia gli orizzonti grazie al suo carattere di trasnazionalità. Nell'analizzare il significato di intelligenza collettiva, ci affideremo a due metafore: la memoria collettiva e l'intelligenza artificiale. (Colombo 1996)
La Rete quindi come nuova entità in grado di elaborare un'enorme raccolta di dati in un processo continuo di correzione ed aggiunta. La Rete come luogo virtuale di creazione del Sapere al quale partecipano un numero indefinito di individui.
Nell'analisi di Pierre Lévy, di chi cioè ha cercato di analizzarne gli aspetti teorici, l'intelligenza collettiva nasce nello specifico della nostra società. Ormai è impossibile riservare lo scibile umano a ristrette caste di specialisti, piuttosto sarà l'insieme del collettivo umano a doversi adattare, imparare e inventare per vivere meglio nel mondo di oggi. Si sente sempre più l'esigenza di uno "Spazio del Sapere" affinché ognuno si possa orientare nell'oceano informativo e possa far nascere delle relazioni sociali a seconda delle sue aspettative ed interessi. Lo "Spazio del Sapere" si forma nel momento in cui riusciamo a valorizzare le competenze individuali di ciascuno e non blocchiamo il contributo individuale con prerequisiti o classificazioni rigide. Lévy cerca di interpretare il concetto nell'ottica di una vera e propria ricostruzione del sociale. "Il fondamento e il fine dell'intelligenza collettiva sono il riconoscimento e l'arricchimento reciproco delle persone, e non il culto di comunità feticizzate o ipostatizzate. Un'intelligenza distribuita ovunque dove nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa, la totalità del sapere risiede nell'umanità." (Cit. Levy 1994, 34) Vista la variazione continua di competenze, contrapposta ad una notevole diminuzione dei saperi durevoli da trasmettere, si auspicano più fonti informative possibili invece di una canalizzazione del Sapere molto rischiosa dal punto di vista pratico. L'essenziale è non bloccare l'intelligenza collettiva su un singolo obiettivo, ma incoraggiare un processo di creazione autonomo, capace di incoraggiare l'ascolto, l'espressione, la decisione, la valutazione e l'organizzazione reciproci.
A partire dall'ascolto gli individui ed i collettivi possono confrontarsi sui problemi ritenuti più importanti, prendere posizione ed elaborare un piano d'intervento. L'innovazione fondamentale sta nel riconoscere l'identità politica di ognuno, non facendo più riferimento a categorie obsolete, ma dalla collocazione particolare nello spazio dei problemi, delle proposte e delle prese di posizione, uno spazio ricreato continuamente dalla partecipazione di tutti. Maggioranze e minoranze si formano riguardo a questioni specifiche, non si riferiscono più ad un programma di governo, ma a problemi emergenti più o meno duraturi.
L'atto successivo dell'intelligenza collettiva sarà quello dell'organizzazione, si dovranno distribuire le funzioni, definire gli obiettivi da condividere, raggruppare forze e competenze. Fondamentale sarà l'identificazione chiara di centri di competenza per favorire l'orientamento dei cittadini. L'organizzazione facilita così le connessioni e la cooperazione trasversale, operazioni che contribuiscono alla sua rimessa in discussione, a una disorganizzazione permanente. L'organizzazione diventa autorganizzazione, la circolazione, il flusso continuo di nuove informazioni, di nuovi stimoli, divengono fondanti nella costruzione della "nuova città". La nascente democrazia in tempo reale rende massima la responsabilità del singolo cittadino chiamato di volta in volta a prendere decisioni e a subirne le conseguenze. Va subito sottolineato come la democrazia in tempo reale, posta nell'ottica dell'intelligenza collettiva, sia assolutamente estranea alla politica populista ed alla demagogia della cosiddetta "politica-spettacolo". La politica di questo genere personalizza all'estremo le promesse, affascina i cittadini, li massifica, non offre loro alcuna presa sugli affari della città. La democrazia deve invece cercare di realizzare e conservare l'autonomia del gruppo dei cittadini. L'autonomia, come la intendiamo nel contesto attuale, non è rassegnazione al fatto compiuto. Presuppone un'attitudine al cambiamento, alla rimessa in discussione, all'apprendimento. "Un "essere autonomo" ha la capacità di sottrarsi al proprio passato, rifiuta di essere strettamente determinato. Può modificare la legge o darsene un'altra." (Op. cit., 65)
Si deve distinguere quindi la democrazia in tempo reale formata sulle reti del cyberspazio, con la politica fondata sul sistema televisione-sondaggi-elezioni. La democrazia in tempo reale si costruisce non sulla base di dibattiti televisivi seguiti da sondaggi, ma bensì come risultato di un dibattito collettivo e realmente interattivo dove tutti sono chiamati a portare il loro contributo. è il regime politico più adatto a cogliere le nuove caratteristiche del XXI secolo, come velocità nella scansione delle informazioni, innovazione e riorganizzazione del Sapere, è il regime anche in grado di educare all'intelligenza collettiva e di mobilitare, valorizzare, impiegare al meglio tutte le qualità umane. Secondo Lévy il problema politico di oggi non riguarda più la presa del potere, ma l'accrescimento delle potenzialità del popolo o di qualsiasi gruppo umano. Si passa così dal concetto di democrazia a quello di demodinamica, dove non ci si riferisce più ad un popolo sovrano, radicato su un territorio, ma ad un popolo "in potenza", continuamente in fase di autocostruzione e autodeterminazione.
Lo Spazio del Sapere a differenza del Territorio, non dovrà essere rigidamente definito a priori, al contrario dipenderà dalla continua ridefinizione degli interventi soggettivi. Nel Territorio la conoscenza non dipende dall'intellettuale collettivo, ma dalle caste dei vari specialisti di settore.
Con l'"Enciclopedia" del XVIII secolo viene posta in discussione la segregazione del Sapere a dei "sistemi chiusi" come singoli libri o memoria personale di un singolo studioso. Si apre invece l'era dell'organizzazione ipertestuale, del Sapere costruito sulla base di una rete di rimandi interni. Lévy assieme a Michel Authier chiama "cosmopedia" un nuovo tipo di organizzazione dei saperi basato sulle possibilità offerte dall'informatica, di gestione dinamica delle conoscenze. A differenza dell'enciclopedia, la cosmopedia non si limita ai testi ed alle immagini fisse, ma si apre al contributo di un numero elevato di forme d'espressione: immagine animata, video, suoni, simulazioni interattive, ecc... Come il mondo ed il pensiero vivente, i limiti della cosmopedia sono in continua evoluzione e le sue mappe in continua ridefinizione. L'esplorazione all'interno della cosmopedia si arricchisce di percorsi ed associazioni definiti dal sentire, dai "sensi" di ognuno. Proprio in questo punto avvertiamo il punto di contatto più importante tra ipertesti ed intelligenza collettiva. La principale caratteristica della cosmopedia è la non-separazione, il Sapere inteso come continuum. La cosmopedia pone fine alla separazione tra i saperi. Le conoscenze nei vari settori si intersecano nel formare un patrimonio comune. L'ipertesto della cosmopedia mette a disposizione dell'intellettuale collettivo l'insieme delle conoscenze esistenti e pertinenti per lui in quel dato momento. Inoltre diviene lo spazio privilegiato per la discussione e l'elaborazione collettiva. "Una volta immerso nella cosmopedia, un membro dell'intellettuale collettivo nuota (naviga, consulta, interroga, scrive...) poi riemerge. Memoria dell'acqua digitale la sua traversata ha modificato la struttura dello spazio comune, così come la forma e la posizione della sua immagine nella cosmopedia (il suo navigatore personale). Ed è così per ogni immersione, per ogni traversata." (Op. cit., 209) Tutti contribuiscono a costruire e ordinare un insieme di significati semplicemente vivendo all'interno di un nuovo spazio.
Le reti telematiche e gli ipertesti possono favorire la formazione di una nuova filosofia politica volta a forme di iniziativa e sperimentazione diretta, utilizzando i nuovi strumenti tecnici e sociali nell'ottica di favorire le singolarità. L'intelligenza collettiva non va interpretata come l'ennesimo progetto di rivoluzione totale, da zero, ma piuttosto come un progresso costante ed in continua evoluzione. Si presenta come la metafora più idonea per lo studio di una politica fondata sul World Wide Web, lo strumento di navigazione ipertestuale per muoversi all'interno del nuovo "Spazio del Sapere".
Anche per Garcia, Internet organizza una nuova forma del Sapere, la Rete più che ipertesto va interpretata come una immensa biblioteca: "Questo non significa limitarlo (Internet) alla biblioteca nel senso municipale del termine, quanto alla biblioteca concepita da Borges, ossia il luogo della conoscenza, il luogo della memoria, il luogo anche della comunicazione. Invece il libro ipertestuale è un'unità all'interno della biblioteca o, in altri termini, è uno dei tanti percorsi presenti nella biblioteca." (Garcia, 1996)